“An Evening with..”: Manuel Agnelli di scena all’Auditorium Manzoni

“An Evening with..”: Manuel Agnelli di scena all’Auditorium Manzoni

BOLOGNA – Va in scena venerdì 12 Aprile, all’Auditorium Manzoni lo spettacolo, sold out, che presenta un Manuel Agnelli, storico leader degli Afterhour, in una versione intima e in un rapporto quasi confidenziale con il pubblico.

Per Manuel Agnelli la vita sembra davvero essere (ri)cominciata a cinquant’anni. Dopo X Factor, la sua prima esperienza televisiva e orgogliosamente pop, il cantante e musicista bandiera del rock italiano, è deciso a tornare in scena con un nuovo progetto, per rimettersi ancora una volta in gioco.

La tournée, iniziata lo scorso 30 Marzo ad Assisi al Teatro Lyrick, e che comprende 19 tappe alcune già sold out come quella di Bologna, si configura come un tour nei teatri in cui il frontman degli Afterhours si racconterà al pubblico in una maniera inedita. Come lui stesso racconta:  «Ho fatto parecchie date in questi anni da solo o con altri progetti al di fuori degli Afterhours. Per me è bello vivere novità dopo i cinquant’anni. Questa tournée viene dalla mia esigenza di tornare a fare musica senza per forza una progettualità pesante intorno. Senza dover dipendere da binari già scritti». L’impianto dello spettacolo sarà infatti molto particolare e mai fisso: “Faremo cose per sbizzarrirci di sera in sera. Ci saranno letture, una parte performativa, canzoni degli Afterhours rivisitate, cover (che hanno segnato il mio percorso e mi raccontano) e uno storytelling», ha confermato. «Io ho sempre avuto un rapporto molto asciutto col pubblico. Lo storytelling mi aiuterà a raccontare il contesto delle canzoni».

La presenza di ospiti sarà decisa di sera in sera: “Decideremo al momento se scendere a cantare in mezzo alla gente, se invitare qualcuno. Io ho un bisogno pazzesco di tornare a una cosa di questo tipo. Ho passato gli ultimi anni – sia con gli Afterhours che da solo in tv – in organizzazioni precise ed enormi. È stato bellissimo ma ho bisogno di questa leggerezza ora».

E la scelta del teatro dopo la botta «mainstream» della televisione come giudice di X-Factor non è di sicuro una scelta casuale: «Nasce dal bisogno di recuperare una certa intimità nei confronti del pubblico. Questi tre anni di grandissima visibilità e di selfie con i bambini hanno inevitabilmente spostato la mia percezione, la comunicazione. Adesso ho bisogno di una dimensione che mi ridia libertà».

Della conclusione della sua esperienza a X-Factor ne parla con la schiettezza che gli è tipica: “Ho rinunciato a un sacco di soldi e a un sacco di benefit ma penso di avere esaurito il mio compito lì. Ero andato a fare il musicista, il produttore, e mi sono adattato alla televisione ma sempre in funzione del mio ruolo. Non volevo diventare un pupazzetto, il cartonato che gioca al cliché del giudice cattivo. Con i miei ragazzi ho provato più di tutti gli altri giudici, volevo che per loro quella fosse davvero una occasione di crescita, che ne uscissero professionisti. Anche per questo rivendico che tutti i concorrenti delle mie squadre oggi fanno questo mestiere. Andrea Biagioni e i Ros li rivedremo a Sanremo Giovani, Eva Pevarello ci è andata l’anno scorso e ha fatto uscire un singolo con Ghemon. I Måneskin sono stati il caso degli ultimi anni, la cosa più sensata uscita da lì e sono miei».

Innegabile come tuttavia l’esperienza televisiva abbia anche rivitalizzato la carriera dell’artista milanese dopo la pausa con gli Afterhour, regalandogli un poco di visibilità in più presso una fetta di giovanissimi ma anche presso alcuni vecchi fan che magari si erano stancati di venire ai concerti e dopo averlo visto in tv si sono detti “quello è mio”, e di buon grado sono tornati a seguirlo.

Anche il rapporto col pubblico, dopo l’esperienza televisiva, si è modificato: «Mi sono aperto, ho capito che mantenere spessore e contenuti non vuol dire per forza avere la faccia scura. Ho imparato che si possono dire cose importanti ma con leggerezza». Tuttavia il rapporto con i social non è migliorato e continua a tenersene alla larga senza sentire la necessità di un profilo ufficiale.

La fine dell’esperienza televisiva ha sancito anche il termine della nazional-popolarità, ma Manuel non sembra particolarmente preoccupato della cosa, anzi: «All’inizio è stato imbarazzante: nasci come punk, se i bambini ti chiedono l’autografo vuol dire che sei diventato innocuo. Ora tutto tornerà come prima: ritornerò a fare la spesa all’Esselunga e a passeggiare in centro senza fermarmi ogni cinque secondi. Ma, soprattutto, smetterò di uscire in foto orrende: pensate a David Bowie, di lui ci restano solo foto fighissime, noi ormai nei selfie siamo tutti bruttisimi».

Prossimamente non esclude, inoltre, l’uscita di un album di inediti da solista, rassicurando sul fatto che gli Afterhour, la storica band da lui formata nel 1985 con Lorenzo Olgiati (basso) e Roberto Girardi (batteria)., sono per ora solamente in standby: “Io e Rodrigo stiamo scrivendo tantissimo, io sono tornato a suonare il pianoforte e voglio recuperare anche quella dimensione lì. Ma gli After anche se sono in standbye restano sempre lì, non si sciolgono. E prima o poi riprenderanno qualche tipo di attività. Siamo un gruppo che produce contenuti di un certo tipo, ancora ostici per questo Paese – si penso all’ultimo disco, Folfiri e Folfox, dedicato alla morte e al tumore, roba da “strizzarsi le palle” – mica tormentoni estivi, abbiamo la necessità di riprendere aria dopo un impegno diventato enorme”.

ManuelAgnelli

Marianne Bargiotti

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