Il Trovatore, Violeta Urmana magnifica Azucena a Verona

Il Trovatore,  Violeta Urmana magnifica Azucena a Verona

Spettacolare come da migliore tradizione la bella versione del Trovatore, una delle più popolari opere di Giuseppe Verdi, con la regia di Franco Zeffirelli in scena all’Arena di Verona ancora il 13 e il 26 Agosto. Un impatto scenografico che è un’autentica festa per gli occhi data da un’imponente scenografia dove il fasto e l’estetica, senza dimenticare una ragionata lettura del libretto, si contendono il primato sul palcoscenico più grande al mondo. Tempi piuttosto rapidi sia per la celerità con cui si sono avvicendati i cambi di scena ma soprattutto per l’impianto narrativo dell’opera, intensa, godibile e molto aderente alle indicazioni scritte da Verdi. Un dispiego di mezzi che non lascia indifferenti, l’atmosfera notturna a tratti cupa, fosca che ci riporta a un Medio Evo altrettanto grigio, sospeso a metà strada fra il fiabesco e la forte connotazione materica del metallo con cui sembra costruito ogni dettaglio architettonico calano lo spettatore all’interno della storia con forte suggestione. Il tutto è stato esaltato da un brillante gioco di luci a riscaldare la scena. Le parti avverse  svelano una cromia opposta quindi il Conte di Luna e i suoi armigeri ne ripropongono i toni scuri, schiariti solo da qualche accenno turchino. Colori più caldi dove l’oro, l’arancio e il rosso dei gitani si contrappongono così ai toni plumbei della fazione del Conte di Luna  come a ribadire una differenza sostanziale fra i due gruppi sociali, la notte e il giorno, la morte e la vita in continua tensione.  L’abilità della regia nel far interagire grandi numeri di artisti sul palco non può lasciare indifferente lo spettatore, vista l’organizzazione cartesiana e la precisione con cui si muovono le tantissime figure. Altrettanto belle le coreografie dei balletti che ripropongono la tradizionale versione francese coeva all’opera stessa dove, concedendo più spazio alla danza, lo spettacolo era più in linea con la tendenza di Parigi, quindi in perfetto stile grand opéra.

trovatore
Il soprano Hui He
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Il soprano e mezzo soprano Violeta Urmana

Il Trovatore, che insieme con Traviata e Rigoletto compone la così detta  trilogia popolare, era andata in scena il 19 gennaio   1853 al Teatro Apollonio di Roma, ebbe dal pubblico una trionfale accoglienza e un pubblico numeroso ad assistervi, malgrado le cronache riportino che quell’anno il Tevere era straripato inondando mezza Roma, meno entusiasta la critica secondo la quale: “Il bel canto è rovinato per lasciar posto a singhiozzi, grida di rabbia”. Il titolo da allora  non ha più abbandonato i cartelloni dei teatri di tutto il mondo dove Il Trovatore registra, solitamente un’affluenza notevole di pubblico, pubblico che però la sera del 10 Agosto, non è accorso così numeroso in Arena, complici forse le infauste previsioni, sfortunatamente  confermate dai rovesci che si sono abbattuti  proprio dieci minuti prima del finale dell’opera.
Il libretto scritto  da Salvatore Cammarano e completato da Leone Emanuele Bardare prende spunto da un complesso dramma spagnolo dal titolo El trovador di Antonio García Gutierréz. La storia benché incentrata originariamente sul dramma di un trovatore, nella versione verdiana trova invece nella zingara Azucena la protagonista ideale. Per stessa ammissione del compositore a interessarlo furono più di tutto “l’amore figliale” e l'”amore materno”sue sono le parole in corsivo. Per tale ragione il compositore avrebbe optato anche per un titolo diverso: La Gitana.  La trama ridotta in poche parole è indicativamente questa: Azucena uccide per errore il proprio figlio al suo posto alleva Manrico (Il trovatore) al quale lascerà credere di essere la madre, in nuce tutta l’opera si incentra su questa relazione madre-figlio  e nello sviluppo narrativo confluiscono l’amore impossibile fra  Manrico e Leonora, a sua volta amata dal Conte di Luna, gelosie e ripicche fino al climax tragico  finale.

Dicono che quest’opera sia troppo triste e che vi sono troppi morti. Ma infine nella vita, non è tutto morte? (G. Verdi 29 Gennaio,1853)

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Il tenore Marco Berti

Su queste indicazioni vediamo come la scelta di regia abbia ragionevolmente operato. Azucena è il fulcro attorno al quale l’azione si muove e trova nell’ottima interpretazione di Violeta Urmana piena corresponsione. Brillante, precisa con uno stupefacente controllo dei fiati e una padronanza scenica evidente, riesce a dare un’esecuzione impeccabile; tanto più encomiabile, considerato come cantare in Arena sia una prova piuttosto complessa, soprattutto viste le condizioni climatiche avverse la sera della recita. Eppure l’artista lituana non ha per così dire sbagliato un colpo.
Hui He ha interpretato Leonora.  La cantante cinese abbastanza precisa nel fraseggio,  si è mossa con più disinvoltura solo dopo che la voce si è riscaldata, quindi dal secondo atto in poi, non così ragguardevole infatti era apparsa la sua versione di “Tacea la notte placida” e in altri momenti è apparsa un po’ in ritardo, sbagliando molto spesso gli acuti, forse affaticata anche da una direzione un po’ troppo esuberante e rapida rispetto i tempi canonici verdiani ma nel complesso la sua  è stata  una prova dignitosa.
Manrico, il trovatore è stato interpretato da Marco Berti, un tenore con una voce importante, non è forse apparso così in stato di grazia nel primo atto però è giunto ad affrontare il punto clue ovvero “Di quella pira” con un certo smalto, proponendo un acuto ma battendo prudentemente in ritirata sul secondo.

Dalibor Jenis, baritono
Dalibor Jenis, baritono

Dalibor Jenis  ha dato voce al Conte di Luna, il cantante, per essere un baritono, ha però evidenziato un’estensione vocale molto più acuta che non quella richiesta dal ruolo. Sergey Artamonov nel ruolo di Ferrando ha esibito un’ottima vocalità  ma non  sempre pari precisione. Molto bravi invece Elena Borin nel ruolo di Ines e Antonello Ceron interprete di Ruiz. Di buon livello anche  Victor Garcia Sierra  nel ruolo del vecchio zingaro e Cristiano Olivieri interprete di un messo.

La solitamente ottima Orchestra dell’Arena di Verona è stata a momenti un po’ troppo sonora, andando a scapito dei cantanti; vigorosa la direzione ad opera di un energico Daniel Oren forse un po’ troppo veloce in certi momenti, il mio attento vicino mi faceva notare addirittura che il primo atto era trascorso dopo soli 27 minuti  (solitamente il tempo dura fra i 30 e i 33 minuti ndr). Il coro apprezzabile come sempre, ben diretto da Vito Lombardi ha saputo rendere pienamente giustizia alla partitura.    

Direttore Daniel Oren
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Raimonda Gaetani  Coreografia El Camborio ripresa da Lucia Real
Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco
Maestro del Coro Vito Lombardi   Coordinatore del Corpo di ballo Gaetano Petrosino
Direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia
Orchestra, Coro, Corpo di Ballo e tecnici dell’Arena di Verona

INFO

6-10-13-26 Agosto ore 20,45

CAST vedi qui

Biglietti clicca qui

Il Trovatore

Daniela Ferro

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