L’importanza di chiamarsi Vasco Rossi

MODENA – Al Modena Park è record di spettatori, ben 220 mila. È il più grande concerto di un singolo artista con pubblico pagante di tutti i tempi. Riviviamone le emozioni.

Signore e signori, il Rock italiano. Non basterebbero 100 aggettivi per descrivere la storia di Vasco Rossi, una storia unica nel panorama musicale italiano. Una storia capace di influenzare la musica e i costumi degli ultimi 25 anni come nessun altra nel nostro paese. La testimonianza sta tutta nel concerto di Modena, organizzato per celebrare i 40 anni di carriera del “provocautore”.

Il risultato? 220 mila persone. Pazzesco.

Quando i miei amici mi hanno proposto di andare a Modena per ascoltare Vasco ero un po’ titubante. L’idea di partecipare al concerto più grande della storia della musica per numero di spettatori mi attirava, ma temevo che il Vasco che avremmo visto sarebbe stato soltanto la lontana caricatura di tutto ciò che è stato. Mi sbagliavo, non avevo capito la portata di questo concerto, non avevo capito cosa contasse veramente della serata di Modena. Si è tornato a parlare di popolo e non di populismo. E non importano i km a piedi per arrivare nell’arena. Non importa l’attesa di ore sul prato. No, non mi è importato del sacrificio del viaggio in macchina andata e ritorno (a Modena non si trovava un buco dove dormire se non a centinaia di km!). No, ne è valsa la pena, e questo concerto lo ricorderò per un bel pò.

Le forze capaci di spostare e aggregare gigantesche masse di persone in carne ed ossa esistono ancora, probabilmente solo Vasco è in grado di sprigionarle in questo momento, ma sono ancora possibili. Non c’era soltanto la musica a far da protagonista, ma qualcosa di più. Quel qualcosa di più che avverti quando Vasco canta Colpa d’Alfredo in apertura, o quando chiude con Albachiara, o ancora quando il pubblico commosso intona insieme a lui Vita Spericolata. Il rapporto tra il cantante e il suo pubblico è fortissimo, tra i più intensi mai esistiti nel mondo della musica, non solo italiana. La sua gente lo ascolta, lo celebra, a volte anche nei modi più improbabili, come quando durante il pezzo Rewind!, il palco viene colpito da una moltitudine di reggiseni (una scena consueta nei suoi live).

Vasco a parer mio ha compiuto un miracolo.

Ha emozionato 220.000 persone e chissà quante ancora in giro per l’Italia. Persone diverse tra loro, uomini, donne, bambini che si sono lasciate accompagnare nel grande viaggio dal cantante più vulcanico, carismatico, geniale, esuberante, anticonformista, controverso, adrenalinico, incazzato, sognatore che esista nel nostro paese. Persone che hanno cantato, riso, pianto insieme a lui.

Alcuni lo hanno fatto nei cinema, altri a casa loro. Ma per tutti è stato incredibile: uno tsunami di amore per la vita qualunque essa sia, in accettazione totale di quello che c’è. Senza discutere con l’esistenza ma prendendola anche un po’ per il culo, facendole il dito medio a volte, altre volte abbracciandola, ma stando sempre e comunque al gioco.

Vasco ha chiuso gridando a chi era lì “ce la farete!!“che è il messaggio più bello e più potente che poteva dare insieme al “Love over fear” urlato a metà concerto. Ce la faremo perché altre volte ce l’abbiamo già fatta, e sentirselo dire da chi come noi (chi più, chi meno) si è fatto un mazzo così per “starci dentro” e nella vita non si è mai risparmiato è stato bellissimo ed energeticamente l’equivalente di un salto quantico!

Incredibile. Felice di non essermelo perso.

 

 

Paolo Riggio

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