Conversazione con Anna D’Errico sulla musica contemporanea

Conversazione con  Anna D’Errico sulla musica contemporanea

MODENA – Previsto per oggi un programma insolito, sotto la pulsione di un’originalità ponderata, una proposta che sa coniugare diverse scuole e che si concentreranno nel magnifico recital della pianista Anna D’Errico, un’artista molto conosciuta e richiesta tanto in Italia che all’estero. Oggi infatti 29 gennaio 2017 alle 17,00 l’artista, ospite degli Amici della Musica di Modenaterrà al Teatro San Carlo di Modena il suo concerto e potremo così ascoltarla dal vivo. Pur essendo il repertorio della musicista alquanto ampio, l’interesse principale di Anna D’Errico si orienta verso la musica contemporanea.
Artista molto apprezzata, Anna D’Errico vanta per questa ragione una collaborazione attiva con i maggiori compositori della scena attuale quali Sciarrino, Lachenmann, AperghisPierre Boulez. Si è esibita presso istituzioni internazionali quali il Lucerne Festival, la Carnegie Hall, Rai Nuova Musica, il Mozarteum di Salisburgo e il Parco della Musica di Roma suonando come solista con l’Orchestra Sinfonica Nazionale, l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra della Svizzera Italiana diretta, tra gli altri, da Pierre Boulez, Peter Eötvös e Marco Angius. Il suo interesse per la musica da camera l’ha portata a dare vita a collaborazioni stabili, quali l’Ensemble Interface, di cui è membro fondatore, e il duo pianistico con Alfonso Alberti; in qualità di docente specializzata nel repertorio contemporaneo tiene workshop presso istituzioni accademiche in tutto il mondo: molto attiva sul piano divulgativo per la conoscenza della musica, ha ottenuto riconoscimenti  importanti per i suoi progetti educativi  premiati con il Leone d’argento alla Biennale di Venezia, ottenendo inoltre il Premio Abbiati.

Il programma del concerto  accosta mondi espressivi estremamente vari e forse solo in apparenza lontani, attraverso le forme musicali dell’aforisma, del preludio, della variazione e della sonata. Nella prima parte del concerto Anna d’Errico affronterà la Sonata n.9 di Skrjabin nota come “Messa Nera”, una delle creazioni più visionarie e inquietanti per certi versi, del compositore russo, cui seguono i 12 Preludi di Galina Ustvol’skaja e con una selezione da “I giorni e le notti”, un ciclo di 14 piccoli pezzi completato da Luca Mosca nel 2002. La seconda parte del concerto si incentra sugli Studi Sinfonici op.13 di Robert Schumann, un autentico monumento del romanticismo musicale inserito nel repertorio di tutti i grandi pianisti.

CONVERSAZIONE LIBERA (IN VESTE DI INTERVISTA) CON ANNA D’ERRICO

Abbiamo accettato l’avanguardia in arte, che il cubismo smontasse le figure per poi ricomporle o gli strappi sulla tela, ma alla musica contemporanea si chiede quello che la musica pare non voglia proprio dare. La musica è passatista nelle preferenze delle persone. Lei che predilige gli autori contemporanei che cosa ne pensa?

Sì, diciamo che a differenza di altri linguaggi si misconosce un po’ la continuità. Siamo noi musicisti a volte i primi colpevoli, nel senso che c’è tanta diffidenza anche nel nostro ambiente nello spingersi verso repertori più vicini a noi, secondo me, come è naturalissimo (che accada ndr) in altri ambiti (…) come nella letteratura o nelle arti figurative dove esiste un gruppo molto numeroso di persone che non trova niente di insolito nel frequentare la letteratura odierna o nel comperare un libro di un autore vivente o di andare a vedere una mostra d’arte in un museo e vedere anche la compresenza di opere antiche e opere contemporanee.

Secondo lei è una questione legata solo al fatto che i grandi interpreti – fatta qualche eccezione per chi propone entrambi i repertori sia quello classico che contemporaneo – oppure noi siamo rimasti davvero fermi a Orfeo e alla musica consolatrice? Qualcosa non mi torna.

Io mi ci sto scervellando da anni per trovare una risposta sensata perché è dagli ultimi anni di studio che mi sono incuriosita su tutto quello che è successo dopo il 1915 non era incluso nei programmi di studio allora, che ho incominciato a praticarlo sempre di più anche perché mi piacerebbe fare qualcosa attivamente per far conoscere questo repertorio che amo – un po’ lo si fa, proponendolo ai concerti – però non credo che basti quel tipo di persone che arriva ad amare questo tipo di repertorio è minuscolo. Io partecipo molto spesso a festival specializzati (…) ce ne sono tanti validi,  però restano specializzati e tante volte si ritrova quel pubblico e ci si conosce tutti perché siamo musicisti, compositori, critici e musicologi interessati alla cosa in sé, ma la persona esterna a queste fasce spesso non viene. Io credo che  un po’ di responsabilità sia da imputare alla carenza di educazione musicale di base proprio nelle scuole, partendo dalle elementari dove di musica se ne fa poca e spesso si fa male; già la musica – in senso lato – resta un linguaggio molto astruso, mentre io mi ricordo che quando facevo le medie avevo un’insegnante di arte bravissima e che ci ha fatto fare un percorso storico ma facendoci mettere “le mani in pasta”  facendoci fare direttamente le cose attraversando tutti i linguaggi fino ad oggi; per cui un ragazzino che si impossessa di quei vocaboli e poi li interiorizza, come fruitore una volta cresciuto non avrà quei blocchi, quelle paure o incomprensibilità ad approcciarsi a questi linguaggi, secondo me. In prima persona ho fatto e faccio tuttora delle esperienze in licei non ad indirizzo musicale e vedo che queste esperienze, sebbene non siano dirette a ragazzi educati già alla musica, hanno un ottimo successo. I ragazzi passata l’iniziale diffidenza si lasciano coinvolgere e fanno con piacere esperimenti in questo senso. Credo che lavorare in quella direzione sia importantissimo per tutta la musica, stile o epoca e gioverebbe che la si facesse di più a scuola. Io credo fermamente nel valore formativo, aggregante. Mi sono fatta l’idea che la conquista degli strumenti per apprezzare linguaggi particolarmente complessi ai quali non siamo abituati, debba esserci. Purtroppo la gente crede di non capire e quindi non va ad ascoltare.

Ma esiste da parte delle persone questo trincerarsi dietro il comodo baluardo del “non capisco”, però la comprensione è figlia del raziocinio ed esclude ogni possibilità estetico/sensoriale, come se le persone non riconoscessero di trovarsi di fronte a un’opera d’arte.

E’ vero, ma perché, secondo me, manca loro “l’averlo fatto”: solo facendo le cose praticamente uno si appropria delle cose ed è vero che c’è questa schermata del “non lo capisco per cui non mi emoziona”. In realtà forse non mi lascio emozionare perché non mi ci riconosco non mi ci identifico e non lo ricollego a delle esperienze che mi hanno fatto emozionare, di conseguenza dico che non la capisco e mi allontano perché la sento come complicata.

Però chi lavora anche con ragazzi lamenta la scarsa attenzione e predisposizione all’ascolto, la musica è vista come un tappeto sonoro su cui  fare le proprie chiacchiere, un elemento di consumo.

È un po’ come un inquinamento acustico, risulta come una specie di rumore di fondo.

Però la giungla sonora del musicista contemporaneo attinge a un diverso universo dove le  sonorità non sono più legate alla natura perché l’habitat è cambiato e i contemporanei questo l’hanno colto.

La forza di questo approccio è quello di poter andare indietro negli anni andare al repertorio romantico o tardo romantico eccetera e rivederlo e ripercepirlo con le nostre orecchie. Noi oggi non ascoltiamo come ascoltava Mozart, né Schumann o Ravel perché viviamo in un ambiente profondamente diverso, ma questa è la forza del continuare a interrogarsi sul repertorio passato, riproporlo le nostre strutture percezioni capacità di uomini odierni. Io trovo che spesso si riduce la musica “classica” – uso un termine molto tranchant –  secondo le opinioni diffuse come  elegante, delicata, rilassante ma prendiamo Schumann era rilassante? Probabilmente erano dei pazzi furiosi ma anche oggi hanno una carica di rottura che è bello riscoprire con gli strumenti che abbiamo oggi.

Come è stato scelto il programma di domenica?

Si tratta di autori che amo e mi interessano moltissimo. Riguardo la  prima scelta fatta, mi è sembrato interessante accostare due autori russi di cui una – Galina Ustvol’skaja – non è molto eseguita. Trovo che sia un’autrice straordinaria la cui musica andrebbe suonata molto di più. (…) a differenza di altri autori suoi contemporanei non ha mai lasciato la Russia ed è stata osteggiata moltissimo, durante il regime, lei è sempre rimasta in Russia era molto legata alla sua terra, ma la sua arte era apprezzata in circoli di artisti ma non era ben vista dal regime. Sappiamo che all’epoca c’era un fortissimo controllo statale della produzione artistica per cui lei non ha avuto una vita facile, è una persona che ha sofferto molto biograficamente e tutto questo si riversa fortemente nella sua musica: è una musica aspra, difficile emotivamente parlando, molto carica molto lacerante e quindi accostare questi due autori profondamente diversi a distanza di una quarantina d’anni, mi è sembrato interessante.

Tormentati comunque entrambi.

Sì entrambi tormentati in modo diverso come dire riversano il loro tormento in cifre stilistiche diverse ma mi è sembrato interessante metterli a confronto. Scriabin è esuberante stratifica le impressioni i colori, nelle visioni. (…) Scriabin è un autore imbevuto di misticismo, sicuramente gli apparteneva questo mondo esoterico, aveva le sue convinzioni  sulla realtà sul mondo e su dove l’umanità stava andando a finire. Era una persona che a questi  argomenti ci credeva, li viveva profondamente e li riversava poi nella musica tutto questo suo amore per il fuoco. Lui era convinto che il globo si sarebbe consumato in fiamme e lo sentiva come una credenza forte; per cui in un pezzo molto famoso Vers la flamme esprime questa visione  in tutti i suoi pezzi dell’epoca, compresa questa Sonata n.9, l’elemento del fuoco è molto presente e molto riprodotto. Credo che lui fosse sinceramente onesto quando metteva tutto questo nella sua musica, poi si può essere d’accordo oppure no.

Che impressione le dà suonare questa musica visto le voci che l’accompagnano.

Direi che la musica di Scriabin e in particolare questa sonata è molto conturbante, molto sensuale non è assolutamente una musica astratta, il suona arriva come fortemente sensoriale e  in questo senso ho tentato di trovare poi la mia interpretazione di fare le mie scelte.

La mia interpretazione, che bello sentirlo! Al giorno d’oggi ci sono tanti pianisti bravissimi ma meno interpreti, lei cosa ne pensa?

Dirò una banalità ma è spesso condivisa da altri. Io credo che tante volte la richiesta di impeccabilità che si fa oggi a un interprete, un po’ figlia del disco  che si è diffuso a tutti i livelli, un po’ figlia del sistema dei concorsi con cui i poveri giovani musicisti si fanno strada sia un po’ inibente, ci sono dei musicisti – di una generazione più giovane della mia – eccellenti, di una capacità  un con un controllo tecnico veramente eccezionale, mi sembra che sia loro  richiesto  di darsi meno di concentrarsi meno su questa ricerca interpretativa a vantaggio di una solidità.

Meccanica!

Di essere una macchina da concerto e di garantire il risultato. Io non mi sono mai trovata a mio agio con  questi meccanismi, (…) però c’è stato un periodo in cui appena uscita dal conservatorio a vent’anni e mi facevo anch’io queste domande,  poi il caso ha voluto che non fosse così e sono molto contenta perché è un mondo molto competitivo. È un sistema molto competitivo  e non è una soddisfazione, non ti ricompensa come vorresti.

Per quanto concerne  Luca Mosca, invece?

Luca Mosca è un compositore che conosco dai tempi del conservatorio perché Luca Mosca è ancora professore di armonia al conservatorio di Venezia dove io ho studiato.  Ci conosciamo da anni, ma l’amore per la sua musica è esploso l’anno scorso quando ho avuto veramente la fortuna di doverlo sostituire all’ultimo, perché lui è anche un eccellente pianista. Lo scorso febbraio doveva presentare il suo settimo concerto per pianoforte e orchestra alla RAI Nuova Musica di Torino ma purtroppo un paio di settimane prima lui ha dovuto dare forfait siccome sia lui che il direttore Marco Angius mi conoscevano per cui in dodici giorni ho dovuto preparare il concerto: non so come ho fatto, è stata un’esperienza bellissima e divertentissima poi è stata una gioia il riuscire a farlo e che il compositore fosse contento. Da lì si è aperta una collaborazione, ho voluto affrontare un ciclo di lavori pianistici che sono molto belli e che  prima non conoscevo e li ho scoperti grazie a questo caso fortuito e  a maggio ci sarà l’ottavo concerto per pianoforte e orchestra che eseguirò al Maggio Fiorentino, sono contenta perché il compositore ha voluto affidarmi questo nuovo lavoro ed è una bella cosa.

Lei però sarà anche presente a settembre al Bologna Festival?

C’è una rassegna dedicata a Stockhausen quattro concerti in tutto saranno presentate pezzi nuovi commissionati,  io non  presenterò niente di nuovo ma una scelta dai Natürliche Dauern (…) che è l’ultimo  per piano un lavoro moto bello e visionario e sono felice di affrontarlo.

Che bella scelta!

È appagante. A me non piace dividere il contemporaneo e non contemporaneo, è un peccato se un artista non è immerso nell’oggi! Io suono diversamente Bach e Schumann e Schubert perché ascolto la musica di oggi tutti i musicisti che lo fanno potrebbero essere d’accordo perché si tratta di un grande arricchimento.

Poi si conclude con Schumann.

Ma Schuman non dico sia il lavoro più eversivo che sia nel programma perché tutti a modo loro hanno la loro carica, però io Schumann lo trovo un autore molto di rottura e molto poco “riposante”!

Coltivò tutti i sogni romantici, cercando misteriose corrispondenze metafisiche tra suono e colore, anelando alla luce in un’affannosa eccitazione di misticismo orgiastico.
(M. Mila, parlando di Scriabin in Breve Storia della Musica, pag. 338)

 

INFO

Come per tutti gli appuntamenti della rassegna, l’ingresso è gratuito ed è realizzato con il contributo finanziario del Comune di Modena, della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, della Regione Emilia Romagna e di BPER Banca.

L’Associazione Amici della Musica di Modena opera senza fini di lucro. Sostegno economico proviene dai contributi di Enti Pubblici e Privati e dalle quote di adesione dei Soci. Tutte le informazioni su contenuti artistici, aspetti organizzativi, modalità di sostegno e di adesione alle attività degli Amici della Musica di Modena sono disponibili all’ingresso della sala.

Per informazioni: tel 3296336877; www.amicidellamusicamodena.it, info@amicidellamusicamodena.it

 

 

Daniela Ferro

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