Inevitabile Follia. Prendetene e sparatene tutti

Inevitabile Follia. Prendetene e sparatene tutti

ROMA – Vi invitiamo Sabato 26 gennaio. Dato che abbiamo presentato e scritto dei vari libri di Andrea D’Urso, vi segnaliamo ora la presentazione dell’ultima creatura: Inevitabile Follia. Prendetene e sparatene tutti. Noi oramai siamo troppo incuriositi per non andare, e così non possiamo che, dopo avergli fatto una breve intervista, suggerirvelo.

Sabato 26 gennaio alle 18:30, la libreria “L’Altracittà” (via Pavia 106) ospiterà la presentazione del nuovo libro di Andrea D’Urso. S’intitola Inevitabile Follia prendete e sparatene tutti, è edito da Stampa Alternativa ed è un agglomerato ironico e sagace, un mix di pallottole e risate, criminali spietati e monaci buddisti, paesaggi visionari, atmosfere tarantiniane, pulp e reminiscenze filosofiche. Insomma, un romanzo caleidoscopico che scompone e ricompone i generi, attraverso un unico e particolare filo conduttore: la follia, inevitabile appunto, giusta sotto certi aspetti, equa.

Per farvi entrare meglio nell’atmosfera, vi riportiamo alcuni estratti della copertina di Inevitabile Follia, che recita: “Il fatto è che tutti noi, maghi o non maghi, assassini o non assassini, sentimentali o non sentimentali, assennati o non assennati, sprovveduti o non sprovveduti, se vai a grattare bene fino in fondo, siamo tutti persone semplici. E questo rende tutto più complicato.”

Durante la presentazione del libro, dialogherà con l’autore il brillante volto del TG2 Filippo Golia, inviato della Redazione Esteri. Per noi di MyWhere, Andrea D’Urso rappresenta una vecchia e gradita conoscenza. In passato abbiamo presentato e scritto dei vari libri dell’autore, da La Società delle Ombre a La Strada è un libro aperto rimanendo sempre profondamente colpiti dalle sue capacità autoriali, ed è per questo che oltre a segnalarvi Inevitabile Follia, abbiamo deciso di intervistare Andrea.

INEVITABILE FOLLIA, INTERVISTA AD ANDREA D’URSO

Ciao Andrea, partiamo subito con una domanda di rito. Cosa ti ha spinto a scrivere “Inevitabile Follia”? In cosa e perché è diverso dai precedenti?

Sono stato spinto dalla voglia di sperimentare, provare a scrivere di cose nuove e vedere se ne possedevo le capacità. Da tempo volevo cimentarmi nella letteratura intesa come divertimento, un genere nuovo e poco in auge nel nostro paese e ho vissuto il tutto con grande entusiasmo. Perché è diverso? Perché in Inevitabile Follia cerco di arrivare alla verità per vie traverse, facendo uso del surreale, uno stratagemma letterario complesso sì ma che garantisce tanto divertimento e tanta originalità. Almeno spero!

E’ stato difficile realizzare questo progetto? Il genere come hai detto tu non è proprio “main stream” in Italia…

Difficile è dire poco! Ho scritto “Inevitabile Follia” la bellezza di quattro anni fa e ce n’è voluto di tempo prima di trovare un editore che avesse il coraggio di pubblicare queste storie. Per fortuna l’editoria alternativa mi ha aiutato e per questo devo ringraziare l’Altracittà.

Come negli altri romanzi, sono presenti riferimenti letterari?

Assolutamente sì, in ogni romanzo, a prescindere dal genere, mi piace lasciare delle tracce, delle impronte, nella convinzione che i libri nascono sempre da altri libri.

Infine una curiosità. Dove hai deciso di ambientare Inevitabile Follia?

Come ti dicevo, il surrealismo occupa un ruolo di predominanza all’interno del racconto e anche l’ambientazione resta volutamente vaga, indefinita. Potremmo stare nei Balcani, come in Sudamerica.

Grazie Andrea, in bocca al lupo per il tuo libro!

 

Fabiola Cinque

9 Responses to "Inevitabile Follia. Prendetene e sparatene tutti"

  1. Antonia Storace   24 Gennaio 2019 at 17:02

    Si dice che scrivere sia scavare, andare a fondo, sollevare la superficie delle cose. Un plauso a chi osa, scrivendo, e a chi lo fa pubblicando. C’è bisogno di editori coraggiosi 🙂

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  2. Lamberto Cantoni
    Lamberto   25 Gennaio 2019 at 08:10

    Premetto che non ho ancora letto il libro, ma mi sembra di capire che l’autore affreschi con le sue parole e personaggi un mondo possibile nel quale la follia non è una anomalia ma qualcosa di prevalente nella vita umana. In questo forse può essere considerata qualcosa di semplice: comunque vada quei rompicoglioni dei nostri simili (anche se divertenti come lo sono di solito i personaggi dell’autore) faranno cazzate. È matematico, basta aspettare un po’, dare modo che si sviluppi la storia e subito tutto ciò che è sensato, buono, ammirevole, va a puttane. Forse lo spirito surrealista, cioè fare intenzionalmente delle cazzate (strutture a-logiche inintenzionali) la vera sostanza espressiva del mondo, può essere una specie di paradossale cura. Se è così allora il libro di Andrea vale quanto un poderoso saggio di filosofia.

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  3. ANDREA D'URSO   25 Gennaio 2019 at 13:14

    difficile distinguere il reale dal surreale in generale e in questo periodo storico in particolare. Grazie ad Antonia e Lamberto per il plauso e la fiducia, a mywhere per lo spazio che dedica alla cultura, e a tutti i lettori che per l’appunto ancora leggono, cercano, scavano

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  4. Paolo Riggio
    Paolo Riggio   25 Gennaio 2019 at 16:11

    Non l’ho ancora letto ma l’utilizzo del surrealismo in chiave comica o quantomeno paradossale è una grande novità in campo nazionale. Avanti così!

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  5. Stefano Maria Pantano
    stefano maria pantano   25 Gennaio 2019 at 16:53

    Conobbi Andrea D’Urso circa un anno fa, in occasione della presentazione del libro “La strada è un libro aperto”, che mi spinse subito all’acquisto e alla lettura del libro. Il coraggio dell’autore, talentuoso ma ardito nel praticare vie poco battute quanto rischiose nell’attuale mercato editoriale, fu chiaro già dalle prime pagine di quella storia dal sapore di romanzo di formazione cui si mischia un’ironia tragicomica sulla condizione dell’uomo contemporaneo, che sembra non essere più in grado di divenire tale neppure quando la canizie si fa strada nel suo pelo. Se il sottotesto filosofico, mai astruso o a detrimento di una lettura agilissima e piacevole, si mischia in questo nuovo “Inevitabile follia” a tinte surrealiste, pare davvero la pena di avvicinarsi alla creatura di questo interessante scrittore. “Le cose più grandi ci vengono dalla follia”, dicevano i Greci. “Dià manìas”, appunto. Quella parte di caos che scombina l’ossessione di ordine che vorrebbe tutto ordinato, perfetto, dalla carriera, agli affetti, alla casa con l’erba se possibile dipinta. La stessa ossessione di ordine è quella che avvelena l’ego che non accetta di essere plurale, si astrae in monoteismi religiosi in mome dei quali si sono accesi roghi, oppure si realizza in progetti sociali che sempre in nome dell’ordine hanno costruito paradisi terrestri recintati da fili spinati.

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  6. ANDREA D'URSO   25 Gennaio 2019 at 17:40

    Caro Stefano, hai anticipato quello che tenterò (anche) di raccontare domani: la la sapienza viene dalla follia, e quindi il mondo presocratico. Sono felice che ti sia mia piaciuto il mio precedente romanzo, mi ricordo benissimo e delle tue osservazioni, assai interessanti, di quella sera

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  7. Stefano Maria Pantano
    Stefano Maria Pantano   25 Gennaio 2019 at 18:33

    Sono felicissimo di ricevere riscontri di questo tipo proprio da chi i libri li scrive. Si è detto che si diventa critici quando non si ha abbastanza talento per essere artisti. In questo senso sono un “restitutore” di quanto di buono riescono a dire altre persone più coraggiose di me nel trovare la propria voce. Per questo, anche con attività di lettura ad alta voce, che richiede comunque il rischio di spogliarsi nudi fino alle ossa in pubblico, vivo determinate emozioni attraverso il talento dei buoni scrittori, la cui vicinanza è per me essenziale alla sopravvivenza. Un grande “in bocca al lupo” da parte mia.

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  8. Antonio Bramclet
    Antonio   26 Gennaio 2019 at 09:08

    Mi piace l’idea di ambientare le azioni del romanzo in una specie di non-luogo che, se ha ragione Marc Augè, sono gli spazi più importanti per le identità post-moderne o, se volete dirla con Bauman, per l’essere liquido del nostro tempo. I non-luoghi sono simili dappertutto, in ogni parte del mondo. Quindi l’autore propone una messa in testo dell’esperienza dei suoi personaggi in uno spazio virtuale nel quale ogni lettore può proiettare le proprie mappe mentali più arcaiche (quelle che fanno emergere la percezione interna dello spazio-tempo) sulla storia che viene raccontata. Dunque, in attesa di leggere il libro, credo di poter affermare che aldilà della catarsi del riso surrealista, ci siano tutti gli indizi che annunciano quel “piacere nella lettura di un testo” che Roland Barthes riconosceva essere l’effetto punctum che permette alla scrittura di scuotere il corpo (del lettore, anche quello dei ritardati mentali).

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  9. ANDREA D'URSO   28 Gennaio 2019 at 11:40

    senza fare fin troppo facili polemiche, ma scopro lettori qui (che magari sono anche scrittori, non so) che “ne sanno ” di più di vari editori e scrittori stessi che ho conosciuto

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