MONDO – Dopo il trionfo di Parasite, la febbre per il cinema coreano impazza più che mai. Ecco 7 film coreani che possono fungere da buon punto di partenza per scoprire una delle cinematografie più formidabili degli ultimi anni.
Il regista coreano Bong Joon Ho ha fatto la storia dell’Academy Award vincendo tutti i possibili e più ambiti Oscar della cerimonia (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e Miglior Film Straniero). Siete rimasti folgorati dal suo capolavoro metaforico Parasite e vi state lanciando in un recupero forsennato di altre perle della filmografia coreana? Non possiamo darvi torto, quindi accorriamo puntuali stilando questa lista di 7 film coreani che possono fungere da buon punto di partenza per scoprire una delle cinematografie migliori e più ricche dei nostri anni.
Two Sisters (2003) di Kim Jee-Woon
Per quanto non perfetto dal punto di vista della sceneggiatura, Two Sister infarcisce meritatamente le già intriganti fila dell’horror asiatico. Il dramma familiare con i suoi traumi si mescola all’orrore grazie a una tecnica eccelsa, il brivido dà spesso il la allo sviluppo dei personaggi, la cupezza di un’atmosfera opprimente e distorta sopperiscono alla grande alla mancanza di inutili secchiate di sangue. La storia a tratti risulta confusa, dovendo piegarsi al tono onirico del lungometraggio, ma il risultato soddisfa in pieno.
Oldboy (2004) di Park Chan-wook
Nella sua interezza, tutta la Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook ha raccolto unanimi consensi. Tuttavia è Oldboy il capitolo migliore, accolto con successo al Festival di Cannes e annoverato da Quentin Tarantino tra i suoi film preferiti. Oldboy è un revenge movie crudo e intenso, fluido e godibile, ricco di plot-twist assurdi ma dotato di spiccati momenti commoventi… Con un finale che più folle non si può. Retto sulle spalle di un Choi Min-sik gigantesco e girato con estrema eleganza da un Chan-wook attento alla perfezione delle simmetrie, Oldboy gioca bene con le carte del noir truculento e del melodramma, e regala una delle scene d’azione in piano-sequenza (quella del corridoio) tra le più belle e violente mai viste in assoluto.
The Host (2006) di Bong Joon Ho
Dal regista di Parasite, il monster movie che non ti aspetti. La Seoul messa a ferro e a fuoco da un mostro repellente emerso da un fiume è un pretesto del regista per fare un cinema corporeo vivo e sporco di acqua putrida e fango che denuncia apertamente l’incapacità delle organizzazioni governative di gestire emergenze su vasta scala. Come ci ha abituati pure con il suo blockbuster fantascientifico Snowpiercer, anche qui il regista indaga lucidamente i travagli esistenziali delle classi sociali più povere, sottendendo le regole del genere a un discorso d’autore che tocca con compattezza generi e registri agli antipodi.
War of the Arrows (2011) di Kim Han-min
War of the Arrows è assolutamente consigliato a tutti coloro che cercano un’alternativa a banali film storici hollywoodiani con personaggi stereotipati e storie d’amore melense. Il regista Kim Han-min mette in scena un racconto bellico con abilità e il giusto piglio che il contesto richiede, e attingendo da un momento particolarmente violento della storia della Corea, amalgama l’adrenalina delle scene di battaglia con digressioni di respiro più ampio e introspettivo. Un cast di tutto rispetto, una fotografia suggestiva e dei bei scenari naturali chiudono perfettamente il cerchio.
The Tiger (2015) di Park Hoon-Jung
Il duello spietato tra l’uomo divorato dall’odio e la natura che lotta per la sopravvivenza prende vita in questo epico film di Park Hoon-Jung, colossale per budget e messa in scena, stimolante per la sua ricchezza tematica. È un avvincente racconto di disperazione e ambizioni personali trattato con lucidità e assenza di fronzoli, dall’azione concitata e dai momenti di attesa impregnati di genuina tensione. I due protagonisti sono un cacciatore (lo stesso Choi Min-sik di Oldboy) e una meravigliosa tigre realizzata in CGI da lui braccata con un accanimento bestiale, entrambi uniti da una perdita personale e dalla loro ferocia. Il tutto sullo sfondo dell’invasione giapponese della Corea poco prima della Seconda Guerra Mondiale.
Train to Busan (2016) di Sang-ho Yeon
Campione d’incassi asiatico e premiato a vari Festival di genere, Train to Busan è sia zombie movie che film di viaggio vecchio stile, attento alla spettacolarità delle produzioni horror statunitensi e alla critica sociale dei capolavori di George Romero. Dramma e ironia vanno a braccetto con naturalezza, e il tutto viene coniugato attraverso i dettami di un horror d’azione che, pur non aggiungendo nulla di nuovo al filone, ha il merito di spiccare in spessore dei personaggi e gestione dell’emotività, come testimoniato dal vivido finale. Il film è giunto nel nostro paese in home video, ed è presente nello stimolante catalogo di Midnight Factory.
Burning (2018) di Chang-dong Lee
Come da titolo, Burning carbura lentamente esibendo i marcati contrasti tra contesto cittadino e realtà contadina. Storia di un’atipica amicizia tra tre giovani di diversa estrazione sociale, è un film complesso e profondo, molto affascinante, di non facile lettura, ammantato di un’atmosfera cupa e misteriosa che agisce per non detti e immagini eloquenti e criptiche insieme. Sconsigliato a chi si arrende facilmente davanti a ritmi lenti e ipnotici.
Testo di Riccardo Antoniazzi.
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