Viaggio in Patagonia: un viaggio nel viaggio

PATAGONIA – Ecco il nostro viaggio in Patagonia, un reportage in una delle regioni più ambite dagli amanti dell’avventura. 

Può essere normale prendere un aereo per andare a un appuntamento. Anzi, spesso capita di dover far scalo e prenderne due.

Può anche succedere di organizzare un incontro quando si dovrebbe essere in vacanza, anche se è meglio che non diventi un’abitudine. Sta per succedere anche a me e non mi stupisco più di tanto.

Trovo invece che sia decisamente più raro prenderne tre, di voli, ma non ci sono molte alternative per arrivare a Bariloche, nella Patagonia argentina. Quello che penso sia davvero insolito è che appena uscito dall’aeroporto non prenderò un taxi o la navetta ma salterò in sella alla mia mountain bike – sperando di ritrovarla intera dopo due scali – per pedalare tre giorni verso il Cile, attraversando la frontiera e salendo a bordo di quattro traghetti per attraversare altrettanti laghi – e raggiungere finalmente il mio appuntamento nel paese di Puerto Varas.

Ma nessun viaggio è troppo complicato se il tuo sogno è viaggiare. E se sogni anche di raccontare delle belle storie, niente potrà davvero fermarti se il viaggio serve anche a questo scopo.

Patagonia_1
Viaggio in Patagonia

Una bella storia che voglio raccontare è quella dei parchi naturali creati dal signor Douglas Tompkins, diventato ricco e famoso grazie al marchio di sport outdoor “The North Face”, nato dal suo amore per la montagna. Poi ha creato “Esprit”, un’altra azienda di abbigliamento di stampo più commerciale, con cui ha fatto i soldi veri. Venticinque anni fa, dichiarando di essere “stanco di fabbricare cose di cui la gente non ha bisogno”, ha venduto tutto e si è trasferito in Patagonia con la moglie Kristine. Da filantropi animati dall’amore per la natura selvaggia che sta scomparendo, hanno creato nel tempo una piccola costellazione di fondazioni; la prima si chiama “Deep Ecology” e non lascia equivoci sulla mission che hanno portato avanti negli anni.

Ad oggi, i Tompkins hanno inaugurato una dozzina di parchi naturali sparsi tra il Cile e l’Argentina che ricoprono una superficie impressionante, pari a quella della regione Basilicata. A Tompikins piaceva dire che è un modo per “pagare l’affitto per vivere su questo pianeta”. Ma dietro a questa umiltà si nascondo imprese straordinarie per strappare quelle terre agli interessi di persone e istituzioni che volevano sfruttare la natura in modo più proficuo. Sono queste imprese, che voglio conoscere e raccontarvi nelle prossime settimane.

Sono venuto a conoscenza di tutto ciò alcuni mesi fa, mentre studiavo la guida della Patagonia. Avevo appena comprato il biglietto aereo per fare il viaggio della vita: un mese e mezzo da Bariloche a Ushuaia – la “fine del mondo” – per percorrere tremila chilometri in bicicletta e visitare alcune delle bellezze naturali incontaminate e più spettacolari al mondo.

Patagonia_2
Viaggio in Patagonia

Sul mio percorso avrei attraversato il parco Pumalín, il primo creato dai Tompkins, che veniva descritto come “uno dei progetti ambientalistici più importanti del mondo”. Trascinato dalla curiosità, mi sono ritrovato a passare ore cercando informazioni. Poi sono riuscito a reperire il documentario “180° South: conquerors of the useless”, introvabile in Italia, in cui Tompkins racconta la sua visione del mondo mostrandoci al contempo le meraviglie della Patagonia. Alcuni commenti dicevano: “Attenzione, potrebbe spingerti a lasciare il tuo lavoro e partire” – proprio quello che era successo a me. ha affrontato la sua ultima avventura: è stato sorpreso da una tempesta mentre attraversava le acque gelide del lago General Carrera sul suo kayak, che si è ribaltato. Una serie di complicazioni nel recupero gli hanno provocato un’ipotermia fatale.

La moglie Kristine, anche se affranta dalla perdita del marito, non si è lasciata scoraggiare e in qualità di presidente della fondazione ha prontamente dichiarato che intende continuare, anzi intensificare, le attività e le trattative per la creazione di altri parchi naturali.

Avrei voluto incontrarlo, ma non ce l’ho fatta. Tra due giorni però salirò su quell’aereo e andrò a intervistare le persone che hanno lavorato con lui e a visitare i suoi parchi. Per conoscere quali sono stati gli sforzi, le risorse e la convinzione che hanno richiesto. Per capire se l’esperienza è replicabile da altri filantropi e organizzazioni che possano ispirarsi al suo esempio. Per sviscerare le controversie – tra cui un mega-progetto di Enel per realizzare ben cinque dighe in Cile, bloccato dai Tompkins con la repentina apertura del “Patagonia National Park”.

Come ha detto una mia amica, da quando ho comprato il biglietto, quattro mesi fa, avrebbe fatto in tempo a fallire la compagnia aerea – e di questi tempi non potevo nemmeno invocare la persecuzione degli astri. E in questi mesi è scomparso un uomo di quelli che sanno guardare cent’anni più avanti degli altri – ma, fatto raro, nell’interesse di tutti gli abitanti di questa grande palla di roccia e acqua su cui passiamo la nostra vita, senza pagare l’affitto.

Angelo Aldrovandi
Latest posts by Angelo Aldrovandi (see all)

25 Responses to "Viaggio in Patagonia: un viaggio nel viaggio"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   25 Gennaio 2016 at 16:45

    Apprezzo moltissimo i marchi creati da Tompkins. Soprattutto The North Face. Non sapevo del suo impegno per i parchi naturali, anche se indubbiamente il rispetto per la natura fa parte del DNA dei suoi marchi. Rimango in attesa delle interviste che hai promesso.

    Rispondi
    • Angelo Aldrovandi
      Angelo Aldrovandi   26 Gennaio 2016 at 19:45

      Quella dei Tompkins è una lunga e bellissima storia che sono felice di raccontare. E mi ritengo fortunato a poterlo fare dopo aver visitato di persona i loro parchi e intervistato le persone che li gestiscono e che hanno lavorato con Douglas.

      Rispondi
  2. Antonio Bramclet
    Antonio Bramclet   25 Gennaio 2016 at 20:07

    Mi pare di capire che in questo momento l’autore dovrebbe trovarsi in Patagonia. Con che mezzi ha deciso di esplorarla? Si tratta di un viaggio programmato attraverso agenzie turistiche oppure gli itinerari vengono scelti giorno per giorno? I parchi di cui parla sono percorribili in auto da normali turisti?

    Rispondi
  3. Angelo Aldrovandi
    Angelo Aldrovandi   26 Gennaio 2016 at 19:49

    In questo momento mi trovo proprio in Patagonia e sto per iniziare la “mitica” Carrettera Austral lungo la quale si trovano i primi parchi naturali creati dai Tompkins. Ho fatto la scelta “dura” di viaggiare in bicicletta e tenda ma queste zone sono facilmente visitabili anche con altri mezzi. Maggiori informazioni nelle “prossime puntate”!

    Rispondi
    • Antonio Bramclet
      Antonio Bramclet   27 Gennaio 2016 at 00:44

      Attraversare la Patagonia in bicicletta dovrebbe essere duro quasi come il Giro d’Italia. Scusa se mi permetto: ma non si guarda meglio il paesaggio se si arriva nei posti giusti con un mezzo più umano?

      Rispondi
      • Angelo Aldrovandi
        Angelo Aldrovandi   27 Gennaio 2016 at 02:33

        Per certi versi hai ragione. Io per primo mi considero semmai un viaggiatore, non certo un ciclista. Ovviamente la bicicletta non è per nulla il modo più facile per visitare queste terre davvero sconfinate! Il Giro d’Italia del resto è una cosa molto diversa: una competizione agonistica. E invece forse quella con i mezzi motorizzati rischia di restare solo una vacanza. Di sicuro questo viaggio è anche una sfida con me stesso: bicicletta e tenda, che ci sia sole o pioggia, caldo o freddo, vento dietro o contro, deve piacerti. Però ti assicuro che i panorami si vedono a dir poco benissimo, soprattutto andando piano e stando lontani dalle folle trasportate dai pullman. E se te li sei sudati lentamente, li vivi come non li ha visti nessuno.

        Rispondi
        • Antonio Bramclet
          Antonio Bramclet   29 Gennaio 2016 at 00:38

          Credo che tu abbia ragione purtroppo. Il problema è che ti invidio. Io credo che crollerei dopo poche decine di kilometri. Ma quanto ti sei allenato prima di partire? Secondo me sarai costretto a fare almeno 100 km al giorno. Ma sei sicuro di avere la lucidità di fare belle foto quando ti fermi? Domanda inutile dal momento che vedremo tra un po’ cosa ci farai arrivare.

          Rispondi
  4. Francesca   26 Gennaio 2016 at 21:51

    Bravo Angelo!
    Poi ci racconti!!! Io spero di riuscire a fare un viaggio così presto, per ora progetto la Berlino -Copenaghen in bici!?

    Rispondi
    • Angelo Aldrovandi
      Angelo Aldrovandi   27 Gennaio 2016 at 00:20

      Brava Francesca! Presto farò avere mie notizie qui… un abbraccio e stay tuned!

      Rispondi
  5. Marco   27 Gennaio 2016 at 00:12

    Interessante………Attendiamo il seguito della storia

    Rispondi
  6. saminviaggio   27 Gennaio 2016 at 08:15

    Grande Angelo!!!!chi non ha mai fatto un viaggio,un vero viaggio in bici credo che non possa capire cosa significhi conquistarsi ogni giorno centimetro per centimetro le bellezze che ti circondano!!!!come dici tu una roba così non centra assolutamente nulla con una vacanza….qui quello che conta è il viaggii di per se,non la meta!!!!!Seguiró con gran interesse i tuoi racconti resi ancora più interessanti dalla storia che hai deciso di raccontare!!!!rispect!!!!keep on!!!

    Rispondi
    • Angelo Aldrovandi
      Angelo Aldrovandi   27 Gennaio 2016 at 13:45

      Grande Sami! Un po’ di incoraggiamento ci vuole, soprattutto da chi ha fatto lo stesso percorso in metà del tempo e che l’ha raccontato con un entusiasmo contagioso! E ora come diceva Freak, “meno Internet, più Cabernet” — rimettiamo il telefono nello zaino e attacchiamo a pedalare!!!! (PS ti ho preso in prestito la battuta della compagnia aerea che poteva fallire… grazie anche per questa… però nel frattempo ha veramente chiuso l’agenzia da cui ho comprato il biglietto!)

      Rispondi
    • Franck   29 Gennaio 2016 at 00:46

      Veramente a me pare che contino le gambe e la preparazione fisica. Più che un viaggio sembra una esperienza interiore. Di certo la parola turismo non c’entra nulla.

      Rispondi
  7. Daniela Ferro
    Daniela Ferro   27 Gennaio 2016 at 11:46

    Io attendo foto e poi foto e ancora foto e poi racconti e poi racconti e ancora racconti

    Rispondi
  8. Stefano   27 Gennaio 2016 at 22:40

    Bella Angelo ! Non ci sentiamo da un pezzo ma mi fa piacere vedere questo tuo entusiasmo e voglia di scoprire. Ammetto di provare una notevole invidia non potendo per vari motivi progettare queste “missioni” ma sono contento

    Rispondi
  9. Silvio   29 Gennaio 2016 at 12:34

    Grande Angelo!!! Aspettiamo allora tanti racconti e foto! Come andarono le interviste? E dove sei ora? Aleeeeeeeeeeeeee!!

    Rispondi
  10. Andrea   29 Gennaio 2016 at 14:15

    Volevo chiedere all’esploratore in bicicletta se in Patagonia sono rimaste tribù di indigeni o villaggi che conservino antiche tradizioni,

    Rispondi
    • Angelo Aldrovandi
      Angelo Aldrovandi   2 Febbraio 2016 at 17:02

      Esistevano una varietà di popoli che sono stati bene o male massacrati dai governi locali; famoso ad esempio il generale argentino Roca con la “Conquista del Desierto”. Una storia del tutto simile a quella del West. Le ultime comunità di Mapuche, il popolo più importante della Patagonia, sono concentrate più a nord, nella regione di Temuco.

      Rispondi
  11. MAURO   29 Gennaio 2016 at 16:45

    SEI UN ADORABILE MALATO DI MENTE 🙂

    Rispondi
  12. Silvia   29 Gennaio 2016 at 18:28

    Angelo il tuo racconto è bellissimo. Davvero. Non ho altre parole.. solo che userò un pò i tuoi occhi quando tornerai x farmi raccontare un pezzetto del tuo viaggio

    Rispondi
  13. Robert   30 Gennaio 2016 at 07:38

    Occhio alla zanzara Ziki. Da quanto sappiamo sta per invadere la Patagonia. In bici non hai vie di scampo!

    Rispondi
  14. Filippo   31 Gennaio 2016 at 09:56

    Bella Eingel, racconta, racconta e alimenta la nostra brama di posti lontani. Non potendo andarci di persona, sarai i nostri occhi per noi!

    Rispondi
  15. Venturoli luigi   1 Febbraio 2016 at 01:41

    Bravo Angelo, mi piace tutto di questa tua iniziativa : la novità, l’intenzione, l’obiettivo immediato e futuro !
    Sono certo che hai le doti per riuscire a raggiungrre l’obiettivo sia di gambe, di sensibilità che di penna !

    Rispondi
  16. Francesca   2 Febbraio 2016 at 15:24

    Bella Eingel! Ti invidio ma aspetto con trepidazione le prossime puntate, tante foto e racconti. Buon Viaggio

    Rispondi
  17. Paola   7 Febbraio 2016 at 20:48

    Ciao Eingel….leggere il tuo racconto di questo meraviglioso viaggio e’ da brividi!!Bell’esperienza….ti invidio!!

    Rispondi

Leave a Reply

Your email address will not be published.