Le 5 donne che hanno cambiato la Scienza

Le 5 donne che hanno cambiato la Scienza

ACCADE OGGI – L’11 febbraio è la giornata internazionale delle donne nella scienza. Ricordiamo insieme 5 delle personalità femminili che hanno cambiato la storia della scienza moderna.

Prima di scoprire insieme cinque donne che hanno rivoluzionato la scienza, voglio aprire una piccola parentesi. Oggi è la festa della donna. Sì, ma com’è nata questa ricorrenza?

Questa giornata  giornata è stata istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne. La prima Giornata Nazionale della donna venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che, l’anno prima, avevano rivendicato migliori condizioni di lavoro. L’anno seguente la ricorrenza venne introdotta anche in Europa.

L’evento al quale si deve la scelta dell’8 marzo avvenne a San Pietroburgo, nel 1917, quando le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra.

In seguito, per ricordare questo evento, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste che si svolse a Mosca nel 1921 fu stabilito che l’8 marzo fosse la Giornata internazionale dell’operaia. In Italia la prima giornata della donna si è svolta il 12 marzo nel 1922. Fu scelto l’8 solo nel 1944.

Beh, adesso che ho fatto questo veloce orpello, ecco cinque donne che hanno fatto la storia del mondo scientifico (qui invece una top 10).

Cinque donne nella scienza

5. Rita Levi Montalcini

Festa delle donne

Unica donna italiana ad aver vinto un Premio Nobel scientifico. Si iscrive nel 1930 alla facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Torino, dove si laurea con lode nel 1936 e inizia la sua specializzazione in neurologia e psichiatria.

Dopo l’emanazione delle leggi razziali, fugge in Belgio, dove continua i suoi studi sul differenziamento del sistema nervoso all’istituto di neurologia di Bruxelles.

Terminata la guerra, torna a Torino per poi essere invitata alla Washington University di St Louis. Qui, insieme al biochimico Stanley Cohen, nel 1951 scopre il fattore di crescita nervoso, il Nerve Growth Factor (Ngf), una proteina che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche.

La loro ricerca è stata di grande importanza per la comprensione del cancro e di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.

Per i trent’anni successivi continua presso la Washington University di St. Louis gli studi sul fattore di crescita nervoso e sul suo meccanismo d’azione, per i quali nel 1986 riceve il Premio Nobel per la Medicina insieme a Stanley Cohen.

4. Lise Meitner

Fisica austriaca, la prima a fornire l’esatta interpretazione del processo di fissione nucleare. Nel 1906 è una delle primissime donne a ottenere un dottorato in fisica, diventando l’assistente di Max Planck, iniziatore della fisica quantistica, all’Università di Berlino.

Dopo la guerra Lise rientra prosegue le sue ricerche con Otto Hahn, e nel 1918 diventa direttrice del Dipartimento di Fisica delle Radiazioni del Kaiser Wilhelm Institute.

La ricerca di isotopi radioattivi frutta un gran numero di pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali ai colleghi Meitner e Hahn, contribuendo alla crescita della loro reputazione. Nel 1926 diventa la prima professoressa donna di fisica in Germania.

Nel 1938, in seguito all’annessione dell’Austria da parte della Germania e all’aggravarsi delle discriminazioni nei confronti degli ebrei, fugge a Stoccolma, dove inizia a lavorare per l’Istituto Nobel di Fisica. Dalla Svezia continua il rapporto di corrispondenza sulla ricerca con Otto Hahn, ancora a Berlino.

Tra i prodotti del bombardamento dell’uranio, Otto Hahn trova il bario e, non sapendo come spiegare il fenomeno, si rivolge a Meitner. La scienziata comincia a comprendere il processo di fissione nucleare, che vede l’atomo di uranio dividersi in due nuclei più leggeri liberando energia.

È grazie alla sua scoperta che prenderà avvio il progetto Manhattan per lo studio della fissione nucleare oltreoceano. A Meitner non saranno, tuttavia, riconosciuti i meriti della sua scoperta, per il quale riceverà invece il Premio Nobel il collega Otto Hahn nel 1944.

3. Rosalind Franklin

Festa delle donne

Chimica inglese, Rosalind ha scoperto la forma del DNA.

Porta avanti i suoi studi in chimica e conduce un dottorato a Cambridge nel 1945.

Nel 1947 si trasferisce a Parigi per specializzarsi nelle tecniche di diffrazione dei raggi X e cristallografia. All’epoca la forma e la funzione dell’acido desossiribonucleico (DNA), la molecola che trasmette le informazioni genetiche, erano ancora sconosciute.

Nel 1951 il direttore del King’s College di Londra richiama Rosalind in Inghilterra per farle studiare la struttura del DNA tramite la tecnica di diffrazione dei raggi X.

Rosalind Franklin inizia così a lavorare con il ricercatore Maurice Wilkins, con il quale non scorre buon sangue e il clima all’interno del College è mentalmente chiuso e misogino.

La scienziata porta avanti la sua ricerca in solitudine e, tra il 1951 e il 1952, riesce a fotografare il DNA, ottenendo immagini che svelano la struttura a doppia elica della molecola (una è la celebre Foto 51).

Ma il tradimento è dietro l’angolo per la scienziata. Infatti, il collega Maurice Wilkins fornisce la Foto 51 e alcuni dati sperimentali a James Watson e Francis Crick, due studiosi in cerca di prove per suffragare la loro teoria sulla struttura del DNA.

Questi ultimi, nel 1953, pubblicano su Nature un articolo sulla struttura a doppia elica dell’acido. La scienziata, ignara del furto, si dedica allo studio dei virus. Si ammala nel 1956 di tumore alle ovaie, passando a miglior vita nel 1958, a 37 anni.

Nel 1962 Watson, Crick e Wilkins vengono insigniti del premio Nobel per la scoperta della doppia elica, senza citare minimamente Franklin. Solo nel 1968, dopo alcune ricostruzioni di vari ricercatori, si scoprono i meriti di Rosalind Franklin.

2. Irène Joliot-Curie

Irène è figlia d’arte.

Quando inizia la Prima guerra mondiale, Irène segue la madre al fronte prestando servizio come radiologa in un ospedale anglo-canadese.

A diciotto anni è già in grado da sola di fare le prime radiografie, e così gira tra i campi militari a bordo delle venti Petit Curie ovvero macchine attrezzate per fare le lastre in campo.

Finita la guerra inizia a lavorare nell’Istituto Curie, che erediterà alla morte della madre. Consegue prima la laurea e poi, nel 1925, anche il dottorato alla Sorbona.

È proprio nel laboratorio dell’Istituto che conosce il suo futuro marito: Frédéric Joliot, assistente della madre, raccomandato da Paul Langevin. Un anno dopo essersi conosciuti, nel 1926, si sposano ed entrambi cambiano i loro cognomi in Joliot-Curie.

I due iniziano a pubblicare i loro primi studi individuali. È così che nel 1934 fanno la scoperta che li renderà famosi: sulla base del lavoro di Pierre e Marie Curie, riescono a effettuare la trasmutazione di boro, alluminio e magnesio in isotopi radioattivi. Scoprono così la radioattività artificiale e nel 1935 ricevono il Nobel.

Irène Curie è la seconda donna a ricevere il premio Nobel per la chimica, e la più giovane in assoluto.

1. Marie Curie

Marie Sklodowska Curie è stata una fisica e chimica polacca, unica donna ad aver vinto due premi Nobel, uno per la Fisica nel 1903 e uno per la Chimica nel 1911.

Nel 1891, all’età di 24 anni, si trasferisce con la sorella a Parigi per iscriversi alla Sorbona e conclude gli studi in fisica e matematica in tre anni.

Inizia poi a lavorare in un laboratorio, dove è incaricata di tracciare le proprietà magnetiche dei vari acciai. È qui che conosce Pierre Curie, scienziato di fama internazionale, capo di laboratorio della Scuola di Fisica e Chimica industriale di Parigi. I due si innamorano e si sposano nel 1895.

Negli anni successivi, Marie fa la sua prima grande scoperta scientifica. Analizzando l’uranio in diversi composti e condizioni scopre che l’emissione di radiazioni è una proprietà atomica dell’elemento, che non può essere modificata da alcuna procedura chimica. Si tratta di uno dei contributi più importanti della storia, al quale la scienziata dà il nome di radioattività, che smentiscono dopo secoli di convinzione l’indivisibilità dell’atomo.

Nel 1898 Marie e Pierre Curie scoprono due nuovi metalli che chiamano “Polonio”, dal paese di origine di Marie, e “Radio”. Per vari anni si dedicano allo studio del pachblenda, un minerale fonte di uranio, senza ancora essere consapevoli dei danni che l’esposizione alla radioattività causa sugli esseri umani.

I manoscritti sui quali prendevano note si trovano attualmente alla Bibliothèque Nationale di Parigi e sono conservati in scatole piombate in quanto ancora oggi radioattivi.

Nel 1903 i coniugi Curie vengono insigniti del Premio Nobel per la Fisica, per le loro ricerche sui fenomeni di radioattività. La coppia decide di non brevettare la scoperta del Radio, convinta del valore che avrebbe potuto avere per la società in ambito medico e industriale.

Dopo la morte tragica di Pierre Marie rimane si dedicherà intensamente anche all’istruzione delle figlie. Nel 1911 riceve il secondo Nobel per essere riuscita ad isolare il Polonio e il Radio.

Muore nel 1934 di anemia perniciosa, in conseguenza della lunga esposizione alle sostanze radioattive.

Francesco Frosini

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