Adrian Aragon con il suo ultimo spettacolo Mitico Tango.

Adrian Aragon ed il suo ultimo spettacolo Mitico Tango che lo vedrà protagonista insieme con Erica Broaglio a Bologna, al Teatro Il Celebrazioni  venerdì 4 dicembre. Intervista a ridosso della sola tappa emiliana, all’interno di un’intensa tournèe che li vedrà insieme sui più prestigiosi palcoscenici d’Europa.

“Il Tango non si impara, si vive! Il Tango è parte della nostra anima argentina. Oggi, come ieri, come domani. E se la nostra anima è Divina, lo è anche il nostro Tango”. (Adrian Aragon).

Adrian Aragon e Erica Boaglio sono compagni nella vita, oltre che nell’arte. Insieme dal 1994 sono forse la coppia di tangueros  più affermata del momento. Il Tango  di cui loro sono tra i più acclamati portavoce  non è solo l’essenza e l’espressione artistica argentina per antonomasia, essendo il loro, un Tango Scenico quindi ad un livello ancora superiore e certamente non ballabile da tutti. Arte, filosofia, narrazione, stato d’animo più ancora che danza in sé, ma non solo, poiché è anche musica e canzone: il Tango, si canta, si suona, si ascolta, ma soprattutto lo si balla!

Il Tango Argentino o meglio il tango del Rio de la Plata,  fra Buenos Aires e Montevidéo, vide i suoi albori nella periferia di Buenos Aires abitata da immigrati spagnoli, italiani, tedeschi, dove nel 1880 una “mezcla” di etnie, si sussurra facesse proprio la sua prima apparizione. Origini misteriose, non un nome, un riferimento preciso che ci faccia stabilire con esattezza chi gli diede davvero i natali, “figlio della strada” ha però saputo nobilitarsi e salire dal selciato fino ai grandi teatri.  Come tanti figli “illegittimi”, ma di carattere, è riuscito a crearsi “una carriera”, dettando poi le proprie regole o non regole, perché di fatto il Tango di regole non ne ha, se è vero che  non ci sono coreografie rigide, né passi predefiniti, che non basta accompagnarsi al ritmo della musica né lasciare che sia il compagno a guidarci;   come tante discipline apparentemente “liberali” racchiude però in sé, un insieme di dettami che ne costituiscono giocoforza il nerbo, struttura sottintesa che  dovrà inevitabilmente avere e che lo identificano come tale cioè: il Tango.

Disciplina ammaliante, la regista Sally Potter disse che “il tango è la vita”,  arte in grado di intossicare a tal punto e così velocemente  che  risulta difficile dire che cosa in realtà sia o verosimilmente per quale arcana ragione eserciti un fascino così plateale, un po’ come un veleno che non conosca antidoto, ed è anche piuttosto complicato ballarlo, aggiunge chi scrive. “Pensiero triste che si balla” è stato  definito.   Ma  questa “tristezza” esiste  davvero? L’espressione è però talmente ricorrente che non posso fare a meno di  domandarlo proprio a lui, ad  Adrian Aragon, non solo un grande tanguero ma il più grande  esperto in materia, col quale io mi sia mai rapportata, ho la fortuna di intervistarlo a ridosso del suo ultimo spettacolo “Mitico Tango” che lo vedrà protagonista insieme con Erica Broaglio  a Bologna, al Teatro delle Celebrazioni  venerdì 4 dicembre, sola tappa emiliana, all’interno di un’intensa tournèe che li vedrà insieme sui più prestigiosi palcoscenici d’Europa.

D.F.: Perché si legge spesso che “il  Tango è un pensiero triste che si balla”? Io vedo tutto nel Tango, ma non la tristezza. Lei cosa ne pensa?

A.A.: No, no io son d’accordo con lei: il Tango non è tristezza, (…) neanche per noi argentini che prendiamo il tango come un’occasione di gioia o di divertimento, nelle milonghe argentine quando uno va a ballare lo fa per divertirsi, non a pensare tristemente a una situazione!  Le parole anche  nella canzone romantica latino-americana, parla di amore di disamore, di scontri che sono naturali nella vita quotidiana e dell’essere umano: come  quando una parla d’amore o è stato colpito da un amore  o quell’amore gli manca, la canzone romantica parla un po’ di questo, come ad esempio nella canzone romantica napoletana.  Forse chi l’ha detto pensava proprio a questo.

Il tango di un’epoca parlava di un amore perduto, però (il Tango) non è triste, può essere intenso, può essere profondo però anche dentro al Tango ci sono diversi stili e diverse caratteristiche delle orchestre.

C’è anche la Milonga che è molto divertente, è allegra e ci permette di divertirci. Io sono sempre stato contrario  a questa frase definitiva e un po’ categorica.

D.F.: Certo! A questo punto visto che Lei ha citato la Milonga Le chiederei, qual è la  differenza  fra il Tango di scena e il Tango appunto, ballato nelle milonghe, o per lo meno quali sono i punti in comune, fra le due varietà, immagino ci sia una differenza.

A.A.: Certo che c’è! Il Tango che si balla nelle milonghe è un tango sociale. Il Tango nasce nella milonga. La milonga sarebbe lo scenario naturale dove si pratica il Tango, è un ballo sociale che ovviamente si è andato trasformando negli anni; oggi il Tango Sociale ha però i suoi codici ha curato  particolarmente il movimento dei piedi ad esempio: non si possono alzare i piedi in quanto c’è un traffico nella milonga, per cui  uno non può alzare i piedi come si fa come in quello di scena. Invece dentro la manifestazione del  Tango di scena, ma anche in quello di milonga, esisteva una manifestazione che si chiamava Tango- Fantasia che vuol dire  che quando qualcuno metteva una figura più grande, a volte gli si faceva spazio nel centro e lui faceva un Tango Fantasia, faceva un Tango di esibizione e da lì che nasce un po’ il Tango Artistico che dopo si trasforma sino a diventare il Tango di scena. Ovviamente quando passa al teatro e al palcoscenico, bisogna rispettare le forme e le leggi del palcoscenico  dove si fanno figure più spettacolari, una proiezione  (insomma) di ciò che si fa nella vita reale; allora nascono delle figure che sono un po’ più spettacolari, cioè   uno sul palco può anche creare un’opera; ovviamente c’è una differenza, ma non deve esistere è quello che pensiamo noi, uno scollegamento fra Tango Salòn e   il Tango di Scena (…)

Comunque oggi sono collegati vedo che anche nei Campionati Mondiali  hanno creato due linee:   quelli che fanno il Tango Scenico e  quelli che fanno il Tango Salòn; quelli che fanno Tango Salòn dicono che il Tango di Scenico è una cosa che non si dovrebbe fare! Invece io credo che  tutti siamo parte del Tango, i ballerini del Tango Scenico  devono comunque saper ballare, improvvisare il Tango Salòn, per essere ballerini completi e allora non vedo questo “scollegamento”: sono due manifestazioni diverse perché si fanno in due  contesti diversi.

1. Miticotango

D.F.: Ho visto che fra gli  autori che hanno composto brani per il  Tango, avete inserito anche brani di Fabrizio De André, mi vuole spiegare il perché di questa scelta?

A.A.: Be’ perché questo spettacolo è nato con un contributo misto, alla scaletta hanno partecipato anche il quintetto  I Fiori Blu (il nome del gruppo musicale che accompagnerà il duo  N.d.R.) che amano molto Fabrizio de Andrè, io non sono molto un conoscitore della sua opera, ma so che è un grandissimo autore italiano, diciamo che qualche brano l’ho sentito. Quando loro ci hanno proposto di fare questi brani con arrangiamenti tangueri, a noi è piaciuto tanto perché (…) prima le parole sono magnifiche, le melodie e tutto quanto abbiamo visto che poteva funzionare. Non ci siamo sbagliati! Loro hanno fatto degli arrangiamenti bellissimi su questi brani e vengono molto, molto apprezzati! Per questo siamo molto contenti di avere anche questo altro autore, anche  perché io penso che c’è molto di simile tra la cultura italiana e la cultura argentina, siamo figli vostri in una certa maniera, ci sono stati tanti autori italiani nel genere tanguero

D.F.: Lei e la Signora Broaglio siete una coppia non solo artistica  ma anche nella vita. Questo connubio artistico, come funziona? Chi decide riguardo alle coreografie ovvero: chi guida chi?

A.A.: Diciamo che  per creare una coreografia ci sono vari momenti, decidiamo  di fare qualche brano o  decidiamo di fare qualche storia,  quando uno ha la certezza che andiamo su quella, si inizia di lavorare come, diciamo noi, “in laboratorio” decidiamo cosa vogliamo mettere o raccontare, con le figure giuste dentro e la musica giusta, e in queste proposte vengono tutte le figure come improvvisate come nel Tango Salòn, noi prendiamo le radici da là. In questo senso lavoriamo insieme,     a volte le proposte le faccio io a volte le fa lei, comunque è un lavorare al 50%, è il nostro equilibrio. Io posso essere un po’ più pensante riguardo a quello che vogliamo fare e comunque parliamo di tutto insieme perché si va avanti nello spettacolo insieme.

3. Miticotango

D.F.: L’ultima domanda è quello che chiedo a tutti i danzatori con cui parlo: quante ore vi esercitate tutti i giorni, se si può dire?

A.A.: Sì, si può dire. Non sono tutti i giorni:  oggi mi trovo in una giornata di riposo  perché sono in tournèe, ma quando proviamo un nuovo spettacolo e si parla di almeno tre mesi, minimo saranno sei ore al giorno, dopo le tournèe sono parecchie le ore che si deve lavorare, perché noi abbiamo molto rispetto del palcoscenico e del pubblico che ci viene a vedere e cerchiamo di apparire più in forma possibile! Noi pensiamo che il talento deve esistere, è sicuro, ma il talento si sviluppa col lavoro.

Daniela Ferro

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