Friends of David, Arte tra Mercato e Museo

Friends of David, Arte tra Mercato e Museo

FIRENZE – Un incontro all’Accademia di Firenze firmato Friends of David (in attività dal 2017) per affrontare un tema molto importante: il rapporto tra museo pubblico e mercato dell’arte. Tanti gli ospiti illustri e gli esperti del settore e noi non potevamo certo mancare.

I Friends of David, ovvero gli Amici della Galleria dell’Accademia di Firenze, dove è conservato appunto il David di Michelangelo, che ne fa uno dei musei più visitati d’Italia, hanno organizzato un incontro per festeggiare il loro terzo anno di attività con una chiacchierata a più voci intorno a un tema non tanto frequentato, ma molto importante: il rapporto tra museo pubblico e mercato dell’arte. Hanno partecipato Cecile Hollberg direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, Carlo Orsi antiquario, Carl Brandon Strehlke storico dell’arte, Angelo Tartuferi direttore dell’Ufficio Esportazioni di oggetti d’arte e antichità di Firenze, Fausto Calderai presidente dei Friends of David.

E’ ben noto ormai che il patrimonio d’arte dell’Italia non abbia eguali; nessun paese può reggere il confronto con la sua ricchezza artistica. Una parte cospicua di questo tesoro è rappresentata dai musei sparsi su tutto il territorio nazionale, con la missione di raccogliere, conservare, restaurare, studiare e ovviamente permettere la fruizione di opere d’arte di tutti i generi e di tutte le epoche. Non pensiamo però che il museo sia fossilizzato nella sua statica struttura, al contrario il museo tende ad accrescere le proprie collezioni con una relativa continuità.

friends of david
Galleria dell’Accademia di Firenze: Dipartimento Strumenti Musicali
Photo copyright galleriaaccademiafirenze

Ma come arrivano oggi le opere d’arte in un museo italiano? Attraverso donazioni di privati, di enti, di associazioni (come gli Amici del museo…) attraverso confische giudiziali, e acquisti sul mercato antiquariale e alle aste, e da privati che propongono oggetti.

I soldi per gli acquisti provengono ai musei in vari modi: prima di tutto dallo Stato, poi dalle Associazioni che supportano il museo, dalle offerte dei visitatori, dalle apposite leggi che consentono una detrazione fiscale finalizzata ad una donazione in campo beni artistici, più recentemente dal crowdfounding, il micro finanziamento collettivo dal basso che riesce a mobilitare persone spinte dall’attaccamento alla causa della crescita culturale.

FRIENDS OF DAVID III ANNIVERSARIO: LA PAROLA AGLI ESPERTI

Da sempre i musei pubblici italiani acquistano opere d’arte sul mercato antiquariale nazionale ed internazionale, intraprendendo spesso lotte sfinenti con la burocrazia statale che purtroppo rallenta di molto la trattativa che invece dovrebbe essere agile e veloce. “Per colpa della lentezza burocratica italiana ci troviamo a non essere competitivi soprattutto all’estero. Constatiamo continuamente nelle grandi fiere d’arte e antiquariato come la Tefaf di Maastricht, la più importante del mondo, quanto siano veloci nella decisione i musei stranieri. I curatori dei musei italiani, al contrario, impediti dai lacci della nostra burocrazia, non possono correre svelti come il mercato esige”- dice Carlo Orsi, antiquario in Milano e in Londra ed ex presidente dell’Associazione Antiquari Italiani. Il lavoro del mercante d’arte ha aspetti da vero segugio, sempre in caccia di opere a cui il museo ambisce perché mancanti nelle sue collezioni. “Grande è il prestigio per un antiquario che trova e poi vende un’opera ad un ente museale, tant’ è vero che spesso il venditore rinuncia ad un guadagno maggiore pur di fare entrare una sua opera in un museo. Davvero noi siamo orgogliosi di avere rapporti di collaborazione con i musei, soprattutto italiani.”

Chi lavora in un museo – aggiunge Cecilie Hollberg deve conoscere il mercato dell’arte, consultare cataloghi delle aste e delle fiere, avere consuetudine con antiquari ed esperti. Più informazioni riesce a procurarsi, più precisa sarà la sua valutazione. Al museo spesso interessano opere che non hanno appeal per i privati collezionisti, perché noi consideriamo anche il valore storico, documentario, la possibilità di completare il nostro patrimonio riempiendo un buco temporale o reale, come, ad esempio, in un polittico”.

Il museo è interessato a raccogliere anche oggetti minimi – continua Fausto Calderai opere che non sempre sono dei capolavori, ma che sono testimonianze di capitale importanza storica.”

friends of david
Galleria dell’accademia di Firenze. Sala del Colosseo
Photo copyright galleriaaccademiafirenze

Uno dei pilastri su cui si fonda il commercio è la libertà di circolazione delle opere d’arte. In Italia l’Ufficio Esportazioni di oggetti d’antiquariato e d’arte è spesso vissuto con timore da mercanti e privati che lo vivono come un impedimento alla libertà di portare all’estero i loro beni artistici. “Si chiama anche Prefettura della tutela del patrimonio artistico italiano – dice Angelo Tartuferie si compone di ben 15 uffici in tutto il nostro paese, mentre in Francia e in Inghilterra c’è un’unica autorità.” Questo la dice lunga sulla ricchezza diffusa in Italia e sulla specificità straordinaria del nostro patrimonio. “Da qui la necessità per lo Stato di un controllo territoriale in difesa del complesso e fragile tessuto storico artistico e documentario del nostro patrimonio, che è fatto di tante cose anche di oggetti ‘minori’ come disegni, bozzetti, progetti”. Molte acquisizioni dei nostri musei statali partono proprio dagli Uffici Esportazioni; è chiamato acquisto coattivo, o diretto, al prezzo dichiarato di beni che il proprietario vorrebbe espatriare per venderli.

INFO FRIENDS OF DAVID

Friends of David

Silvia Camerini Maj
Latest posts by Silvia Camerini Maj (see all)

One Response to "Friends of David, Arte tra Mercato e Museo"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto   16 Marzo 2019 at 09:23

    Bell’articolo di sintesi di problemi cronici per i nostri giacimenti culturali. Sono d’accordo su tutto, però vorrei aggiungere che accusare la paludosa burocratizzazione che più che “controllare” castra ogni entusismo e iniziativa, non basta. A me pare che per troppi anni i musei italiani siano rimasti ostaggio di generazioni di direttori che odiavano il largo pubblico e di conseguenza non sapevano comunicargli la passione per l’arte. Tantomeno sapevano interagire in modo intellettualmente onesto con sponsor e privati. Per chi aveva avuto la possibilità di visitare musei nel mondo, appariva subito evidente quanto fossero inospitali, illogici, scomodi i nostri musei. So bene che Firenze è da sempre un’isola felice. I suoi musei sono ben guidati e gestiti. Continuare ad arricchirli con acquisizioni mirate mi pare scontato. Non mi sorprende dunque se proprio a Firenze è nata Friends of David. Nessuno può permettersi di ignorare il mercato, neanche l’istituzione Museo, che troppi in passato consideravano una più una “chiesa” invece di un organismo integrato con il contesto umano che fornisce una misura il suo valore d’uso o efficacia. Ma mercanti e mercato non sono il vero problema per le nostre istituzioni museali.
    Se io dovessi donare risorse ad un museo in questo momento non lo farei per premiare qualche mercante bravo a scoprire ciò che da ulteriore valore al catalogo di questo o quest’altro museo. Preferirei che le risorse dal basso fossero investite per diffondere e difendere l’arte nelle scuole, tra gli adolescenti e nel web.

    Rispondi

Leave a Reply

Your email address will not be published.