Quel che resta della storia. Bridget Baker

Quel che resta della storia. Bridget Baker

In occasione della sua prima personale in Italia, l’artista sudafricana Bridget Baker presenta in anteprima assoluta negli spazi espositivi della Collezione Permanente del Museo d’arte Moderna di Bologna, l’opera video The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance)(2012, 24’). L’opera, frutto della collaborazione con il programma di residenza indipendente per l’arte pubblica, Nosadella.due – Indipendent Residency for Public Art, rientra nella sezione Arti Visive della decima edizione di Gender Bender Festival.

Bridget Baker (East London- South Africa, 1971), fortemente influenzata dalla propria vicenda biografica, cresciuta durante e dopo l’Apartheid, riporta la storia non raccontata del colonialismo italiano in Eritrea, cercando di far emergere, attraverso l’identificazione con la protagonista del video Lula Teclehaimanot, la figura di ricercatrice tesa alla scoperta di informazioni taciute, insabbiate, necessarie per la ricostruzione della propria identità.

“Quello che mi interessa nella mia ricerca sulla storia Italo-Eritrea, è far emergere quelle voci rimaste silenti, messe più o meno volontariamente a tacere, le voci non ufficiali, così come l’aspetto della dispersione di persone, famiglie, comunità e identità che i periodi di occupazione sono in grado di provocare”.

Parallelamente ad uno studio di carattere antropologico e sociale svolto all’interno della comunità eritrea in Italia, l’artista sudamericana restituisce la complessità della ricostruzione storica attraverso la scoperta dell’archivio dei due coniugi bolognesi, Giovanni Ellero e Maria Pia Pezzoli, vissuti in Africa Orientale nel periodo in cui Ellero lavorò come funzionario presso il Ministero dell’Africa Italiana dal 1936 al 1941. Di lui resta un ricco Fondo presso la Biblioteca del Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Bologna, con appunti e quaderni autografi di ricerche storico-antropologico e linguistiche, e un carteggio conservato presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.

 

“Un inquadramento con così tante voci… Non è facile realizzare un lavoro che faccia risuonare queste voci, ancora silenti, si può solo accennare alle tracce di ciò che si è raccolto e tessere la trama di alcuni di questi segni…”

Il film girato all’interno di una ricostruzione fittizia dell’ufficio di Giovanni Ellero, ambientato a Bologna presso un’abitazione appartenete al complesso architettonico di epoca fascista “Villaggio Bandiera”, mostra una giovane ricercatrice eritrea, Lula appunto, impegnata nel lavoro di traduzione dall’amarico al tigrino di un manoscritto inedito redatto da Ellero, in cui emerge un’interpretazione critica dello sviluppo urbanistico e architettonico nei territori coloniali e la conseguente proposta di un approccio non ideologico per la definizione di uno stile.

Bridget Baker
Lula Teclehaimanot and Bridget Baker

Finzione e realtà vengono declinate anche attraverso il doppio canale visivo. Due momenti della narrazione ripresi attraverso un utilizzo differente dell’obiettivo: prima indagatore, rivelatore del dettaglio, poi panoramico, fisso, oggettivo.

La straordinaria ricchezza di materiale raccolto, corrispondenze, sigilli, mappe, fotografie, timbri, disegni, suggeriscono all’artista l’idea di una narrazione visuale endogena, in cui la fiction si mescola a testimonianze documentate, partendo dalla realtà non codificata, non ufficiale, lasciando allo spettatore il compito di riflettere sul ruolo dell’immaginazione nella ricostruzione della storia.

The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance)| Bridget Baker
a cura di Elisa Del Prete
MaMbo– Museo d’arte Moderna di Bologna
28 Ottobre 2012- 6 Gennaio 2013

Marta Gabriele
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