Stu Larsen e la vita di un musicista vagabondo

Stu Larsen e la vita di un musicista vagabondo

BOLOGNA – Vi racconto del concerto di Stu Larsen al Locomotiv Club, con Tim Hart, batteria e voce dei Boy & Bear e grande amico di Larsen, in tournée per promuovere il suo nuovo disco Resolute.

Avete mai fantasticato su una vita avventurosa, passata a viaggiare, a scoprire nuovi luoghi ed emozioni? Se non ve la sentite di mollare tutto e partire con lo zaino in spalla vi basterà ascoltare la musica di Stu Larsen, chiudere gli occhi e lasciare partire l’immaginazione.

Negli ultimi due mesi il cantautore folk Stu Larsen ha viaggiato mezzo mondo per promuovere il suo nuovo disco “Resolute” e nella serata del 21 Ottobre ha interrotto il suo vagabondaggio a Bologna, dove si è esibito presso il Locomotiv Club. Ad aprire il concerto Tim Hart, batteria e voce dei Boy & Bear e grande amico di Larsen.

Giovane artista nato e cresciuto in una sperduta cittadina australiana, Stu Larsen si avvicina alla chitarra e alla musica grazie agli incoraggiamenti di sua madre. Dopo anni passati a sognare una vita errante e avventurosa, all’età di 23 anni Stu decide di lasciare il lavoro in banca per una vita dedicata al viaggio e alla musica. Finalmente libero di farsi crescere barba e capelli lunghi che il vecchio lavoro gli impediva, scopre nella vita da musicista una libertà da sempre sognata. E sono proprio questa libertà, il desiderio del viaggio e del confronto con le diverse realtà del mondo che vanno a costruire l’essenza della sua musica.

Grazie a una collaborazione con il collega Passenger e al suo affiancamento nel tour del 2013, la carriera di Larsen spicca il volo e dopo diversi lavori autoprodotti, nel 2014 realizza il suo album di debutto “Vagabond” che lo porta al successo.

Durante la serata del 21 Ottobre, Larsen, con l’aiuto della sua chitarra (e a volte dell’armonica) sempre presente a supporto della voce, crea con il pubblico una connessione genuina, rendendolo parte delle sue esibizioni. Con la sua musica racconta storie e durante il concerto svela le facce, gli eventi, i luoghi racchiusi nelle sue canzoni, rendendo così speciale ogni esibizione.
Il concerto scorre piacevolmente passando da ballate romantiche quale “Thirteen Sad Farewells“, alla declamazione d’amore per la sua chitarra con “Chicago Song“, alla nostalgica “Going back to Bowenville“, alla coinvolgente “Some kind of Gipsy“, terminando con “Till the sun comes back” richiesta da una fan nel pubblico.

La musica di Larsen non inciampa su stereotipi hippie sulla libertà e il vagabondaggio ma racconta di un viaggio più intimo, complicato, un’esperienza pura e onesta donata al pubblico nella speranza di ispirare altri a rivoluzionare il proprio (e non) mondo.

Testo e Photo Copyright Camilla Colombo 2017
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Stu

Redazione

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