Arpino e la Ciociaria in corsa per la Capitale Italiana della Cultura 2021

Arpino e la Ciociaria in corsa per la Capitale Italiana della Cultura 2021

FROSINONE – Si è svolto ad Arpino, nella sala di rappresentanza di Palazzo Boncompagni in Piazza Municipio, il Gran Gala con l’Orchestra da Camera di Frosinone, domenica 2 febbraio, che ha inaugurato la candidatura della città di Cicerone e del comprensorio ciociaro a Capitale Italiana della cultura 2021. 44 le città in gara per la sfida agguerritissima. L’importante riconoscimento prevede il finanziamento di 1 milione di euro per realizzare progetti di valorizzazione del territorio. Candidata per il Lazio anche Cerveteri.

Si parla con sempre maggior insistenza di turismo e patrimonio storico-artistico in relazione allo sviluppo economico. Nello stesso Paese in cui un ex ministro dell’economia disse con la cultura non si mangia, qualcosa in termini di consapevolezza e volontà progettuale sembra incominci a incamminarsi nella giusta direzione. Una direzione in cui guardi non solo l’Italia, che in materia di beni artistici può senz’altro dire la sua, seppur non detenga, come ha sostenuto qualche tesi strampalata e controproducente che trascura completamente i dati UNESCO, il 50% quando non addirittura il 60% o più del patrimonio culturale mondiale, ma la stessa Comunità Europea. Nel 2015, infatti, la manifestazione Capitale Europea della Cultura compiva 30 anni, nell’arco dei quali una giuria di esperti indipendenti ha selezionato 50 città dell’Unione, che per il periodo di un anno hanno avuto la possibilità di dare visibilità internazionale al proprio patrimonio culturale, generando sviluppo e grande ritorno economico. Privilegio che nel 2014 ha toccato la città di Matera, già scelta anche dal regista Mel Gibson circa un decennio prima per ricreare il cruento Golgota visto in The Passion e ora anche teatro di alcune incredibili scene di azione dell’agente 007, attese nel prossimo No time ti die. Proprio in occasione del quel riconoscimento italiano, il Ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini istituì, con l’Art Bonus contenuto nel Decreto cultura del 2014, l’iniziativa Capitale Italiana della Cultura, che ha tra gli obiettivi quello di valorizzare i beni culturali e paesaggistici e di migliorare i servizi rivolti ai turisti. Il premio è conferito per la durata di un anno e alla città vincitrice è destinata la somma di 1 milione di euro per la realizzazione del programma presentato. È chiaro dunque come non sia sufficiente, per fregiarsi di un’onorificenza tanto prestigiosa, che una località vanti bellezze paesaggistiche e un patrimonio architettonico e storico-artistico invidiabile. Non è infatti un mistero che gran parte delle città e dei borghi del Bel Paese vengano da una storia plurisecolare e presentino scenari spesso mozzafiato. Se consideriamo che le città che ambiscono quest’anno a divenire Capitale Italiana della cultura dovranno raccogliere il testimone di un capoluogo di Provincia come Parma e che tra i nomi in gara figurano località del calibro di Verona, Genova, Ferrara, Capaccio Paestum, Tropea, Bari e Catania, appare subito chiaro quanto sia dura la sfida per le città laziali candidate: Cerveteri, comune di oltre 38.000 del circondario metropolitano di Roma, forte della sua tradizione etrusco-latina, e Arpino, realtà collinare di più modeste dimensioni (circa 7.150 abitanti) sita nel cuore della Valle del Liri, in Provincia di Frosinone.

Da Cicerone a Mastroianni e De Sicacapitale italiana della cultura 2021

Che il paese ciociaro rischi di essere un vaso di coccio tra vasi di ferro non è però scontato, se pensiamo alla sua posizione strategica e alla sua storia, che prima di legarla all’antica Roma si perde nel mito. Ad Arpino, centro di origini volsche divenuto municipium in epoca romana, nacquero personalità come l’oratore Marco Tullio Cicerone, il console Caio Mario e Marco Agrippa, genero di Augusto che fu ammiraglio e costruttore di grandi opere pubbliche come il Pantheon. Nel cuore cittadino, che conserva l’antico basolato romano in piazza Municipio, il complesso architettonico di Palazzo Boncompagni e il Castello Ladislao, attuale sede della Fondazione Umberto Mastroianni, museo dedicato allo scultore e zio del divo Marcello, domina l’antica Acropoli di Civitavecchia, costituita da mura ciclopiche simili a quelle di Alatri. Insieme a quest’ultima e ad Anagni, Atina e Ferentino, la città di Cicerone rappresenta la cosiddetta pentapoli fondata dal dio Saturno durante l’età dell’Oro descritta da Esiodo ne Le Opere e i Giorni. Se Alatri custodisce in verità la cinta muraria meglio conservata, quella di Arpino presenta una particolarità: l’unico arco a sesto acuto rimanente nell’area mediterranea. All’interno delle mura poligonali si sviluppa l’area urbana, medievale come la vicina torre detta “di Cicerone”, a sua volta facente parte del Polo Museale del Lazio e riaperta al pubblico nel maggio 2017, dopo circa 25 anni. Dato lo scenario suggestivo di cui si gode ai piedi della torre, l’area è spesso scelta come location di eventi e spettacoli, talvolta di rilevanza regionale, come è stato recentemente nel caso della rassegna Art City. A Cicerone sono dedicati anche il Liceo Ginnasio Tulliano, fondato da Gioacchino Murat Re di Napoli, il Convitto Nazionale Tulliano e il corso principale, elemento che evidenzia il particolare legame di Arpino con la figura del grande oratore. Legame che si riflette anche nella lunga tradizione dello studio del latino, che da quarant’anni si rinnova nel Certamen Ciceroniamun Arpinas, gara di traduzione e commento di un brano tratto dalle opere di Cicerone, che richiama annualmente maturandi dei licei classici di tutta Europa. Ma Arpino non è solamente storia romana. Prima di entrare a far parte del Regno di Napoli, alla fine del ‘700, il paese fu conteso tra il Ducato romano e il Ducato di Benevento durante il Medioevo. Intorno all’anno 1000 subì la dominazione da parte dei Normanni, degli Svevi e del Papato. Non mancarono inoltre le distruzioni: la prima ad opera di Federico II e l’altra di Corrado IV. In tempi decisamente più recenti il paese del Lazio meridionale ha ospitato set cinematografici per tanti registi importanti. Ben prima dell’ultimo film natalizio di Ficarra e Picone, che ha previsto in Ciociaria alcune scene girate nel luglio scorso, Arpino è stata scenario di film come Splendor, di Ettore Scola, ed ha ospitato attori-simbolo del cinema italiano, quali Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Massimo Troisi e Nino Manfredi. Un altro ponte tra locale e globale, tra la storia e futuro, è rappresentato dall’attenzione, da parte delle amministrazioni comunali, da sempre riservata al mantenimento di un programma di eventi culturali di qualità. Al già citato Certamen di latino si accompagna la tradizione cinquantennale del Gonfalone, caratteristico palio nel quale le contrade del paese si sfidano, durante il mese di agosto, in gare sportive in cui gli atleti gareggiano in abiti storici ciociari. Altre due iniziative da menzionare sono il Premio di Poesia, nato nel 1998 e divenuto internazionale da 7 edizioni, e il Premio Città di Arpino, evento di rilevanza nazionale istituito nel 2014.

Da Cicerone a Mastroianni e De Sica

Il Gran Gala con l’Orchestra da Camera di Frosinone

La candidatura della cittadina laziale per la Capitale Italiana della Cultura del 2021 è stata ufficialmente lanciata domenica 2 febbraio con una serata di gala nella sala di rappresentanza di Palazzo Boncompagni, in Piazza Municipio. Presenti durante l’evento speciale inaugurale il Sindaco Renato Rea, il consigliere regionale Loreto Marcelli, il vice presidente della Provincia Luigi Vacana e Maurizio Agamennone, docente all’Università di Firenze e coordinatore dell’Orchestra da Camera di Frosinone. L’ensemble ha eseguito un concerto con arrangiamenti di alcuni dei più noti brani composti dal maestro Ennio Morricone, di cui sono stati recentemente celebrati i festeggiamenti per il novantesimo compleanno. Che ambire al prestigioso riconoscimento sia una strada tutta in salita è apparso consapevole il primo cittadino, che intorno alle 17.30 ha dato il via al Gran Gala: Abbiamo intrapreso questo viaggio sicuramente folle, però pare che oggi il mondo sia dei folli. È un’avventura difficilissima, di cui non nascondiamo le difficoltà, perché ci sono 43 città concorrenti con noi. Basta scorrere l’elenco di queste città per capire quanto la sfida sia ardua. Si tratta di città ricche di storia, monumenti, personaggi illustri e bellezze naturalistiche invidiabili, ma pensiamo di potercela giocare ad armi pari. Il Sindaco Rea ha poi sottolineato come elemento determinante per il giudizio finale della commissione sia costituito dalle progettualità contenute nei dossier presentati dalle località in gara. Capitale Italiana della Cultura sarà infatti quella città che meglio sarà in grado di proporre uno sviluppo turistico-economico e sociale, dove la cultura sia il volano di questo sviluppo. Occorrono competenze tecniche altamente qualificate. Per questo, ha spiegato il Sindaco, ci siamo rivolti a dei professionisti del settore. Il primo cittadino arpinate ha poi espresso un sentito ringraziamento nei confronti delle numerose manifestazioni di sostegno giunte dalle altre amministrazioni comunali, dalla Provincia, dalla Regione e dalle tante associazioni. L’appello, in chiusura dell’intervento, alla collaborazione anche da parte dei cittadini, il cui apporto in termini di idee non potrà che arricchire il tavolo tecnico già al lavoro. I team composti da studiosi ed esperti nel marketing, nel project management e nelle discipline economiche hanno del resto poco tempo per mettere insieme la documentazione necessaria. Entro il 2 marzo i dossier di candidatura verranno esaminati da una giuria di sette esperti di chiara fama, per arrivare entro il 30 aprile alla selezione che sceglierà un massimo di 10 progetti finalisti.capitale italiana della cultura 2021

L’imperativo per Arpino e la Ciociaria è dunque quello di fare rete per cogliere quell’opportunità di rilancio politico-economico che da tempo si auspica per la Provincia di Frosinone. Ne sono convinti, oltre al Sindaco Rea, il vice presidente Vacana, il quale ha dichiarato: La Provincia tutta ha sentito la candidatura di Arpino come di un territorio, del quale abbiamo pensato di dar voce all’eccellenza. Con l’Orchestra da Camera della Provincia di Frosinone, ha proseguito Vacana, abbiamo stasera con noi alcuni dei musicisti più qualificati non soltanto del nostro Paese. Maurizio Turriziani è probabilmente il più grande contrabbassista vivente ed è di Frosinone. Sono tutti originari del nostro territorio. Con loro Maurizio Agamennone, che invito a raggiungerci. Il Pil della Puglia ha avuto un incremento anche grazie a quest’uomo, che ha ideato il Festival della Taranta.

Ringraziamenti da parte dell’amministrazione sono andati anche all’onorevole Loreto Marcelli, voce locale che ha scelto di sostenere la causa ciociara in Regione. Qui tutto trasuda di cultura e di storia, ha affermato il consigliere, il quale ha spiegato come da tempo si stia cercando di promuovere un lavoro sinergico per promuovere il territorio frusinate. Anche dal punto di vista naturalistico stiamo cercando di osare laddove finora neppure si era cercato di fare. Ci stiamo provando da anni con le zone di protezione speciale (ZPS) e i siti di importanza comunitaria (SIC), che ad esempio includono le gole del Melfa. Ci auguriamo che la Provincia riapra quella strada.

In apertura del concerto dell’Orchestra da Camera, la politica ha ceduto il microfono alla cultura. Il Professor Agamennone, ricordando che il programma artistico di celebrazione dei 90 anni di Ennio Morricone è ancora in corso, ha sottolineato con alcune premesse storiche il forte legame di Arpino con la musica. Quest’ultima non si limita alle origini locali del Maestro, per parte materna, ma si estende a una tradizione liutaia di altissima qualità e alla presenza, nella storia, di alcuni grandi musicisti. Uno di questi fu Gioacchino Conti, detto Gizziello, evirato cantore vissuto nel primo ‘700, specialista nelle arie di stile patetico. Gizziello salvò dalla bancarotta, per la fascinazione della sua voce, il grande compositore Georg Friedrich Händel, le cui opere non stavano avendo successo presso il pubblico severissimo di Londra. Altra figura di spicco nativa di Arpino e, come la prima, di formazione napoletana, fu Carlo Conti, vissuto alcune generazioni dopo. Conti fu un grande maestro di armonia e contrappunto, insegnando a un enorme numero di compositori. Fra questi anche Vincenzo Bellini. Agamennone ha poi introdotto la performance dell’Orchestra, tutta dedicata al Maestro Morricone, una delle personalità musicali più importanti del secolo scorso e dei primi anni ’20 del XXI secolo. Di formazione classica, Morricone fu allievo di Goffredo Petrassi, uno dei compositori più importanti del primo ‘900, e ha ricevuto l’Oscar solo nel 2015 per la colonna sonora del film The heightful eight, di Quentin Tarantino. La nota conclusiva, da parte del Professor Agamennone ha riguardato il fatto che, sebbene il Maestro Morricone sia oggi noto soprattutto per aver composto la musica di tanti classici firmati da registi come Sergio Leone e Giuseppe Tornatore, egli sia autore anche di molta musica per la canzone d’autore e di musica da concerto.capitale italiana della cultura 2021

La scena, poco dopo, è stata tutta riservata ai musicisti. L’Orchestra da Camera, composta da Valentino Catallo al sax, Angelo Bartolini al clarinetto, Luigi Bartolini alla tromba, Alessandro Vinci alla chitarra elettrica, Manuel Caruso alla tastiera, Maurizio Turriziani al basso elettrico e Fabrizio Bartolini alle percussioni, ha fatto rivivere ai presenti i momenti più emozionanti di tanto cinema d’autore. Brani tratti da Metti una sera a cena, di Giuseppe Patroni Griffi, C’era una volta il West, C’era una volta in America, Per un pugno di dollari e Il buono il brutto e il cattivo, di Sergio Leone, ma non solo. La versatilità dei musicisti, che commistionava la formazione classica a elementi della tradizione bandistica e del jazz, si è addentrata anche nelle atmosfere più rarefatte e liriche del cinema di Tornatore, con La leggenda del pianista sull’Oceano e Nuovo Cinema Paradiso. Particolarmente toccante il finale, riservato al tema di Gabriel tratto dal film Mission, di Roland Joffé, per il quale probabilmente Morricone avrebbe già meritato l’Oscar nel 1986. Il caloroso applauso del pubblico, levatosi in piedi, ha strappato più volte il bis ai musicisti commossi, che hanno eseguito anche l’epico brano The ecstasy of gold, che fa da contrappunto all’interminabile corsa nel cimitero di Eli Wallach ne Il buono, il brutto e il cattivo.

Gran Gala Orchestra da Camera di Frosinone – Arpino

Arpino e la Ciociaria in corsa per la Capitale Italiana della Cultura 2021. Le interviste

Al termine della serata abbiamo rivolto qualche domanda alle autorità civili. Il primo a concederci la sua disponibilità è stato il Sindaco Renato Rea.

1) Quando si è cominciato a ipotizzare la possibilità di questa candidatura di Arpino a Capitale italiana della cultura 2021?

Da quando abbiamo letto che sarebbe stato emanato il bando per la Capitale della cultura del 2021 ci siamo detti: perché non provarci? Anche se non sapevamo quali città avrebbero ambito a questo riconoscimento, abbiamo inoltrato la nostra domanda e il nostro piccolo dossier. Il fatto di essere rientrati tra le 44 città è stato un primo segnale positivo, anche se dopo aver visto nell’elenco molti capoluoghi di provincia e di regione ho pensato si trattasse di una lotta impari. Quando ho capito invece che la discriminante decisiva sarà determinata esclusivamente dalle progettualità che si metteranno in campo relativamente al quesito “Cosa vuoi fare della cultura per lo sviluppo socio-economico del tuo territorio?” mi sono convinto che partiamo tutti alla pari. Del resto, a livello di personaggi illustri credo che Arpino possa mettere in campo moltissimo, a cominciare da Cicerone. Per quanto riguarda le bellezze archeologiche e architettoniche ricordiamo l’Acropoli con l’arco a sesto acuto. Manifestazioni come il Certamen e il Gonfalone hanno ormai un’eco quarantennale e cinquantennale, rispettivamente.

2) Il programma di eventi culturali rientra quindi a pieno titolo negli asset del territorio?

Esatto. Vorremmo inserire tutto questo, insieme a tante altre progettualità con un filo conduttore al quale ricollegare anche tutta la storia museale di Arpino, con il museo della liuteria, il museo della lana, la Fondazione Mastroianni con tutti i beni dello scultore Umberto Mastroianni. Si tratta di elementi che dobbiamo cercare di mettere a sistema per far capire che Arpino e più ingenerale la Ciociaria hanno molto da dire. Siamo un intero territorio che si muove e tramite la cultura punta allo sviluppo turistico e socio-economico anche attraverso una serie di iniziative allettanti, al di là dei personaggi illustri e dei monumenti. Da questo punto di vista partiamo alla pari con tutti e vedremo quali saranno poi i criteri della commissione. In ogni caso è già una soddisfazione quella di essere in gara e di aver visto che il territorio ha compreso che questa non è la candidatura di Arpino, ma di un’intera Provincia. Se il nostro appello verrà raccolto e riusciremo a creare una rete, quanto meno avremo fatto qualcosa che fino a oggi non si era mai verificato.

Non meno propositiva, la voce del vice presidente Luigi Vacana.

1) Fare rete è la parola d’ordine da mettere in campo a livello provinciale, secondo il Sindaco Rea. È un proposito che può tradursi in realtà?

Coesione, territorio, tradizioni… Sono elementi che costituiscono la nostra forza. La provincia teneva a firmare la prima iniziativa comune, perché la candidatura di Arpino è la candidatura di un intero territorio, che non è secondo a nessuno. Lo abbiamo dimostrato anche stasera portando in scena l’Orchestra da Camera di Frosinone che è tra le più qualificate non solo in Italia. A livello provinciale abbiamo sposato quindi l’iniziativa di Arpino e la sosterremo in tutti i modi e le sedi opportune.capitale italiana della cultura 2021

Si ringrazia Gianna Reale per la gentile concessione dei suoi scatti.

Stefano Maria Pantano

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