Pitti Uomo 2014. Il nostro punto di vista

Pitti Uomo 2014. Il nostro punto di vista

Interventi di: Cecilia Iommi, Chiara Piperni, Cinzia Leggieri, Diana Izzo, Ewa Banas, Fausta Padula, Francesca Perrotti, Martina Iannessa, Pablo Cermeno, Martina Benincasa, Sara Della Corte, Valentina Montanaro, Veronica Bellucci.

Cecilia Iommi fotoPITTI UOMO: IL LUOGO DI CULTO DELLA MODA MASCHILE
Testo di Cecilia Iommi

Pitti Uomo, la fiera primogenita di Pitti Immagine, arriva al suo 86esimo compleanno e non sembra sentire affatto il peso degli anni che passano. È da sempre una delle più importanti vetrine mondiali del fashion maschile e, a ogni edizione, non perde occasione per innovarsi e sorprendere i visitatori, i buyer e gli addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo.
Il Pitti Uomo non è solo una fiera dunque, ma è qualcosa di più. Rappresenta, per le aziende, un’opportunità di crescita, un momento di condivisione del proprio lavoro con colleghi di altre nazionalità e culture, un evento all’insegna della passione e della dedizione per un mestiere. È un’occasione unica soprattutto per i giovani designer che hanno bisogno di far conoscere le proprie creazioni ai top buyer internazionali, obiettivo per il quale occorre una vetrina capace di offrire la possibilità di esprimere, attraverso le collezioni, il proprio modo di vedere l’uomo che verrà.
A questo proposito, la Fondazione Pitti Discovery, in collaborazione con L’Uomo Vogue e GQ Italia organizza “The Latest Fashion Buzz”. Un progetto dedito a valorizzare i più talentuosi e promettenti fashion designer internazionali di moda maschile.
“The Latest Fashion Buzz punta a offrire supporto e visibilità ai designer di prêt-à-porter e accessori che lavorano su un nuovo concetto di modernità, nell’ambito sia del formale che dell’informale di ricerca.” afferma Agostino Poletto, vice-direttore generale di Pitti Immagine. Modernità e ricerca sono infatti i punti cardine della collezione firmata da Edmund Ooi, un giovane stilista malesiano, presente al Pitti per la prima volta proprio in questa selezione di emergenti. Uno stile inconfondibile tra fantasia e realtà, tra classico e moderno, caratterizza la sua prima collezione in vendita. Ed ecco che entra in gioco la dichiarazione d’intenti di Agostino Poletto. La visibilità internazionale e la creazione di una propria rete di contatti, di buyer e di clienti sono, infatti, requisiti fondamentali per chi, come afferma lo stesso Edmund Ooi, vuole introdursi nel fashion che conta e il marketing fieristico è il modo migliore e più efficace per raggiungere questi obiettivi. Non a caso, lo stilista vincitore di molti premi come designer emergente, oltre a Parigi e Copenhagen, ha scelto proprio Firenze e il Pitti Uomo per cercare di ampliare le proprie modalità di vendita, che attualmente sono limitate ad uno shop online e ad alcuni store nel Regno Unito.
Il Pitti Uomo è una manifestazione di massima importanza per i giovani quindi, ma anche per brand affermati, anche per chi rappresenta la leadership, da molti anni ormai, del made in Italy, come Brunello Cucinelli. “Per noi il Pitti è importante perché rappresenta una vetrina sul mondo. A parte la presenza dei grandi buyer americani, tedeschi e inglesi, per noi è fondamentale ricevere un feedback sulla collezione da parte del cliente italiano.” confessa un responsabile dell’azienda umbra, presente al Pitti fin dai primi anni novanta.
Il Pitti Uomo, quindi, è un patrimonio al quale la moda internazionale e l’economia italiana non possono assolutamente rinunciare, e non sono solo gli organizzatori a dirlo o i brand che vi partecipano, ma i numeri. L’ultima edizione si è chiusa con numeri notevolmente in crescita e feedback molto positivi. In totale sono stati oltre 30000 i visitatori complessivi (8% in più rispetto alla scorsa edizione), tra qui ben 19000 compratori (+5%) e oltre 1500 giornalisti provenienti da tutto il mondo, segno che nonostante l’ascesa di internet e del web marketing, la manifestazione fieristica rimane di gran lunga il metodo preferito dal mondo della moda maschile.

PITTI EXPERIENCE
Testo di Chiara Piperni

Ping Pitti Pong, era questo il tema della stagione estiva 2015 di Pitti Immagine Uomo, l’appuntamento più importante per la moda maschile presentata a Firenze dal 17 al 20 giugno 2014. Un tema focalizzato sullo sport intrecciato all’eleganza della moda uomo; un mélange tra dinamismo, ricercatezza e colori, ambientato nella Fortezza da Basso a Firenze.
La mostra era articolata in cinque aree a loro volta suddivise in dodici sezioni, ognuna delle quali aveva un nome che rappresentava il mood degli stand lì presenti.Da uno stile più classico e tradizionale, fino ad arrivare all’avanguardia e alle novità dei giovani talenti, gli espositori di questa edizione erano 1.090 dei quali 433 provenienti dall’estero.
Le tendenze veicolate dalle varie sezioni erano tre: classico, informale, avant-guarde.
La prima grande area si rivolgeva al nuovo gentleman, un uomo sofisticato e sobrio vestito da giacche e abiti di cotone e lino; tra i nuovi tessuti compariva il disegno floreale, il principe di Galles e stoffe a quadri. Il secondo settore, invece, era per l’uomo informale, al quale venivano proposti dei look “sporty-chic”; questi capi erano caratterizzati da materiali moderni, tessuti traforati, stampe e felpe hi-tech. Infine, l’ultima zona era destina all’uomo futuristico; un incrocio tra design e alta sartorialità per uno stile elegante e internazionale. L’aria che si respirava al Pitti era ecclettica e raffinata. I brand delle tre aree mostravano le loro creazioni e, consapevoli dell’importanza di questa manifestazione, erano pronti a rispondere a qualsiasi domanda riguardo ai loro prodotti.
Nel settore avant-guarde, ho avuto il piacere di parlare con Michaël Azoulay, creatore del marchio American Vintage; questo brand, nato nel 2005 a Marsiglia, prende ispirazione dalle strade di tutto il mondo. Il suo stile è puro e originale ed è sempre alla ricerca di nuovi materiali, come il cotone Supima: un cotone a fibre lunghe caratterizzato da resistenza e morbidezza. Michaël Azoulay ha definito il Pitti “l’excellence italienne”, un appuntamento di notevole importanza per dare visibilità al marchio. Lo stilista ha inoltre affermato che questa manifestazione è il salone dell’uomo più importante d’Italia, alla quale ha partecipato per tre edizioni; una vetrina internazionale e di grande referenza. American Vintage è possibile trovarlo in più di venti paesi di tutto il mondo, e l’obiettivo di Michaël Azoulay è di aprire una boutique monomarca in Italia, dato che al momento ha avuto modo di mostrare le sue creazioni in grandi store come Pandemonium a Roma o Brian&Barry a Milano.
Nella zona informale tra i nuovi talenti ho incontrato il creatore di Sangue, un nuovo brand nato nel 2012 in Puglia che fonde l’arte e lo stile metropolitano, attraverso stampe originalissime. Dopo il grande successo della scorsa stagione, l’ideatore del marchio ha deciso di partecipare nuovamente al Pitti per dare visibilità alle sue creazioni, definendo questa esperienza una “sfida”, poiché la moda non è il suo unico interesse. Infatti, Sangue si occupa anche di arte contemporanea, serigrafie e stampe d’arte, e nasce proprio in un laboratorio di stampa artigianale. L’arte è il punto di riferimento di questo nuovo marchio e la si può trovare nelle t-shirt, in puro cotone, dove sono rappresentate le serigrafie ispirate alla natura, con peperoni, melanzane e carciofi. Sangue ha anche partecipato a Capsule, un evento che si svolge a Parigi presso la Cité de la Mode, ed espone le creazioni di designer indipendenti e progressive brand. Grazie alla visibilità del Pitti, il brand pugliese è sbarcato sui siti di vendita on-line e il suo prossimo obiettivo è di aprire un negozio in Italia.
Il Pitti è stato un’esperienza fantastica, un “melting pot” di stili classici, artigianalità e creatività. In qualsiasi angolo della mostra si potevano ammirare uomini e donne ben vestiti e con abiti originalissimi; un trionfo di buon gusto e innovazione.
Il Pitti Immagine Uomo è il punto di riferimento per le tendenze della moda maschile ed è il trampolino di lancio per moltissimi marchi; una manifestazione originale e frizzante alla quale spero di poter partecipare nuovamente.

foto_cinziaFIRENZE, CASA DEL FASHION
Testo di Cinzia Leggieri

Alla Fortezza da Basso di Firenze si è concluso Pitti Immagine Uomo n.86, appuntamento leader nel mondo per la moda e il lifestyle maschile: un’edizione davvero straordinaria grazie anche alla concomitanza con Firenze Hometown of Fashion, il programma di eventi speciali dedicato al 60esimo anniversario del Centro di Firenze per la Moda Italiana.
Pitti Uomo e Firenze, di edizione in edizione, sono diventati il punto di riferimento scelto dalle migliori aziende italiane e internazionali per la presentazione di progetti speciali e nuove collezioni, e per il lancio di strategie globali all’apertura della stagione. E aumentano anche le richieste per presentare progetti studiati in modo specifico per il salone, attraverso cui intercettare i top buyer e la stampa internazionale.
I dati di chiusura riportano numeri in crescita e feedback molto positivi: l’affluenza finale ha fatto registrare un aumento del 5% nel numero totale dei compratori, che hanno raggiunto quota 19.000 presenze. Si tratta del miglior risultato delle ultime edizioni estive, dovuto al costante progredire dei compratori esteri, ma anche ad una confortante ripresa del mercato italiano, che registra addirittura un +8% delle presenze.
Tra i brand internazionali presenti lo storico marchio londinese di luxury outerwear, Aquascutum, che già lo scorso anno aveva scelto Pitti Uomo come piattaforma d’elezione per lanciare a livello internazionale, a stampa e top buyer, la sua collezione uomo A/I 2014-15. “E’ un momento molto eccitante per il nostro brand” ci racconta nel suo perfetto inglese britannico Elise Hamer, Marketing&PR Executive. “Stiamo lavorando fortemente per rilanciare la filosofia di Aquascutum, da sempre legata a qualità, artigianalità, cura del dettaglio e vestibilità”. E di un vero rilancio si tratta, viste le recenti vicissitudini che lo storico marchio british ha dovuto affrontare, prima nel 2011 quando, di fronte al rischio di fallimento, è entrata in amministrazione controllata, e poi nel 2012, quando è stata definitivamente acquisita da YGM, trading company con base ad Hong Kong.
E’ una storia che colpisce quella di Aquascutum, specialmente se analizzata in parallelo con quella del suo diretto concorrente, Burberry. Entrambi britannici, entrambi divenuti celebri per i loro impermeabili: il primo impermeabile Burberry risale al 1856, mentre Aquascutum fu fondata addirittura cinque anni prima, nel 1851, sempre a Londra. Da allora sono successe molte cose ed entrambi i brand hanno incrociato le star di Hollywood: Humphrey Bogart indossò un trench Aquascutum in Casa Blanca e in seguito il brand fu scelto da Cary Grant e da tantissimi altri attori, oltre che da politici come Winston Churchill e Margaret Thatcher. Un simbolo di eleganza e stile, insomma, per definizione intramontabile. Ma che, come dicevamo, ha dovuto affrontare non poche difficoltà, a differenza del sempre più forte e competitivo Burberry. Due destini paralleli che dovrebbero diventare oggetto di discussione tra gli studiosi di marketing e comunicazione.
“La nuova collezione maschile è contraddistinta da un’eleganza senza compromessi, che passa dal formale al casual senza mai perdere di vista la propria identità” aggiunge Hamer. “Ed è l’identità il nostro concetto chiave: ecco allora il trench coat, il nostro capo iconico, declinato, secondo il gusto contemporaneo, in nuovi colori e materiali.”
Italia Independent, la giovane azienda di eyewear e abbigliamento, ritorna a Firenze, dopo alcuni anni di assenza, con un progetto speciale: “il Pitti non è un luogo dove bisogna esserci a tutti i costi, ma quando si hanno dei contenuti e una storia da raccontare” sostiene Marco Tolentino, Direttore Marketing&Comunicazione.
“Quest’anno siamo qui con Tailor-Made, un programma di personalizzazione degli occhiali dedicato alla rete all sale ottici. Quando si parla di customizzazione si pensa subito a qualcosa di estremamente caro e inarrivabile; noi ci proponiamo di mettere a disposizione di tutti dei prodotti unici, non trovabili altrove. Così un piccolo ottico di provincia può decidere di ordinare 25 unità di un prodotto personalizzato e totalmente dedicato alla sua clientela; l’occhiale diventa allora non solo un oggetto da vendere ma anche uno strumento di comunicazione.”
In occasione dei 60 anni del Centro di Firenze per la Moda Italiana, Italia Independent ha creato la Unique Edition for Pitti Immagine Uomo, occhiale da sole in 60 esemplari numerati, che riporta sull’astina esterna lo skyline di Firenze. “Firenze è una città meravigliosa e il Pitti è il simbolo di ciò che in Italia si fa di bello” continua Tolentino, “Noi facciamo occhiali che bisogna toccare. I nostri clienti possono realizzare in stand la propria Unique Edition, avvalendosi della consulenza di uno dei nostri migliori designer. Partecipare al Pitti è un’occasione unica per far vivere una piccola esperienza”.

385781_2610959327511_619920272_nIL MARKETING FIERISTICO NEL 2014: PITTI IMMAGINE UOMO 86
Testo di Diana Izzo

Dal 17 al 20 giugno si è svolta a Firenze, presso la Fortezza Da Basso, l’ottantaseiesima edizione di Pitti Immagine Uomo, la più importante fiera italiana per la moda maschile e punto di ritrovo per stampa, fotografi e buyer internazionali. Anche quest’anno la fiera si è contraddistinta per la scelta attenta e l’alta qualità dei marchi proposti, capaci di rappresentare al meglio e di valorizzare l’antica tradizione del Made in Italy a livello mondiale.
Quest’edizione di Pitti Uomo è stata davvero sensazionale perché si è svolta insieme a Firenze Hometown of Fashion, ricco programma di eventi organizzati per celebrare il sessantesimo anniversario del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Non a caso, è stato registrato un aumento consistente del numero di visitatori e di compratori, sia italiani che stranieri, segno che Pitti Uomo continua ad essere un appuntamento fisso ed imperdibile per il sistema moda italiano, ma che sta anche diventando sempre più un evento internazionale. I brand di moda maschile presenti in questa edizione erano moltissimi e variegati, da quelli storici e già conosciuti fino ad arrivare a quelli più giovani e innovativi. Inoltre, presso l’Arena Strozzi era presente anche un padiglione dedicato alla donna, Pitti W, quattordicesima edizione di un progetto espositivo che coinvolge settantacinque marchi internazionali e che punta a presentare novità e proposte speciali per la moda donna, a dimostrazione del fatto che il Pitti cerca di espandersi e di evolversi di volta in volta. Presente in questa edizione anche Alternative Set, un programma di eventi, performance ed installazioni opera di designer affermati o emergenti.
Partecipare in prima persona a Pitti Immagine Uomo è stata un’esperienza nuova e sorprendente, che mi ha portato a riflettere su questa storica fiera di moda e, in generale, sul ruolo che oggi riveste nell’ambito del fashion system, non solo italiano ma anche mondiale.
Ho avuto l’occasione di intervistare alcuni marchi che hanno preso parte a questa edizione del Pitti e che mi hanno raccontato la loro esperienza fieristica: ho così appreso dalle loro parole la valenza che il marketing fieristico ha nel sistema moda al giorno d’oggi. Il primo marchio che ho intervistato è stato Paul & Shark, brand di sportswear ispirato al mondo dello yachting e lanciato sul mercato negli anni Settanta, che partecipa al Pitti da più di vent’anni perché ritiene che sia una manifestazione molto importante e ben organizzata, che soddisfa sempre le aspettative di pubblico. Secondo il brand, quest’ultima edizione di Pitti Uomo ha visto la partecipazione di molti più compratori e questo dato è significativo poiché vuol dire che i buyer, sia italiani che esteri, stanno tornando a credere nel Made in Italy. Per Paul & Shark il Pitti è una buona vetrina, soprattutto adesso che il marchio si sta concentrando sul rilancio e il riposizionamento della collezione uomo, che in questo momento è il core business dell’azienda (anche se la collezione donna non è abbandonata). L’attuale posizionamento del brand nel mercato dello sportswear è già alto, ma ora l’azienda sta puntando a posizionarsi anche su una fascia alta dell’abbigliamento maschile casual, diventando così un brand di lusso total-look e andando a toccare quell’uomo sportivo che vuole allo stesso tempo essere sempre ben vestito, che ama il Made in Italy e l’alta qualità dei materiali. A questo scopo, nel mese di maggio sono stati aperti cinque nuovi store in Italia, in località estive rinomate come Capri, Porto Cervo, Ischia e Taormina, molto frequentate anche da turisti stranieri, che apprezzano il marchio. Inoltre, in concomitanza col Pitti c’è stato un restyling dello store di Firenze, sito in via Strozzi, che è stato inaugurato il 18 giugno con un evento “cerimonia”. Il brand, infatti, ritiene che il restyling degli store sia una cosa importante per il riposizionamento del marchio e ha svelato che il prossimo sarà per lo store di Milano. Per quanto riguarda la comunicazione, il marchio Paul & Shark è tornato ad investire sulla stampa, a livello cartaceo, perché gli fornisce visibilità, anche su quei quotidiani, periodici e magazine non strettamente settoriali.
Al momento il Pitti è la sola fiera presa in considerazione dal brand; ci sono altri progetti futuri, ma si tratta di cose work in progress che verranno realizzate valutando il movimento di riposizionamento che il brand sta attuando e il riscontro che avrà. Altro marchio che ho avuto il piacere di intervistare è stato Brunello Cucinelli, per il quale Pitti Immagine Uomo è il luogo dove si può vedere il vero gusto dell’uomo italiano, europeo, occidentale. Cucinelli prende parte al Pitti da più di vent’anni e ritiene che ancora oggi sia fondamentale esserci perché il Pitti è una vetrina sul mondo: a parte la presenza dei grandi buyer stranieri, per il marchio umbro, che ha una lunga tradizione sartoriale, una filosofia improntata all’eccellenza tipica del Made in Italy e un posizionamento alto sul mercato, è importante avere un feedback positivo sulla collezione da parte del cliente italiano. Pitti Uomo è l’unica fiera a cui il marchio Cucinelli partecipa da sempre, perché la considera la manifestazione di moda per eccellenza. A livello di comunicazione, il marchio attualmente punta inoltre sulla stampa e le pagine pubblicitarie e su pochi eventi legati alla presentazione delle collezioni. Ho avuto modo di intervistare anche due nuovi marchi presenti a quest’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo: Edmund Ooi e Licia Florio. Il primo brand è molto giovanile ed estroso e si rivolge proprio ad un giovane uomo, dalla forte personalità, che vuole avere un qualcosa di particolare nel suo abbigliamento. Per Edmund Ooi è stata la prima partecipazione al Pitti: lo stilista pensa sia un’ottima opportunità per far conoscere il brand, soprattutto perché al momento è presente solo in negozi che si trovano in Inghilterra e a New York e online, ma punta ad espandersi anche in Italia. Licia Florio, brand innovativo con un posizionamento medio-alto, partecipa invece al Pitti già dal lancio della sua prima collezione uomo, avvenuto quattro anni fa. Per questo marchio il Pitti, nell’ambito della moda maschile, è la fiera più importante a livello mondiale, per cui partecipare è un ottimo punto di partenza per la presentazione della collezione. Di qui la scelta di non prendere parte ad altre manifestazioni o fiere oltre Pitti Immagine Uomo, e di puntare sugli showroom, sulla stampa e sull’organizzazione di eventi per la comunicazione del brand.
Grazie alla mia visita e a queste interviste sono riuscita a farmi un’idea del ruolo predominante che il Pitti ed il marketing fieristico svolgono attualmente nell’ambito del sistema moda: nonostante Pitti Immagine Uomo sia una manifestazione storica, con una lunga tradizione alle spalle, ha saputo ben rinnovarsi ed evolversi nel corso del tempo, adattandosi alle mutate esigenze del mercato e ai cambiamenti del mondo della moda e della società. Un esempio è costituito dal lancio di e-pitti.com, una piattaforma innovativa, caratterizzata da un’accattivante grafica e ricca di contenuti, che permette ad espositori e buyer di realizzare direttamente online il proprio business.
Ciò che non è mutato nel tempo è l’obiettivo di Pitti Immagine Uomo: selezionare e presentare prodotti di alta qualità e innovativi. La fedeltà a questa mission ne ha fatto progressivamente un evento immancabile per il sistema moda e imperdibile per i marchi d’eccellenza: essere al Pitti significa mostrare, esibire la propria qualità e farla conoscere e riconoscere dal mondo intero. Pitti Immagine Uomo ha concretizzato un’idea moderna di fiera commerciale, intesa come evento di ampio respiro internazionale, che indica in anticipo tendenze e cambiamenti del gusto.

Ewa BanaśIL MONDO DEGLI UOMINI E LA LORO DONNA – FIRENZE
Testo di Ewa Banas

THIS IS A MAN’S WORLD, THIS IS A MAN’S WORLD” le prime parole della canzone di James Brown sarebbero ideali per descrivere Pitti Immagine Uomo. Un evento semestrale, la manifestazione della moda maschile che si svolge a Firenze. “THIS IS A MAN’S WORLD, THIS IS A MAN’S WORLD / BUT IT WOULD BE NOTHING, NOTHING WITHOUT A WOMAN OR A GIRL“.
La città di Firenze. Il capoluogo del Rinascimento, in cui il numero di monumenti per ogni m2 supera la media nazionale di qualsiasi altro paese. La culla dell’arte e dell’archittettura. Firenze. Una città che ha sempre giocato un ruolo culturale importante non solo nell’arena italiana ma anche internazionale. I più grandi geni sono nati qui, i più grandi geni si sono ispirati a Lei. Danti Aligheri, Giovanni Boccaccio, Nicolὸ Macchiavelli, Donatello, Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Michelangelo, Gucci, Pucci, Ferragamo. I grandi uomini. Gli uomini straordinari. Firenze. La sede di Pitti Imagine Uomo. Un evento nato da un motivo commerciale. Dove non si recano solo gli espositori, i buyers, i produttori di tessuti e gli stilisti ma anche i rappresentanti delle maison di lusso, i bloggers, i paparazzi e la gente che vuole entrare a far parte di questa grande rassegna. L’ 86 edizione con le collezioni primavera-estate 2015 ha riunito i 30 mila buyers, i 59 mila metri quadrati di superficie espositiva, i 1030 marchi , di cui 377 marchi esteri e i 52 presentati al Pitti per la prima volta. E Il numero degli uomini ben vestiti al m2?
Il Pitti Uomo è un evento orientato alla vendita, che rende più facile stabilire contatti d’affari ed è il centro nevralgico per le tendenze del prossimo anno, l’ attenzione dei media e dei partecipetanti si concentra principalmente nella parte esterna. Gli affari si svolgono dentro le sale e lo spettacolo invece nella piazza principale e nelle strade della città. C’è un flash dopo un altro, tutti vogliono uscire nelle foto che fra pochi minuti gireranno tutto il mondo. Allora quale è l’immagine della fiera? Il Pitti è la grande fiera della vanità oppure una fiera con una valenza importante nel sistema moda?
Atmosfera. “Quando sono entrato nello spazio della Fortezza da Basso mi sono sentito come al Coachella Valley Music Festival in California. Il Pitti ha quell’atmosfera veramente particolare e unica. Il pubblico è diverso da quello delle fashion weeks. Le dimensioni della fiera sono spettacolari, il numero dei brand è cosi grande che la visita di tutti gli stand è quasi impossibile” amette Gianluca, il buyer italiano presente alla manifestazione per la prima volta. Nel labirinto di stand espositivi si puo trovare ogni tipo di personaggi: i boscaioli scandinavi, i gentelman inglesi, i rock hasyd, i dandys. I personaggi presi dai libri di Dickens si mescolano con i camerieri con prosecco, i giornalisti con le fotocamere e i buyers con le cartelle. Ognuno di loro ci è venuto per i motivi diversi, ma ciὸ che hanno in comune e la gioa di poter osservare la gente o parlare di affari durante questa grande festa della moda.
Internazionalità. Il Pitti Uomo da fiera solo italiana è cresciuto come evento internazionale che invita gli alltri paesi alla partecipazione. Lorenzo fa parte del pubblico di Firenze durante ogni edizione, gli piace che il Pitti si sia evoluto: “per me è l’occassione di vedere i nuovi trend non solo dall’ Italia, ma di capire come lavorano gli altri produttori in Europa, in Asia. Voglio approffitare di questo momento in cui in un unico luogo sono riuniti i migliori uomini designer e produttori, oltre che i < meglio vestiti>”. Durante le ultime edizioni si nota un chiaro flusso di clienti dall’Europa all’Asia. Quest’ anno è la Korea del Sud che è stata invitata alla partecipazione. Grazie ad una cooperazione di entrambi i paesi, il brand Ordinary People puὸ presentarsi nell’ arena europea: “per noi è un’onore mostrare i nostri progetti durante il Pitti. Ci siamo per la prima volta ma già sappiamo di voler tornare. Vediamo che il nostro stand piace ai visitatori e siamo sicuri di stabilire diverse collaborazioni ”. Per alcuni brand stranieri è gia una tradizione appartenere al gruppo dei venditori: “In Europa siamo presenti solo durante il Pitti, questo evento è da anni nel nostro calendario espositivo, e a Firenze abbiamo trovato il pubblico giusto per il posizionamento del nostro brand” dichiara il public manager di Issai, un’ agenzia d’origine statunitense.
Made in Italy. Per gli stranieri la manifestazione è un’occasione di guardare come lavorano gli italiani. La rapprasentante della marca Ressurection ammette di guardare molto attentammente gli altri: “Il Made in Italy è conosciuto nel tutto il mondo, la nostra presenza è l’opportunità di osservare la capacità tecnica e il fare a mano degli italiani”. Anche la blogger spagnola Dora è impressionata da questo fattore: “vedo la tradizione della quale prima stavo solo leggendo, è la vera moda fatta su misura, credo che tutti possiamo imparare molto dagli italiani. Mi piace questa formula”.
Skouting. Da una parte si possono incontrare i grandi brand come Kiton, Ermenegildo Zegna, Jeckerson, Peroni i grandi nomi come la sartoria Brunello Cucinelli, e dall’altra parte i nuovi stilisti che rappresentano la moda più alternativa. Gli organizzatori di Pitti cercano di promuovere nuovi talenti e danno loro un’ occasione di presentarsi accanto ai grandi. “Who’s on the next” è una di queste iniziative grazie a cui il Pitti è diventato una piattaforma che unisce la tradizione con lo stile moderno e le nuove technologie. Fabi, che è venuta al Pitti per la terza voltà, sembra molto agitata: “in un unico posto posso trovare i marchi più classici e rinomati ed i brand nuovi all’ inizio del proprio percorso nel mondo della moda. Ci vengo perchè la moda maschile presentata al Pitti e nelle strade fiorentine mi dà l’ispirazione per il mio stile femminile. È un occassione unica da visitare ogni sei mesi, e la sua atmosfera mi stimola durante i mesi sucessivi”.
È vero che il Pitti è diventato “The Vanity Fair”?
La vita cittadina ha sempre catturato l’attenzione, i mercati, la gente sono stati i soggetti delle opere di Telemaco Signorini, pittore fiorentino. Oggi il suo ruolo lo hanno preso i paparazzi. Le foto scattate durante la manifestazione sono presenti in tutti i portali di moda. Cosa rappresentano? Gli uomini. Probabilimente in nessun altro luogo c’è l’occasione di fotografare uomini così eleganti. È vero che il Pitti ha l’aspetto del teatro di strada, in cui i protagonisti desiderano i loro 15 minuti di celebrità. Ma è veramente semplice, se vuoi far parte dello spettacolo, lo fai, se no, puoi occuparti solo degli affari. La molteplicità della fiera determina che tutti raggiungeranno i propri obiettivi. Per il blogger Mike, quest’ edizione è stata la prima, ma rispondendo alla domanda se verrà ancora l’anno prossimo, dice con un grande sorriso che gli piacerebbe e spiega: “perchè è uno spettacolo unico, perchè la presenza qui segna l’inizio della nuova stagione, perchè è l’avvio di un nuovo ciclo di business, perchè Il Pitti come nessun altro evento sa approfittare dell’ atmosfera della città che lo accoglie”. La sua opinione è senza dubbio vera. Le sfilate con le passerelle maschili non sono presenti solo allo spazio fieristico e davanti alla Fortezza, tutta la città fa parte del festival della moda. L’atmosfera, l’internazionalità, il Made in Italy e lo scouting, tutto riempie il panorama fiorentino. <THIS IS A MAN’S, A MAN’S, A MAN’S WORLD / BUT IT WOULD BE NOTHING, NOTHING WITHOUT A WOMAN OR A GIRL> Le strade parlano in lingue straniere, i vicoli si trasformano in dipinti dai vestiti colorati. Si vede il contrasto tra l’arte d’altri tempi, i dipinti, le sfumature dei palazzi, le chiese, Il Duomo con l’arte moderna – la moda che vive grazie agli uomini di Pitti. Il contarsto tra l’ immutabile ed il trasformabile. I grandi uomini. Gli uomini straordinari. Firenze ha fede nella moda. Ne hanno fede anche tutti i visitatori, i buyers, i nuovi venditori, i brand presenti da più edizioni, le marche straniere, le maison rinomate, i bloggers, i paparazzi ed i protoganisti delle loro opere. C’è sicuramente un po’ di narcisismo in tutto questo e forse il Pitti è una fiera tinta di vanità, ma con il ruolo predominante nel sistema moda e con un’importanza a livello globale.

immagine mywhereLA POLVELIERA ASIATICA. COREA DEL SUD, IL NUOVO GIAPPONE DELLA MODA? COREA DEL SUD MADE MY PITTI. LA TIGRE ASIATICA RINNOVA IL POST-ATOMICO GIAPPONESE
Testo di Fausta Padula

Atmosfera alla « Midnight in Florence ». Al Pitti gli incontri sono meno interessanti rispetto ai Picasso, Dalì e Hemingway della versione parigina. Una fuga disperata dalla moltitudine di dandies fittizi nelle loro giacche a quadri e inquietanti pantaloni alla Brigitte Bardot. Augurandosi di evitare l’Oscar Wilde di turno, ci s’inoltra all’interno degli spazi espositivi, con la speranza che la sofisticatezza, l’artigianalità e la continua innovazione del Made in Italy riescano a cancellare la riluttante immagine di quelle caviglie scoperte. La delusione riaffiora in quell’alternarsi di ambienti pseudo-californiani, brand-surfisti e superate sartorie napoletane d’inizio secolo. L’idea della Fortezza da Basso, quale mausoleo del design e delle tendenze future, svanisce in pochi metri.
Fortunatamente, la claustrofobia da stile impolverato e sogno americano si affievolisce in coincidenza con il passaggio del vero motore di qualsiasi avvenimento fieristico : i buyers. I più eleganti ed allo stesso tempo discreti, senza rincorsa dei flash in stile blogger, i detentori del vero potere avanzano in piccoli gruppi silenziosi e seri. I compratori, solitamente di nazionalità asiatica, ad ogni entrata negli stand, trasformano con un solo sguardo l’animo degli espositori, nel cui volto si legge tutta l’ « ansia da prestazione » di cui stanno soffrendo durante l’inchino. Da questa riflessione scaturisce l’input di guardare il Pitti Uomo da una prospettiva diversa, con gli occhi più a mandorla. Da sempre calati nel ruolo di compratori, invece, può essere interessante analizzare il ritorno economico e d’immagine per un brand asiatico nell’esporre a Firenze.
Ed eccola, la boccata d’aria fresca che ci si aspetta da un evento moda: la Corea del Sud, guest nation dell’ottantaseiesima edizione. Collocata nella Polveriera, la celebrazione dei 130 anni di rapporti commerciali tra Italia e Corea, e la presentazione di un Paese che nelle ultime stagioni si è distinto per la ricerca stilistica. Beyond Closet, Byungmun Seo, J Koo, Münn, Ordinary People, Resurrection e Roliat ; a cui si aggiungono gli altri brand delle sezioni principali come Bastong, Westage e Ze_Quun. La sensazione è quella di immersione in un tempo ed uno spazio a sè stanti : dai frenetici padiglioni centrali alla calma di un giardino zen, dalla calca di giornalisti alla ricerca dell’intervista a visitatori silenziosi ed estasiati davanti alle creazioni, dallo stile riviera romagnola esterno alla geometria ed ai tagli di sapore giapponese. La Corea, il Giappone del nuovo millennio? Dopo aver rivoluzionato la concezione di moda negli anni ’80 con il « Post-atomico » ed aver ispirato il minimalismo dei ’90, il Sud-Est asiatico si riconferma trendsetter d’avanguardia.
Focalizzati su target giovani, non tralasciano l’eleganza della sartorialità. Beyond Closet dello stilista Tee Young rielabora il classico e i capispalla militari, cercando di raggiungere l’internazionalità attraverso l ‘ Idiel showroom di New York e la partecipazione a fiere di settore.
Ma il divario più evidente con il sistema moda italiano è rappresentato da un altro marchio. Mentre in Italia il passaggio dal diploma in moda al lancio di un proprio brand sembra essere infinito, l’ex assistente di Tee Young è presente nella stessa location con la sua nuova azienda : Ordinary People. Stupisce per la sua riservatezza e umiltà, presidiando il suo stand in uno stato euforico. Jong Heyong Ched ha lo sguardo emozionato del giorno della laurea, mentre racconta di esporre al Pitti per la prima volta. Descrive con orgoglio i dodici punti vendita in Corea, e l’evento fiorentino come una prova del nove per non incorrere in investimenti azzardati. Cerca di testare il mercato europeo, auspicando in un riscontro positivo da parte di compratori e pubblico. L’obiettivo è consentire alla sua impresa di pianificare un eventuale inserimento nel mercato attraverso il retail diretto e non solo limitato alla vendita online. Alle sfilate milanesi preferisce la più pragmatica manifestazione toscana, durante la quale è meno complicato relazionarsi con gli acquirenti ed allo stesso tempo analizzare la concorrenza. Non è intimorito dagli altri designer di Seoul, convinto della sua intuizione vincente : un tessuto che contenga l’aspetto della pelle e la plasticità del nylon, attraverso un insieme di poliestere e neoprene. « Look at people can be seen at the walk. People always desire to be special. I think there is not any ordinary people because everyone has special emotions. Ordinary people is for people with extraordinary emotions in the ordinary life »(Guardate la gente che potete vedere per strada passeggiare. Le persone hanno sempre il desiderio di essere speciali. Penso che non ci sia nessuna persona comune, perché ognuno ha emozioni particolari. Ordinary People è per le persone con emozioni straordinarie nella vita ordinaria) afferma Jong Heyong Ched.
Quando si gira lo sguardo verso lo stand successivo, si comprende che il fumo delle mega-installazioni, i cocktail party, il marketing esperienziale ed i personaggi famosi brandizzati delle grandi firme servono a poco se il contenuto non ne è all’altezza. Resurrection con i suoi prodotti su un semplice appendiabiti contiene un alto concentrato di originalità senza bisogno di inutili orpelli decorativi. Forse deviata dallo spirito da designer, fino a quel momento avevo trovato dei prodotti che singolarmente avevano attratto la mia attenzione, ma non uno stile uniforme che nella sua totalità fosse stato di mio gusto, o quantomeno innovativo. Come spiega la responsabile della comunicazione per l’area europea, questo marchio del 2004, invece, rappresenta la rottura delle convenzioni restrittive dell’abbigliamento maschile, ne rivoluziona i canoni estetici perseguendo una maniacale attenzione al dettaglio degna degli artigiani fiorentini. Conosciuta all’estero soprattutto per la linea di occhiali da sole venduta nei departement store, la designer Juyoung Lee presenta le sue collezioni nello showroom di New York ed alle principali esposizioni in città quali Firenze, Las Vegas, Berlino, Pechino, Shangaii e Parigi. Il mood del buio e delle silouette geometriche e scultoree le hanno permesso di vestire anche celebrità come Marilyn Manson ed i Black Eyed Peace. Molto presente sulla carta stampata internazionale, in particolare tramite gli editoriali, vanta numerose collaborazioni con stylist di tutto il mondo. Firenze è la porta d’ingresso in un’area in cui non gestisce ancora una rete di vendita diretta, puntando all’ingresso sul mercato italiano soprattutto attraverso i concept store, più aperti all’estetica di streatwear e concettualismo del brand. La novità per la stagione 2015 è l’apertura al colore, ottenuta tramite la collaborazione con l’artista Uzu Emperor (Imperatore dello spazio), a cui affida il progetto grafico per una capsule collection di canotte. Il binomio arte-moda, che respiro di sollievo !
All’uscita dalla Polveriera, con l’anima da stilista finalmente appagata, i tavoli da ping pong e le racchette assumono una valenza diversa. Il tema guida di Pitti 86 conferma involontariamente le mie intuizioni, scegliendo di celebrare lo sport nazionale cinese. Ma siamo pronti a giocare a ping pong con la Corea del Sud? La vincente « impugnatura a penna » degli asiatici nel tennis da tavolo sta trovando un suo corrispettivo di successo anche nel campo della moda ? La necessità di reinventarsi e di uscire dagli schemi è sfuggita a quell’Italia nostalgica del passato, rinchiusa nella continua ricerca del « Cortigiano » perfetto. Vive di rendita il nostro Paese, sale sul piedistallo ormai instabile della civiltà romana, del Rinascimento, del Barocco, senza rendersi conto che il passato glorioso implica delle aspettative maggiori, e di conseguenza maggiori sforzi nel raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma l’Italia è pigra e mondana, il Sud-Est asiatico rapido, proiettato al futuro ed al contempo meticoloso.

FRA PEROTTIPitti Uomo
Testo di Francesca Perotti

Fiera in latino significa “giorno di festa”. Definizione questa che calza a pennello per Pitti Uomo, l’evento fiorentino più atteso dell’anno.
Il Pitti, infatti, non è solo una grande fiera in cui due volte l’anno i grandi stilisti del momento espongono le loro collezioni, ma è anche un’occasione di festa. Firenze cambia letteralmente volto grazie all’ondata di eventi collaterali organizzati durante la fiera come mostre, aperitivi, concerti e inaugurazioni.
Quella di quest’anno è stata un’edizione da record come ci ha fatto notare l’addetta stampa di Paul&Shark: “Sono più di 20 anni che partecipiamo a questa grande fiera che per noi rappresenta un’ottima vetrina e una grande occasione per presentare le collezioni, in particolare quest’anno che il numero di compratori sia italiani che stranieri è aumentato del 5%. E infatti per questa edizione i dati parlano da soli: 1.090 marchi più 75 collezioni donna per Pitti W, 30 mila visitatori, 19.000 compratori.
Anche Licia Florio, proprietaria insieme al fidanzato del marchio L’F, sostiene che partecipare al Pitti sia una grande opportunità. “Partecipiamo al Pitti da quando è nato il marchio, circa 4 anni fa. A livello mondiale è la fiera più importante quindi essere qui è un’ottima vetrina e un’occasione per acquisire nuovi clienti”. Sono in molti a puntare sul marketing fieristico e a testimoniarlo è una ricerca effettuata da Eurisko presso le aziende manifatturiere italiane dei settori meccanico, tessile e abbigliamento la quale conferma, appunto, come la fiera sia lo strumento di marketing e comunicazione principale per le imprese.
Insomma Pitti si conferma così una grande vetrina, grazie alla quale le aziende possono inserirsi all’interno del mercato e che le agevola offrendo loro numerosi vantaggi come acquisire nuovi clienti, conoscere la concorrenza e avere una chiara immagine delle nuove tendenze.

PicsArt_1402663010445PITTI 2014: VETRINA MIGLIORE DI SEMPRE
Testo di Martina Iannessa

Gli eventi speciali dedicati ai 60 anni del centro di Firenze per la Moda Italiana sono stati un punto di forza in più per l’edizione numero 86 di Pitti Uomo che è andata in scena dal 17 al 20 giugno con oltre 1090 aziende riunite per l’esposizione. Ma non si tratta solo di esposizione: dal design allo spettacolo, dall’arte alla musica, dalla creatività allo sport, il Pitti è un avvenimento che avvalora sempre più il concetto che oggi fare fiera equivale a fornire spunti e stimoli che vanno oltre il mero momento espositivo.
Tutto questo lo dimostrano i numeri decisamente in crescita pubblicati dal sito ufficiale di Pitti Immagine: è stato registrato un aumento del 5% dei compratori, che hanno raggiunto quota 19.000 presenze. Si tratta del miglior risultato delle ultime edizioni estive, con un totale di oltre 30.000 visitatori complessivi di Pitti Uomo e Pitti W.
Gli stessi espositori si dicono soddisfatti dell’immagine che il Pitti dà della loro azienda, come dichiarato dal brand di lusso italiano di scarpe artigianali Sutor Mantellassi, presente in fiera da tre stagioni consecutive, e da Paul & Shark che ritiene che il Pitti di quest’anno sia un’ottima vetrina proprio per la presenza di maggiori buyers rispetto agli altri anni. Stesso parere emerge intervistando gli addetti allo stand di Brunello Cucinelli, l’imprenditore la cui filosofia ha dato vita ad un’azienda di moda che mira al bene dell’uomo prima che al bene economico. Qui ci dicono che il Pitti è un posto dove si può vedere il vero gusto dell’uomo occidentale quindi, partecipando quasi da sempre, ritengono che l’evento sia fondamentale al loro mercato poiché permette di ricevere feedback da clienti di tutto il mondo.
È la prima volta invece per il designer malese Edmund Ooi, che ammette di essere davvero emozionato per questa grande opportunità di presentare al Pitti la sua prima collezione composta da 15 look che puntano a rompere i confini dell’abbigliamento maschile. Il suo target dice, è di certo un pubblico giovane che vuole esplorare ciò che non ha mai provato sin’ora.
Insomma pur partecipando ad altri importanti eventi di moda, sia italiani che esteri, la gran parte dei brand ritiene che il marketing fieristico del Pitti sia di rilevante importanza per la propria economia e che l’organizzazione sia una delle più efficienti.

Foto CarnetPitti Uomo 86
Testo di Pablo Cermeno

Giugno, l’ultimo mese della primavera, trasforma Firenze e i suoi visitatori in moda. Come diceva Henry James: “tutto a Firenze sembra colorato di un tenue violetto, come vino diluito”.
Pitti Uomo 86, dal 17 al 20 giugno, ha messo in mostra l’eccellenza delle aziende: nuovi accessori, alta qualità dei prodotti e grandi marchi che hanno trovato nuove forme di espressione, unendo moda e sport. Tutti alla ricerca di una vetrina, come diceva il manager per l’Italia di Desigual, “più visibilità per il marchio e per i prodotti, più vendita. Siamo qui per mostrare la nostra collezione per ció che rappresenta Pitti in Italia”.
Parole che possono lasciare spiazzati, senza sapere cosa pensare o cosa rispondere. Ma, che significato ha per una azienda internazionale come Custo, Gaudi, Superga, Desigual e tante altre essere presenti da Pitti?
Il manager di Custo Barcelona da tre risposte: esito ogni volta che sono a Firenze; visibilità per il marchio Custo e per la moda spagnola; supporto ai clienti italiani del marchio.
Ma che rappresenta Pitti all’interno della moda italiana?
Pitti mostra alcuni marchi che non possono essere presenti a Milano (per calendario o per budget) e chiaramente non vanno a Roma (destinata all’Alta Moda). Per questi marchi c’è Firenze, dove tutto sembra piu casual, e tutti gli stili si incontrano. Dal marchio di magliette divertenti come Happiness a La Martina, da Gas Jeans a ZZegna. Alcuni sfilano a Milano, New York o Madrid, ma tutti erano a Firenze. È importante anche la storia di Firenze all’interno della moda italiana. Qui hanno sfilato Valentino, Roberto Cappucci, e tanti altri; qui nascono grandi aziende come Gucci, Salvatore Ferragamo, Roberto Cavalli ed Emilio Pucci. I grandi pellettieri sono a Firenze.
Per questo l’Italia è un Paese di moda, perchè ci sono tre diverse città per mostrare la moda al mondo. Per questo in Italia c’è aria di moda.

189711_4407291994004_993320773_nLUBIAM VIVE LA SUA CRESCITA IN SMOKING
Testo di Piera Benincasa

Luigi Bianchi nel 1911 in via Pietro Fortunato Calvi al numero 11 a Mantova, inaugura la sua Primaria Sartoria Luigi Bianchi- Confezione Uomo e Abiti Tailleur per Signora. Lubiam è oggi una delle poche realtà italiane la cui conduzione è ancora in mano alla famiglia del suo fondatore.
La Mission aziendale si fonda sul costante impegno nella ricerca, nell’innovazione, nella sperimentazione continua e nella volontà di proporre prodotti di qualità assoluta, mantenendo come punto fermo un Made in Italy d’eccellenza. Lubiam è attiva nelle politiche di “Corporate Social Responsability”, mettendo sullo stesso piano la qualità dei suoi prodotti e l’attenzione per le Risorse Umane e l’amore per l’arte. Azienda “Family Friendly”, capace di creare valore aggiunto sia a livello produttivo che per le persone. Molteplici sono le azioni attivate dal gruppo: l’orario flessibile del partime e l’apertura dell’asilo nido avvenuta nel 2010.
Per la famiglia Bianchi il Pitti di Firenze è un “palcoscenico internazionale” che permette di trasferire l’azienda e i suoi prodotti da quest’ultima ad ogni tipo di cliente; partecipare al Pitti significa essere protagonista nelle nuove linee di tendenza per le stagioni prossime. Secondo il Gruppo Lubiam il Pitti negli ultimi anni ha cambiato veste, da semplice luogo di scambi commerciali, è diventata sempre di più punto d’incontro tra le diverse figure attive nel mondo della moda: produttori, buyer, clienti fino ad arrivare ai Fashion Blogger.
Al Pitti uomo 86 Luigi Bianchi Mantova presenta la nuova collezione 4/2015, nata da una costa e approfondita ricerca dei tessuti di alta qualità con finezze diverse e con un fit impeccabile e perfetto per esaltare il vestito su misura. Lo smoking rivisitato è il punto di forza per la prossima stagione, due sono le varianti, abito da giorno con colori forti e pattern in tartan e giacca deostruita in tinta capo, fanno si che per la prima volta un’azienda riesca a creare uno smoking giovane lavato e trattato.
Il Gruppo Luigi Bianchi Mantova sta portando avanti sempre di più il suo processo di internazionalizzazione attraverso l’apertura di nuovi retails monomarca in India e in Cina. Mediante questa strategia di posizionamento di mercato, Lubiam nei primi sei mesi di questo anno ha generato un incremento del fatturato pari 13%, e punta a chiudere il 2014 con un trend di crescita che si attesta tra il 15% e il 20%.
L’uomo Lubiam è elegante, esigente, ama la sartorialità italiana, è attento alla qualità delle materie prime e grazie al connubio delle trame e delle fantasie classiche con come il tartan interpretate da colori forti, sa essere sfacciato, sportivo e amante del rischio.

sara della corteIL PITTI ED IL MARKETING FIERISTICO HA UNA VALENZA PREDOMINANTE NEL SISTEMA MODA?
Testo di Sara Della Corte

L’evoluzione del sistema fieristico italiano negli ultimi anni ha acquistato sempre più importanza come settore economico in sé, centrato sulla fornitura di servizi alle imprese e dotato di una propria dinamica imprenditoriale. Il settore espositivo del belpaese mantiene un ruolo di leadership nel confronto internazionale, sia per quanto riguarda le dotazioni strutturali dei nostri poli espositivi, sia con riferimento alle performance in termini di numero di eventi organizzati e ospitati, superfici espositive impegnate, numero di espositori e di visitatori accolti ogni anno.
È in questo quadro che va in scena l’86° edizione di Pitti immagine uomo (17- 20 giugno 2014), manifestazione di riferimento per tutto il comparto uomo. Anche quest’anno la manifestazione cuore pulsante del fashion system ha scelto come location, per presentare i trend della p/e 2015, la fortezza del basso. La culla del rinascimento italiano accoglie il pubblico della moda con una serie di eventi collaterali per festeggiare il 60esimo anniversario di Firenze come “Hometown of fashion” mettendo in campo tutta una serie di eventi e appuntamenti. Dall’inaugurazione del salone presenziata dal premier Renzi all’esibizione di Bocelli fino all’apertura delle porte del museo Gucci e molto altro ancora. Il ruolo del salone come punto di riferimento sulla scena internazionale è dimostrato dai numeri delle aziende e dalle richieste di partecipazione, in continuo aumento a ogni edizione. In questa 86esima edizione sono circa 1090 i marchi espositori e più di 30.000 visitatori. Per comprendere al meglio l’importanza di una manifestazione come il Pitti possiamo analizzare due grandi modisti del made in italy che hanno deciso di partecipare: Tesi e Borsalino. Le origini di Tesi risalgono al 1850 con la produzione e commercio di trecce e cappelli di paglia fiorentina. La loro è una realtà già consolidata all’interno del panorama italiano. Per quanto riguarda il target di riferimento, Tesi infatti collabora con grandi nomi della moda italiana per cui ha un tipo di produzione che risponde alle esigenze di un mercato attuale. Di conseguenza, attraverso l’uso di determinati modelli riesce a captare un pubblico ben preciso. Ad oggi il suo obiettivo è coniugare tradizione e modernità attraverso la ricerca di materiali non sempre reperibili. Questa è la prima volta che partecipa al Pitti in quanto vorrebbe aprirsi e farsi conoscere da altri settori oltre a quello del cappello. Borsalino, azienda alessandrina che produce cappelli da più di 150 anni, si distingue per la cura per il dettaglio, la lavorazione pregiata e lo stile dei suoi copricapo. Oggi il marchio è sinonimo di Made in Italy nel mondo e fiore all’occhiello della città.
Partecipa al Pitti immagine uomo da trent’anni unica eccezione l’84 esima edizione a causa dei tempi troppo ristretti. Borsalino espone le sue creazioni ad altri due eventi fieristici: “Première classe” e “White” ritenendo che questo sia il modo più efficace per avere maggiore visibilità.
Il Pitti è una piattaforma importante per entrare in contatto con nuovi clienti, italiani e soprattutto internazionali, e godere quindi di una maggiore visibilità. Ma non solo, grazie a questo salone si ha la possibilità di confrontarsi con i vari brand concorrenti del made in Italy. Le fiere, con qualifica internazionale e nazionale, sono strumentali e strategiche alle politiche settoriali per lo sviluppo delle esportazioni e per l’internazionalizzazione delle imprese.
In conclusione, Pitti è un evento unico nel suo genere. Ha di fatto la capacità di unire industria e politica, pubblico e privato, città e imprenditori, moda e cultura è un faro in grado di illuminare non solo la toscana ma l’interno belpaese a discapito di un mondo sempre più agguerrito a combattere le manifestazioni della moda italiana.

Valentina MontanaroPING PITTI PONG
Testo di Valentina Montanaro

Dal 17 al 20 giugno si è tenuta l’86° edizione di Pitti Uomo, la più importante kermesse fieristica della moda internazionale. Tantissimi gli stand che hanno popolato la vasta area della Fortezza da Basso per anticipare la moda uomo della primavera estate 2015.
Pitti si ripropone come leader indiscusso di promozione nel mercato della moda con la presenza di circa 1030 brand Pitti Uomo, a cui si aggiungono 70 collezioni di Pitti Donna. Vi era un numero molto elevato di compratori, accorsi numerosi da tutto il mondo, come Giappone, America ed Europa. Tema del Pitti era il Ping Pong, dato che tra le proposte vi erano molte che abbracciavano il mondo dello sportswear e del casual. Tra le aziende presenti ho notato nomi conosciuti e moltissimi brand emergenti (non solo italiani) a dimostrazione del fatto che il Pitti ha avuto, e ha tuttora, molta influenza sulla veicolazione delle tendenze.
Proprio per questa ragione ho voluto esaminare questa tendenza, sempre più importante, del marketing fieristico e le ragioni che spingono le case di moda, ad investire sul Pitti. Ho intervistato, con altre mie colleghe, cinque brand presenti molto dissimili tra loro. Tra questi ve ne è uno emergente, Edmund Ooi, con la sua prima partecipazione al Pitti. Marchio d’abbigliamento uomo, nato in Belgio, che per la prima volta ha deciso di esporre i suoi capi al Pitti. Ha dichiarato di voler dare una personalità e una propria qualità al suo brand, investendo su una manifestazione che secondo loro potrebbe essere una buona opportunità per crescere. Ma solo col tempo vedremo se il pitti ha dato i suoi frutti! Quello che più mi ha colpito è stato lo stand di Brunello Cucinelli, forse il più grande tra quelli presenti. Non per niente hanno dichiarato che per loro il pitti è la fiera più importante al mondo, davvero fondamentale. Alla domanda riguardante il marketing fieristico hanno risposto: “Per noi essere qui è fondamentale perché è una vetrina sul mondo. Ci sono i più grandi buyer americani e non solo, anche avere il feedback sulla nostra collezione da parte dei clienti italiani ed europei è fondamentale.” Entusiasti della manifestazione, e fedeli alla fiera da oltre vent’anni, non nascondono di non partecipare ad altre manifestazioni che non siano il pitti. Un altro stand che avevo interesse di intervistare è stato il marchio Sutor Mantellassi, scarpe di lusso interamente fatte a mano, con pellami pregiati e ricercati. Ecco cosa ne pensano loro del marketing fieristico:” Sicuramente è importante, è una fiera in cui non si scrivono tanti ordini, ma è importante per l’immagine e per fare contatti con i clienti che poi vengono portati nello showroom per poi scrivere gli ordini.” Sono circa 4 anni che vi partecipano e anche loro si ritengono soddisfatti dell’immagine che il Pitti dà.
Da queste interviste e anche dalle altre che ho effettuato, ho potuto constatare che il fenomeno fieristico nella moda è ancora molto forte e importante. Le aziende ritengono che il Pitti sia una grande vetrina aperta sul mondo e che sia necessario investire, e continuare a farlo nel tempo, per essere sempre più conosciuti e apprezzati. Per concludere è stata un esperienza stupenda, in cui ho compreso che per far continuare a vivere un azienda o un marchio, bisogna mettersi in gioco sempre e non smettere mai di lottare. Perché la moda non è fatta solamente di abiti e scarpe, bisogna saperli esibire ed esporre nel migliore dei modi. Questo il Pitti lo sa ben fare.

IMG_106150618569443RIMINI, RIMINI, RIMINI DONNE, MUSICA, VARIETÀ, CIBO, AMORE E SOGNI DELLE GENTI DI ROMAGNA
Testo di Veronica Bellucci

E’ con questo spirito che Happiness presenta la sua collezione per il prossimo inverno a Pitti immagine uomo.
Happiness nasce come brand culto per giovani, celebrities e appassionati di moda di tutto il mondo. Realtà imprenditoriale e commerciale consolidata, rappresenta una precisa idea di stile, una filosofia culturale e un obiettivo puntuale di mercato, ovvero proporre collezioni originali, attuali e posizionate in punti vendita di fascia alta. Creazioni ispirate alle nuove tendenze di costume, all’attualità metropolitana e alla cultura contemporanea.
Le caratteristiche del prodotto sono alla base del rapido successo del brand, una collezione minimal di capi in cotone e jersey potenziata da una vastissima scelta di stampe. Grafiche originali che spaziano dal vintage americano alla cultura rock’n’roll, dalle opere di artisti underground agli slogan ironici, messaggi che spesso attingono agli accadimenti dell’attualità. Una proposta creativa eterogenea ma identitaria che permette scelte adeguate allo stile di ogni negozio e dei suoi consumatori finali. Caratteristica che ha permesso, oltre che una rapida crescita in termini distributivi, riconoscibilità e lettura precisa del DNA del brand. Un’esplosione di colore, energia e spensieratezza che danno vita a performance sopraffine capaci di coinvolgere un pubblico sempre più ampio. Questo è Pitti Immagine Uomo per Happiness. La manifestazione più significativa alla quale partecipa ora, per la quarta volta.
Il titolo dell’evento di quest’anno è Rimini, Rimini, Rimini e racconta l’attaccamento del marchio alla sua terra in una visione che si fa emozione, festa.
E’ vita a Firenze, da Happiness, dove ogni giorno sale sul palco l’Orchestra Spettacolo Casadei in omaggio al 50esimo Anniversario di “Romagna Mia”. Sulla pista da ballo insieme a Pamela Prati, Valeria Marini, le star di “Ballando con le Stelle” c’è lo speciale corpo di ballo composto da Fabrizio Graziani, Simone Pigliacelli, Giada Giacomoni e Ilaria Segoni . E ancora, è festa con le piade preparate da Serena Grandi e il cabaret esplosivo dei Minimondo di “Avanti un Altro”: Claudia Ruggeri, Paola Caruso, Daniel Nilsson, Leonardo Tricarico e Mirko Ranu’.
E’ festa anche per i bimbi sostenuti da “Trenta Ore per la Vita” di Lorella Cuccarini che racconta l’esperienza straordinaria della Onlus da lei fondata e promossa.
“Un omaggio appassionato e ironico alla terra che tutti abbiamo sentito nostra almeno una volta e che li si che ci si diverte“. Dichiara Yuri Scarpellini, designer del marchio, e continua: ”E le vacanze a Rimini. Perché Rimini in Italia é questo. E’ la sabbia che sembra che il mare non arrivi mai. La collina, la disco, sudore e giovinezza. Dici Casadei e dici festa, ovunque, un sorriso che ti balena davanti e mette allegria. E la piada che ora é “street food”. E il cabaret e le ballerine dei varietà televisivi, le prime prorompenti soubrette, ora memoria collettiva. Per questo Rimini non é Rimini, é almeno tre volte, é Rimini, Rimini, Rimini”.
Una cultura diventata presto solo e semplicemente italiana.

Redazione

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