I 10 Gol più belli di sempre

I 10 Gol più belli di sempre

MONDO – Esistono momenti nel calcio che rivoluzionano tutto e basta una frazione di secondo per cambiare le cose, per innovare qualcosa, per trasformare appunto, la nostra visione di uno sport che non smette di regalarci sorprese, nonostante tutto. Ecco i 10 gol più importanti di sempre. Attenzione! Non per forza i più belli, ma quelli che non dimenticheremo mai.

Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti dei gol. Ogni gol è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni gol è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. I gol sono tutto o quasi. Sono ciò che tutti invocano e per cui tutti si sacrificano. Sono ciò che fa tremare gli stadi e che li affonda nel silenzio. Sono speranza e sono incubo, gloria e disperazione. Sono un ricordo indelebile, una ferita profonda, sono giusti e ingiusti, sono favole da raccontare ma in alcuni casi, anche storie da cancellare. Insomma come direbbero gli inglesi “It’s all about the goal” e nell’articolo di oggi abbiamo selezionato i 10 gol che hanno cambiato per sempre il nostro modo di vedere il calcio, perché attraverso ognuno di essi, qualcosa in questo meraviglioso sport si è magicamente trasformato.

10) Il Kun e il drammatico finale della Premier League 2011-12

 

Quante volte vi sarà capitato di prendere in giro i film americani, quelli in cui la situazione sembra disperata, ma che alla fine, grazie all’intervento improbabile e impossibile dell’eroe, si risolve miracolosamente. Quante volte avrete detto: “Se vabbè, nella vita reale una cosa del genere mai!” Ecco, un esempio ve lo diamo noi. Ultima giornata di Premier League 2012. Il Manchester City di Roberto Mancini affronta il QPR e guarda a distanza con moderata preoccupazione il risultato del Manchester United, a pari punti in classifica. Perché moderata? Perché il QPR di motivazioni ne ha davvero poche e non ha nulla da chiedere alla partita. Invece no! La squadra londinese se la gioca e a 3 minuti dalla fine è clamorosamente in vantaggio sul City, a Manchester per giunta. Dall’altra parte d’Inghilterra, lo United di Ferguson già esulta ma avviene l’impossibile: nel giro di 2′ il City riesce prima a pareggiare e poi addirittura a vincere con un gol di Aguero su assist di Balotelli che fa ancora commuovere i “citizens”. Il titolo torna al Manchester City dopo 44 anni, ma ogni tifoso perse almeno 2 anni di vita in quei secondi finali.

9) Le Tre Dita di Roberto Carlos

 

Estate 1997. A un anno da Francia 98′ la FIFA organizza un mini torneo tra le squadre più prestigiose del mondo (Francia, Italia, Inghilterra, Brasile) testare le infrastrutture e offrire un assaggio di quello che avverrà 365 giorni dopo. Non si tratta di un trofeo prestigioso, le nazionali invitate si limitano a regalare spettacolo e a studiare le grandi rivali; in Brasile-Francia però, accade qualcosa di irreale. Al 22′ Roberto Carlos si appresta a calciare una punizione da circa 30-35m. Il terzino sinistro brasiliano disegna una traiettoria impossibile, un pallone che viaggia verso destra, per poi tornare improvvisamente verso sinistra alla velocità stimata di 130 km/h e finire alle spalle di Barthez (lui la palla l’aveva “battezzata fuori”). Il resto è storia. Il gol di Roberto Carlos fa il giro del mondo e ancora oggi nessuno riesce a spiegarsi come sia accaduto. In seguito il brasiliano ribattezzerà quel tipo di calcio “tiro delle 3 dita”.

8) Ghiggia e il disastro del Maracanazo

i 10 gol più belli

Può un gol causare una disgrazia inenarrabile capace di mettere a ferro e fuoco un intero paese? Forse non nei giorni nostri ma in Brasile, nel 1950, si assistette a una vera e propria isteria di massa per questo motivo. Mondiale in Brasile 1950. Stadio Maracanã. Ai verdeoro basta un pareggio con l’Uruguay in finale per conquistare la sua prima Coppa del Mondo, davanti al pubblico di Rio per giunta. Il destino però è tremendo. Un destro sporco di Alcide Ghiggia e una papera di Moacir Barbosa trasformano il sogno di una vita in un vero e proprio incubo.

Quando l’arbitro George Reader fischia la fine, il clima diventa surreale. Sugli spalti, decine e decine di persone vengono colte simultaneamente da infarto. Talune fonti parlano di almeno dieci morti all’interno dello stadio e di due spettatori suicidatisi gettandosi dalle tribune. Il silenzio dello stadio era spezzato dal suono delle ambulanze accorse al Maracanã in soccorso dei numerosi spettatori che avevano lamentato un malore.

7) “Alla Del Piero”

 

13 settembre 1995. I Delpierologi non dimenticheranno mai questa data. Alex è un giovane 21enne e ha da qualche mese ereditato la numero 10 di Roberto Baggio alla Juventus . Arriva la Champions, di fronte c’è una trasferta quasi proibitiva, a Dortmund contro il temibile Borussia. Del Piero aggancia la palla ai limiti dell’area in una mattonella defilata sulla sinistra del campo – finta mortifera a lasciare sul posto il malcapitato difensore e interno destro a giro vellutato a scavalcare il portiere per poi spegnersi inesorabilmente sotto l’incrocio dei pali. Il secondo palo, quello più lontano, ça va sans dire. È la definizione del gol “alla Del Piero”, cifra stilistica dell’ex fantasista di Juventus e Nazionale. Il gol “alla Del Piero” diventa non solo un marchio di fabbrica per Alex ma anche fonte di ispirazione per le generazioni di campioni future, che nobiliteranno quel gesto ancora oggi di moda e intramontabile. Qualche esempio? Robben, Insigne, Dybala, Mertens, Messi e tanti, tanti altri ancora.

6) Gol di Iniesta porta il Tiki Taka nella stratosfera

 

Non è un gol che ha fatto scuola. E’ un bel gol certo, ma la sua importanza sta proprio nel fatto che lo si fa coincidere con l’inizio dell’impero del Tiki Taka, lo stile di gioco inventato o forse semplicemente esaltato da Pep Guardiola e dall’iconico Barcellona stagione 2008-09, caratterizzato da una lunga serie di passaggi ravvicinati svolti con estrema calma in modo da imporre il proprio possesso di palla per la maggior parte della durata della partita. Il Tiki Taka ha origini profonde ma fino alla rete decisiva di Andres Iniesta in semifinale di Champions League contro il Chelsea, non era mai stato così vincente. Da lì in poi il Barcellona di Guardiola, Iniesta e soprattutto Lionel Messi, inanellò una serie di trofei internazionali uniti a una qualità del gioco inarrivabile e rivoluzionaria senza precedenti.

5) Il Cucchiaio di Panenka

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Vi ricordate quando Totti poco prima di battere il calcio di rigore a Euro2000 contro l’Olanda sussurrò a Di Biagio: “Mo je faccio er cucchiaio” suscitando l’ira del Capitano Paolo Maldini? Ecco, Totti per fortuna segnò, con uno scavetto diventato ormai leggenda. Ma siamo sicuri che la sua fosse un’invenzione? I più esperti sapranno sicuramente che l’ideatore del “cucchiaio” non è il “Pupone” bensì Antonín Panenka, centrocampista della Cecoslovacchia, che segnò il rigore decisivo nella finale degli Europei del 76′ contro la Germania Ovest. Il suo cucchiaio valse gol naturalmente e coppa. Ancora oggi il folle e rischiosissimo tiro dal dischetto di Panenka fa scuola ed è stato spesso riproposto da grandi campioni. Qualche nome? Totti  naturalmente, Pirlo, Icardi e Sergio Ramos solo per citarne alcuni.

4) Gol di Rivera Messico 70

i 10 gol più belli

Italia-Germania 4-3 è indubbiamente la pagina più epica della storia del calcio italiano e non solo. Pensate che il match venne ribattezzato “Partita del secolo” per i toni drammatici e agonistici oltre che sportivi che riuscì ad offrire. Il gol storico, quello decisivo è di Gianni Rivera, che mette a segno un’azione corale quasi disperata degli azzurri, pochi secondi dopo aver subito il gol del pareggio dai tedeschi. Palla rimessa in gioco dal centrocampo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera. Maier spiazzato. Gol. Apoteosi. Un popolo in festa. Gianni Brera commentò così la partita del secolo: “Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per scherzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).
I tedeschi meritano l’onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2). L’idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po’ meno allegra che nell’amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va tolto dalla difesa. Io non ce l’ho affatto con il biondo e gentile Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro che Rivera ha propiziato nel secondo tempo?”

3) La Mano de Dios

i 10 gol più belli

Un gol che è più di un gol perché diventa un simbolo. E non importa che non sia bello, o che sia scorretto e teoricamente irregolare, ciò che importa è che segnò letteralmente un’epoca. Mondiali di Messico 1986. Quarti di finale. Di fronte, Argentina e Inghilterra, a 4 anni di distanza dalla fine della Guerra delle Falkland. L’Inghilterra è forte come non succedeva da un pezzo ma nell’Argentina c’è Diego Armando Maradona. Al sesto minuto del secondo tempo il risultato è ancora di zero a zero, quando Steve Hodge alza erroneamente un pallone a campanile all’interno dell’area di rigore. Il portiere inglese, Peter Shilton, tenta di far propria la sfera, grazie alla sua altezza di 185 cm, ma Maradona, sebbene fosse più basso di 20 centimetri, devia il pallone con il braccio e la palla finì in rete. L’arbitro tunisino Ali Bin Nasser non si accorge di nulla e convalida subito la realizzazione. Quell’episodio così iconico e profondo viene soprannominato “La Mano de Dios”. Il soprannome si deve allo stesso Maradona, che per giustificarsi, diede la responsabilità del gol alla “Mano di Dio”, affermando che fu proprio Dio a intervenire per punire il comportamento degli inglesi nella Guerra delle Falkland. Non fu il gol più bello di Diego, quello lo segnò 5 minuti dopo…

2) Pelé: le origini del mito

i 10 gol più belli

Come potevamo non inserire nella nostra top10 il gol che fece scoprire al mondo Edson Arantes do Nascimento, o meglio Pelé? Mondiali di Svezia 1958. Pelé ha 17 anni, un talento indomabile, un senso del gol senza pari e una leadership già molto forte negli ingranaggi della nazionale brasiliana. I verdeoro sono fortissimi. Gilmar in porta, difesa a 4 con Djalma Santos, Orlando, Bellini e Nilton Santos, centrocampo a 4 in linea con Garrincha e Zagallo sulle fasce e Zito e Didi al centro; in attacco Vavà e Pelé appunto. Il cammino fino alla finale avviene quasi senza sforzo, ma è proprio nella partita conclusiva che “O Rey” offre il meglio di sé realizzando una doppietta. In finale con la Svezia padrona di casa finisce 5-2 e il gol del 3-1 di Pelé è una gemma che rimarrà per sempre nella storia: sombrero sul difensore, destro al volo e rete. Unico.

1) Il Gol del Secolo

i 10 gol più belli

Al primo posto non poteva che esserci “el gol del siglo” incredibilmente (o forse no) avvenuto a 5 minuti di distanza dalla già citata “Mano de Dios”. Argentina-Inghilterra, quarti di finale di Coppa del Mondo. I sudamericani sono in vantaggio 2-1 ma soffrono finché non arriva una nuova prodezza del suo campione, Diego.  Maradona riceve una palla scomoda poco all’interno della propria metà campo. Diego controlla, si gira rapidamente e con un dribbling “largo” (per evitare il fallo come raccontò) supera Beardsley e Samson. A questo punto potrebbe passarla, mancano più di 40 m alla porta, ma Diego sembra come posseduto da qualcosa o da qualcuno. Accelerazione centrale e ne supera 2, nuovo cambio di velocità e poi di direzione che taglia fuori ogni avversario. La porta è sempre più vicina e Diego inizia ad andare avanti quasi in apnea. Corsa diretta verso la porta, inserimento quasi violento in area, ultimo slalom sugli impotenti Fenwinck e Butcher (superati con forza e grazia) ed infine, sul punto di cadere, tocco di sinistro a rete dopo aver eluso (marcata torsione del busto) l’uscita bassa di Shilton. Il tutto avviene in 10 secondi. I metri percorsi sono 60 palla al piede, gli avversari superati sono 6 e i tocchi di palla in tutto 15. Il popolo inglese guarda esterrefatto, quello argentino è in delirio totale. Il telecronista Morales urla, piange ed è completamente in trance: “Da che pianeta sei arrivato per lasciare sul tuo cammino tutti quegli inglesi?” e ancora: “Dios santo, viva el futbol!”

Paolo Riggio

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