Dalle opulenze rinascimentali alla sintesi geometrica

Dalle opulenze rinascimentali alla sintesi geometrica

AltaRoma questa estate è stata all’insegna della sobrietà. Non solo per le linee che si sono sciolte in geometrismi puri eliminando tutto quello sfavillio di svarosky e ricami pomposi ai quali ci eravamo abituati nelle sfilate degli stilisti medio orientali (quest’anno totalmente assenti dalle scene italiane). Anche gli storici couturier hanno smorzato i toni puntando di più sull’arte del rigore e della sintesi.
Collezioni preziose e sontuose per Raffaella Curiel e Renato Balestra. Costruendo da due visioni quasi antitetiche tra loro, la collezione della prima parte dal potere dei sovrani d’Inghilterra, i Tudor, evocando dal barocco alle opulenze rinascimentali. Balestra invece invoca la preziosità del metallo più luminoso, dai contrasti di lucido ed opaco che raggiunge l’apice in un ricamo a “spina di pesce“.
Ridisegna la silhouette dal color platino all’ematite, dall’argento al piombo per finire in un nero notturno. Poi per la sposa presenta un abito spumeggiante, dove le onde argentee si increspano in mille sottilissimi rivoli di tulle impalpabile dai leggeri ricami in madreperla ottenendo quasi un effetto “liquido”.
La collezione di Balestra di questa edizione di Altaroma ci ha sorpreso nello scoprire una nuova linearità, quasi minimalista, abituati a come siamo con lui pronti alle esplosioni teatrali. Bellissima anche la location, il villino atelier dello stilista in Prati a Roma. Qui già dall’accesso al giardino, una galleria composta da rampicanti verdeggianti intrecciati a sottili fili di luce, ci inseriva pian piano in un atmosfera lunare. Un tocco di classe ed una lunga storia dell’alta sartoria romana che ci inorgoglisce.
Purtroppo pochi i “grandi” presenti nella kermesse capitolina dedicata per lo più ad i giovani designer ed alle numerose e prestigiose istituzioni accademiche romane. La prevalenze di mostre, performance e presentazioni, oltre alle sfilate delle scuole dedicate all’artigianato ed al recupero sartoriale, la ricerca dello stile e la proiezione innovativa, hanno contribuito a dare una forza energizzante alla manifestazione capitolina. Assenti gli stilisti stranieri presenti, fatta eccezione per Iuliana Mihai e Rani Zakhem. La performance della stilista di Bacau interpretava due sfaccettature di una donna estremamente aggressiva (quasi sadomaso negli attillatissimi e provocanti completini di pelle nera) fino ad evocare una “geisha” in vesti che si ispiravano a kimoni orientali. Difficile convivenza tra i due aspetti di stile e carattere così antitetico che strideva nel contrasto della melodia cantato dalla Soprano Ayumi Fujii nella bella cornice degli Horti Sallustiani.
Insomma si sono gettate le basi per ripartire, grazie anche all’impegno ed al sostegno del Vice Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda che ha confermato l’interesse e l’impegno a sostenere la manifestazione, così rilevante sia per immagine che per il mercato del territorio.
Sinceramente ci chiediamo perché la Presidente Silvia Venturini Fendi non abbia coinvolto ed invitato altri personaggi dell’alta moda internazionale come fece un po di tempo fa con Jean Paul Gaultier .
Chiaramente non possiamo citare la sfilata di Valentino in quanto non è emersa nessun tipo di collaborazione o condivisione con gli operatori di Altaroma.
Noi invece vogliamo rivedere l’Haute Couture, riportare i riflettori su questa città dal quale è partito tutto e che tanto ha fatto decenni fa. Siamo certi che le grandi scuole daranno una grande energia innovativa, ma per dirla alla “pretty woman“, vogliamo la favola!

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Fabiola Cinque

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