Incoerenza ed ambiguità nella manifestazione Altaroma

Incoerenza ed ambiguità nella manifestazione Altaroma

Seguo Altaroma da poche edizioni, forse per il mio snobismo nordico o per il mio approccio “business” che mi fa studiare tutti i fenomeni della moda prevalentemente sotto l’aspetto del fatturato a dispetto di quello “glamour”. Questa edizione di luglio, nella caldissima capitale, mi ha lasciato come al solito perplesso. Forse dapprima perché la capitale appariva un pò adagiata dopo lo sfavillio dei proiettori sul parterre hollywoodiano della sfilata di Valentino a Piazza Mignanelli, poi obbligata da tempi di programmazione strettissimi imposti dall’eterna (e spesso inconcludente) burocrazia. Da questo è emerso un calendario incoerente con un susseguirsi di eventi che spaziavano dall’allure dell’haute couture terminando in cocktail ibridi di aziende del pronto moda romano che si esibivano su manichini e shop così come questi brand abitualmente appaiono sulla scena commerciale locale. Questo ibrido match mi ha posto diversi interrogativi…

L’altra incoerenza, forse non voluta, (ma sicuramente neanche osteggiata), è stata la serata di apertura dominata da un veterano di Altaroma, Carlo Alberto Terranova, direttore creativo per decenni della Maison Sarli dalla quale polemicamente ha preso le distanze tempo fa. A prescindere dalla difficoltà di comprendere come mai uno stilista italiano, che enfatizza il Made in Italy e fa della storia del suo Maestro l’incipit creativo, traduca il suo cognome italiano addirittura in inglese (New Land) e lo francesizza con il termine “Couture” creando confusione nella lettura della missione creativa tra le tre lingue e culture. Il tutto dimenticando che il brand, o la griffe come la chiamiamo noi nella moda, è di strategica importanza anche per un piano di sviluppo di business successivo tra cui l’apertura dei mercati esteri, attuale obiettivo dello stilista. Non rimarrà un pò confuso l’americano o asiatico qual si voglia nel leggere New Land Terranova Couture, Made in Italy e quant’altro?

Per aggiungere confusione, danneggiando secondo me l’immagine della manifestazione (e questo spero non fosse nell’intento della maison…) è stata, oltre la data in coincidenza con l’apertura della settimana della moda romana,  il luogo prescelto. Infatti la collezione è stata presentata come anteprima della kermesse sfilando in una location non destinata all’aute couture, nè quartiere generale preposto alla stampa internazionale, invitata però comunque per l’occasione. Scelta ambigua che abbiamo difficoltà a comprendere.

Almeno, se polemica deve essere, ci vuole un pò di coraggio e staccarsi completamente per confidare nelle proprie forze! Riteniamo infatti che, a confronto con quest’ultima iniziativa, la sfilata Ied sia stata davvero l’unica ‘anteprima, sfilando addirittura di lunedì quando Altaroma prendeva il via di venerdì! Insomma è un peccato che si investa in tante idee e progetti per poi ricorrere alle solite guerre interne tra guelfi e ghibellini…

Comunque la manifestazione Altaroma non ha fatto emergere nuovi designer dal calibro internazionale ne tantomeno nomi dell’aute couture dal prestigio riconosciuto, ma ha registrato comunque soddisfazione per la riuscita organizzativa. Traspariva entusiasmo dal nuovo consiglio direttivo che ha visto, seduti allo stesso tavolo, Raffaello Napoleone Amministratore Delegato Pitti Immagine, (istituzione Fiorentina),  la Presidente di Altaroma Silvia Venturini Fendi (per la Capitale), e Carlo Capasa, Presidente Camera Nazionale della Moda Italiana, in rappresentanza del sistema moda del nostro Paese, (di cui l’immagine internazionale è associata a Milano). Lodevole comunque l’intenzione di collaborare nella costruzione di un assett strategico per fare rete tra le tre città, il tutto per far convergere le forze nell’univoca finalità di fare sistema, non solo tra le tre città, ma per l’Italia tutta.

E quindi aspettiamo di vedere applicati i buoni propositi in un piano strategico ed operativo di sviluppo per la manifestazione Altaroma e per lo splendore della Moda nella Capitale.

Redazione

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