Borgo Pinti: Noe’s Moustache a Firenze

Le giornate passano nel Borgo Pinti e non si fanno scrupoli nel dimostrare ogni qual tipo di stravaganza. La gente mi urla dalla finestra e appena mi vede, sgraziata, alzare la testa per sporgermi attraverso le lunghe sbarre del mio castello naif, palpita di gioia riconoscendo in me un fido compare di malefatte. Sarà per il mio ghigno scomposto e scaltro o sarà per la mia indistinguibile passione per alcool amari, ma si accendono come lampadine, incuriositi. Sotto la finestra, proprio l’altra sera, illuminata dalla pallida luce del display del cellulare, due giovani iniziano a gridare, a cercarmi e, senza neppure accorgermene, mi ritrovo con loro, nel pluri decantato jazz club a sorseggiare Bourbon amaro, al retrogusto barricato di jazz. Un fremito, un sax e un pelato con la barba di Noè al piano. Niente di più.

I nostri visi rilassati sono illuminati dalle flebili luci di lampioni cobalto che non avevo mai visto se non nei vicoli colorati di Montmatre, a Parigi.

I giochi di luce mettono a lustro quel sudato scantinato sotto le assi del mio parquet. Poi una saetta ci folgora, ci fissiamo intensamente, scrutando ogni piccolo dettaglio in mezzo a quella foschia blu e si inizia a parlare di sogni. Ognuno fa sfoggio dei più sgangherati desideri, con tono di sfida, intavolando una gara invincibile sulle nostre conoscenze. Si passa dal parlare di contratti discografici fino a Stockhausen e il suo maledetto concerto per elicotteri. Dopo qualche decina di minuti, concedendoci una pausa, usciamo dal locale e messo un piede fuori una debole pioggia ingemma i nostri capelli di piccole e preziose gocce. Scintilliamo di cuore e d’aspetto come avvolti da un’aura positiva irripetibile. Non siamo più noi, ma solo un contorno, una pellicola plasticosa che scrupolosamente protegge il nostro interno.

Borgo Pinti.

Borgo Pinti

Eugenia Pasquinelli
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12 Responses to "Borgo Pinti: Noe’s Moustache a Firenze"

  1. Antonio Bramclet
    Antonio   12 Dicembre 2015 at 20:11

    Brava Eugenia. Testo sintetico ma molto evocativo. Spero di leggere altre cose tue.

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  2. Alessandra   13 Dicembre 2015 at 19:21

    Mi interessa il Burbon amaro al retrogusto barricato di Jazz!

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  3. Raffaella   13 Dicembre 2015 at 22:32

    É una folle suggestione musicale! Bellissimo!
    Voglio sapere come continua

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  4. Luca   14 Dicembre 2015 at 14:46

    Testo davvero intrigante e carico di emozioni. Belle foto !

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  5. Lamberto Cantoni
    Lamberto cantoni   14 Dicembre 2015 at 14:57

    Mai letto la storia di una sbornia scritta con tanta eleganza.
    Se continui così la lega anti alcol ti farà causa.

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  6. Marisa   15 Dicembre 2015 at 20:36

    Bellissimo!! Che belle atmosfere parigine, brava Eugenia!

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  7. franco   15 Dicembre 2015 at 20:40

    Originalissimo, very good!!

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  8. marisa   15 Dicembre 2015 at 20:43

    Belle atmosfere!! Brava Eugenia!!

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  9. Maria Vittoria   15 Dicembre 2015 at 22:35

    Brava Eugenia. ..artista in una famiglia di artisti…continua così …genio ribelle

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  10. claudia   16 Dicembre 2015 at 00:24

    “Non siamo più noi, ma solo un contorno, una pellicola plasticosa che scrupolosamente protegge il nostro interno.” Stupendo! Eugenia sei bravissima! Complimenti!

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  11. Giuseppe   2 Aprile 2016 at 08:27

    Bello stile. Un p`o alla Boris Vian ma in Italiano…

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  12. Elman   2 Maggio 2016 at 12:51

    Sembra un trip questo racconto . Era difficile non proiettarmi nella atmosfera cosi dettagliata.
    Complimenti alla scrittrice. Promette dell’gran talento.
    PS. ghigno+pelato+concerto di elicotteri= perfection

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