Recensione 2001: Odissea nello spazio

Recensione 2001: Odissea nello spazio

Una delle maggiori difficoltà quando ci si approccia per la prima volta a 2001: Odissea nello spazio è quella di riuscire a capire che cosa stia effettivamente succedendo. L’astrattezza della trama e la filosofia in essa nascosta fanno sì che il finale del film lasci aperti molti dubbi nella mente di chi lo guarda. Perché c’è quel monolite nero? Perchè il computer Hal-9000 si ribella? Che significato ha la stanza delle scene finali? E ancora, perché il cosmonauta Dave Bowman si trasforma in un bambino?
In questo articolo cercheremo di dare risposta ad alcune domande che forse riusciranno ad aiutare lo spettatore a comprendere più in profondità questa meravigliosa opera di Stanley Kubrick.

Linee argomentali

Nel film possiamo riconoscere due linee argomentali: una principale e una secondaria. I due filoni convivono insieme, ma sono talmente diversi che ci si potrebbero fare addirittura due film diversi.
La trama principale segue l’evoluzione umana attraverso gli anni, sempre subordinata a un’intelligenza extraterrestre della quale non sappiamo nulla (in nessun momento, infatti, viene mostrata nel film). Questa intelligenza cerca di manipolare l’essere umano attraverso i famosi monoloti neri, che appaiono in quattro momenti diversi.
La seconda trama, invece, riguarda la vicenda del computer Hal-9000 e della sua ribellione contro gli esseri umani. Anche in questo caso il filo conduttore ruota attorno ai concetti di intelligenza ed evoluzione, ma in una forma ancora più astratta. Questo secondo filone può quasi essere considerato come un “incidente”, una parentesi, che non influenza il percorso principale del film.

Primo monolite: creatore d’intelligenza

Recensione 2001: Odissea nello spazio
Recensione 2001: Odissea nello spazio

La prima parte del film si ambienta in Africa e ritrae un gruppo di scimmie con le loro abitudini. Mangiano erba, vivono sotto la minaccia di un leopardo e lottano contro un altro gruppo di scimmie per l’unica fonte d’acqua disponibile nella zona. Un giorno, poi, compare il monolite nero. La prima reazione che suscita nelle scimmie è di paura, seguita da curiosità ed infine indifferenza.
Il monolite inizia a trasmettere la conoscenza necessaria per sopravvivere, come ad esempio, la capacità di utilizzare degli strumenti.
Un giorno, infatti, un membro del gruppo di scimmie inizia ad osservare lo scheletro di un animale, ma con un’altra prospettiva. C’è qualcosa di nuovo in questo animale morto. Le ossa dell’animale si possono utilizzare e tra tutte quelle che stanno per terra, viene scelta la più grande. All’inizio la scimmia colpisce i resti dell’animale morto con paura e attenzione, dopo un po’ più forte fino ad arrivare a una frenesia violenta, selvaggia. E’ la prima arma al mondo, il primo strumento, che, visto in un’altra ottica, simbolizza il primo umano sulla Terra.
Con quest’arma il primo gruppo di scimmie può attaccare l’altro, si può diffendere dal leopardo, ecc. Ecco dunque il primo passo evolutivo verso la sopravvivenza: un gruppo che si trovava vicino all’estinzione trova il modo di dominare gli altri.

Secondo monolite: Custode della Terra

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Recensione 2001: Odissea nello spazio

In questo capitolo è evidente l’influenza delle correnti degli anni 60, che, dopo la conquista della Luna, hanno contagiato gli ambienti cinematografici, dell’arte e della moda, con temi come il futuro e la conquista spaziale.
Proprio sulla Luna gli esseri umani avevano stabilito una base, attraverso la quale scoprono l’esistenza di un campo magnetico di dimensioni enormi: il secondo monolite. Non sapendo cosa fosse e per proteggere il segreto, divulgano all’esterno falsi rumori circa il diffondersi sulla Luna di un’epidemia dall’origine sconosciuta (famoso dialogo tra i scientifici sovietici e l’inviato americano).
Gli americani, appunto, non sanno di che cosa si tratti, ma sono sicuri che il monolite sia artificiale e che sia stato messo lì di proposito. Guardano il monolite proprio come il gruppo di scimmie in epoca preistorica. Mentre discutono sulla possibilità di annunciare pubblicamente questa scoperta, il gruppo di cosmonauti si fa una foto, consapevole della portata dirompente del ritrovamento: si tratta della prima prova dell’esistenza di vita oltre il pianeta Terra. Ma qualcosa succede quando il Sole tocca con la sua luce il monolite. Questo, infatti, inizia improvvisamente a trasmettere un segnale radio, che viene sentito anche dai cosmonauti. E’ un allarme, con la funzione di indicare ai suoi creatori che il monolite è stato scoperto. Gli esseri umani si sono evoluti a tal punto da poter viaggiare nello spazio e arrivare a scoprire il monolite sulla Luna.
L’unica cosa certa per gli americani è che il segnale arriva a Giove. Per questa ragione decidono di organizzare una spedizione con l’astronave Discovery. Quello che non sanno è che questo nuovo step è un tranello.

Terzo monolite: Porta interstellare

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Recensione 2001: Odissea nello spazio

La nave spaziale Discovery arriva a Giove 18 mesi dopo la scoperta del secondo monolite. Durante il viaggio, però, sorgono dei problemi con il computer dell’astronave, Hal-9000 (questa trama la approfondiremo meglio più avanti), per cui alla fine solo uno dei cosmonauti, Dave Bowman, resta in vita. L’astronave è quasi distrutta e una missione di salvataggio ci metterebbe troppo tempo ad arrivare, oltre ad essere troppo costosa.
A un certo punto Bowman trova un monolite nero che gira nell’orbita di Giove. Deve essere proprio quello che raccoglieva il segnale proveniente dalla Luna. Bowman decide di usare una capsula di esplorazione per uscire dalla Discovery e guardare da vicino il monolite. Vuole capire che cosa sia. Ma qualcosa succede quando si avvicina al monolite: davanti ai suoi occhi, si apre un abisso che lo stordisce, mentre l’astronave avanza sempre più velocemente. La sensazione è così forte che sta per svenire, mentre guarda mondi e galassie lontane. La sua piccola capsula viene condotta in un viaggio attraverso l’intero universo. Ecco che si capisce allora a cosa serve il terzo monolite che si trova nell’orbita di Giove: è una porta per viaggiare verso l’infinito.

Quarto monolito: Bambino delle stelle

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Recensione 2001: Odissea nello spazio

Il grandioso viaggio di Bowman s’interrompe improvvisamente e lo catapulta in un ambiente familiare per tutti noi. Si trova di fronte a una stanza di hotel. Sembra che si possano sentire alcune voci dall’esterno (anche se non si sa con sicurezza) ma si fermano subito e tutta la stanza viene avvolta da un silenzio sepolcrale.C’è qualcosa di strano, di artificiale nell’aria. Non può trovarsi sulla Terra. E’ troppo lontano dal nostro pianeta e la stanza sembra troppo artificiale . E’ come la gabbia di uno zoo, si, assomiglia alla realtà, ma in qualcuno ha messo Dave Bowman in una gabbia e gli dà acqua, cibo e vestiti per vivere. Purtroppo né noi né Dave Bowman vedremo mai chi è stato.
Il nostro cosmonauta è ormai condannato a vivere tutta la sua vita in quel posto, senza poter più vedere nessuno. Nella sua solitudine il tempo si trasforma in qualcosa di strano. Bowman soffre una specie di flashfoward: vede se stesso nel letto, improvvisamente più vecchio. Non sappiamo se questa visione è creata dalla stanza o da se stesso.
Il protagonista quindi si ritrova morente nel letto. Davanti a lui c’è un monolite nero, che si alza maestoso e inerte. Prima di morire, Dave Bowman lo indica cercando di dire qualcosa ed è proprio in quel preciso momento che si trasforma in un embrione. Proprio come la scimmia davanti al primo monolite, milioni di anni prima, anche Bowman si trasforma e dà vita a una nuova specie. Non è più schiavo del corpo fisico. Può viaggiare per l’universo, è il Bambino delle Stelle.
Il bambino inizia a viaggiare verso l’orbita della Terra. Non esiste più Dave Bowman, ma solo questo bambino che proviene da Dave Bowman. Ha tanta voglia di sapere da dove proviene. Guarda la Terra con curiosità, poi si gira verso la telecamera e guarda tutti noi con la stessa curiosità. L’evoluzione è arrivata al suo punto finale. La storia si è completata.

La subtrama di HAL-9000

Recensione 2001: Odissea nello spazio
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All’interno del film troviamo anche una subtrama, la quale gira intorno alla trama principale. Il suo protagonista non è più Dave Bowman, ma il computer HAL-9000. Il tema principale resta sempre l’evoluzione, ma a differenza della trama principale incentrata sull’evoluzione umana, in questo caso la domanda centrale è se anche un computer può evolversi fino al punto di arrivare ad avere pensieri e sentimenti. Un computer può avere un’anima?
HAL è un computer perfetto. Educato come un bambino, ad una velocità più veloce ovviamente, il suo cervello non sbaglia mai un calcolo. Questa precisione fa sì che gli ingegnieri dell’astronave Discovery incarichino HAL-9000 di occuparsi delle funzioni vitali degli scienziati presenti a bordo. Nè i cosmonauti nè gli ingegnieri possono rispondere all’interrogativo principale, il computer ha dei sentimenti? Nessuno lo sa, nemmeno noi. Da come risponde alle domande sembrerebbe di si, ma sembrano finti, non reali.
HAL-9000 si sente orgoglioso delle sue capacità. Lui ha un unico obiettivo nella vita, che sempre sarà la sua ossessione: l’esito positivo della missione che gli hanno affidato. La sua stessa esitenza si basa su questo.
Poco dopo l’inizio si capisce subito il problema centrale dei protagonisti del viaggio: l’unico che conosce i veri obiettivi della missione e HAL-9000. La missione della Discovery è sapere dove va a finire il segnale del monolite scoperto sulla Luna e la sua origine extraterrestre. Gli astronauti non sanno nulla di tutto ciò, forse per evitare una fuga d’informazioni o per non gravarli di un un peso psicologico troppo grande. La missione sarà rivelata solo quando saranno nelle vicinanze di Giove. Così HAL deve nascondere questo segreto. Ad un certo punto, però, ad HAL iniziano a sorgere una serie di dubbi improvvisi, che nessuno si aspettava:

– Gli astronauti conoscono il vero obiettivo della missione? Se gli astronauti non lo conoscessero, infatti, rischierebbero di fallire e compromettere il buon esito della spedizione, che per HAL è la cosa più importante. L’unico modo di evitare il fallimento sembrerebbe quello di svelare agli astronauti il suo vero obiettivo.
– Dall’altra parte, però, HAL-9000 ha l’obbligo di non rivelare il vero scopo del viaggio.
– Insomma, se HAL rivelasse le vere ragioni della missione, disobbedirebbe agli ordini dei suoi creatori e fallirebbe il suo obiettivo. Se non lo facesse, però, rischierebbe di essere compromessa l’intera missione.

HAL si trova di fronte a due soluzioni, entrambe molto pericolose per la missione della Discovery. Questo dubbio gli provoca una nevrosi, una di quelle che tutti abbiamo avuto in un momento o in un altro della nostra vita. La nevrosi è una reazione molto comune quando siamo posti di fronte a una scelta difficile.
Negli esseri umani, la nevrosi provoca uno stato di irrazionalità che può dar origine a una vera e propria lotta interiore.
E’ proprio questo che succede a HAL, che decide di lanciare un falso allarme fingendo di aver perso la comunicazione con la Terra. Si tratta in realtà di una bugia, inconsciamente motivata dall’intenzione di interrompere i ponti tra gli astronauti e i creatori e per ottenere egli stesso il controllo della missione. Il piano non è sicuramente semplice. Se qualcuno scoprisse la verità, infatti, HAL perderebbe l’aura di perfezione che tutti gli attribuiscono. Alla fine, però, non si sa se consciamente o spinto dalle emozioni, HAL decide di prendere il controllo della missione, della sua vita, seppure in modo folle.

2001: Odissea nello spazio
Recensione 2001: Odissea nello spazio

Dave Bowman e Frank Poole scoprono che il problema dell’antenna non esiste e iniziano a sospettare che HAL non è poi così perfetto. Chiusi in una piccola capsula, sapendo che il computer non può ascoltare, si confrontano sulla possibilità di scollegare il sistema, perchè potrebbe mettere a rischio l’intera astronave. E’ vero che HAL non può ascoltare, ma sì che può leggere il labiale.
In questo modo riesce a seguire tutta la conversacione tra Bowman e Poole, parola per parola. Il computer inizia ad avere paura, perché sa che la sua disconnessione equivarrebbe alla morte. Lui non vuole morire. Ora il suo obiettivo principale cambia, la missione passa in secondo piano, il vero obiettivo è la sua esistenza. Sopravvivere. Vogliono scollegarlo. Vogliono ucciderlo. Si tratta di scegliere tra la sua vita e quella degli astronauti. HAL vuole vivere. A questo punto decide di creare un altro problema nell’antenna per costringere Frank Poole ad uscire dell’astronave e risolverlo. Una volta fuori, l’astronauta viene ucciso dal computer che usa il controllo remoto della capsula per tagliare il condotto di ossigeno. Poole muore nello spazio.
Dave Bowman non capisce cosa succede, perchè non sa che HAL aveva “sentito” il loro discorso. Così esce dell’astronave per prendere il corpo di Poole, ma quando torna alla Discovery il computer non lo lascia entrare. HAL-9000 gli dice: “so che tu e Frank avete deciso di scollegarmi e purtroppo non posso permettere che questo accada”.
A questo punto Bowman capisce che il computer si sta ribellando.

Poole è stato ucciso da HAL e se Poole è morto per colpa del computer anche il resto dell’equipaggio in stato d’ibernazione sarà sicuramente morto. A Dave, però, viene l’idea di entrare dall’uscita di emergenza della Discovery. Una volta dentro, va nella stanza dove si trova il cervello di HAL, i suoi sentimenti, ricordi, il suo io, la sua vita. Il computer cerca di convincerlo a non scollegarlo, si scusa, chiede perdono, ma Bowman ha già deciso cosa fare. L’astronauta inizia a scollegarlo, mentre il computer spaventato dice “ho paura, Dave”. Stanno ammazzando HAL. Mentre il suo cervello viene scollegato, il computer soffre un processo di demenza veloce. Torna all’infanzia e si ritrova a intonare la canzone Daisy, una canzone infantile che gli avevano insegnato per educarlo. E’ il momento più triste di tutto il film. Non si tratta di essere un computer o un essere umano. Il messaggio è: l’umanità non risiede nelle cose materiali ma in quelle intellettuali.

Quando HAL-9000 è definitivamente scollegato, Dave Bowman guarda il video con il vero obiettivo della missione. Capisce subito che tutti erano vittime di una bugia. Il gruppo che aveva organizzato la missione crede più in un computer che negli esseri umani. Ma Dave ha scoperto che davanti a un problema i computer si comportano nello stesso modo degli uomini. I programmatori di HAL non avevano preso in considerazione la possibilità che HAL potesse avere un crollo emotivo a causa della forte responsabilità.
E HAL-9000 e Poole hanno pagato con la vita le conseguenze di queste valutazioni. Gli esseri umani non possono creare niente meglio di loro stessi.
Tutto gira intorno all’intelligenza, senza altre idee. L’intelligenza è la base degli umani. Il film vuole insegnare a usare l’intelligenza per diventare persone nuove, come il Bambino delle Stelle. Persone che cercano l’intelligenza per migliorare l’umanità.

E perché non inizare a farlo proprio vedendo per prima volta 2001: Odissea nello spazio?

Scritto da Pablo Carmeño Cabezas

Redazione

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