Lo shock politico. Reggere il confronto con l’economia

Lo shock politico. Reggere il confronto con l’economia

ITALIA – L’economia oggi corre più in fretta della politica, e quest’ultima non riesce a starle dietro. La globalizzazione ha intensificato il ritmo del cambiamento, relegando la politica ad un ruolo sussidiario. Lo shock politico, secondo Luigi Gentili, è l’incapacità di decidere mentre il sistema economico evolve. 

La lettura di testi come Lo Shock Politico dovrebbero essere consigliati a tutti coloro che, ai nostri giorni, avessero intenzione di intraprendere la carriera politica. Verrebbe da dire che Luigi Gentili con questa opera riesce persino a precorrere i tempi per ciò che concerne l’ideale atteggiamento di un personaggio politico in considerazione di quello che sta accadendo nel mondo economico e finanziario.
COPERTINA Lo shock politicoPiù realisticamente si può asserire che gli attuali amministratori della cosa pubblica non sono, purtroppo, al passo con i tempi e l’autore cerca di mettere in risalto l’ottimale cammino che dovrebbe intraprendere la politica odierna. 

Quello che sta succedendo ai nostri giorni (soprattutto in Italia) è qualcosa di sconvolgente.

Oggi c’è una marcata globalizzazione che l’autore definisce foriera di un capitalismo olonico, ossia attività di sistemi, all’interno di altri sistemi, ove la politica è dettata da scelte internazionali.

Questa situazione, che meriterebbe di essere affrontata da personale altamente preparato, causa un accentuato caos (è interessante, in merito, analizzare quanto afferma sull’argomento lo stesso Gentili nel libro “Innovare il Management nell’Era del Caos”, scritto nel 2009) chiamato pure entropia,che sarebbe un disordine economico e finanziario del tutto ingovernabile.

Oggi, che l’economia corre più in fretta della politica, quest’ultima si arrocca su se stessa con i suoi sistemi obsoleti. A fronte di un’economia, infatti, che viaggia a ritmi (dettati per lo più dalla globalizzazione) vertiginosi, ci sono delle forze politiche che sembrano praticamente immobili e non sanno prendere di volta in volta le opportune tempestive decisioni. L’unica cosa che sanno fare in tali frangenti i politici è pensare al loro tornaconto personale: in questo modo la politica, in pratica, si blocca e nasce così l’antipolitica. Occorrerebbero pertanto dei veri leader di modo tale che, a fronte di una iper-economia, possa contrapporsi una iper-politica: bisognerebbe pertanto creare dei movimenti collettivi o partiti iper-moderni che, grazie alla loro flessibilità interna, fossero in grado di progettare sempre nuove scenografie ed affrontare con agilità il cambiamento.

Sarebbe opportuna una adeguata opera di leadership, intesa come arte di selezionare attentamente dei leader, possibilmente carismatici. Un leader è carismatico quando, ad esempio, in una situazione di crisi riesce immediatamente a trovare una soluzione. La politica, ovverosia la iper-politica, secondo l’autore avrebbe bisogno di intellettuali, in quanto solo loro sanno captare gli umori della gente in un determinato momento.
Con grande intuizione l’autore asserisce, altresì, che i politici o gli esperti di economia non dovrebbero essere degli assoluti specialisti: questi infatti rimangono molto spesso avulsi dal sistema in cui operano mentre (Gentili non lo dice ma appare comunque intuitivo), come afferma anche K. Christoff della University of British – Columbia, la “fantasia al potere”, darebbe ottimi risultati, per cui sarebbe meglio se un politico avesse, fra le altre, doti artistiche.

Gentili sottolinea inoltre che le risorse umane rappresentano l’elemento strategico per tutte le strutture che decidono di puntare sull’eccellenza. E’ attraverso l’abbattimento della burocrazia, valorizzando le persone, che le organizzazioni liberano le energie positive da impiegare in azioni di sviluppo. La ricchezza di una nazione dipende dalle proprie élite dirigenti, le sole che possono far invertire un trend di crisi.
Luigi Gentili e Maria Gravano

Ma che cos’è un’élite dirigente? Come nasce e come si evolve nel tempo? Che cos’è il “soft power”?

Secondo Gentili la cultura è essenziale per creare consenso:cultura che, ovviamente, rappresenta l’esatto contrario del culto che è invece tipico dei regimi dittatoriali. Quando dei valori ed un credo sono diffusi ed accettati in un gruppo o in una collettività, il potere coercitivo diventa inutile.

Il “soft power” (termine coniato dal politologo Joseph Nye) è basato sul consenso di potere fondato sulla comunicazione e sulla capacità di creare una visione dell’insieme che riesce a sostituire la coercizione con la mera e semplice emozione o attrattiva piuttosto che sull’esplicito potere economico.

La comunicazione è svolta dall’informazione che viene proposta all’interno dei centri culturali che delineano dei principi guida per creare adesione attorno ad una causa. Le istituzioni sociali come i partiti, la scuola, i media e le associazioni di vario genere diventano dei centri che irradiano delle idee e creano delle relazioni all’interno di tale rete.
Di enorme interesse è l’analisi che l’autore fa dei vari capitalismi nel mondo.

Si pone in rilievo, in particolare, il sistema produttivo, economico e finanziario dei paesi emergenti ove si evince che quello della Cina, in pratica, sta mettendo “in ginocchio” buona parte dell’economia occidentale. Si accenna, fra gli altri, al capitalismo della Germania che sembra funzionare perfettamente con una equilibrata commistione fra Stato, industrie e sistema bancario.

 

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