Mauro Astolfi e il suo Carmina Burana

Mauro Astolfi e il  suo Carmina Burana

Sabato 9 gennaio, al Celebrazioni di Bologna assisteremo a Carmina Burana un’opera a ragione posta fra i migliori titoli nella panoramica della danza contemporanea mondiale. Nato dall’estro di Mauro Astolfi, uno fra più interessanti coreografi sulla scena internazionale per innovazione e ricerca costante, Carmina Burana viene presentato dalla compagnia  di danza Spellbound Contemporary  Ballet, di Roma,   da lui  fondata nel 1996 e tuttora sempre da lui diretta. Composta  da una crew dinamica e superbamente formata, lo Spellbound Contemporary Ballet si caratterizza per l’eccellenza dei suoi componenti, la cui  forza, grande energia insieme unite a una solida preparazione, ne fanno una compagnia altamente apprezzata ovunque si esibisca. L’opera finalmente approderà  nel capoluogo emiliano  dopo aver fatto tappa nei più grandi teatri di tutto il mondo ed avere riscosso un successo che dopo dieci anni ancora non conosce flessioni. Ho il privilegio di poter rivolgere alcune domande proprio a Mauro Astolfi, di seguito riportate.

La mia prima domanda è scontata  ma lo stesso te la pongo: Carmina Burana è uno spettacolo che piace e funziona bene da anni, come mai allora senti il desiderio di variarlo, è un’interrogazione continua fra te e il testo che si approfondisce col tempo; sei maniacale nella ricerca della perfezione (da bravo coreografo!) oppure – qui sono un po’ malefica- è dettata da necessità contingenti, visto che la crew cambia, e tu devi adattare la coreografia in base ai tuoi danzatori?

Trovo sinceramente che qualsiasi idea anche quella più riuscita e che possa dare più soddisfazione, nel tempo, vada in qualche modo rivista. Non ho purtroppo mai avuto una mentalità conservatrice, non mi piace conservare, ricordare, soprattutto affezionarmi alle cose anche quelle che hanno funzionato.  Sicuramente,   in questo forse c’è una  perversione  mentale-artistica (ride N.d.R.), non saprei come definirla ma… Carmina Burana aveva bisogno, secondo me per una serie di fattori di essere rivisitato, anche perché il mio linguaggio in qualche modo si è trasformato come se  Carmina Burana che era una creatura viva e pulsante che   ha continuato a crescere  attraverso gli anni, aveva bisogno di nuove cure e attenzioni. Io penso sempre a una produzione… come una cosa che di fattori di essere rivisitato … a una cosa, a un lavoro che…”ok ha funzionato  la teniamo lì, tanto ha successo in tutto il mondo e tutti applaudono” comunque  in qualche modo va reinterpretata, perché sono cambiate tante cose, è cambiato il mondo   attorno e la stessa opera per non farla diventare un pezzo da museo – secondo me – le si deve concedere la  possibilità, di avere una sorta di   seconda vita.

Nei  Carmina Burana di Orff, la musica è stata consequenziale al testo – a distanza di parecchi secoli – per un danzatore però la musica  ha la preminenza; per te, in questo contesto, cosa funziona di più  “prima la musica e poi le parole” o che cosa altro? So che gli autori  sono diversi, non solo Orff quindi.

Non credo che ci sia un lavoro preminente sulla musica. La musica  sicuramente è un fattore importante è tessuto emozionale, è una cornice, un punto di vista d’osservazione completamente diverso, ma… non pongo mai i due aspetti, diciamo,  quello prettamente musicale o la parte coreografica, o scenografica o quella relativa all’illuminazione come delle cose a sé dove una prevale o ha più importanza, o diventa il tema principale.  Credo che ci siano un insieme di fattori, tutti quanti vanno considerati e alla fine quello che ne esce è l’alchimia, il dosaggio, l’armonia tra le varie parti, credo questo!

Secondo te che sei l’artefice di questo gioiello, quali sono i punti cardine dello spettacolo che non devono sfuggire allo spettatore? Come si deve guardare il tuo Carmina Burana e cosa non si deve perdere di vista, nell’insieme?

Allora non c’è veramente nessun suggerimento che darei a uno spettatore  di come porsi  rispetto a Carmina Burana, o forse uno che in generale mi piace dare a tutti: non aspettarsi nulla e di goderne senza aspettarsi di dover capire,  ma di essere un po’  come attraversati da un vento che per qualcuno  è piacevole, per qualcuno è piacevolissimo,  per  qualcuno   insignificante e per qualcun altro è fastidioso. Cercare di dare un consiglio al pubblico di come porsi rispetto a un lavoro,  significa già dire in qualche modo cosa si deve cercare di cogliere e percepire e  questo credo che ucciderebbe qualsiasi rappresentazione  artistica, non sarebbe più spettacolo dal vivo, ma sarebbe anche questa una canzone, un libro  qualcosa che è stato fatto e che rimane così. Ritorniamo un po’ al primo concetto: la bellezza della danza, soprattutto, sia di fare in modo che chiunque guardandola, possa ricavare qualcosa, anche mille significati diversi uno dall’altro.

Perfetto: era quello che volevo sentirti dire! Insomma  ogni opera produce un effetto diverso  a seconda di chi la fruisce, non c’è scampo!  La danza però è anche una disciplina  piuttosto severa (vale anche per chi ha la pretesa di raccontarla!) ma quando tu  selezioni i danzatori con cui lavorerai, quali sono i criteri che  segui?  Quali elementi cerchi in loro?

Allora    non cerco elementi particolari a parte quelli ovvi che credo siano importanti per tutti: avere una condizione fisica,  sempre che un profondo interesse, una predisposizione…una grande predisposizione appunto, artistica generale…  credo sempre che la qualità fondamentale sia la persona che un po’…per dirla con una frase che a me sta molto cara di William Forsythe che diceva: “io non cerco danzatori che vogliono danzare ma danzatori che non possono non danzare” penso che in questa frase sia contenuta un pochettino tutta quella che è sempre stata poi l’essenza della ricerca  e anche della volontà di mantenere nel corpo di ballo della compagnia un danzatore. Avere poco interesse per quello che si fa… farlo soltanto per lavoro, anche se chiaramente lo si fa per lavoro, non produce poi quella magia che è caratteristica di quegli artisti e  di quei danzatori che appunto non possono non fare quello che fanno.

INFO

Prevendite biglietti presso la biglietteria del Teatro IL Celebrazioni in Via Saragozza, 234 a Bologna (apertura dal lunedì al sabato ore 15.00 – 19.00), presso il Circuito VIVATICKET-CHARTA, i punti d’ascolto delle Iper Coop e il Circuito TICKETONE, oltre alle prevendite abituali di Bologna e con carta di credito su www.teatrocelebrazioni.it.
Per informazioni: 051.4399123 – info@teatrocelebrazioni.it

Daniela Ferro

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