La società delle ombre, un libro e il suo segreto

La società delle ombre, un libro e il suo segreto

ITALIA – Perché rileggere La società delle ombre, di Andrea D’Urso. Perché questo romanzo in realtà ne contiene un altro. E perché ogni volta scopro una piccola parte de “Il segreto” che cela tra le pagine.

La società delle ombre è uscito nel  giugno 2018 con Rayuela Edizioni.  La storia è raccontata in prima persona, da un uomo che dalla prima pagina scopriamo essere agli arresti domiciliari: è  uscito da poco dal carcere e il suo matrimonio è finito. Vive in appartamento a Roma in compagnia dell’unico affetto rimastogli, la gatta Dulcinea, che gli gironzola per casa facendosi coccolare mentre  lui è intento  a ripercorrere sin dal primo incontro le tappe di un amore travolgente nato ai tempi dell’università con una colta e brillante collega di ingegneria, facoltà che entrambi frequentavano. E’ l’incontro della vita che occupa i suoi pensieri e della storia  sentimentale rivivrà i momenti più intensi, i viaggi, la convivenza, l’erotismo, fino alla fine di questo amore, un addio che prevede  una condizione singolare che lui accetta. Perché da questa ragazza  è  stato emotivamente ed esistenzialmente travolto.
Questo romanzo in realtà ne contiene un altro.
Al loro primo incontro lei aveva con sé un libro, Si legge nel testo: “Eppure in quel libro …che teneva in mano….stava scritta tutta la nostra vita, ma noi non la leggemmo”. E successivamente “Eppure un solo libro ha contato, quello della nostra vita, quello del nostro primo giorno, quello che non si scorda mai”. Perché? Perché il contenuto del libro fu la loro vita.

Si tratta de Il segreto di Clarice Lispector. Lei, nata nel 1920 in Ucraina, da famiglia ebrea russa e traferitasi in Brasile, dove è deceduta nel  1977,   è considerata una delle scrittrici brasiliane più significative del Novecento nonché una delle più importanti scrittrici ebree. Poco conosciuta in Europa, famosissima in Sud America,  la sua produzione letteraria scorre tra  immagini,  sensazioni e pensieri riferiti a scene di semplice quotidianità: più delle trame oggettive sono gli scenari psicologici  e i meandri dell’interiorità il centro della sua scrittura.
“Il segreto” è il libro che  la ragazza di cui il protagonista si innamora aveva tradotto dal portoghese e dato a lui: racconta  “la storia di Daniel e Virginia,  due fratelli che crescono in una fattoria” e diventano membri di una società segreta – la società delle ombre – che sono loro stessi a fondare e di cui sono gli unici partecipanti. “I due s’imbarcano in situazioni strane, prendono decisioni senza stare tanto a pensarci, sempre perché l’ha deliberato la società delle ombre, cioè i due fratelli stessi, ma come se obbedissero a una forza sconosciuta e insondabile”.

Andrea D'Urso

Torniamo al nostro romanzo.

Dal primo incontro parte la storia che poi si evolverà in vari snodi: ci saranno la convivenza,  la famiglia, la parte conclusiva del romanzo,  con la particolarità che nella coppia si trova una correlazione fondativa e inscindibile  tra la  gestione del rapporto sentimentale, nelle azioni quotidiane e nelle scelte, e  questa società segreta delle ombre, con norme e regole proprie che non si possono infrangere. La storia tra i due innamorati procede mescolando sensualità e tenerezza: stare insieme è frizzante, sembra di essere “in un bosco magico, senza gnomi e folletti in mezzo ai piedi”, “lei non era solo una donna, era una patatina fritta, era l’ebbrezza che felicita il buio”.

Nel testo l’amore c’è, la tranquillità anche (i due non litigano mai) ma  resta qualcosa di sospeso, e la vita quotidiana si presenta come un vortice esistenziale gratificante e variegato che coincide con i loro corpi e si enuclea nei loro dialoghi.
Fa capolino però l’ossessione amorosa, mentre insieme creano il loro mondo diverso dagli altri.
Sicuramente il loro legame ha a che fare con dimensioni interiori e profonde: “i nostri non erano incontri, i nostri erano pic-nic dello spirito”  “ero lì, respiravo un’altra aria, investito da una pienezza simile a quella del sole in inverno, della luce che filtra nelle crepe, dell’acqua che scende nella gola secca”, ma col passare del tempo qualcosa sfugge mentre i due si stanno in realtà lentamente separando.

Si tratta di un intreccio passionale e amoroso, con aspetti di vita quotidiana raccontati talora in maniera vivace talora tenera, che si evolveranno fino a rivelare una natura melanconica, oscura e misteriosa del vivere quotidiano, più ancora: dell’animo umano!
I due soggetti sono portatori insani di inquietudine, e il loro menage appare rappresentare, agli occhi del protagonista ormai adulto e agli arresti domiciliari, come  “le prove tecniche della loro disperazione”.

La società delle ombre è un romanzo di spessore, scritto in modo elegante, che anche quando indugia in scene erotiche o scivola nella parola grossolana lo fa senza scadere nella volgarità, con grande coesione di stile.  Mentre si legge, i luoghi, gli oggetti, la gatta, le persone sembrano prender vita, diventano presenti alla nostra immaginazione non perché siano minuziosamente descritti, ma perché lo scrittore sa pennellare e dipingere eventi e personaggi lavorando con le  immagini, nella concatenazione  di istantanee,  momenti cristallizzati e istanti portatori della vitalità del quotidiano, aspetti particolari diversificati e appartenenti a sfere sensoriali diverse secondo una dimensione sinestetica di scrittura poetica.
Il discorso indiretto trionfa, per rendere in modo immediato l’accostamento dei particolari gesti della vita a due, con un senso di equilibro che conquista e non crolla nemmeno nelle ultime pagine, quelle del fallimento.
D’Urso si distingue per la sua accurata capacità di affabulazione, ha creato una storia con un interessante plot narrativo, non scontata nel linguaggio che è vicino al linguaggio poetico in certi passaggi, e del resto lo scrittore ama la commistione tra prosa e poesia.

L’unico personaggio della storia che ha un nome è la gatta, poi abbiamo lei, la moglie, il figlio, la figlia, in un’impostazione che se rimanda a “Sei personaggi in cerca d’autore” ha come esito il fatto che, pur vivendo i personaggi fino in fondo passioni e amori, emozioni e sensualità, rimane una sorta di impenetrabilità che li distacca dalla personalità profonda degli altri, ma anche dalla propria.Alludendo al fatto che molte dimensioni valoriali e pragmatiche dell’esistenza possono effettivamente essere in ombra, nelle loro autentiche origini pulsionali, e allora si diventa più disponibili a scivolare in compromessi che poi diventano gabbie.  Un romanzo che presenta una caratteristica: la trama della volontà, del perché sì e perché no, è impenetrabile e misteriosa.

La società delle ombre

Pillole sull’autore:

Andrea D’urso, autore de La società delle ombre, è nato a Roma dove attualmente lavora. Ha scritto in precedenza due raccolte di poesie, Occidente Express (Ennepilibri), tradotto anche in francese e Rubinetteria (Eretica Edizioni) e quattro tra racconti e i romanzi, pubblicati  in diversi Paesi, che ha pubblicato con case editrici diverse. Nel 1914 pubblica Just a gigolò, con Edizioni E/O e come esordio è stato travolgente: appena dato alle stampe il romanzo approda dritto in finale tra gli otto prescelti del Premio Calvino 2013.

Avevamo incontrato Andrea D’urso in occasione di una presentazione di La strada è un libro aperto del 2017, editore Vydia. Qui il protagonista è un antieroe, un quarantenne che vive con i genitori  senza farsene un cruccio e molto amante la letteratura, al punto che compie viaggi per andare a ritrovare i luoghi di vita e mortuari dei suoi autori preferiti.

Andrea D’Urso
Qui il prof. Lamberto Cantoni introduce l’autore Andrea D’Urso alla libreria UBIK per la presentazione del libro “La strada è un libro aperto”

Teresa Paladin
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One Response to "La società delle ombre, un libro e il suo segreto"

  1. Stefano Maria Pantano
    stefano maria pantano   25 Gennaio 2019 at 17:30

    Leggo l’articolo d’un fiato e mi sorprendo ancora una volta di fronte a uno scrittore che conobbi lo scorso anno e del quale lessi “La strada è un libro aperto”. Oltre che per il fatto che le premesse della storia potrebbero trovare eco nel mondo di tante persone fra cui il sottoscritto, che ha imparato ad apprezzare sempre più i felini, il libro sembra particolarmente intrigante per la capacità di strutturare la narrazione su più livelli di lettura incastrati come scatole cinesi su un impianto drammaturgico da teatro dell’assurdo. Assurda e ipertestuale è, se vogliamo anche la nostra vita, come il nostro modo di conoscere le cose, disposte a mo’ di insetti appiccicati sulla tela di un ragno, spesso diabolico e imperscrutabile.

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