Sebastião Salgado, un atto d’amore verso la terra

Sebastião Salgado, un atto d’amore verso la terra

NAPOLI – Genesi, ultimo grande lavoro del fotografo Sebastião Salgado, in mostra al Pan dal 18 Ottobre 2017 al 28 Gennaio 2018

La mostra è nata da un viaggio durato 8 anni alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti del Pianeta. Curata dalla moglie Lélia Wanick Salgado su progetto di Contrasto e Amazonas Images. Frutto della collaborazione di Civita Mostre con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, che ha già consentito di realizzare al Pan altre importanti mostre di fotografia (Steve McCurry e Helmut Newton).

L’occhio dello spettatore è mosso dallo uno sguardo appassionato del fotografo. Salgado in questa mostra tende a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta. La necessità di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi. Si fa promotore di un rispetto che accoglie la natura e tutto quello che ci circonda. Salgado invita i suoi ospiti a conquistare una nuova armonia e avvicinarsi di più alla madre terra. Il suo è un viaggio alle origini del mondo per preservare il futuro del pianeta.

Sebastião Salgado

La mostra è composta da 245 immagini che trasportano lo spettatore in un itinerario fotografico di grande bellezza. Salgado è considerato il principe del bianco e nero ed anche questa volta le sue immagini utilizzano al meglio la grande potenza di questa tecnica.

Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le terre in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta SudI Santuari della Natural’AfricaIl grande Nordl ‘Amazzonia e il Pantanàl. 

La mostra è ripartita in foto di incantevoli paesaggi susseguite da immagini di animali, entrambi immortalati nel loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe, iguane e leoni marini. Ha viaggiato tra le zebre che attraversano il Kenya e la Tanzania ed ha inseguito le balene della Patagonia. Allo stesso tempo ha anche ritratto alcune popolazioni indigene ancora vergini e felicemente consapevoli di questo status.

Un omaggio alla terra, quasi il ritratto che il grande fotografo brasiliano ha iniziato nel 1973 quando fu premiato per un servizio sulla siccità nel Sahel. Da allora assieme alla moglie è sempre nelle aree più calde del mondodenunciando con le sue immagini la miseria, le carestie, le guerre e le ingiustizie sociali.

Un grido di allarme e un invito a ricongiungerci con la terra come era prima che l’uomo la modificasse fino a sfigurarla.

Salgado attraverso l’arte vuole svegliare le nostre coscienze. Riprendendo una citazione del critico d’arte Achille Bonito Oliva: “L’arte è un respiro biologico che serve a tutta l’umanità. È un massaggio al muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. Atrofizzato dai media, dalla società dello spettacolo, dalla società dei consumi. Dunque, ha una funzione attiva che può suscitare risposte e riflessioni nello spettatore attraverso un’interattività capace di generare nuovi processi di conoscenza e anche una coscienza dello spettatore nei confronti della realtà che ci confronta.”

Se volete soggiornare a Napoli ecco i nostri consigli su dove prenotare: Palazzo Caracciolo  o  Ibis Style Napoli Garibaldi

INFO:

Genesi di Sebastião Salgado

dal 18 Ottobre 2017 al 28 Gennaio 2018

Pan | Palazzo delle Arti

Palazzo Roccella, via dei Mille n. 60 Napoli

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Martina Capuano

5 Responses to "Sebastião Salgado, un atto d’amore verso la terra"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   2 Novembre 2017 at 10:07

    Sono d’accordo, Salgado ci mette il cuore e invita i noi bipedi parlanti a prendere atto non solo con il drammatico impatto prodotto dalle conseguenze del nostro modo di organizzare i processi vitali, ma ci ricorda anche tutta la bellezza che stiamo distruggendo.
    Spero che la mostra, anche a Napoli abbia un grande successo.

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    • Martina Capuano
      Martina Capuano   2 Novembre 2017 at 18:42

      Spero anche io che Salgado riesca a Napoli, quanto in tutto il mondo, a scuotere le coscienze di noi esseri umani che abbiamo trasfigurato e modificato la bellezza del nostro pianeta. Rendendolo così, solo ed unicamente, uno strumento da utilizzare per trarre risorse economiche senza pensare minimamente al nostro futuro e a quello della madre terra che ci accoglie.
      Grazie per il commento Prof. Cantoni.

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  2. Antonio Bramclet
    Antonio   3 Novembre 2017 at 18:53

    Grande mostra, bell’articolo, citazione finale importante. Spero che Martina lo faccia circolare sui social. Salgado merita di essere sostenuto e Napoli città con un grande cuore non dovrebbe deludere un fotografo che il cuore lo mette sempre in ogni immagine che crea.

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    • Martina Capuano
      Martina Capuano   7 Novembre 2017 at 11:54

      Napoli sicuramente accoglierà quest’ iniziativa così importante. Come anche tu hai detto, Napoli e i napoletani hanno un grande cuore pronto a dare risposte concrete. Non si poteva scegliere location migliore per presentare il lavoro di Salgado. Genesi fa proprio al caso di una città difficile ma con tanta voglia di rinascita.
      Grazie per il tuo commento, Antonio.

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  3. Arianna Pagnoni   28 Marzo 2023 at 19:18

    Ho avuto la fortuna di capitare a Roma nel momento giusto, e quindi di non perdermi una delle mostre al di Salgado al MAXXI.
    Senza dubbi una delle mostre fotografie più belle mai viste fino ad ora.
    Posso confermate quello detto dalla moglie: il voler ‘’ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta ..’’ Beh le curatrici del museo ci sono riuscite perfettamente.
    Appena entrata in questa stanza buia ogni pensiero in testa è svanito, mi sono sentita immersa nelle fotografie sospese per aria. Sembrava di essere assieme ad Avedon appena scattava ogni singola foto.
    C’erano delle piccole televisioni dove erano proiettati i leder di ogni comunità indigena che ti trasportavano nella loro vita.
    La mostra era divisa in due da una parte, le immagini paesaggistiche senza dubbio eccezionali, ma la seconda parte è quella che mi ha emozionato maggiormente. Erano rappresentati ritratti di donne, uomini e bambini in tutta la loro naturalezza, semplicità. Le foto erano accompagnate da una musica di sottofondo che ti faceva sentire parte della loro tribù, ti trascinava nel loro mondo completamente diverso dal nostro, ma senza farci sentire estranei.

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