Signori e Signore, Mr. Scott Shuman

Signori e Signore, Mr. Scott Shuman

10 gennaio 2012. Un giovedì come tanti altri, magari un po’ più vivace per la presenza dell’83° edizione di PITTI UOMO, ma comunque un normale giovedì di gennaio. Eppure al Polimoda di Firenze, l’atmosfera era diversa, una certa frenesia correva lungo i corridoi percorsi da studenti intenti a seguire la lezione e a prendere appunti; sparse sui tavoli, delle cartoline, in bianco e nero, raffiguranti una bellissima ragazza di colore, e una scritta sottostante “THE SARTORIALIST- CLOSER” e nel retro la frase “BOOK SIGNING WITH SCOTT SHUMAN”.

Ecco svelato il mistero di tutta quella eccitazione e aspettativa: il più importante e quotato fashion blogger, nonché fotografo di moda americano Scott Shuman, in visita al Polimoda per autografare il suo ultimo libro dal titolo “CLOSER”.

Autografo di Scott Shuman per Giulia, la nostra MyWhere Addicted e per la redazione di MyWhere

Classe 1968, nasce ad Indianapolis, ma terminati gli studi si trasferisce nella sfavillante New York, dove inizia a lavorare nel campo del marketing per alcuni importanti brand come Helmut Lang e Jean-Paul Gaultier, ma dopo qualche anno decide di creare un proprio spazio dove commercializzare le collezioni di giovani e promettenti designer. Ma tutto cambia quando la tragedia dell’undici settembre 2001 sconvolge gli Stati Uniti e di conseguenza il resto del mondo, e anche Scott, costretto a chiudere i battenti del suo show room, trova lavoro presso il department store di beni di lusso Bergdorf Goodman. Shuman però è insoddisfatto di quella vita, di quel lavoro e di quel fashion system che ingabbia la sua creatività e il suo interesse per quel settore. E se è possibile frenare per qualche tempo una persona creativa, forse non è altrettanto possibile fermare il fiume della creatività che gli scorre dentro, e così nel 2005 Shuman prende una decisone drastica: lasciare il proprio lavoro per dare spazio ad un cambiamento ormai necessario; è proprio lui in un intervista ad ammettere: “fu un colpo di testa necessario. Se ne fanno nella vita, no? Forse sono le cose migliori che ci capitano”. Il 2005 è l’anno che segna l’inizio di una avventura, la cui fama verrà decretata a livello mondiale: più che in una data particolare, l’idea di Shuman nasce grazie ad un luogo, anzi più luoghi, i parchi di New York dove il ruolo di padre impegnato nel giocare con le sue bambine, incontra quello di fotografo, curioso scrutatore della realtà che lo circonda.

Giulia Nora e Scott Shuman al Polimoda di Firenze durante la presentazione del suo ultimo libro

La moda di strada lo cattura, e in quegli scatti viene raccontata la moda delle persone che la interpretano secondo il proprio stile e la propria personalità. Sono gli amici e i colleghi stilisti, i primi a ricevere gli scatti realizzati da Scott e proprio da loro arriva l’incoraggiamento a non fermarsi. Gli ingredienti utilizzati per il suo successo sono pochi: un computer portatile, una macchina fotografica digitale, e la possibilità di connettersi ad internet per poter condividere sul suo blog e sui nuovi social media, tutti i suoi scatti, contemporaneamente visibili in ogni parte del mondo. La risposta è immediata: da Tokyo a Parigi, da Milano a New York, da Barcellona a Shanghai, le persone seguono, condividono e commentano le fotografie di The Sartorialist, mentre critica e stilisti di fama mondiale, innalzano Shuman a nuovo guru della moda. La sua presenza nelle prime file dei fashion show è indispensabile se si vuole attirare l’attenzione, e così alcuni marchi e il colosso dell’editoria di moda Condé Nast, iniziano collaborazioni fotografiche con il pluri-acclamato fashion blogger. Nell’aprile del 2007 la rivista Time lo inserisce nella Top 100 dei designers più influenti al mondo, ed egli stesso in una recente intervista dichiara: “Anche se mi piacerebbe dire che ciò che faccio è estremamente colto, intelligente, raffinato, la verità è che la mia è solo una reazione che mi spinge a creare un mio mondo pieno di fantasie. Non m’interessa un soggetto particolare da fotografare, se lo fosse sono sicuro che perderei ciò che c’è intorno; dunque non importa se è un bambino che gioca a baseball, un sessantenne o una quindicenne svedese con un trench grigio. Ciò che invece voglio è uscire fuori e sentirmi parte dell’ambiente, e questo lo ottengo solo scattando ciò che vedo.”

Giulia Nora
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