La casa di Teresa è per chi subisce un cambiamento, o meglio ancora, ne diventa protagonista

La casa di Teresa è per chi subisce un cambiamento, o meglio ancora, ne diventa protagonista

ITALIA – È in uscita La casa di Teresa, edito da Augh! Edizioni, il primo romanzo pubblicato dall’autrice Melissa Turchi. L’estate scorsa sono andata a trovare Melissa nella sua meravigliosa città, Siena, e mi ha anticipato l’uscita del romanzo. La pubblicazione sembrava un tempo lontano, invece siamo già qui, con il libro sugli scaffali delle librerie.

Passeggiando per le vie di Siena, Melissa Turchi ha cominciato a raccontarmi della sua prima “creatura”, anticipandomi le emozioni vissute durante la “gestazione” del suo primo libro. Le domande sono venute spontanee, così la narrazione dell’autrice.

 Melissa, perché hai cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella tua memoria che ricolleghi al momento in cui hai deciso di voler diventare scrittrice?

Ho cominciato a scrivere per il piacere di farlo. Scrivere mi ha fatto sempre stare bene.

C’è un momento però che ha segnato il mio percorso. Circa tre anni fa, una domenica mattina d’inverno, mi sono svegliata con il ricordo nitido di un sogno: correvo a perdifiato su una bicicletta senza mai fermarmi. Tra i vari significati attribuiti nell’interpretazione dei sogni a quest’immagine onirica c’è il desiderio di libertà, di lanciarsi. Così quel mattino ho deciso. Avrei tirato fuori la mia passione per la scrittura, un segreto custodito gelosamente dentro i miei quaderni, che sono sparsi ovunque in casa, dentro le borse, nella libreria. Mi sono iscritta al corso di scrittura “La Fabbrica delle storie”, tenuto da Sara Rattaro, e, grazie a Morellini Editore, mi sono avvicinata al mondo editoriale conosciuto fino a quel momento come lettrice. L’immagine che ricollego al mio voler diventare scrittrice è quella di una domenica mattina fredda d’inverno.

Fabiola Cinque e Melissa Turchi
Io con Melissa Turchi per le vie di Siena

Come si abbinano scrittura e lettura?

Scrivere nasce da un piacere e si accompagna, in genere, al piacere quasi ossessivo di leggere. Nessuno ti può forzare a leggere se non ne hai voglia, così come nessuno ti può forzare a scrivere. Sono passioni e, come tali, sono elementi che senti amici, che ti fanno stare bene. Per questo li vuoi sempre con te.

Cosa provi quando scrivi?

Provo pace perché sento di fare la cosa giusta. Raccontare storie è uno strumento in grado di salvarci, di farci stare bene.

Scrivi a mano o al computer?

Al computer perché sono più veloce. Credo dipenda anche dall’attività professionale che svolgo abitualmente al computer. Comunque, ho anche l’abitudine di portare in borsa un piccolo quaderno e una penna con cui annoto idee. Se non le scrivo subito, così come sono venute, spariscono dopo poco.

Quando si capisce se un’idea è buona?

In base alla mia brevissima esperienza, quando l’idea non ti abbandona. Ti torna in mente a distanza di tempo. In questo caso sottopongo la storia che ho in mente a una sorta di esame, a una serie di domande per comprendere se possa reggere. Se supera questa fase, la tengo stretta e le do una chance.

Fabiola Cinque e Melissa Turchi
Melissa Turchi nella Piazza del Monte dei Paschi di Siena

Da dove nasce La Casa di Teresa, da dove nasce il desiderio di scrivere questa storia in Melissa Turchi?

Lo spunto della storia nasce da un incontro in treno e da una frase pronunciata da una donna al mio fianco: “Tu sai che puoi diventare un’altra in 168 ore”. Questa frase rappresenta la sintesi del mio romanzo.

La casa di Teresa è iniziata così, per caso, dentro un vagone di un treno che da Milano mi riportava in Toscana.

La protagonista della storia è arrivata più avanti nel tempo, quando è maturato il desiderio di raccontare la vita di una donna che in 168 ore, ovvero in una settimana, può diventare un’altra, comprendere i suoi reali desideri, porsi obiettivi che la rendano pienamente soddisfatta, affrontare i limiti e le paure che l’hanno tenuta bloccata a lungo.

Quanto è stata lunga la gestazione di questo libro?

Due anni circa tra scriverlo, leggerlo, riscriverlo e rileggerlo. Vivo la scrittura con lentezza. È un mondo parallelo in cui libero la fantasia e faccio accadere ciò che voglio. Un grande regalo. Penso che ci si possa proprio perdere lì dentro ritrovando di volta in volta un equilibrio tra la storia che uno ha in mente e quello che fanno i personaggi.

Quale è la tua visione futura? Sarà il primo di una lunga serie? Progetti?

Mi piacerebbe poter dire un giorno che La casa di Teresa è stato il mio primo romanzo. Vorrebbe dire che altre storie, che ho raccontato, non hanno meritato soltanto il mio amore, la mia cura e la mia attenzione, ma hanno pure ricevuto l’attenzione di un editore. Io dico sempre che non solo bisogna sognare, ma i sogni vanno tirati fuori dai cassetti!

Fabiola Cinque e Melissa Turchi

Dove è ambientato?

In un posto sul mare che ho chiamato Punta Scalzi. Ho immaginato che fosse in Italia ma è un luogo di fantasia. In realtà il paese arroccato, a strapiombo sul mare, con le sue case bianche e di colore tenue, cui mi sono ispirata è Zumaia una cittadina collocata sulla costa basca. Un luogo silenzioso, remoto che ho visitato in una giornata di pioggia tanti anni fa ma mi è rimasto nel cuore perché sembrava che le sue case volessero rimanere attaccate alla costa con determinazione nonostante il vento e la pioggia che le colpiva. La scelta di un ambiente affacciato sul mare discende anche dal fatto che da sempre il mare rappresenta il mio posto del cuore, il posto della pace e del ritrovarsi.

Che storia è?

La casa di Teresa parla di maternità, parla di quanto la vita possa mutare nel tempo di una settimana, parla di quanto un evento possa tracciare una linea sottile, ma allo stesso tempo profonda da cambiare il corso dell’esistenza della protagonista. Gloria è alle prese con il desiderio di diventare mamma. Proprio la difficoltà nel rimanere incinta metterà a dura prova la sua relazione e la porterà a trovare rifugio nel luogo di origine, Punta Scalzi, perché solo tornando indietro e sciogliendo i nodi di famiglia, riuscirà ad andare avanti.

A chi consiglieresti di leggere La casa di Teresa e perché?

A chi si riconosce in quelle persone che colmano i propri vuoti riempendoli con l’amore altrui, con un sentimento che però può non essere un vero amore, ma serve a colmare la paura della solitudine e dell’esclusione che si è vissuta in famiglia. Ma anche a quelle persone che dapprima subiscono un cambiamento, senza opporvisi, senza cavalcarlo, ma che poi ne divengono loro stessi protagonisti. Perché in una settimana si possono comprendere i propri reali desideri, gli obiettivi per cui essere pienamente soddisfatti, si possono affrontare i limiti e le paure che ci tengono bloccati e intraprendere un nuovo percorso. Il proprio percorso.

La casa di Teresa MyWhere

La casa di Teresa ruota intorno alla maternità. Desiderata ma non avuta e voluta in tutti i modi.

Direi che ruota intorno alla donna. Gloria, la protagonista, è una donna inquadrata dentro precise regole. Ha scelto poco di ciò che è la sua attuale vita. Neppure i vestiti, il trucco o la pettinatura. Ha un forte desiderio: diventare madre. L’incontro prima con Annalisa, sua amica di infanzia, e poi con Noemi, sorella di Annalisa, entrambe alle prese, pure loro, con la maternità avrà dei risvolti diretti sulla vita di Gloria, mutandone il punto di vista e costringendola a rivedere i suoi obiettivi. La maternità è al centro della storia, ma lo è anche in termini di rapporto madre e figlia. In un incrocio di vite e di scelte che segnano le donne che si avvicendano dentro la storia.

Quanto c’è in Gloria di Melissa?

Nel personaggio in quanto tale e nella sua storia, molto poco. C’è l’amore per il mare che per me, come per Gloria, è il luogo sicuro dove rifugiarmi.

In un anno, come quello del Covid, in cui siamo stati tutti a casa, il titolo La Casa di Teresa potrebbe far pensare al lockdown. Evoca il rinchiudersi o in realtà ci induce all’evasione? Il tuo romanzo va letto anche se non si desidera stare rinchiusi tra quattro mura?

Sì infatti, più che evasione parlerei di ricerca. I protagonisti non stanno in casa. Anzi si muovono. Si spostano. Sono irrequieti. Il termine casa nel titolo è l’elemento che da lontano smuove la vita della protagonista, perché una vicenda passata ha segnato la vita della sua famiglia, di suo padre e la sua, modificandola per sempre. Una vicenda che ha al proprio centro la casa. La casa di Teresa. La casa del mare, dove Gloria ritorna per rifugiarsi una volta che il rapporto con Marco vacilla. Quella casa dove ha passato giornate spensierate da bambina ma dove da adulta non è più tornata.

Siena foto MyWhere
Il bellissimo tramonto a Siena che ha fatto da cornice al mio incontro di fine settembre con Melissa Turchi

L’intervista ha accompagnato la nostra passeggiata nel tepore di una sera di fine estate, tra i colori vividi del cielo e il rosso dei mattoni di una Siena decisamente splendida. Tra una chiacchiera ed un’altra abbiamo proseguito con un bel bicchiere di vino, rosso anch’esso, che ci ha donato ulteriori attimi dal sapore pieno. Ringrazio Melissa del tempo concesso e le auguro che questa desiderata creatura cresca, e che in un futuro anche non troppo lontano, sia affiancata da altrettante pubblicazioni.

Non so quanto il lettore di MyWhere sia stato incuriosito da questa intervista, ma io sicuramente non vedo l’ora di comprare e leggere questo libro, che è ordinabile sul sito della Casa Editrice, in tutte le librerie e sugli store online. Ad ogni modo vi consigliamo di seguire la pagina Facebook dell’editore.

Fabiola Cinque

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