La pelliccia è il capo must have del 2018. Ecco le tendenze

La pelliccia è il capo must have del 2018. Ecco le tendenze

ITALIA – È la pelliccia il capo da avere a tutti i costi per brillare durante l’inverno 2018. Colorate, sportive, ricche di intarsi o semplicemente ecologiche. Vi raccontiamo tutte le tendenze attraverso le passerelle di The One Fashion Fur, l’evento dedicato all’accessorio più amato dalle donne.

E’ il capo più amato del momento. Ecologica, colorata, in vera pelle, elegante, sportiva o trendy. La pelliccia, anche per l’ inverno 2018 rimane il must have da avere nell’armadio. Una tendenza anticipata e raccontata, nelle sue mille sfaccettature, in un evento ad alto tasso di glamour, nelle scorse passerelle milanesi.

Stiamo parlando di The One Fashion Fur, l’evento dedicato all’ haut-a-portèr, che durante la fashion week invernale ha visto sfilare 8 brand italiani, dimostrando ancora una volta l’ altissimo livello che è capace di raggiungere il Made in italy.

Gianfranco Ferrè Furs, Diego M.,Fabio Gavazzi, Giorgio Magnani Luxury, Grandi Fur, Malamatà, Pajaro. Tutti insieme in una serata che, oltre a riempire la platea di stampa, autorità  e celebrities, ha rischiarato le passerelle con un tripudio di stili e colori.

Avvolgenti parka impreziositi da ricami couture si sono alternati ai toni del verde manila e delle nuance del pesca. Linee fluide e rilassate in un sofficissimo visone hanno fatto da soprabito a tailleur in swankara ultra leggero.

Nappe e serpenti abbinati a zibellini e visoni, cappotti in puro cachemire, gilet di pelliccia e preziosi cincillà. Trame animalier in chiave extralusso e richiami alle linee avvolgenti del lontano Oriente. Un tripudio di fogge e tessuti avvolgenti, di certo poco apprezzabili dagli animalisti.

Cappotti a trapezio o a matita, morbide cappe dalle linee geometriche, pellicce con dettagli in pelle double, per Gianfranco Ferrè e un’intensa tavolozza di colori inediti dal viola, al corallo, passando per il fucsia, il verde acido, l’azzurro free e il blu navy. Femminilità  intensa, accesa dalla lucentezza del pesca,  grazie a soffici piumini dai tagli innovativi  per Diego M.

 

fashion fur

Sensualità e minimalismo si fondono in una collezione piena di colli e rever in volpe dai riflessi argentati diventano il passepartout di una giovane ma sofisticata donna moderna per Fabio Gavazzi. Ispirazioni etno pop e rock chic si intrecciano tra l’ azzurro, l’ argento, il grigio e il nero per ammaliare. Dissonanza creativa: nappe e serpenti accanto a zibellini e visoni, superfici metalliche e shearling per Giorgio Magnani Luxury.

Un accostamento di materiali diversi come il cachemire e la maglia rendono i capi più  sportivi e disinvolti. E’ l’autunno-inverno di Anne Grandi. Una collezione femminile e romantica, che utilizza pelli preziose come gli zibellini, i cincilla, le linci e i visoni. A fare da contraltare al calore della pelliccia e ai suoi toni profondi (naturali, bordeaux, ocra, arancio, verde, bluette) i toni freddi dei tessuti laminati, in colori pastello che si spingono fino ai rosa e agli azzurri by Malamatà.

Leopardato in chiave extralusso per abiti-pelliccia neri. Linee lunghe e avvolgenti, con un tocco di morbidezza dall’Oriente è l’ispirazione Pajarà.

E voi, quale scegliereste?

Testo Lia Giannini

Photo by Amanda Soccali

Redazione

7 Responses to "La pelliccia è il capo must have del 2018. Ecco le tendenze"

  1. Bianca Cappello
    bianca cappello   1 Gennaio 2018 at 14:15

    Associare i concetti di Bello e Must Have alla pelliccia di animale al giorno d’oggi è anacronistico e non solo per l’innalzamento della temperatura terrestre che rende particolarmente inutile questo capo di vestiario o per l’incredibile avanzamento delle tecnologie.
    Diverse storiche case di moda da anni hanno perso la loro originaria verve creativa e non avendo più niente da dire grattano il fondo degli archivi per continuare a vendere sperando nella nostra ignoranza.
    Nel boom economico degli anni ‘50 e ‘60 le pellicce di animale sono state, come la Fiat 500, l’abbronzatura e la permanente, uno degli status symbol della classe piccolo-media emergente che dal campo agricolo con la casa senza gabinetto passava all’appartamento in città. Negli anni ‘70 e ‘80 gli “arrivati”e gli yuppies della scalata sociale hanno esposto in bella vista con uguale importanza le donne impellicciate sui tacchi a spillo, le rumorose macchine sportive e gli orologi d’oro. Già nell’ultimo ventennio dello scorso secolo però molti volti noti ed illuminati del jet set internazionale, tra cui Brigitte Bardot, hanno speso la loro immagine per mostrare l’orrore che si nasconde dietro il “morbido pelo”: animali tenuti in vita, in prigionia in condizioni inaccettabili per degli esseri viventi che respirano e che provano sensazioni, il tempo utile per ucciderli in modo economico e senza rovinare il pelo, termini che, come è stato dimostrato, si riuniscono tutti nel concetto di crudeltà.
    E queste atrocità sono perdonate a chi in passato non conosceva questa verità perché chi la metteva in pratica si guardava bene dal mostrarla al pubblico, ma oggi, dopo le battaglie mediatiche, i video che si possono in qualunque momento vedere in rete, le documentazioni precise che sono state fatte da tanti e in tutto il mondo, non si può più fare finta di niente, è un insulto all’intelligenza di chiunque.
    “Meglio nudi che in pelliccia” recitava un famoso slogan sposato fino dagli anni ’90 dalle più belle e famose donne del mondo, tra cui Naomi Campbell, ed in fondo è vero perché al giorno d’oggi siamo quello che vestiamo e l’estetica può esistere solo se accompagnata da una consapevole etica di quanto pesano su di noi, sull’ambiente e sugli altri, esseri animali e umani che siano, le nostre scelte.
    Siamo degli esseri pensanti, scegliamo con il cuore e con il cervello. Dolore e sofferenza non fanno rima con Bello e quindi neanche le pellicce.

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    • Lia   5 Gennaio 2018 at 11:16

      Cara Bianca,
      ineccepibile quanto scrivi.
      Tuttavia credo che ancora oggi, stando ai risultati delle vendite e alle tendenze che continuano a vedere la pelliccia tra i capi più venduti, il fascino di questo capo sull’ego femminile sia indiscutibile. Di vantaggioso c’è, che a dispetto di tante maison, sempre più va diffondendosi la cultura dell’eco-fur, che oltre ad evitare la perdite e la sofferenza di tante vite animali, consente di spaziare tra colori e modelli senza sensi di colpa. Il fascino del passato e il ritorno ad una moda che sa di anni 50,60,70 è dietro l’angolo da sempre ma credo anche che ci sia un’evoluzione, a volte minima, della quale dobbiamo esser pronti a cogliere le sfumature. 😉

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  2. Antonio Bramclet
    Antonio   6 Gennaio 2018 at 09:19

    Vorrei capire una cosa. Gli animali che non hanno una pelliccia ma che vengono regolarmente scuoiati per ottenere le pelli poi utilizzate per borse e scarpe, non sono degni di alcun pensiero? Mi viene da ridere quando vedo e sento le mie amiche “politicamente corrette” scatenarsi contro le pellicce, quando poi so che hanno un guardaroba di borse e di scarpe da far paura! Per non parlare di quello che mangiano. In un mondo dove la gente si uccide con una ferocia inspiegabile, commuoversi per le pellicce sembra francamente assurdo. E poi a me pare che la moda a suo modo abbia già trovato la soluzione: pellicce chimiche più belle, colorate, fashion di quelle ottenute accoppando animali. Compriamole e sarà la logica del mercato a salvare gli ermellini & Co.

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  3. Luna   6 Gennaio 2018 at 10:27

    Dear Bianca ho visitato molti atelier di Fur, sia aute couture che pret a porter, constatando che molti brand internazionali rispettano rigide regole. Ad ogni modo hanno spostato una loro fetta di business sulle pellicce ecologiche, e questo è un bene. Certo è che il business del fashion system non potrà mai diventare ecologico al 100% come ben dice Bramchelet…

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  4. Steve Moss
    Steve Moss   6 Gennaio 2018 at 11:08

    Oh Antony you’re right! I’m agree with you! Se pensiamo alla mia connazionale Stella Mc Cartney che già da tempo si batte per l’eco fashion!
    Nulla in paragone con l’altra (semi) connazionale, la moglie di Colin Firth che ha trovato solo il modo di farsi pubblicità in Italia ma lasciamo perdere il suo Green carpet…
    La verità è che a nessuno interessa l’ecologia ma solo il business che produce!

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   6 Gennaio 2018 at 11:26

      Rivolgo oggi un pensiero alla cara Marina Lante della Rovere, anche se pensare alle sue battaglie contro le pellicce ed affiancarla a quelle di Brigitte Bardot mi fa un pò sorridere… Ma ha fatto qualcosa di buono anche lei, sfruttando la sua notorietà dichiarò guerra a chi ammazzava gli animali per la sola velleità del lusso, dell’eleganza e della bellezza. E ancor più è rimasta storica la battuta esilarante nel film del 1991 di Blake Edwards “Nei panni di una bionda” con la grandiosa Ellen Barkin che indossando un immensa pelliccia e imbattendosi in un animalista che l’aggrediva con: “Lo sa quanti poveri animali hanno dovuto uccidere per fare questa pelliccia?” e Ellen Barkin rispondeva: “E tu lo sai quanti ricchi animali mi sono dovuta scopare per comprarmela?”
      Grandiosa battuta!!! Che ora farei risuonare in quest’onda di perbenismo assurdo di tutte le attricette e veline e donne che hanno fatto carriera grazie “a scomodi compromessi” ed ora gridano allo scandalo per riacquistare la verginità…Ma perchè non si sono opposte e dichiarate e non hanno denunciato subito?
      E’ come urlare allo scandalo eleggendosi porta bandiera animalista con un armadio pieno di ricche pellicce!
      (scusandosi che quando ce le avevano regalate tanto tempo fa non sapevamo che erano fatte scuoiando gli animali…!).
      Ecco, forse Asia Argento è quella che mi fa ridere (o piangere) di più. Comunque questo è un altro argomento pardon…
      Mi dispiace cara Bianca, ma la coerenza non è di questo mondo, quindi è giusto lottare ma non certo scandalizzarsi se sappiamo come va la ruota (in questo caso del business).

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  5. Bianca Cappello
    bianca cappello   12 Gennaio 2018 at 23:13

    La ruota del business non si ferma e non si può fermare ma il suo motore sono i consumatori, o come si usa dire ormai da qualche anno “consumattori”. Per questo è giusto che i media diano le informazioni necessarie affinché le scelte dei consumatori possano essere veramente veicolate verso il “Bello”. Non c’è alcuna differenza tra animali con la pelliccia, animali senza pelliccia, esseri umani, piante, la base di tutti i ragionamenti per promuovere la Moda è l’Etica in tutti i suoi colori. Possiamo anche parlare di altro: “questo è il business”, “c’è chi dice una cosa e poi ne fa un’altra”, “c’è chi grida al lupo al lupo solo per farsi vedere” ma il punto è che l’estetica è un concetto che si evolve continuamente assieme alla società e la contemporaneità ci mostra che in un mondo che è sempre più piccolo è necessario riuscire a trovare strade nuove per rispettare la vita di tutti. Questo è il Must Have del 2018.

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