Inaugura Fabbrica 54 con un evento dedicato al pomodoro

Inaugura Fabbrica 54 con un evento dedicato al pomodoro

Dal 10 al 12 aprile scorsi ha avuto luogo l’inaugurazione di “Fabbrica 54″ con un evento dedicato al pomodoro, alle sue potenzialità e applicazioni nel settore enogastronomico e cosmetico con la presenza di importanti chef e con le aziende del territorio coinvolte. Una celebrazione ideale in linea con i temi dell’Expo di Milano, dedicata alla nutrizione del nostro pianeta.

Fabbrica 54 nasce da un recupero edilizio di un’ex industria conserviera nata nel segno dell’oro di Piacenza: il pomodoro. Ed il numero 54 come i metri della sua caratteristica ciminiera che svetta su un edificio di mattoni e sassi di fiume. Si trova a Larzano, frazione di Rivergaro alle porte di Piacenza, dai primi del ‘900 e oggi torna a nuova vita come polo di riferimento, commerciale e culturale, del territorio. L’attuale proprietà ha dato corso ai lavori di recupero e restauro nel 2010-2011 e, pur con grandi difficoltà, è stato possibile conservare il 90% della struttura originaria. Nel 2013 la decisione di far ‘funzionare’ di nuovo questa struttura come area dedicata all’attività congressuale, con l’offerta delle soluzioni tecnologiche avanzate, rivolta alla cultura, alla moda e alle tradizioni locali.

L’ evento “Ode al pomodoro”, titolo ispirato all’omonima poesia di Pablo Neruda, è stato curato da Alessandra Lepri esperta di moda e costume, con la partecipazione fattiva di aziende e personalità che operano in vari settori: la prestigiosa azienda vinicola Torre Fornello, gli chef stellati piacentini Isa Mazzocchi, Claudio Cesena e Daniele Repetti, lo chef Cesare Marretti, l’azienda di cosmesi Camorak e l’ Opera Pia Alberoni che ha dato la sua disponibilità di far visitare la splendide stanze e il curato giardino interno. Si è trattato quindi di un evento enogastronomico con aspetti culturali e di costume, nel rispetto delle tradizioni culinarie, ma anche delle proposte innovative e culturalmente stimolanti.

In questa occasione Stefano Pronti, scrittore del territorio piacentino, ha presentato il suo nuovo libro “La cucina a Piacenza e in Italia nei secoli”, in cui descrive la storia della cucina piacentina nei secoli passati.
All’interno della sua opera possiamo trovare dati sulle spese di approvvigionamento alimentare, la proporzione interna di carni e formaggi e il menù della casa dei Douglas Scotti, nobile famiglia piacentina, il cui cuoco ha registrato i pranzi e le cene per due anni interi, mostrando così le evoluzioni alimentari avvenute.
L’ opera si divide in cinque parti principali:
-la cucina italiana (dalla fine del ‘400 alla fine dell’ 800) e quella francese
-Il commercio del beni alimentari
-La cucina piacentina
-I salumi
-Le ricette commentate dal club del Fornello, associazione di cuoche fondata negli anni ‘70

ORIGINI E CURIOSITA’ DEL POMODORO

Originario del Perù e molto diffuso nel regno di Montezuma, i primi esemplari di questo prodotto giungono nel nostro continente sulle caravelle spagnole, ma con poco successo perché considerato gradevole solo come pianta ornamentale. Qualcuno cercherà di mangiarne le foglie, ma con riscontri negativi, convincendosi che quei “frutti gialli” fossero velenosi e portassero malattie. Superata questa diffidenza iniziale, in Italia si cominciano a trovare citazioni di ricette a base di pomodoro solo nel diciassettesimo secolo.

“Pomo d’oro”, “Pomo d’amore” per le presunte qualità afrodisiache, “Pomme d’amour”, “Love apple”, “Liebesapfel”, “Pumu d’amuri”, “Tomati” , nome originario acquisito dalla lingua atzeca, ammorbidito poi in “Tomato” e “Tomachi” per il dialetto delle zone Parmigiane e Piacentine.

SFIDA ALL’ ULTIMO POMODORO

Luca di Massa è fiduciario della regione Emilia Romagna associazione Verace pizza napoletana,  fondata 31 anni fa, che si prefigge di diffondere e tutelare la pizza napoletana. Questo riconoscimento viene assegnato ai locali che rispettano a pieno le regole che una vera pizza deve seguire. Proprietario delle pizzerie +39 di Castenaso (BO) e la Pizzeria Vecchia Malga, che ha ufficialmente inaugurato l’ apertura lo scorso Febbraio al Terminal Passeggeri dell’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, ci ha accolto alla Fabbrica 54, confidandoci l’ autentica ricetta della pizza napoletana e facendoci mettere “le mani in pasta”.

Una breve sintesi sui prodotti da utilizzare, le porzioni dei vari ingredienti, la tecnica di stesura dell’ impasto, i periodi di lievitazione e infine i quattro tipi di pomodoro che possono essere impiegati:

– Polpa piacentina

– San Marzano

– Piennolo rosso

– Piennolo giallo

Isa Mazzocchi (La Palta), Daniele Repetti (Nido del Picchio) e Claudio Cesena (Antica Osteria della Pesa), si sono affrontati in un tête-à-tête di piatti originali a base del pomodoro, rivisitato tra le sue mille sfumature: dalla pietanza di pomodori cotti e crudi con stracciatella di burrata e olio al basilico, alla sfoglia con mousse di pomodoro giallo e spuma di pomodori ramati, fino all’ originale meringata di pomodori secchi e fiori di pomodoro. Una particolare menzione è da riservare a Claudio Cesena il cui piatto è stato un insieme di sapori dolci e salati contrastanti, ma che si sposano incredibilmente bene tra loro. Ultimo, ma non per importanza, il cuoco Cesare Marretti, titolare di E’ CUCINA, che ci ha deliziato con le sue creazioni, durante la cena di gala, mostrandoci cinque piatti dedicati al pomodoro, dall’ antipasto al dolce, accompagnati sempre dal prelibato vino di Torre Fornello.

POMODORO E COSMETICA

Vi ricordate il film “La morte ti fa bella” ? Una celebre Noir commedy la cui trama si incentra sul desiderio umano di vivere eternamente. Un elisir di lunga vita che le due protagoniste trovano, ma che poi si rivelerà essere fonte di spiacevoli inconvenienti. La nostra chimica-farmaceutica Eugenia Palumberi ci svela i segreti del suo naturale filtro di giovinezza che non ha nessun tipo di controindicazioni.. a differenza della divertente scena di Meryl Streep, la cui testa si gira su se stessa. Eugenia Palumberi è nata da una famiglia dotata di forte passione per la cosmesi naturale, che utilizzò per prima il biologico nei prodotti. Durante gli anni ’80 si pensava alle creme ringiovanenti quasi come un make up momentaneo, piuttosto che concentrarsi sulla vera funzione efficace e duratura, mentre la Comerak decise di andare verso un cambiamento.

Ma cos è l’ invecchiamento? Una lotta contro il chrono-aging, il nostro orologio biologico e il photo-aging, la pelle a contatto con l’ aria esterna, ovvero con i radicali liberiI radicali liberi producono rughe, discromie, epiteliomi e perdita di elasticità: essi sono specie molto reattive, presenti nell’ aria e nei sistemi metabolici, mentre mangiamo o quando respiriamo. La nostra pelle crea continuamente sostanze per eliminarli, ma a volte questi sistemi diminuiscono la loro funzionalità e le aggressioni sono sempre più forti, derivate sia da natura chimica, fumando, sia da natura biologica, attraverso virus o batteri che attaccano le proteine, i lipidi e il dna. La ricerca biologica del settore ha verificato che, non solo la nota acqua di rose, ma anche altri prodotti naturali come l‘ olio d’ oliva, il vino, olio di mandorle e il nostro pomodoro avrebbero potuto dare beneficio alla pelle ed essere buoni alleati contro le rughe.

Perché è stato scelto proprio il pomodoro?

Perché tra tanti ortaggi e frutta è quello con le proprietà più mirate. Il pomodoro è alla base della nostra alimentazione, ha un alta concentrazione di caroteni, che danno il colore rosso, tra cui quello più importante, il licopene.

Esso ha funzioni molto importanti:

– aiuta a proteggere dall’ effetto nocivo della radiazione solare sulle piante

– è una delle poche sostanze che aumenta l’ efficacia delle sue proprietà anche dopo la sua cottura, senza essere snaturato

– possiede le vitamine C, E

Due anni fa Eugenia Palumberi insieme ad Alce Nero, agricoltori biologici, hanno iniziato a studiare le proprietà del pomodoro per proteggersi dall’ invecchiamento, ricercando i principi attivi che diano anche nutrimento. Attraverso un procedimento per ottenere i lisati, combinati con la passata di pomodoro, la Comerak ha messo in produzione la loro linea PuraVida Bio, cosmetici biologici, prodotti con ingredienti glutenfree, nickel tested e senza parabeni che interferiscono sul nostro sistema ormonale; i flaconi sono “airless” (senza aria), perciò proteggono dalla proliferazione proteica, sono più igienici, ecosostenibili e mantengono la conservazione e l’ aroma.

POMODORO E MODA

Alessandra Lepri giornalista di moda  ha aperto una parentesi sull’ influenza dei “vegetable patterns”, tra cui più precisamente il pomodoro, nel mondo del Fashion. Nella storia della moda e del costume frutta e verdura non vengono molto citati, poichè la decorazione era più che altro dedicata a stampe di tipo floreale. Fino al ‘900 l’ abito corrisponde allo status sociale, ovvero il modo di vestire rispecchia il censo a cui si appartiene; negli anni 60 durante la rivoluzione culturale, mentre si passa dal costume alla moda vera e propria vista come fenomeno di massa, si iniziano a cercare contaminazioni ed ispirazioni ad di fuori di quello che è il rigido dress code.

Dopo le rivoluzioni industriale e culturale si passa quindi al “sistema moda”, che segue le stagioni proprio come la frutta e la verdura, processo che ci condiziona notevolmente nei gusti. Da qui in poi la moda diventa molto ricettiva rispetto agli stimoli esterni, quindi non cerca ispirazione solo nel taglio dell’ abito, ma anche nelle stampe delle stoffe da utilizzare, attraverso molti settori come la moda di strada e quella popolare. Quindi se prima la passerella dava suggerimenti al pubblico, ora lo stilista diventa l’ interprete del mondo contemporaneo: osserva la strada, il mondo e gli alimenti, li porta in passerella e li restituisce rivisitati. Il primo che nel 1964 propone una perfetta unione tra pomodoro e moda è Andy Warhol, artista eclettico, che vuole democratizzare la moda. Ken Scott è uno stilista visionario e moderno: il suo stile si basa sui patterns floreali e sugli esuberanti colori.

Nel 1970 vuole portare la moda nei luoghi di divertimento; è la prima volta che si vede una sfilata di moda al Piper Club di Roma: la sfilata venne chiamata “Roma da mangiare” e vi si potevano ammirare pannelli e abiti con pomodori, frutta e verdura. Molti stilisti hanno preso spunto dalla sua invenzione, riprendendo il modo di trasferire elementi del cibo sui vestiti: prima nei tessuti di arredamento, oggettistica per la casa e poi nell’ abbigliamento. Da questo prese spunto l’evento Italian Food and Fashion, che dalla prima edizione del 2004 ideata da Fabiola Cinque è diventato un evento itinerante decennale che ha celebrato sempre questo meraviglioso connubio tra la moda ed il cibo.

TORRE FORNELLO

Parte di questo evento si è svolto presso Torre Fornello, azienda vinicola situata sui colli piacentini in Val Tidone, zona molto importante per la produzione di vino. Qui, visitando le cantine e i passaggi della lavorazione, si possono esplorare le peculiarità della produzione dei vigneti della zona.

Enrico Sgorbati riprende e porta avanti la tradizione dell’ attività familiare, coltivando le vigne e ristrutturando l’ edificio con il progetto di rivalorizzazione del prestigio di un tempo. Entrando attraverso un armonico portale ad arcata, ci si ritrova all’ interno delle sale delle scuderie, ideali per mostre d’ arte o incontri culturali. Si può ammirare una collezione di gioielli “in fermento”,  gioielli ispirati ad uno specifico tema che si rinnova ogni anno nel mondo del vino. Da quest’ anno studenti dell’ accademia di Brera ed artisti affermati si sono potuti confrontare tra loro, grazie a “La vigna delle Arti”, progetto culturale sostenuto da Enrico Sgorbati, aperto ai linguaggi dell’ arte contemporanea.

L’ edificio è contornato da un grande giardino con vista mozzafiato dei vasti vigneti, fonte di vita dei vini. Quelli che sono stati presentati all’ evento come caratteristici dei colli piacentini sono tre: il primo è un vino bianco frizzante, l’ Ortrugo, di varietà autoctona, uno dei più diffusi nel territorio, di colore giallo paglierino, con un profumo delicato e fresco e con un potere “sgrassante” ottimo con la cucina piacentina, una cucina ricca di salumi, formaggi e prelibati primi come i Pisarei e fasö, i deliziosi gnocchetti a base di sugo di fagioli; tra i vini rossi è da consigliare sicuramente il Gutturnio, un connubio tra Barbera e Bonarda, l’uno acido e con poco colore e l’ altro amabile e di colore intenso. Ho avuto il piacere di poter assaporare il Gutturnio Superiore, che si sposa davvero bene con la cacciagione;  quello più rappresentativo infine è la Malvasia, presente sia nella versione dolce, che nella secca, sia frizzante che fermo. Il Malvasia Dolce è stato abbinato al dessert.

All’ interno della villa è stato preparato dallo Chef Carla Aradelli (Riva di Ponte dell’ Olio) un pranzo prelibato da gustare con questi vini di eccellenza: dalla trota salmonata e affumicata con l’ originale cialda al kamut e Gutturnio, alle eccezionali trecce piacentine con polvere d’ ortica e a seguire il confit di coscia d’ anatra, accompagnato dal fresco raviolo di frutta e meringa.

Un’ode all’arte culinaria locale in tutte le sue eccellenze e sfumature.

Fabbrica-54

Margherita Taurino
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