WeFree Run. Per dire sì alla vita a San Patrignano

WeFree Run. Per dire sì alla vita a San Patrignano

ITALIA – Il 13 ottobre si è svolta la prima edizione della gara podistica non competitiva all’interno di San Patrignano aperta a partecipanti esterni.

Una corsa contro le dipendenze, per dire sì alla vita. È questa la WeFree Run, la prima edizione della gara podistica non competitiva organizzata dalla comunità di San Patrignano e resa possibile da Banca Carim ed Eticredito che si affiancano con piacere a questa bella iniziativa della Comunità di San Patrignano che con instancabile impegno sostiene ogni giorno le persone a raggiungere il loro obiettivo.

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La gara WeFree Run si è svolta nella mattina del 13 ottobre, con partenza alle 9.30, e si è sviluppata all’interno della comunità, con la possibilità di fare una gara podistica di 5 o 10 chilometri (percorrendo una o due volte il circuito), o facendo una più semplice camminata di soli cinque chilometri.

Una gara alla portata sia dei 1300 ragazzi della comunità, che di tutti gli esterni che vi hanno partecipato. Tra di loro Alberto De Nigro, responsabile del Circolo Canottieri Aniene che, insieme a GoSports, ha collaborato all’organizzazione di questa trasferta.
Racconta De Nigro:

“Abbiamo fatto molte trasferte in questi anni ma mai come stavolta sono stato in imbarazzo nel trovare le parole per commentare. Chi mi conosce sa che rifuggo dalla retorica anche a costo di sembrare cinico e quindi anche stavolta userò, per quanto mi è possibile, l’ironia ma vi assicuro che la trasferta è andata “oltre”.
Intanto il gruppo: “non solo runner”. Ed in effetti il gruppo è stato, a dir poco, eterogeneo.

La mensa
La mensa

Poi il luogo ed i suoi abitanti. Un posto fantastico, abitato da persone fantastiche, quali sono certamente i volontari e gli operatori e quali sono anche i ragazzi della comunità. Persone, quest’ultime, che stanno lottando seriamente contro le difficoltà che hanno incontrato nella vita e che, seppur in un luogo bello, sono in “prigione” – non perché reclusi – ma per proteggersi da ciò che prima di entrare li circondava. Reclusi, volontariamente, alla ricerca della forza che li faccia vivere lontani da qualsiasi dipendenza. Mi sono sentito più volte stupido e mi sono vergognato delle mie curiosità – condivise dai più – sui numeri della comunità, sulla pulizia del luogo, sulle scuderie piuttosto che sull’allevamento di cani.
Ma che domande sono? Diceva Morandi (sapete che sono dissacrante con le mie citazioni): uno su mille ce la fa ma quanto è dura la salita in gioco c’è la vita. E a noi cosa colpisce? La mensa che ospita più di 1500 persone e dove si mangia anche bene? Per fortuna la percentuale è diversa ed a farcela sono 800 su 1000 ma quanto dolore per i 200 che non ce la fanno. La cosa stupefacente – facile fare ironia su questo termine –  però è che di tutto questo dolore non c’è traccia”.  

 

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Andrea Guidetti

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