Suzanne Vega al BOtanique

Suzanne Vega al BOtanique

Proseguendo il suo tour europeo, Suzanne Vega  ha fatto tappa al BOtanique di Bologna dove ha regalato in poco più di un’ora e trenta un concerto emozionante. Straordinario pur col suo misurato sottotono dove  la sobrietà della forma si combina mirabilmente a una ricchezza di contenuti, secondo i canoni ai quali la cantautrice americana ci ha abituati sin dai suoi esordi. Accompagnata da Gerry Leonard, un chitarrista davvero portentoso con al suo attivo collaborazioni  importanti, ha saputo regalare ai presenti un concerto di alta qualità che ha trovato nella cornice del Botanique il setting più prestigioso. Non capita sempre che un orto botanico, all’interno di un contesto così antico diventi la location di un concerto,  una situazione che in scala ridotta  ricorda un po’ i Proms, i concerti londinesi che si tengono all’aperto in questo periodo. Suzanne Vega è l’emblema del folk-pop acustico e con le sue ballate intimistiche, si colloca fra i principali protagonisti del cantautorato internazionale. Alta, minuta, completamente vestita di nero dal cilindro che usa solo per interpretare alcuni testi, “Marlene on the Wall”  fra questi; perché lei, come canta, non veste mai di bianco salvo dice “when I rarely get married”. Suzanne Vega coniuga il suo stile elegante e sofisticato insieme, si dimostra affabile e dotata di un sottile umorismo,  lei che ama Leonard Cohen  sebbene racconta che in America non lo si possa dire,  pena venire subissati di farmaci: “if you get too sad, they give you medications to cheer you up. If you love Leonard Cohen you must keep it secret as people may think that you’re really depressed!”
Un iter narrativo, attraversato dalla consueta vena melodica, ci ha fatto ripercorrere le tappe principali di una carriera in continua evoluzione. Partendo dalle prime incisioni che segnarono gli esordi della cantautrice come Luka, In Liverpool, Caramel, Left of Center, The Queen and the Soldier,  Song for Anne Marie, Tom’s Diner, e altri ancora fino ai brani più recenti tratti da  Tales from the realm of the Queen of Pentacles, come The Fool’s Complaint, Crack in the wall,  Jacob and the Angel, regalandoci persino qualche anticipazione dall’ultima fatica una commedia dedicata alla scrittrice Carson McCullers le cui tematiche affrontate accomunano entrambe. Dall’opera è stato tratto un album Lover Beloved: songs for an evening with Carson McCullers  la cui uscita è prevista il prossimo ottobre “open your ears” ci apostrofa al riguardo Suzanne dal palco. Le primizie ci hanno sicuramente intrigato, essendo brani musicalmente innovativi e dai contenuti solidi in cui letteratura e vita si intrecciano come nel caso della splendida  Harper Lee dedicata all’autrice di To Kill a Mocking Bird  (in italiano Il Buio oltre al Siepe ndr) o la disincantata e iconoclasta  We of Me dedicata alla  McCullers che Vega interpreta tenendo una sigaretta spenta tra le dita per entrare meglio nel personaggio.
Un pubblico vario molti i bambini a seguito dei genitori,  i giovani e chi coetaneo dell’artista la segue sin dai suoi esordi, avvenuti nel 1985,  un’attenzione tangibile da parte dei presenti visto il carattere intimistico del concerto.  Autrice prolifica, cantautrice misurata nel gesto  e molto generosa nel confrontarsi con la gente davanti a lei con la quale ha un  legame affettivo evidente e che lei ripaga non solo con la sua arte ma anche con la sua cortesia “Grazie mille, Bologna!” è l’intercalare che insieme con “Thank you very much” adotta  dopo ogni song, ringraziando per gli applausi calorosi e numerosi ricevuti, lei  che davvero sa come arrivare al cuore delle persone.  Ringrazia persino la polizia apparentemente assente al  concerto per aver recuperato qualcosa di molto importante venuto a mancare in aeroporto la mattina, più tardi voci al riguardo indicheranno la carta verde di Gerry Leonard, come “l’oggetto importante”, certamente per lui nativo dell’Irlanda che vive e lavora negli USA è sicuramente basilare conservarla.
Una chiacchierata quasi fra amici poiché ogni pezzo è preceduto da un piccolo aneddoto e ogni aneddoto anticipa una storia. Un concerto come quelli a cui vorresti assistere più spesso, davvero sopra le righe lei che per atteggiamento e tono sopra le righe non va davvero ma, anzi!  Un’artista in grado di raccontare di tutto con pacata compostezza anche quando i contenuti sono più duri, non mancano certo denunce forti nel suo repertorio: la povertà, il razzismo, l’identità di genere, i rapporti di coppia, gli esclusi.  Est modus in rebus parrebbe dirci e lei quel modo l’ha sicuramente trovato attraverso il suono liquido della sua chitarra.

INFO

Per le date del tour di Suzanne Vega clicca qui

Daniela Ferro

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