Oltre il visibile, la Telecamera Apollo rivoluziona la Diagnostica per l’Arte

Oltre il visibile, la Telecamera Apollo rivoluziona la Diagnostica per l’Arte

ITALIA – Ecco lo strumento rivoluzionario della Diagnostica per l’Arte per conoscere tutti gli strati di un’opera d’arte. Il lavoro svolto da Banca Patrimoni Sella & C e dal Laboratorio Radelet è incredibile e una prova tangibile è il restauro del Qui vult venire post me di Battistello Caracciolo, capolavoro del Caravaggismo napoletano. Per conoscere ancor meglio questo progetto, abbiamo incontrato il Dottor Therry Radelet e il Direttore Artistico di Banca Patrimoni Sella & C Daniela Magnetti.

Fornire dati certi a sostegno dell’attribuzione e dell’autenticità delle opere, aggiornare le certificazioni, monitorare con precisione lo stato di conservazione e adottare strategie di mantenimento della qualità e del valore nel tempo. Sono solo alcune delle capacità della Telecamera Apollo per la Riflettografia Infrarossa a 1700 nanometri, uno strumento rivoluzionario nel campo della diagnostica per l’arte. Dove è possibile trovarlo? Nel Palazzo Bricherasio a Torino, sede di Banca Patrimoni Sella & C, uno dei luoghi simbolo della cultura artistica del Piemonte e del Nord Italia.

Il Dottor Therry Radelet e il Direttore Artistico di Banca Patrimoni Sella & C Daniela Magnetti ad una conferenza dimostrativa.

TELECAMERA APOLLO, LO STRUMENTO INCREDIBILE CHE VA “OLTRE IL VISIBILE”

Nel 2018 la Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C ha stretto una collaborazione con il Laboratorio Radelet, eccellenza europea nel campo della diagnostica per l’arte, e ha sostenuto l’acquisizione di uno dei più sofisticati strumenti di indagine diagnostica disponibili a livello internazionale: stiamo parlando della Telecamera Apollo per la Riflettografia Infrarossa a 1700 nanometri. Questo strumento consente di leggere particolari sino ad ora invisibili, rivoluzionando le potenzialità della Riflettografia e dunque le possibilità di lettura degli strati inferiori dell’opera d’arte, a vantaggio della conoscenza dei processi creativi per le opere pittoriche dal Medioevo al Contemporaneo.

DIAGNOSTICA E RESTAURO DEL DIPINTO RAFFIGURANTE QUI VULT VENIRE POST ME DI BATTISTELLO CARACCIOLO

Il connubio arte e Banca Patrimoni Sella si è sempre dimostrato molto forte ma sembra aver raggiunto il suo apice da circa un anno. Uno degli esempi più lampanti è sicuramente legato al restauro del Qui vult venire post me di Battistello Caracciolo, capolavoro del Caravaggismo napoletano.

Originalmente presente nella storica collezione genovese di Marcoantonio Doria, dopo alcuni passaggi di proprietà, l’opera confluisce nel patrimonio di Palazzo Bricherasio nel 1952 grazie a un acquisto lungimirante. Ebbene, grazie agli interventi di restauro frutto della collaborazione tra il Laboratorio Radelet e Banca Patrimoni Sella & C, l’opera di Caracciolo ha ritrovato il suo splendore e ha recuperato una perfetta facilità di lettura. Qui vult venire post me, si è così rilevata sotto una nuova luce agli occhi degli studiosi, consentendo di aggiungere preziose tessere al mosaico della produzione artistica battistelliana.

LE PAROLE DEL DOTTOR THERRY RADELET

Per farvi capire quante informazioni può darci la diagnostica dell’arte, ecco le parole del Dottor Therry Radelet, subito dopo aver concluso i suoi studi sull’opera del Caracciolo.

“Si è proceduto inizialmente con lo studio diagnostico per il riconoscimento della tecnica esecutiva impiegata dall’artista e la valutazione dello stato di conservazione dell’opera. Tutti i dati emersi sono stati successivamente messi a confronto per trovare il metodo di restauro più adeguato e mettere in nuova luce l’alta qualità della materia pittorica, alternata dal tempo e da precedenti interventi di restauro.

Lo studio preliminare del quadro è avvenuto per mezzo di tecniche di diagnostica non invasiva che hanno permesso di studiare i vari strati che compongono l’opera impiegando diverse lunghezze d’onda (luce visibile, ultravioletti, infrarossi e raggi x).

Prima di tutto, conservando il retro in luce visibile, è stato possibile notare che l’opera era stata oggetto di rifoderatura in un recente restauro, anche se la tela originale risulta integra e non presenta tagli o strappi. Anche il telaio non è più quello originale, ma sostituito durante un precedente intervento di restauro, probabilmente negli anni ’70. Sul fronte si poteva invece riconoscere un’alterazione della percezione cromatica delle campiture, soprattutto l’ingiallimento degli incarnati e una perdita del contrasto tra chiari e scuri. Questo era dovuto alla foto-ossidazione del film protettivo, come è stato possibile mettere in risalto dalle indagini ultravioletto. Questa tecnica ha permesso infatti di riconoscere la fluorescenza verdastra caratteristica di una vernice a base di resina naturale, stesa in un precedente intervento di restauro.

Per il riconoscimento dei pigmenti impiegati dall’artista, è stata realizzata innanzitutto l’immagine in infrarosso falso-colore 500-950 rm ottenuta in post-produzione da una foto in luce visibile e una foto in infrarosso bianco-nero. Questa tecnica ha permesso di dare delle prime indicazioni sulla natura chimica dei pigmenti. Inoltre, la fluorescenza ultravioletta, ha permesso di valutare l’eventuale presenza di pigmenti organici come la lacca rossa, riconosciuta in questo caso per la sua caratteristica fluorescenza rosata, e individuare precedenti interventi di restauro.

Ottenuti i primi risultati con queste tecniche, è stato poi possibile eseguire dei punti in fluorescenza a raggi x per determinare i pigmenti inorganici impiegati dall’artista. I principali dati emersi, hanno permesso di individuare l’uso di cinabro per la realizzazione delle campiture rosse e rosa degli incarnati, un pigmento a base di rame per le campiture verdi e bianco di piombo impiegato puro o in mescolanza per lumeggiare le campiture. La presenza di calcio e ossidi di ferro in tutti i punti analizzati è invece da attribuire alle stesure preparatorie della tela”.

 

INTERVISTA A DANIELA MAGNETTI, DIRETTORE ARTISTICO BANCA PATRIMONI SELLA & C

Incuriositi dall’impegno e dalla partecipazione di Banca Patrimoni Sella & C per quanto riguarda la valorizzazione dei patrimoni artistici, siamo andati ad intervistare il Direttore Artistico Daniela Magnetti, con la quale abbiamo affrontato molti argomenti.

Direttore, cosa ne pensa della diagnostica dell’arte? E quanto sarà importante la Telecamera Apollo per questo settore?

Ritengo rappresenti un’innovazione rivoluzionaria e un vantaggio imprescindibile per agire sul mercato dell’arte. L’apporto della diagnostica acquisirà un’importanza sempre maggiore nello studio delle opere diventando fondamentale per attribuzioni, le certificazioni legali e la verifica dello stato di conservazione. Mi piace sottolineare che noi di Banca Patrimoni Sella & C, svolgiamo un ruolo attivo e di primo piano nella conoscenza e nello sviluppo di questi strumenti. Vogliamo mettere a disposizione della nostra clientela queste competenze con grande entusiasmo e fornire strumenti sempre più tecnologici per la valorizzazione dei patrimoni privati.

Cos’è che la colpisce di più della Telecamera Apollo?

Invito tutti a guardare un dipinto del ‘400 come appare a occhio nudo e subito dopo a ammirarlo in Riflettografia Infrarossa a 1700 mm. E’ incredibile!

Quali sono stati i protagonisti pubblici e privati che più hanno contribuito alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico-culturale?

Credo proprio di sì. Solo in anni recenti alcuni Tesori d’Arte, custoditi in dimore private così come in sedi istituzionali, sono divenuti oggetto di studio, di interventi di conservazione e restauro, di commento critico e di esposizione al pubblico; ammirevole in tal senso, è l’opera svolta dal FAI, dalla filantropia di concerto con le autorità preposte, alla cura e sorveglianza del patrimonio culturale. Non di minor rilievo è l’azione esercitata da grandi e storici atenei del Paese, custodi di un esteso patrimonio culturale che non solo è raccolto, come è ovvio, in biblioteche ricchi di testi antichi e rari, o in Musei, divenuti luoghi di divulgazione della storia del pensiero scientifico, ma che si estende anche a collezioni di opere pittoriche. Frequentemente si tratta di lasciti, ora di singoli manufatti, ora di intere collezione, sovente di notevole importanza, ma – proprio a causa della loro origine – privi di quella “intenzione”, di quello specifico “indirizzo” di chi colleziona seguendo un progetto.

 

INFO CATALOGO:

Battistello Caracciolo. Dialogo all’ombra di Caravaggio.

A cura di Daniela Magnetti, Stefano Causa

SilvanaEditoriale

 

 

Fabiola Cinque

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