Infinito Leopardi. Un 2019 di celebrazioni per i duecento anni dalla composizione dell’“idillio perfetto”

Infinito Leopardi. Un 2019 di celebrazioni per i duecento anni dalla composizione dell’“idillio perfetto”

RECANATI – proseguono le celebrazioni per i 200 anni della composizione del Canto L’Infinito, di Giacomo Leopardi. Per tutto il 2019 la città marchigiana si riempie di mostre, spettacoli, conferenze e molto altro con il grande evento Infinito Leopardi, il cui programma ricchissimo si articola in due momenti, il primo dei quali terminerà domenica 19 maggio. Sino alla prossima settimana si potranno ammirare il manoscritto originale del celebre componimento insieme ad altri autografi del poeta. Moltissime anche le iniziative speciali, come La notte dei musei, prevista per sabato 18 maggio. Una serata di arte, musica, laboratori e spettacoli in cui la rete dei Musei Civici della città si presenterà in una veste inedita, ma come sempre accessibile con biglietto unico. Dal 30 giugno al 3 novembre si svolgerà la seconda fase dei festeggiamenti con nuovi eventi. Per quanti vogliano scoprire o conoscere meglio la figura umana e letteraria del poeta marchigiano in vista della visita nei suoi splendidi luoghi natali con la bella stagione alle porte, ripercorriamo infine le pagine di un recente successo editoriale dello scrittore e docente Alessandro D’Avenia.

Oltre 7mila presenze per il circuito dei Musei Civici di Recanati tra Pasqua e il primo maggio. Nel lungo ponte da poco trascorso, la città marchigiana è stata scelta come meta per trascorrere qualche giorno di relax all’insegna della cultura da un fiume di turisti. 19.500, per l’esattezza, sono stati i visitatori che dall’inizio dell’anno ha registrato il circuito museale civico, con un incremento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2018. C’è da domandarsi cosa, di questo successo, penserebbe oggi il principale, malinconico responsabile, che in via epistolare confidava a Pietro Giordani, nel 1817: -Io ho grandissimo, forse smoderato e insolente desiderio di gloria-. Desiderio senz’altro esaudito, per colui che sarebbe stato considerato il maggior poeta dell’Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, ancorché dopo una vita breve e tragicamente priva delle gioie che tutti cerchiamo. Per quanto avversato dagli intellettuali del suo tempo, fautori di una poesia energica che celebrasse ottimisticamente le conquiste dell’uomo moderno, Giacomo Leopardi è da sempre uno degli autori della letteratura italiana più conosciuti e studiati a scuola. Il lirismo senza tempo della sua poesia e la

Infinito leopardi
L’attore Elio Germano nel film “Il giovane favoloso”, di Mario Martone

lucidità disincantata della sua prosa filosofica trasudano le inquietudini dell’uomo di sempre, conservando perciò un’attualità praticamente eterna. Nel 2014 il regista Mario Martone, nel film Il giovane favoloso, con un Elio Germano in stato di grazia, ha ulteriormente rinnovato il fascino “pop” che aleggia intorno al poeta di Recanati, scalfendone allo stesso tempo le semplificazioni che, soprattutto attraverso le parole “gobba” e “pessimismo”, per troppo tempo hanno dipinto dell’uomo-Leopardi un ritratto dalla fisionomia alterata rispetto alla realtà. Sulla scia del successo cinematografico si sono moltiplicati sino a oggi gli eventi e le iniziative culturali a lui dedicate, ma a determinare il boom turistico che sta riguardando quest’anno la sua città natale è senz’altro il grande progetto Infinito Leopardi, in corso dal 21 dicembre 2018. Una complessa e articolata iniziativa che per tutto il 2019 celebrerà il bicentenario dalla composizione del “canto” divenuto simbolo di un’intera poetica romantica. Mostre, spettacoli, conferenze e pubblicazioni, con cui si intende invitare anche le nuove generazioni a riscoprire l’attualità del pensiero leopardiano. Il cuore dell’evento è rappresentato dall’esposizione straordinaria a Villa Colloredo Mels del manoscritto vissano della poesia L’Infinito, che si potrà ammirare sino al 19 maggio. Si tratta di un’occasione unica ed emozionante: un simbolico ritorno a casa del poeta dopo 120 anni. Pare infatti che dal 1898, anno del primo centenario dalla nascita, il manoscritto originale del celebre componimento sia lontano da Recanati. Infinito Leopardi è promosso dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario de L’Infinito di Giacomo Leopardi, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC), con la partecipazione di Regione Marche, Comune di Recanati, Centro Nazionale Studi Leopardiani, Casa Leopardi, Centro Mondiale della Poesia e della Cultura e Università degli Studi di Macerata. La programmazione rientra nel Piano strategico unitario della cultura messo in campo dalla Regione Marche per la valorizzazione del patrimonio culturale locale. La complessità del progetto-contenitore, che ha l’ambizione di trattare tematiche importanti e diverse fra loro, ha richiesto l’articolazione del programma in due momenti.

Il primo di questi terminerà il 19 maggio e consta a sua volta di due sezioni espositive: la mostra Infinità / Immensità. Il manoscritto, a Villa Colloredo Mels, curata da Laura Melosi, direttrice della Cattedra Leopardiana presso l’Università degli Studi di Macerata. In questa esposizione si possono ammirare, oltre al già citato manoscritto de L’Infinito, altri autografi leopardiani di proprietà del Comune di Visso, documenti e cimeli del poeta appartenenti alla collezione del Comune di Recanati. Sono presenti, inoltre, alcuni strumenti multimediali che arricchiscono l’esperienza immersiva nel mondo e nell’opera poetica di Leopardi.

L’altra mostra della prima fase delle celebrazioni è quella intitolata Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia, curata da Alessandro Giampaoli e Marco Andreani. Si tratta di una mostra fotografica che mette in relazione letteratura e fotografia. In mostra troviamo il foto-racconto “A Silvia”, ispirato proprio all’omonima canzone libera di Leopardi, nell’edizione originale del 1964 e in quella del 1988, insieme con la serie de L’Infinito, per meglio mettere a confronto l’evoluzione di Giacomelli negli anni.

Il 29 giugno, giorno della nascita del poeta, sarà invece occasione ideale per inaugurare la seconda parte delle celebrazioni di Infinito Leopardi, che si svolgeranno dal 30 giugno al 3 novembre 2019. Ancora una volta le mostre aperte al pubblico saranno due e tracceranno un percorso dall’epoca romantica a oggi: Infiniti, a cura di Emanuela Angiuli, e Finito, Non Finito, Infinito, a cura di Marcello Smarrelli. Come abbiamo detto, Infinito Leopardi presenta nel suo programma anche degli eventi speciali. Tra il 21 aprile e il 5 maggio, grande partecipazione (700 presenze) ha riscontrato l’originalissimo quanto ardito Infinito Experience, in cui un attore nei panni del tormentato poeta conduceva gruppi di massimo 50 persone in una visita teatralizzata dei luoghi leopardiani più rappresentativi, come il Colle dove fu composto l’idillio “perfetto”. Una data da fissare sul calendario è invece quella del 18 maggio. Un

Infinito Leopardi
L’evento speciale “La Notte dei Musei”, previsto a Recanati il 18 maggio

sabato di arte, musica, laboratori e spettacoli con La notte dei musei. Per l’eccezionalità dell’evento, Recanati aprirà le porte dei Musei Civici, che si presenteranno in una veste del tutto inedita proponendo visite guidate, musica e spettacoli teatrali per i visitatori notturni. L’iniziativa è organizzata da Sistema Museo, in collaborazione con il Comune di Recanati, Spazio Cultura, WhatzArt e Altra Eco. Fino alle ore 01:00, quattro saranno le location che si renderanno spazio di incontro e condivisione sociale della bellezza e della cultura: il Museo di Villa Colloredo Mels, il Museo Beniamino Gigli, la Torre del Borgo e Piazza Giacomo Leopardi. Nei numerosi appuntamenti che si avvicenderanno e si sovrapporranno nel corso della serata, non possiamo che ricordare i momenti imperdibili, come il concerto di Roberto Dell’Era (Afterhours), nella Sala del Granaio a Villa Colloredo Mels, la presentazione del documentario su Lorenzo Lotto, con Enrico Maria Dal Pozzolo e Luca Criscenti, e le visite teatralizzate alla mostra Infinito Leopardi. La maggior parte degli eventi sono ad ingresso gratuito, mentre per alcuni è previsto un piccolo contributo. È possibile prenotare gli eventi tramite la

Infinito Leopardi
Il cantante Roberto Dell’Era, che si esibirà durante “La Notte dei Musei” a Villa Colloredo Mels

piattaforma ItalyTolive, mentre per informazioni occorre rivolgersi al Punto IAT – Tipico.tips a Recanati al numero 071 981471. Particolarmente efficace è il piano di marketing della rete museale di Recanati, che con un biglietto unico permette di visitare le seguenti strutture della città: il Museo Civico di Villa Colloredo Mels e MEMA (Museo dell’Emigrazione Marchigiana), Torre del Borgo e MUREC (Museo di Recanati), il Museo “Beniamino Gigli”. Un’occasione da non lasciarsi sfuggire, soprattutto in questo 2019 in cui grandi manifestazioni culturali di pregio si aggiungono alla bellezza dei luoghi e dei paesaggi marchigiani.

Ma chi era davvero Giacomo Leopardi? Era effettivamente qualcuno che merita di essere ricordato come il simbolo letterario degli sbagliati, degli “sfigati”, di coloro che nella vita non ce la fanno e vengono rinnegati, rigettati nel cono d’ombra dell’indifferenza da una società di vincenti, propositivi e fanatici di un’idolatrata perfezione fisica ad ogni costo contornata da sorrisi artificiali e troppo bianchi? Il carattere ironico delle pagine social dedicate oggi al poeta, è piuttosto eloquente su quale ne sia l’immagine largamente percepita. La necessità professionale di raccontare la notizia delle celebrazioni leopardiane si è intrecciata in

Leopardi Infinito
Ritratto di Giacomo Leopardi

questi giorni con quella personale di riscoprire le pagine di quello che considero da sempre uno degli autori della letteratura a me più cari. I Canti, più delle Operette Morali, sono uno dei miei livre de chevet, e nonostante io rimanga convinto che la lettura delle opere originali non possa essere sostituita da conoscenze indirette o scorciatoie di sorta, può capitare, talvolta, di incappare in libri che conducono ad altri libri, fungendo da perfetti intermediari. Un po’ come quando, magari a una festa, una persona amica ci introduce a uno o più ospiti illustri della serata –e nel caso del Conte Leopardi ciò corrisponde al vero anche per lignaggio-, ho idealmente incontrato la prima mentre cercavo tra gli scaffali di una libreria qualcosa che potesse lenire uno stato di pesantezza emotiva fattosi ultimamente vieppiù opprimente. La mia attenzione è stata catturata d’un tratto da una copertina blu notte, puntellata di stelle, al cui centro campeggiava una luna appesa a un filo, sulla quale stava adagiata una coloratissima farfalla. Il titolo era: L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita. Si tratta di uno degli ultimi successi editoriali di Alessandro D’Avenia, di poco anteriore all’altrettanto fortunato Ogni storia è una storia d’amore. La particolarità di questo libro è che nasce dalla penna di uno scrittore che oltre ad essere un dottore di ricerca in lettere classiche e dunque un profondo conoscitore della materia, è una persona che, in virtù della sua professione di docente di liceo, si trova in costante contatto con la vita e le storie personali di tantissimi giovani, a cui è rivolta esplicitamente la prima parte della dedica iniziale:

A tutti i ragazzi e le ragazze

ai quali sono state spezzate le ali,

prima di spiccare il volo.

A tutti gli uomini e le donne che difendono le cose fragili,

perché sanno che sono

le più preziose […].

Già dalle pagine introduttive del libro siamo immediatamente messi di fronte a un’evidenza: l’attuale società dei consumi ha ricondotto anche l’arte e la letteratura, che nascono dagli strati più profondi e spesso dolorosi del vivere umano, di per sé non mercificabile, a un sottoinsieme dei beni e servizi per l’intrattenimento. Da operatore culturale, non posso a mia volta negare il pregio, il carattere suggestivo e il rigore scientifico che è spesso alla base di questo tipo di prodotti. La tendenza a voler rendere tutto spettacolo, esperienza teatralizzata,

Infinito Leopardi - D'Avenia
Il libro “L’Are di essere fragili”, di Alessandro D’Avenia

boccone preconfezionato di “cultura” da dare in pasto a un’utenza d’antan mordi e fuggi, completamente disabituata a pensare e a fare i conti con un silenzio che non tarda a mettere tutti noi con le spalle al muro al momento opportuno, nasconde tuttavia dei rischi da tenere quanto meno presenti. Il più evidente di questi è la superficiale semplificazione, la riduzione dei contenuti a ciò che è più attraente o peggio maggiormente rispondente a luoghi comuni che tendiamo a far nostri pur di mostrare di avere un’opinione da dare in pasto al prossimo. Per rafforzare il testimone che sente il dovere di consegnare alle nuove generazioni dopo averlo ricevuto dai grandi del passato, nella consapevolezza che la letteratura debba aiutarci a vivere meglio o si riduce a mera occasione di interrogazione, D’Avenia immagina di farsi recapitare la Lettera a un giovane del ventesimo secolo, che Leopardi accenna in una pagina dello Zibaldone datata 1827 di voler scrivere. Ne L’arte di essere fragili, viene smontata pezzo per pezzo l’immagine di un pessimismo gobbo e remissivo, che rinuncia all’eroico proposito di strappare la gioia ai giorni futuri perché prostrato da circostanze che è incapace di sopportare. Viene anzi riportato alla giusta attenzione del lettore moderno il grande coraggio e la tenacia di un uomo che, proprio perché privato di tutto da una condizione di vita oggettivamente sfavorevole, tentò con ogni mezzo di conquistarsi il suo posto nel mondo. Si ribellò a un aspetto poco attraente, che gli valse l’appellativo di “ranavuottolo” (“ranocchio”) presso i contemporanei, e a un fisico minato da 7 anni di “studio matto e disperatissimo”, cercando un cuore che corrispondesse i suoi slanci amorosi, destinati a rimanere gesti muti prima di planare nella cupa disperazione dei versi di A se stesso e Il tramonto della luna. Cercò di reagire a una condizione di nascita che, seppur agiata, soffocava una sensibilità eccezionale in una realtà di provincia, tanto da spingerlo a progettare la fuga, con esiti inizialmente poco fortunati. –Questa ed altre misere circostanze ha posto la fortuna intorno alla mia vita, dandomi una cotale apertura d’intelletto e di cuore-, scrisse infatti Leopardi in una lettera al Giordani del 1818. È ancora dettata dal coraggio la scelta di persistere nella composizione del verso poetico in età giovanile, contravvenendo agli stessi ammonimenti dell’illustre intellettuale dell’epoca e dimostrando alla storia da quale parte stesse la ragione. Il libro restituisce la ricetta di una felicità da conquistare come un’arte quotidiana e faticosa, che si consolida e si rinnova anche dalle cadute, dallo sprofondare nel buio della notte, potenzialmente fecondo di una bellezza effusa dal sangue vivo delle inevitabili ferite che riportiamo lungo il cammino. Con lo

Infinito Leopardi D'Avenia
Foto nel manoscritto de “L’Infinito”, riprodotta in chiusura del libro

spirito di chi ha qualcosa di meraviglioso da raccontare ed è pronto a farlo davanti a 20 come a 2000 persone, Alessandro D’Avenia conferisce al suo libro un impianto divulgativo e dalla narrazione estremamente lieve, a partire dal rapporto colloquiale costruito virtualmente con il Leopardi, al quale si rivolge con il nome di battesimo intessendo con lui un dialogo epistolare partendo dai suoi scritti. Si ripercorre così la parabola umana e artistica del poeta, segnata negli snodi principali dalle vette artistiche e filosofiche prodotte da un ingegno mai pago. L’adolescenza, età dei “rapimenti” intesi come folgorazione dalle vocazioni che devono guidare la nostra vita, è quella fase segnata dalla speranza del tendere verso quello che siamo destinati ad essere, attraverso un movimento definito “erotico” ed “eroico”, perché soggetto al rischio del fallimento. –Sarebbe bello se la scuola diventasse una fucina di rapimenti-, chiosa infatti D’Avenia declinando il concetto nella missione che i docenti dovrebbero svolgere in relazione ai giovani. La maturità, momento in cui i dilettosi inganni di giovinezza si dileguano impietosamente all’apparir del vero, è l’età costretta ad assistere alla caduta delle illusioni, e con esse della -più dolce, più cara, più umana, più potente, più universale delle passioni, che si fa pur luogo in chiunque ha cuore, e maggiormente in chi l’ha più magnanimo, e similmente ancor ne’ più gagliardi ed esercitati di corpo, e ne’ più guerrieri…-. La gioventù spensierata di Teresa, che diventerà la Silvia dell’omonimo canto, è recisa dal chiuso morbo dal quale è combattuta e vinta. La natura è identificata come matrigna ingannatrice che non si cura delle sorti umane, il pessimismo si avvia a divenire cosmico, in quanto universale, e l’esistenza, in quanto insieme di promesse non mantenute, diventa “arte del morire”. In questo senso Leopardi, fa notare D’Avenia, non è autore “moderno”, se con il termine intendiamo ciò che attiene al sempre nuovo, al “poco fa” (questo è il significato dell’avverbio latino modo), come si sforza di essere la moda, che proprio della morte scopre di essere sorella in uno dei dialoghi delle Operette Morali, ma è un classico, perché rinnova gli interrogativi di sempre. Se l’amicizia fu l’unica ancora solida di salvezza nella vita del poeta, sempre assistito da un certo momento in poi da Antonio Ranieri e dalla sorella Paolina, il cuore inaridirà fino a chiudersi completamente dopo l’ultimo amore non corrisposto, il più drammatico: quello per la nobildonna fiorentina Fanny Targioni Tozzetti, che ritroviamo al centro degli endecasillabi spezzati da settenari di A se stesso e in altri canti del Ciclo di Aspasia:

Or poserai per sempre,

stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,

ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

in noi di cari inganni,

non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

Palpitasti. Non val cosa nessuna

I moti tuoi, né di sospiri è degna

La terra. Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo […].

L’ultimo Leopardi presenta una visione cupa e sbiadita dell’esistenza, compromessa irrimediabilmente come la vista e le generali condizioni di salute che lo portarono alla morte prima dei quarant’anni. Il terreno delle possibilità, ancora lasciato aperto dai forse del pastore errante, trova un confine definitivo nello smarrimento de Il tramonto della luna e de La Ginestra. Il fingo, l’immaginato dal pensiero che si espande oltre gli orizzonti angusti della siepe de L’Infinito, è diventato fango, limite invalicabile. Ciononostante, D’Avenia scorge, non a torto, anche nei versi più disperati che preludono al soffocamento del corpo e dello spirito, una fase di “riparazione”, un’arte di essere fragili che non è e non deve mai essere pietistica commiserazione, ma funambolico equilibrio dei cercatori di bellezza, sempre capaci di morire e rinascere dalle proprie ceneri. Questa è la ricetta efficace da consegnare al presente del XXI secolo: saper riparare l’infinito che alberga nelle anime resilienti, trovare la poesia che è luce quando sei al buio e buio quando sei alla luce. Come un canto che negli ultimi versi ci riporta al principio, la prorompente ed effimera bellezza della odorosa ginestra si staglia massimamente sulla desolazione seminata dallo sterminator Vesevo, proprio perché sa che il suo tempo per splendere è breve. Dai colori e dai profumi del fiore del deserto di Torre del Greco, siamo così ricondotti al colle di Recanati, poiché là, spiega il professor D’Avenia, aveva già trovato la sua sintesi perfetta il gioco ritmico tra esclusione e desiderio dell’oltre, tra lo spaurire del cuore e il fingere della mente. L’equilibrio più compiuto tra ragione e sentimento si evince dalla presenza dei termini “cor” e “pensier”, che si avvicendano in tutta la poetica leopardiana, alla giusta distanza tra i razionalismi cartesiani e gli eccessi sentimentalistici tardoromantici, in una struttura metrica dove l’ampio respiro degli endecasillabi rompono la struttura del sonetto solo nell’inevitabile sconfinamento del naufragio, per il quale, data l’immensità annunciata al verso 14, se ne rende necessario un ultimo, che si apre alla vastità del mare. -Come fa ad essere pessimista uno che dice: per raggiungere la vetta devi liberarti delle cose inutili che porti nello zaino?-.

Da questa domanda, che lo scrittore de L’arte di essere fragili ci rivolge nel capitolo centrale dedicato proprio a L’Infinito, possiamo forse tornare al presente portando con noi quel seme capace di ri-fiorire nel deserto e grazie al quale possiamo farci portatori, oltre che cercatori, di bellezza, anche nelle condizioni meno favorevoli. Ecco perché consiglio vivamente la lettura di questo agile libro soprattutto a coloro che non amano Giacomo Leopardi o che ne conoscono solo gli aspetti superficiali, magari prima di una visita per gli incantevoli luoghi di Recanati e i suoi musei, in cui si chiuderà in grande stile la prima parte delle celebrazioni leopardiane. Una tappa a sé merita sicuramente la casa natale del poeta, che sarà tuttavia chiusa al pubblico durante la mattinata di martedì 28 maggio 2019, fino alle ore 14:00.

Sempre nell’economia della celebrazione dei duecento anni dalla stesura de L’Infinito, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Casa Leopardi hanno infatti invitato le scuole italiane a dedicare questa giornata al poeta dell’ermo colle e alla sua lirica più nota, organizzando la Lettura Collettiva #200Infinito. Per l’occasione, alle 11:30 tutti gli studenti italiani si collegheranno idealmente a Recanati attraverso un flash mob in cui reciteranno la poesia, mentre le scuole della città si raccoglieranno davanti a Palazzo Leopardi e lungo la via principale del centro storico. Nella stessa giornata, inoltre, il MIUR premierà nella città natale del poeta le scuole vincitrici del concorso Il mio Infinito, bandito dal Ministero qualche mese fa e dedicato anch’esso al bicentenario dell’idillio leopardiano.

 

Stefano Maria Pantano

4 Responses to "Infinito Leopardi. Un 2019 di celebrazioni per i duecento anni dalla composizione dell’“idillio perfetto”"

  1. Cinzia Fabiani   21 Maggio 2019 at 18:27

    Credo che le Marche meritino più attenzione dai media. A parte le grandi campagne di comunicazione (ben fatto) non si parla abbastanza della ricchezza culturale e la bellezza di questa regione. Comunque Stefano ti ringrazio della segnalazione proverò a seguire qualche evento. Amo immensamente Leopardi.

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  2. Lamberto Cantoni
    Lamberto   22 Maggio 2019 at 11:37

    Bell’articolo. Devo dire che non ho mai sopportato le idiozie tipo Leopardi frustrato, sfigato etc. Per me le Operette morali sono un capolavoro. Cos’altro deve fare uno scrittore per meritare rispetto?

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  3. Stefano Maria Pantano
    Stefano Maria Pantano   22 Maggio 2019 at 13:34

    Grazie, Lamberto. Probabilmente alcuni spiriti sono destinati alla completa solitudine, come il fiore del deserto che resta fedele a sé stesso nella terra bruciata che lo circonda, in cui non si cura più di trovare né rispetto, né altra illusione di cui non vale la pena andare alla ricerca.

    Rispondi
  4. Ugo Ricci   22 Maggio 2019 at 18:41

    L’amore decantato da Leopardi è dentro ognuno di noi, custodito e preservato, spesso nascosto. Ma siamo tutti alla ricerca dell’idillio Perfetto.

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