Quattro chiacchiere con Claudio Casadio

Quattro chiacchiere con Claudio Casadio

Claudio Casadio ha dedicato gran parte della sua vita al teatro, sia come attore, produttore e regista, sebbene abbia preso parte ad alcuni film, trai quali l’ottimo “L’Uomo che verrà” (2009) di Giorgio Diritti e “Romanzo di una strage” (2011) di Marco Tullio Giordana.

Mi Vuole raccontare qualcosa di “inoltre”, riguardo al Suo personaggio e in che modo se l’è costruito?

Il mio personaggio si chiama Adelmo ed è un operaio romagnolo che è stato licenziato e vive a Rimini. Devo essere molto contento perché Massimo Carlotto ha scritto pensando proprio a me. Questo è un bellissimo regalo da parte di un autore!
Rimini è una città che si presta un po’ teatro, perché è una città misteriosa, è difficile anche immaginare che a Rimini ci si possa trovare soli, però in realtà questo testo è l’incontro di due solitudini: una, appunto, di Adelmo che è stato licenziato e comincia un po’ per necessità e un po’ per rabbia a rubare, ad entrare nelle case “a portar via quello che trova” come dice lui; non è però un ladro esperto e quindi va a rubare nelle case povere cioè in quelle in cui si entra più facilmente. Trova però una finestra aperta ed entra da Lise, questa croupier tedesca molto bella che vive isolata a Rimini, in solitudine, dopo aver avuto una vita fantastica sulle navi, piena di avventure. Quindi con questo incontro, cambierà la vita di Adelmo cercherà di far cambiare Lise però non ci riuscirà, però da lei prenderà la voglia di sognare e quindi questo personaggio cercherà – dopo questo incontro – di vivere una vita piena. C’è una frase molto bella, in questo spettacolo verso la fine che dice: “un uomo nasce e poi muore ma nel mezzo può avere tutte le vite che vuole” ed è questa un po’ la storia di questo “Il mondo non mi deve nulla” l’incontro di due solitudini e due fallimenti, dati anche da questa crisi economica che ci sta un po’ schiacciando; però è un testo molto bello, molto divertente anche. Io recito Adelmo un po’ con una forte cadenza romagnola e quindi questo lo rende molto vero, anche molto divertente, c’è questo carattere romagnolo che è di questi uomini un po’ duri, ma anche bambini a volte, in questa Rimini che è stata fatta molto bene dai disegni di Laura Riccioli, con delle proiezioni che richiamano un po’ a Fellini, questo un testo contemporaneo forte, però anche con un grazie anche a Pamela Villoresi, un gioco teatrale che riesce molto bene; ci si diverte molto, però pensando che è la forza del teatro contemporaneo; tra l’altro l’autore non è un autore moralista quindi lascia la porta aperta alla riflessione Adelmo ha un grossa problematica perché rimanere disoccupato a 50 anni certamente è un grosso shock e però reagisce con il cervello e con la voglia di reagire e lo spettacolo si chiude con un messaggio di speranza. Credo che sia un bello spettacolo da vedere, godibile, un bell’allestimento, un bel gioco attorale. Siamo molto contenti perché è andato molto bene ovunque.

Il mondo non mi deve nulla Ok4Lei nel costruire questo ruolo – al di là del fatto che il testo stesso sia di ispirazione – Adelmo, come se lo è creato, Ha degli “Adelmo” di riferimento che Ha portato dentro alla piece?

Io devo dire che nei miei personaggi metto molto l’istintività: quindi istinto e fisicità. Non parto tanto da un ragionamento psicologico cerco di interpretarli con l’istinto è questa la mia formazione, con un modo di essere, con un modo di parlare, un modo di atteggiarmi. Dentro è chiaro abbiamo dei riferimenti, che uno ha, quante persone che possono essere (prese a riferimento N.d.R.) ma poter lavorare su questo personaggio così romagnolo, già ho lasciato andare il mio carattere, sulle sfaccettature, io sono un attore che lavora su stesso, sull’energia del personaggio, più che andare a fondo a scavare sul lato intellettuale: lavoro più sul lato istintivo, di temperamento. Già il testo è scritto è scritto molto bene (…) mi piace dare verità ai personaggi.

Quindi un personaggio nel quale Lei si è calato bene, le è piaciuto interpretare Adelmo?

Moltissimo, mi diverte tantissimo interpretarlo perché questa durezza che abbiamo qui in Romagna, in questi personaggi dove poi lasciano trasparire una fragilità, un disincanto, uno stupore, abbiamo un Adelmo un po’ pascoliano: una figura forte che però lascia trasparire un lato un po’ fanciullesco, del disincanto. Quindi questo completamento al personaggio perché per avere molte sfaccettature, si passa sì dalla durezza, ma si sfocia anche nella tenerezza!

Daniela Ferro

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