Dialoghi, il Festival d’antropologia fa il boom a Pistoia!

Dialoghi, il Festival d’antropologia fa il boom a Pistoia!

PISTOIA – Grande successo per il festival di antropologia. I numeri continuano a crescere come la qualità dei tanti, tantissimi interventi. Noi ve ne raccontiamo alcuni.

Qualche giorno fa si è conclusa la nona edizione di Pistoia, Dialoghi sull’uomo. Che cos’è? È un festival di antropologia del contemporaneo ideato e diretto da Giulia Cogoli che ogni anno si interroga sulle grandi tematiche del giorno d’oggi ed è ormai un luogo di ritrovo per antropologi, filosofi, storici, scrittori, pensatori italiani e internazionali.

L’edizione di quest’anno di Dialoghi si è incentrata sul tema del rinnovamento e su quale sia il motore che spinge costantemente l’essere umano al cambiamento e quanto sia importante rompere le regole per rinnovarsi (titolo originale del dibattito “rompere le regole: creatività e cambiamento”).

Un’iniziativa interessante quindi, premiata tra l’altro da numeri in costante crescita. Anche quest’anno Dialoghi ha fatto riscontrare un aumento del 10% del pubblico arrivato da tutt’ Italia (risultato che bissa il successo della scorsa edizione che aveva visto un incremento del 38% delle presenze).

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Il logo dell’evento

In otto anni la manifestazione ha visto la partecipazione di 2.709 volontari, numeri importanti che testimoniano il senso di comunità che si è creato intorno al festival e la voglia di condivisione che fin dal suo esordio ha investito tutta la città e in particolare il mondo giovanile.

I volontari sono per la maggior parte studenti dell’ultimo biennio delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e provincia, ma di edizione in edizione è cresciuta anche la partecipazione degli studenti universitari provenienti da tutta Italia (Se volete conoscere ulteriori dettagli di Pistoia-Dialoghi sull’uomo, date un’occhiata al nostro articolo di introduzione cliccando qui).

Nel corso di Dialoghi si sono susseguiti molti ospiti gradevoli e stimolanti noi vogliamo raccontarvene due in particolare.

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Il primo è legato alla presenza del sociologo Richard Sennet, che con il suo “la città aperta” ha trattato in maniera personalissima il tema del cambiamento. Secondo Sennet ( uno dei più importanti e influenti sociologi contemporanei) le varie trasformazioni sono rappresentate appunto dalla “città aperta”, dove i cittadini possono mettere in gioco attivamente le proprie differenze, creare un’interazione virtuosa con le forme urbane. Per costruire e abitare questa città, occorre però, a giudizio del sociologo, praticare un certo tipo di modestia: vivere uno tra molti, coinvolto in un mondo che non rispecchia soltanto se stesso.

Il sociologo insegna Urban Studies alla London School of Economics e alla Harvard University ed è in tutte le librerie con il suo nuovo lavoro dal titolo “Costruire e abitare. Etica per la città”, edito da Feltrinelli.

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Richard Sennet

Altra ospite che abbiamo voluto seguire con attenzione è stata sicuramente la scrittrice Nadia Fusini, protagonista con un intervento dedicato al concetto di comunità (“Stare insieme rompendo le regole”).

Nadia Fusini è critica letteraria, traduttrice, docente e studiosa di teatro elisabettiano, ha tradotto e commentato numerosi testi shakespeariani, di Mary Shelley, Henry James, John Keats, Wallace Stevens. Ha scritto su Kafka, Beckett, Bacon e su tematiche riguardanti l’identità femminile.

La scrittrice ha spiegato come i membri del circolo di Bloomsbury (un gruppo di artisti e allievi sviluppatosi in Inghilterra, tra cui Virginia Woolf, Lytton Strachey, J.M. Keynes, nel quartiere londinese di Bloomsbury, dal 1905 circa alla Seconda guerra mondiale che influenzò la letteratura, l’estetica, la critica e l’economia, come anche il femminismo, il pacifismo e la sessualità umana) abbiano dato un nuovo valore all’idea di “comunità”. Essi si sono opposti all’esaltazione dell’egoismo borghese e del conformismo sociale, a favore del valore creativo di chi nella comunità e nell’utopia trova la forza per creare nuove forme di conoscenza e di vita. La loro è una delle proposte più ardite del Novecento, a cui ancora oggi ispirarsi per recuperare il senso profondo della libertà individuale.

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Nadia Fusini

Insomma, creatività, creatività e ancora creatività. In conclusione, vi lasciamo alle parole dell’ideatrice Giulia Cogoli, che ha voluto salutare il pubblico così: “Le culture sono cantieri sempre aperti, processi in continua evoluzione e lo scambio culturale è la norma, non l’eccezione. I Dialoghi credono che la cultura ci renda essere umani migliori”.

Info Pistoia, Dialoghi sull’uomo

 

Steve Moss

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