The Game: incantesimi della mente per controllare l’imponderabile

Francesco Tesei il mentalista più famoso d’Italia, sarà finalmente a Bologna sabato 6 Febbraio,  unica data purtroppo, al Teatro Il Celebrazioni con un nuovo spettacolo dal titolo The Game: incantesimi della mente per controllare l’imponderabile,  testo al quale lui ha lavorato per oltre due anni insieme con Deniel Monti suo collaboratore da sempre. Francesco Tesei è un nome familiare ad una pletora di persone, è infatti seguitissimo il suo spettacolo, in onda su Sky, dal titolo Il Mentalista, in virtù del quale ha ottenuto una popolarità che unita alla schietta simpatia, alla sua comunicativa fluida e molto accattivante, fanno sì che i teatri dove lui presenta i suoi spettacoli, si colmino di presenze, nel senso di spettatori, non di ectoplasmi! Avevamo già incontrato Francesco Tesei lo scorso anno  prima di vederlo in  Mind Juggler    dove eravamo rimasti folgorati dalle sue straordinarie capacità, dalla dinamica dello spettacolo fuori da ogni schema ben lontano da ogni altra tipologia, così anche quest’anno abbiamo deciso di incontrarlo di nuovo per parlare con lui e vedere di scucirgli qualche informazione in anteprima su The Game.  Dubito che ci siamo riusciti, comunque vada domani ci toglieremo ogni sfizio a riguardo, partecipando allo spettacolo di persona.

Francesco Tesei è una persona gentile,   molto cordiale, simpaticissimo non solo sul palco ed  anche estremamente alla mano, ne consegue come sia un vero piacere conversare con lui al punto che l’intervista è quasi passata in secondo piano, al suo posto invece abbiamo avuto una conversazione animata e molto spontanea: superfluo aggiungere che è quello che chi scrive apprezza in modo particolare, d’altra parte in tal contesto, si rivela più Francesco Tesei come persona che parla del suo “Io professionale” quello del mentalista, noi ci siamo infatti confrontati con la prima figura.

In che cosa consiste davvero “The Game”?

Faccio un passo indietro e per una volta mi tolgo lo sfizio di ricordare che il mentalismo non è una scienza: è una forma d’arte e di spettacolo e quindi coinvolge tante arti e caratteristiche, io sono mentalista ma devo anche essere anche conduttore, presentatore, attore e prima di tutto questo devo essere anche autore e scrittore visto che lo spettacolo lo scrivo io. A volte ho la sensazione che vada bene così, cioè quando il tutto appare organico e omogeneo e sembra molto spontaneo quando si è lì sul palco (…)  Posso dire però che con Deniel Monti ci abbiamo impiegato due anni per preparare The Game che è uno spettacolo completamente diverso dal precedente (Mind Juggler N.d.R.) che era nato sei anni fa quando ancora il mentalismo in Italia non era ancora conosciuto, quindi era uno spettacolo che voleva un po’ presentare la figura del mentalista a 360° spaziando da un gioco a un altro, pur con varie caratteristiche. Con questo spettacolo qui, io ho voluto prendere un tema specifico e affrontarlo per tutto l’arco della durata,  effettivamente The Game ha una sua trama molto precisa e molto strutturata, ha un suo arco narrativo ed è veramente come giocare con un puzzle dove uno si ritrova con tante tessere che sono tutte sparpagliate, poi a mano a mano che procede si accorge che queste tessere si incastrano tutte tra di loro e compongono un quadro. Questo spettacolo The Game è un po’ così: ogni sequenza sembra una tessera a sé stante e poi verso il finale, queste tessere cominciano a convergere e a collegarsi una con l’altra per mostrare un po’ quello che è il messaggio, il quadro complessivo della cosa. Io di questo sono abbastanza orgoglioso mi permetto di dire, perché anche da un punto di vista propriamente teatrale, credo sia un lavoro notevole,  molto originale, non si è persa l’interattività con il pubblico. Il pubblico è sempre protagonista insieme a me in tutto quello che succede, pur mantenendo questa dose d’improvvisazione che c’è durante lo spettacolo e l’interazione che avviene con le persone. C’è anche un lavoro notevole a monte e credo che questa volta arrivi in maniera più evidente. Quando si cominciano a tirare le fila di tutti i vari aspetti che sono stati aperti durante lo spettacolo, vedo che il pubblico percepisce chiaramente questa cosa e l’apprezza molto. Sai, io vedo… sono abbastanza presente sui social network (per cui N.d.R.) leggo i commenti degli spettatori, spesso ci sono commenti che mi hanno fatto molto piacere, come: “lo spettacolo è stata un’esperienza per la mia vita” ecco…è chiaro che sento che (in questo modo N.d.R.) abbiamo fatto qualcosa di interessante, di bello… non voglio dire di utile perché c’è sempre il rischio di scivolare e voler fare il guru della situazione…

Però tu prendi le distanze da questo aspetto che deplori. L’avevi ribadito molto bene durante lo spettacolo, quando hai detto di non essere ispirato né da angeli , né demoni, né dalle onde cerebrali…

C’è questa idea del mentalista che  sarà capace di  leggere nel pensiero, c’è questa idea che il lavoro del  mentalista sia provare a indovinare quello che è nella mente delle persone. Io spingo anche sul lato emozionale delle cose, poi, in questo spettacolo ancora di più,  il rischio di  voler sembrare quello che ha la verità in tasca, il rischio di voler fare il guru della situazione c’è sempre, senza tirar fuori i poteri sovrannaturali, il problema secondo me  è che se io sono sul palcoscenico c’è  la performance, c’è ironia, c’è autoironia non dico che io mi prenda in giro ma sono auto ironico. Però il problema è che quando sono fuori dal palco e parlo delle mie cose divento automaticamente molto più serio! E’ la passione e la serietà con cui cerco di fare questo lavoro che mi porta poi a volerne parlare in modo molto serio, poi ho paura che chi legge queste dica chissà che cosa sarà lo spettacolo! Il fatto che The Game sia molto più strutturato, mi permette di affrontare un  tema specifico che è quello della fortuna. Quando abbiamo deciso che il tema doveva essere la fortuna, l’unico paletto che avevo messo era che il pubblico uscendo dalla sala avrebbe dovuto essere carico  e avere una spinta emozionale per affrontare i giorni successivi. A me piace essere positivo, se alla fine   si riesce a fare qualcosa di positivo, il rischio vale la pena di correrlo, alla fine dei conti!

Senti, questo aspetto sul “controllo della mente” che mi sta un po’ inquietando… non è che fai dei corsi di formazione per tutti a riguardo, ne trarremmo sicuramente un gran giovamento! (ridiamo)

Mah guarda, alla fine io devo essere onesto sulla mia disonestà nel senso che devo ricordare sempre che il mentalismo fonde psicologia, tecniche di comunicazione e illusionismo. Quello che succede è secondo me il modo migliore per prenderlo non è prenderlo alla lettera. (…) Il tema della fortuna e  del controllo… diciamo che tutto nasce dagli anni precedenti, mentre ancora facevo Mind Juggler la gente usciva dagli spettacoli spesso mi sentivo fare questa domanda: “Senti, tu che sei un mentalista, perché non mi dici quali sono i numeri fortunati della lotteria?”. E’ chiaro che la gente me lo diceva con la strizzatina d’occhio, era la battuta-tormentone, per me, al punto che (…) ho pensato che se la gente quando vede le cose che faccio le mette in prospettiva, comincia a sognare e pensa: “cavoli, se io potessi prevedere le cose, cercherei di vincere alla lotteria!” La mia provocazione è stata di prendere alla lettera questa domanda per il mio spettacolo e quindi nel mio spettacolo si riprende questa domanda (perché non mi dici quali sono i numeri fortunati della lotteria?) la si proietta sullo schermo. Cercare di dare una risposta a questa domanda è diventato poi l’obiettivo della creazione di questo spettacolo, perché presto ci si è spostati da una domanda del genere “fammi vincere i numeri della lotteria” a qualcosa di un pochino più fascinante del tipo: che cos’è la fortuna? Esiste davvero? Se esiste è possibile condizionarla? E’ possibile in qualche modo condizionarla o addirittura controllarla? E alla fine indagare su queste domande per il tipo di approccio che  ho io per scoprire come funzioniamo noi come esseri umani che è quello che a me interessa,  la fortuna coinvolge a vari livelli, ma credo coinvolga chiunque. Uno ogni tanto si mette un attimo a (pensare N.d.R.) fa una sorta di piccolo bilancio e  si dà un indizio: “sono fortunato? non lo sono?” A prescindere da  quanto uno possa essere scaramantico da una parte dello spettro oppure  assolutamente scettico, razionale, dall’altra parte dello spettro. Infatti il discorso va a parare un pochino su questa cosa, però io credo  che sia lo scettico che dice “io non credo nella fortuna” che  la persona che dice “io mi sento molto sfortunato, c’è una nuvola fantozziana sopra la mia testa”, penso che entrambe le tipologie di persone  potranno in realtà avere degli spunti, ugualmente utili in entrambi i casi. Mi verrebbe da dire che ce n’è un po’ per tutti!

A questo punto direi che la curiosità sia tanta e le risposte abilmente date pur con una ragionevole riserva ci portano a pensare e a sperare che   lo spettacolo risponderà a tutti i quesiti e tanti altri, attendiamo allora sabato sera!

INFO

Teatro Il Celebrazioni – Theatricon Srl

Via Saragozza, 234

40135 Bologna

Tel. 051 6154808

www.teatrocelebrazioni.it

Daniela Ferro

Leave a Reply

Your email address will not be published.