Una dolce vita? Dal liberty al design italiano

Dal 16 ottobre al 15 gennaio, un altra grande mostra al Palazzo delle Esposizioni

Dal 16 ottobre al 15 gennaio, un’altra mostra interessante e particolare al Palazzo delle Esposizioni di Roma, “Una dolce vita? Dal liberty al design italiano. 1900-1940”, dove le arti decorative (da sempre uno dei capisaldi della nostra tradizione artistica e artigianale) danno forma e immagine al processo di industrializzazione della società italiana e al desiderio di progresso in una nazione, che ha da poco conosciuto l’unità, accostandosi e ispirandosi sempre di più ai grandi movimenti artistici del primo Novecento.

Siamo agli albori delle arti applicate (disegno industriale, grafica, design della moda e degli interni) che tanto influenzeranno l’immaginario del Novecento.

Il connubio arte e storia svolge un ruolo fondamentale nel percorso tematico della mostra. La rassegna parte dal 1900, dove ebanisti, ceramisti e maestri vetrai collaborano spesso con i maggiori artisti del tempo, dando vita ad un vero e proprio “stile italiano”, destinato a influenzare la nascita stessa del design moderno. E’ un periodo di grandi trasformazioni sociali, economiche e artistiche, caratterizzato da una grande creatività e da un grande ottimismo, che verranno però presto offuscati dall’avvento delle guerre mondiali.

La mostra, alla quale noi di Mywhere abbiamo assistito in anteprima, dà la possibilità di esplorare un simile contesto, attraverso un percorso cronologico ben definito. 100 le opere esposte, si parte dall’Art Noveau, che arriva in Italia dal Nord Europa e diventa più nota come “stile Liberty” (dai famosi grandi magazzini di Arthur Lasenby Liberty londinesi) o floreale. Lo stile Liberty, analizzato perfettamente dalla mostra, nella sua ascesa, acquista via via in Italia sempre più originalità grazie ad opere di artisti come Carlo Bugatti, Galileo Chini, Eugenio Quarti, Ernesto Basile, Carlo Zen, in stretto rapporto con l’opera dei pittori divisionisti e alle tendenze divisioniste.

La seconda sezione ricostruisce una sorta di ribellione al Liberty. È infatti dedicata al futurismo, la cui estetica, ispirata al progresso e alla velocità, entrerà a piedi uniti anche nelle arti applicate dopo la il primo conflitto mondiale estendendosi a tutti gli ambiti della vita. Molto belle e affascinanti sono, in questa sezione, le coloratissime, folgoranti  opere di Fortunato Depero! a lui dobbiamo il design della bottiglietta Campari ancora oggi in auge.

In seguito ecco il ritorno al classicismo, declinato in Italia attraverso molteplici forme (pensate in Italia al recupero delle forme classiche elaborato da De Chirico). Qui ci sono particolarmente piaciute  le ceramiche di Gio Ponti (che lavorò a lungo per Ginori) e i vetri di Carlo Scarpa (molte delle soluzioni estetiche dei più noti vetrai di Murano provengono da suoi progetti).

Presente infine – non poteva mancare – lo stile razionalista degli anni Venti e Trenta, con artisti come Albini, Baldessarri, Figini e Pollini, in gran parte provenienti dal Politecnico di Milano, che daranno vita al MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale) e segneranno il passaggio verso la produzione industriale e il design nella sua accezione moderna.

La mostra è stata ideata Guy Cogeval (storico dell’arte molto noto e presidente del Museo d’Orsay di Parigi) e i gli altri curatori sono Beatrice Avanzi, Irene de Guttry, Maria Paola Maino. Roma Palazzo delle Esoposizioni di Via Nazionale Dal 16 ottobre al 15 gennaio.

Dal liberty al design italiano. 1900-1940

Paolo Riggio

Leave a Reply

Your email address will not be published.