Il venditore di medicine: recensione del film con Claudio Santamaria e… Marco Travaglio!

Il venditore di medicine: recensione del film con Claudio Santamaria e… Marco Travaglio!

ITALIA – Il controverso mondo delle case farmaceutiche raccontato dal regista Alberto Morabito con Claudio Santamaria, Marco Travaglio e Isabella Ferrari

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Recensione Il venditore di medicine, Marco Travaglio

Recentemente, ho ricevuto la newsletter da parte di una buona sala cinematografica bergamasca che proponeva, tra i film in cartellone, Il venditore di medicine (Alberto Morabito), interpretato da Claudio Santamaria con l’amichevole partecipazione di – udite udite! – Marco Travaglio. Per carità, non è stato di certo per vedere Travaglio che mi sono infilato in quella sala cinematografica. Piuttosto, è lo spinoso tema trattato dal film di Morabito che mi ha incuriosito.
La trama in questione, infatti, si muove dentro il controverso mondo delle case farmaceutiche, le cui logiche sono nel complesso bene espresse grazie ai personaggi che vi agiscono. Santamaria interpreta Bruno, informatore informatico presso la Zafer, agguerrita azienda sempre alla ricerca di nuovi affari e nuove prescrizioni. Bruno e gli altri informatori (a capo dei quali vediamo un’apparentemente spietata coordinatrice bene interpretata da Isabella Ferrari) conducono una vita lavorativa frenetica, scandita da colloqui, ricerche sottobanco sui medici e corsa all’accaparramento di nuovi alleati in camice bianco per la diffusione dei propri prodotti.
Per non deludere le aspettative dell’azienda e non rischiare di perdere il lavoro in un momento economico come questo – l’attuale contesto storico che fa da contorno alle immagini è facilmente riconoscibile – il team Zafer sarebbe disposto a tutto, tentativi di corruzione compresi.
Scegliere di descrivere questo mondo con un film di fiction piuttosto che cimentarsi con il realismo di un documentario, significa però dover incarnare tutti gli aspetti, anche i più contraddittori, almeno in uno dei personaggi e ne Il venditore di medicine – come già accennato – questo personaggio è Bruno. Da una parte, infatti, l’arrivismo del protagonista presenta in sé ogni aspetto negativo dell’industria farmaceutica e lo fa mostrando le tecniche persuasive usate dall’industria farmaceutica: regala iPad (non solo penne brandizzate) ai medici, promette vacanze di lavoro, offre pranzi e dispensa ricatti. Dall’altra, però, si fa portatore passivo del messaggio contrario vivendo su di sé i drammi relativi alla spietata concorrenza nel suo settore. Questi drammi – per poter veicolare la forte connotazione critica che Morabito intende dare al suo lavoro – non possono che riguardare la sua vita privata e sono ben resi dall’insistenza con la quale la regia fa uso della camera a mano.
PDVD_014Sua moglie, infatti, decide di interrompere l’assunzione della pillola anticoncezionale per tentare di avere un figlio ma Bruno, con le sue conoscenze, riesce a ottenere le confezione di contraccettivi e le somministra di nascosto alla moglie, riuscendo infine a mandare in ospedale la coniuge e all’aria il suo matrimonio. Inoltre, si rende conto della spietatezza del mondo per il quale lavora quando scopre che un suo vecchio compagno in crisi economica ha disperatamente accettato di lavorare come cavia umana, assumendo farmaci in prova e contraendo una fibrosi polmonare che lo sta uccidendo.
Nonostante a tratti emerga la fatica con la quale – parafrasando le parole che Marco Chiani scrive su MyMovies – gli sceneggiatori riescono a coniugare l’aspetto personale della vicenda di Bruno (strumento della fiction) con quello – preponderante – della denuncia sociale verso temi reali, il messaggio del foglietto illustrativo del prodotto filmico arriva forte e chiaro allo spettatore e i meriti del lavoro, a mio avviso, superano sensibilmente i suoi limiti.

Marco Leoni
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