Valentino: At the Emperor’s table

Valentino: At the Emperor’s table

Valentino: At the Emperor’s Table è il nuovo libro di Valentino Garavani che, inaspettatamente parla dell’arte di ricevere, di ricette e di senso estetico nell’imbandire la tavola, lo stesso che lo ha reso eterno nella moda. Una sorta di galateo personale, fatto di rivelazioni e costanti, redatto su carta per raccontare il Valentino padrone di casa e re della cucina, non è necessariamente così lontano dal Valentino leggenda.

Quello di cui leggiamo sui libri di storia della moda, per intenderci.
9781614282938-valentinostable-14Il libro, un tomo enciclopedico da biblioteca, è pubblicato da Assouline, la casa editrice che ne ha celebrato il lancio pochi giorni fa nel proprio quartier generale a Piccadilly, e non smentisce, in quanto a prezzo e valore (che no, non sono la stessa cosa) il posizionamento della maison: il volume, per mantenere un’aura di esclusività, è infatti venduto al pubblico all’altisonante cifra di 150 dollari, che possono diventare 245 per i fanatici che desiderano una copia autografata dalla penna dello stilista, magari quella stessa con cui ha realizzato almeno un bozzetto in vita sua.
Le pagine del libro catapultano immediatamente il lettore in quella che potrebbe essere la sala da pranzo di un palazzo reale estraneo al XXI secolo. I colori sono saturi. Gli arredi barocchi. Gli scatti monarchici, istituzionali, di Oberto Gili ritraggono le mise en place che Valentino stesso cura nel dettaglio: preziose, come lo sono le sue creazioni, grandiose, come forse non ci si potrebbe immaginare. Raramente appaiono fiori, tant’è che lo stilista conferma di preferire che una zuppiera prenda il posto di centrotavola piuttosto che un mazzo di boccioli e gemme destinato a sfiorire. La porcellana, al contrario, richiama una certa presenza, una costanza che vive nel tempo.
9781614282938-valentinostable-6_1L’introduzione è stata affidata alla competenza indiscussa di Andrè Leon Talley, uno degli uomini-costituzione del pensiero moda, che ha saputo scrivere il degno “C’era una volta…” da anteporre a fiabesche tavole apparecchiate e ricercate ed esclusive ricette. Nelle dodici pagine di cui Talley si è preso cura, si legge un saggio sull’influenza che la bellezza ha avuto, e ha tutt’ora, nella vita di Valentino stilista e uomo, accuratamente declinata in ogni esperienza porti il nome della maison. Sedersi alla tavola dell’imperatore non significa legarsi il grembiule in vita e implementare il solito corpus di ricette che troviamo negli scaffali vicini alle casse di un supermercato qualsiasi. Sedersi alla tavola dell’imperatore significa celebrare il mito Valentino e farsi complici del suo modo di interpretare la vita. A proposito, descrivendo un pranzo al castello di Garavani a Wideville, Talley scrive: “Il senso dell’armonia e della proporzione di Valentino si è espresso nella giustapposizione delle sue grandi saliere, bellissimi cristalli e bianchi sottopiatti con cigni provenienti da un servizio dell’imperatrice Caterina II di Russia. Il culmine è stato il meraviglioso modo di servire un sorbetto alla pesca e litchi fatto in casa, in una ciotola di zucchero filato verde e rosso realizzata a forma di una ciotola di vetro veneziano di Venini”.
Il libro contiene ricette sì, ma non è un ricettario. Così come non è un catalogo di antiquariato, pur essendo costellato di pezzi d’arredo alla Luigi XIV. E’ un’ode alla bellezza che va oltre gli stilemi della passerella e apre le porte, le apre veramente, su un mondo decisamente più intimo e privato. E’ un racconto umano fatto di eleganti accortezze devote al ricevimento, un atto di estrema generosità che comunque, ci stupisce Valentino, egli compie innanzitutto per se stesso. Non c’è ostentazione in quello che mostra con orgoglio tra le pagine del libro: “Quando sono da solo, apparecchio esattamente così”. Chapeau.

 

Se volete saperne di più sui libri dedicati a Valentino vi segnaliamo la nostra intervista a Tony di Corcia autore di Ritratto a più voci dell’ultimo imperatore della moda

Silvia Valesani
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One Response to "Valentino: At the Emperor’s table"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto cantoni   14 Novembre 2014 at 15:35

    Occhio e croce, essere invitati a cena da Valentino, dovrebbe essere una notevole rottura di palle. L’enfasi di ogni cosa in stile imperiale mi fa pensare a conversazioni anoressiche, espressioni facciali post-ictus e a portamenti marmorizzati da giganteschi pali nel culo. Chissà se anche i suoi ridicoli e pestiferi carlini sono costretti a mangiare in una simile sofferenza. Più che una ode alla bellezza a me sembrerebbe un invito a sporcare il più presto possibile qualcosa…tovaglie, tovaglioli e quant’altro per far si che troppa bellezza non mi faccia addormentare.
    Ammetto pero’ che mi darebbe un indicibile godimento scoreggiare fra tanta grandiosità.

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