Fulvio Franchi. La ri-scoperta del gentleman

Fulvio Franchi. La ri-scoperta del gentleman

ITALIA – Lo ricordo rapper quando, fermi alla stazione di Brescia, aspettavamo il treno che ci avrebbe portato a Bologna. Circondato da una città nuova, ricca di stimoli e di cose da fare, Fulvio ha cominciato a frequentare i luoghi tipici dello studente bolognese fino a diventare “uno in prima linea”, nientepopodimeno del Magnus Magister Goliardiae. 

Lo ricordo rapper quando, fermi alla stazione di Brescia, aspettavamo il treno che ci avrebbe portato a Bologna. Circondato da una città nuova, ricca di stimoli e di cose da fare, Fulvio ha cominciato a frequentare i luoghi tipici dello studente bolognese fino a diventare “uno in prima linea”, nientepopodimeno del Magnus Magister Goliardiae. A lui aspettavano tutte le decisioni concernenti la vita e l’attività dell’ordine e suo era il potere assoluto su tutti i goliardi. Ma ora Fulvio Franchi, studente di Dottorato in Scienze della Terra all’Università di Bologna ha lasciato il ruolo di Gran Maestro per dedicarsi alla geologia marziana.

Ma non è questo, o almeno non solo, a rendere Fulvio Franchi così interessante. Fulvio ha cambiato cultura musicale e ora ama la lirica: Rossini è il suo compositore italiano preferito. Fulvio ama vestirsi in maniera elegante, proprio come un vero gentleman dell’800, con papillon e panciotto. Fulvio Franchi, a 27 anni, porta i baffi a manubrio come gli uomini degli anni Venti o, per chi preferisse, come il lanciatore di baseball Rollie Fingers. Ed è grazie al suo essere, al suo modo di portare i baffi e di sentirsi bene in questi panni che, il 15 settembre, si è aggiudicato il prestigiosissimo British Beard and Moustache Championships nella categoria Handlebar, baffi a manubrio appunto.

British Beard and Moustache Championships

“Per essere eleganti non bisogna necessariamente farsi notare” mi spiega un sabato mattina durante una colazione in Piazza Verdi “è solo che in Italia chi porta i baffi come me è reputato freak, a Londra invece puoi sembrare strano ma ti senti, anzi ti fanno sentire, perfettamente integrato”. Conoscendo Fulvio, so anche che questo suo modo di esternare un pensiero, il suo essere Fulvio Franchi oggi, è dovuto a un percorso che l’ha visto cambiare e confrontarsi con differenti realtà. “A 27 anni è logico aver affrontato e continuare ad affrontare un percorso di vita e di cambiamento. I miei amici quando le prime volte mi vedevano “vestito bene” – come dicono loro – mi chiedevano se stessi andando a un matrimonio o ad una festa di laurea. Poi, pian piano, si sono resi conto che sono così. Questa è la mia nuova identità”. Indubbiamente Fulvio è anche una persona egocentrica ma non gli interessa manifestare la sua eccentricità, essenzialmente pone il suo essere sotto gli occhi di tutti. “Alla città di Bologna manca un’identità, quanto ai suoi cittadini”. Bologna una volta era la città degli scrittori, degli autori, di poeti e cantanti. Oggi sembra una città svuotata, definita la città degli studenti non più purtroppo per quell’animo dotto che la contraddistingueva. Bologna è una città sporca e con molti meno stimoli “ma comunque non andrei mai via da Bologna; a me piace per il suo romanticismo anche se la sera, quando esco, non so mai dove andare se decido di non passare la serata con un bicchiere in mano. Ultimamente frequento la Cantina Bentivoglio perché amo sedermi a un tavolo con la mia ragazza e ascoltare un concerto jazz dal vivo. Altrimenti, quando ho un attimo libero, vado in una delle piazze più belle d’Italia, Piazza Maggiore, mi siedo a un tavolo, ordino un Pastis e leggo. Oppure vado a teatro.” Ed è proprio a teatro che ha vissuto un’esperienza fuori dall’ordinario. “A fine primo atto del (manco a dirlo) Barbiere di Siviglia, tirai fuori dal panciotto il mio orologio da tasca e mi accorsi di non averlo caricato. Mi voltai verso un uomo distinto, vestito al mio stesso modo, e gli chiesi l’ora. Egli estrasse il suo orologio e si scusò: non l’aveva caricato. In quel momento il tempo si fermò, ci guardammo e sorridemmo. Pensai che se non fossimo stati nel 2012, uno dei due sarebbe dovuto uscire, andare sotto le due Torri e regolare il proprio orologio”. E invece il presente si mescolò al passato e uno sguardo rapido all’iPhone rimise in moto il tempo.

Fulvio si sente a proprio agio nei panni del George Brummel di oggi, e lo si capisce anche dal perfezionismo che impiega nel vestirsi e nel pettinarsi. Seleziona accuratamente i capi spalla, i pantaloni, la cravatta o il papillon, i calzini, il fazzoletto di seta da taschino, il bastone da passeggio o l’anello tenuto al mignolo simbolo dell’uomo elegante di fine XIX secolo. Per non parlare della realizzazione della sua cera personale per baffi che prepara accuratamente (e di cui mi ha fatto giurare di non dire a nessuno il suo ingrediente segreto). “Pian piano mi sto rifacendo il guardaroba. Scopro capi di abbigliamento sempre più interessanti e imparo anche il costume della moda: grazie a un mio amico londinese ho imparato la differenza tra tight e frac. E mediamente mi do la cera sui baffi, che preferisco notevolmente alla lacca, 5 volte al giorno.” Ma questo aplomb, il rigore e l’attenzione allo stile e all’abbigliamento non sono in realtà esasperati e non lo rendono una “finzione di sé stesso” bensì rappresentano il vero gentleman coronato anche dal titolo britannico appena conquistato.

A chi lo incontrasse per strada suggerisco di non fermarlo esclamando un semplice “wow! che baffi che hai!” bensì “come porti bene quei baffi”: non ci vuol nulla a farseli crescere, ma ci vuole stile a saperli portare.

Roberta Filippi
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2 Responses to "Fulvio Franchi. La ri-scoperta del gentleman"

  1. Michele   20 Febbraio 2013 at 15:49

    Come porti bene quei baffi. Complimenti, titolo meritato!

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