L’ultimo evento della nostra Milano fashion week: Cangiari

Cronaca di un incontro inaspettato

Ultimo giorno di fashion week milanese, sono circa le cinque del pomeriggio e i piedi iniziano a sentire, non solo il peso della giornata, ma dei chilometri percorsi nei giorni precedenti. Stanca e senza speranza vago alla ricerca dell’ennesimo indirizzo stampato sull’invito, fermamente convinta di trovarmi ancora una volta a dover annuire davanti all’ennesima collezione in grado di farmi apprezzare l’inverno. Meteoropatia nonostante.

Arrivo in Via Monte Santo 10, citofono, salgo le scale e sbuffo. Trovo la porta accostata, chiedo permesso ed entro in una realtà che, a pelle, mi sembra possa essere differente dalle altre visitate finora. Forse perché si tratta di un bene confiscato alla ‘ndrangheta? Sesto senso femminile.
Vengo immediatamente accolta da Vincenzo Linarello (presidente del gruppo cooperativo di imprese sociali GOEL) e rapita dalle sue parole: “nei versetti delle cantilene erano nascoste le istruzioni sull’ordine matematico di passaggio dei fili del telaio, segretamente tramandate per secoli di madre in figlia. Le maistre, per non lasciare che questa tradizione potesse diventare uno sterile segreto da portare nella tomba, decisero di rivelarle e cantarle, in alcuni casi, alle nostre nonne. Queste ultime le riportarono su carta (dando vita al più grande archivio di tessuti della tradizione grecanica e bizantina), ricostruirono i telai e ricominciarono a tessere, diventando le nuove maistre”.

Il grande dilemma a quel punto diveniva come poter assicurare un futuro longevo a questa tradizione. Così, nel 2009, dalla mission del Consorzio Sociale GOEL, con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana, della Camera di Commercio di Reggio Calabria e del Comune di Milano, nonché il tutoring di Santo Versace, nasce Cangiari.
In dialetto calabrese “cambiare”, con il claim “Beauty is different…”, si autoproclama il primo marchio di moda eco-etica di fascia alta in Italia. Le parole d’ordine sono: artigianalità, sostenibilità ambientale, legalità e equità. I capi sono realizzati con i telai a mano calabresi secondo l’antica tradizione di origine grecanica e bizantina.
Il punto di forza risiede nell’espressività del tessuto, che un telaio meccanico non potrebbe in alcun modo proporre o realizzare in quanto impossibilitato a cambiare in qualsiasi momento disegno, peso o filato.
Tutte le colorazioni, i filati e i tessuti in lana e cotone sono biologici e certificati GOTS, la seta è naturale e deriva dai bachi allevati nella loro terra.
Cangiari si prende cura delle fasce di popolazione più deboli, favorendo il reinserimento di persone con reali difficoltà sociali, fisiche, mentali che operano mossi da una causa di riscatto.
“Nella filiera tutti si battono contro le mafie e operano per lo sviluppo del proprio territorio, oltre che per l’integrazione lavorativa delle persone svantaggiate. L’attività di controllo è strettissima, condividendo tutto: dai documenti contabili alle scelte strategiche. Diversi soci sono stati già allontanati per motivi di eticità. Abbiamo la paranoia della legalità ma sempre con grande disponibilità al dialogo. Se da noi viene il figlio del boss a chiedere lavoro, la sfida va colta. Abbiamo fatto la scelta di non far entrare carcerati ammessi a misure alternative, preferendo promuovere l’autoimprenditorialità, aiutandoli. Il percorso di un anno per costruire insieme qualcosa, fiacca chi è in malafede. Abbiamo avuto parecchi casi: abbiamo aiutato a mettersi in proprio le persone animate da legalità e abbiamo scoraggiato i furbi. Nel territorio abbiamo avuto episodi di intimidazione sempre denunciati”.
Tutto questo si unisce ad un lavoro di ricerche stilistiche, sia sui tessuti stessi sia sul design degli abiti, che è tangibile nella collezione primavera/estate 2016 esposta.
La stilista Mariapaola Pedetta è tornata alla guida della comunità creativa di Cangiari, dopo aver curato le collezioni autunno/inverno 2011 e primavera/estate 2012.
Quest’ultima si è focalizzata sull’esaltazione dell’identità stilistica del brand e ha costruito l’intera collezione attorno al tessuto a mano e alle sue declinazioni creative, come essa stessa afferma.
‘Per disegnare la collezione sono partita proprio dal telaio a mano. Ho chiesto alle tessitrici di aiutarmi ad interpretare gli antichi disegni della tradizione in chiave moderna, andando oltre le linee rigide ed uniformi. Abbiamo intrecciato filati di spessore diverso mescolando i colori così che i toni non ne uscissero puri. Abbiamo ricamato e arrotolato i fili ed è venuto fuori un tessuto dal forte impatto contemporaneo.’
Per la donna Cangiari della prossima primavera/estate la designer afferma essersi ispirata ad una donna che nel passato parlava al futuro: Sonia Delaunay.
La collezione propone geometrie essenziali, disegni semplici e puliti, il focus resta sui tessuti e sulla sartorialità dei tagli.
Protagonista indiscussa la seta, affiancata dal cotone per quanto riguarda rifiniture e accessori. I ricami definiscono le trame e esaltano le cuciture a taglio vivo.
Linee sobrie ed eleganti assecondano i corpi, accennando saltuariamente il punto vita.
I colori di base neutri e naturali, alternati a quelli del mare e della terra: ruggine, rame, carta da zucchero, blu e nero.
I coprispalla rimangono i capi iconici della collezione, simbolo dell’unione tra il tradizionale e il contemporaneo, ovvero tra una tensione classica la cui essenzialità può trasmettere un senso di ritorno all’ordine contaminata  da lampi di assoluta contemporaneità.
Forse è proprio questa intenzionale contraddizione a trasmettermi l’idea della una nuova modernità della donna Cangiari.

Cangiari

Michela Pinci

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