Milano celebra finalmente Keith Haring

Milano celebra finalmente Keith Haring

MILANO – Se vi trovate o vi recherete nel capoluogo lombardo non potete perdervi la rassegna dedicata all’artista americano Keith Haring, a Palazzo Reale fino al 18 giugno 2017, con oltre 100 opere, molte delle quali di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia, provenienti da collezioni pubbliche e private americane, europee ed asiatiche.

L’obiettivo della mostra è quello di far conoscere Haring, andando oltre la lettura più immediata e, talvolta, semplicistica, delle sue opere; possiamo così comprendere aspetti della sua figura, che solitamente passano in secondo piano; egli è solitamente associato all’essere un artista-attivista, divenendo simbolo di una controcultura sociale e politica impegnata su temi appartenenti al suo tempo ma ancora oggi attuali: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere.

Il suo impegno di artista si traduce in immagini riconoscibili immediatamente come sue, in uno stile inconfondibile. Ma questa componente sociale nelle sue opere e la semplicità grafica della sua produzione artistica, hanno determinato la scarsa considerazione dei punti di partenza del suo processo creativo e delle riflessioni critiche da cui scaturisce la sua arte; densa di attualità e di una componente socio-politica nonché umana, Haring attua anche un confronto con i linguaggi del passato, in un’ammirazione verso i maestri che lo hanno preceduto (Pollock, Dubuffet, Klee, i calchi della Colonna Traiana, i dipinti del Rinascimento italiano) ma, come accade ai migliori artisti, è riuscito a non restare ancorato alla tradizione storica ma ne ha assimilato la lezione senza rimanerne vincolato; questo confronto con il passato è evidenziato nel pervcorso espositivo grazie alla presenza di alcuni artisti che lo hanno ispirato.

Nato in Pennsylvania nel 1958, si trasferisce a New York nel 1978, iscrivendosi alla School of Visual Arts ma il suo terreno d’azione saranno la strada e la metropolitana: progressivamente, attraverso azioni illegali, Haring cominciò a lasciare i suoi graffiti negli spazi vuoti e nei sotterranei underground, tanto che l’artista fu più volte arrestato; diverrà così protagonista indiscusso del graffitismo.

Ben presto si va definendo il suo vocabolario di immagini, bidimensionali, simil cartoni animati, definite da un segno lineare, contorni netti e semplici, da colori brillanti: i messaggi che condensano risultano immediati; sono questi, infatti, gli elementi fondamentali necessari alle opere urbane che devono imporso attraverso un impatto e una percezione immediata.

Tra i suoi personaggi più famosi troviamo il “bambino radiante”, a quattro zampe che emana raggi (poi realizzato anche in versione adulta); figure sintetiche simili a pittogrammi, raffiguranti dischi volanti che emettono radiazioni su animali, mostri metà uomini e metà computer, bambini tecnologici, uomini-lupo; attraverso il suo vocabolario Haring sembra metterci in guardia contro i rischi della società dominata dalla tecnologia e dal denaro, in grado di schiavizzare gli uomini.

Capolavoro di Haring in Italia è il murale “Tuttomondo” a Pisa, 180 metri quadrati di superficie, ultimo capolavoro pubblico nell’estate del 1989, realizzato pochi mesi prima che l’AIDS lo uccidesse, a soli 31 anni. L’esplosione di colori si trova ancora oggi (“protetto” da un vetro) sulla parete esterna della Chiesa di Sant’Antonio Abate, dove viene celebrata la pace e l’armonia attraverso trenta figure legate tra di loro.

Sapevate che anche Roma avrebbe potuto “custodire” due sue opere? Sì, è giusto parlare al passato perchè non esistono più da qualche anno. I primi graffiti romani di Haring risalivano al 1982, posizionati sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni e vennero “ripuliti” nel 1992 in occasione della visita in città di Gorbacev.

Oltre a queste “tracce”, Haring aveva realizzato un murale sei metri per due, sulle pareti trasparenti del ponte sul Tevere, nel tratto Flaminio-Lepanto della metropolitana A. Niente da fare, l’amministrazione comunale nel 2001 ha cancellato tutto, perchè, a quanto pare occultava la vista sul fiume.

Poco prima di morire, l’artista ha fondato la Keith Haring Foundation, allo scopo di sostenere le organizzazioni a favore dei bambini e della lotta contro l’Aids.

Keith Haring. About Art
mostra a cura di Gianni Mercurio

Milano, Palazzo Reale
21 febbraio 2017 – 18 giugno 2017

Per maggiori informazioni visitate il sito della mostra

 

Keith Haring

 

Giulia Chellini

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