Giugno, la lentezza e le tartarughe

Giugno, la lentezza e le tartarughe

MONDO – Più tartarughe che lumache. Giugno è stato il mese della lentezza, della rinascita dopo un lungo buio. E la lumaca si è dimostrata un valido simbolo per un mese all’insegna della moderazione, della riscoperta progressiva, sia nel cibo che nel turismo che nel tempo dedicato alla creatività. Ma le cose cambiano, seppur lentamente…

In questi ultimi giorni di giugno, l’estate sembra finalmente più convinta e le piogge hanno lasciato il posto al sole caldo, ai trenta gradi, all’asfalto bollente e alla trebbiatura delle messi. E noi? Stiamo al passo con la natura? Se la lumaca, croce dei contadini e delizia dei nuovi trattamenti estetici, ben si sposa con la lenta e prudente ripresa di questo inizio di giugno, l’arrivo improvviso di un’estate con il suo calore avvolgente e i nostri corpi bianchicci e impreparati che spuntano stupiti dalle maniche corte, mi porta alla mente un altro tipo di animale, uno stupefacente tipo di anfibio, lontano dagli stereotipi del caso.

Questo giugno, più dei tanti altri finora passati, è un mese in cui timidamente mettiamo fuori la testa dall’acqua e ci guardiamo intorno. Un po’ increduli, stupiti di come la vita ci sia ancora “là fuori”, di come sia possibile forse ricominciare a respirare un po’ più apertamente dopo una pandemia globale.

Giriamo le testa di qua e di là, cerchiamo il sole, i negozi, le cene fuori, anche il mare…ma sopratutto siamo alla ricerca disperata di certezze per sconfiggere le paure, endogene ed esogene, che ci hanno caratterizzato in questi lunghi mesi di lockdown. Certezze sotto cui ripararci, proteggerci, mettersi al sicuro dai “non si sa mai”, dalle seconde ondate, dallo spettro di altri mesi chiusi in casa a cucinare o ad ordinare amenità online.

Siamo preda di virus e di paure, ci nascondiamo obbedienti dietro le nostre mascherine, avanziamo circospetti in un futuro ora meno noto, prevedibile, misurabile…come tartarughe. Ora più che mai, siamo più tartarughe che lumache: cerchiamo un carapace solido sotto cui nasconderci, dove poterci ritirare se qualcosa va male, una solida certezza insomma. Ma ora come ora, di certezze ce ne sono assai poche. E allo scopo mi sovviene un particolare tipo di tartaruga, un tipo piuttosto unico nel suo genere, destinato a sovvertire le nostre certezze su questi placidi anfibi.

La Soft Shell Turtle (Apalone Ferox) o Tartaruga dal guscio morbido dell Florida è il miglior esempio di quanto noi possiamo assomigliare ora ad una tartaruga. Non la bellezza solida di una tartaruga marina (il 16 giugno è stata la giornata mondiale delle tartarughe marine indetta dal WWF), con il carapace segnato dal tempo di una Caretta Caretta ma capace di “resistere agli urti della vita” come sosteneva Luca Carboni, quanto piuttosto un lungo collo che termina in un buffo naso, come una piccola proboscide che si estrude prudente fuori dall’acqua, colori un pò mogi, tra il giallo spento e il marroncino è un carapace insolitamente morbido.

giugno lentezza tartarughe mywhere

Non una bellezza da perdere la testa, ma uno strano mix di terricolo ed acquatico, un essere a cui la Natura ha forse giocato un buffo scherzo: un carapace cartilagineo che non ha la durezza di quello delle sue più note parenti, e un’apparenza non incantevole che non invoglia particolarmente alla conoscenza.

Lo so, non un quadro totalmente lusinghiero, ne particolarmente attrattivo ma che mi ricorda tanti di noi, proprio ora, un po’ bianchicci, nella nostra astinenza forzata da mare, un po’ tondi per le troppe pizze fatte per passare il tempo in lockdown, ed in particolare, alla ricerca di certezze, di solidità, di un carapace che ci renda solidi, ma che ora come ora, non possediamo.

Ma la nostra Soft Shell, tuttavia, non si perde certo d’animo: il carapace cartilagineo non sarà quello di una tartaruga comune, ma questo non la esenta da essere uno dei maggiori predatori acquatici nelle acque placide della Florida, con una dieta quasi esclusivamente carnivora tra pesci, molluschi, insetti e crostacei. Inoltre, a differenza di altri specie di tartarughe, si muove con grande abilità sia in terra che in acqua…Insomma non la placida tartarugona che bruca l’erba a cui siamo abituati.

I predatori ci sono e sempre ci saranno, e nelle fauci di un alligatore, non sarà certo il carapace a darti certezze…

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E se ora possiamo ricordare le placide e mai scontate tartarughe floridiane dal guscio morbido, o le lumache lente e prudenti, in questo avventurarsi nell’anno 2020, che sembra quasi stregato tanto risulta greve di cattive notizie, forse potremmo migliorare e lasciare che la pienezza di vivere, nuovamente riscoperta, ci faccia spiccare il volo e regali nuove certezze e possibilità, lasciando la miseria e gli affanni lontani, come in un volo d’aquila.

SoftShell

Marianne Bargiotti

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