Barberini e Corsini: aperte il 25 aprile le Gallerie Nazionali

Barberini e Corsini: aperte il 25 aprile le Gallerie Nazionali

ROMA – Palazzo Barberini e Galleria Corsini in via eccezionale saranno aperte al pubblico il 25 aprile, approfittate di questa giornata per programmare una visita: un unico biglietto per due musei e cinque mostre. Vi ricordiamo che le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma saranno chiuse nel giorno di riposo lunedì 24.

Presso la Galleria Corsini troverete l’esposizione “Daniele da Volterra. I dipinti d’Elci”; mentre a Palazzo Barberini incontrerete le mostre “Il pittore e il gran signore Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione”, “Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti”; “Venezia Scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani” ed infine, l’ultima inaugurata, “Dario Fo e Franca Rame: il mestiere del narratore”.

Prima di lasciarvi al racconto delle novità che hanno coinvolto le due Gallerie, vi ricordiamo i consueti appuntamenti di presentazione libri presso le Gallerie: il 26 Aprile (ore 17.30) a Palazzo Barberini verrà presentato “L’Italia dell’arte venduta” a cura di Fabio Isman; mentre il 27 Aprile (ore 16.30) presso la Galleria Corsini “Scultura a Roma 1534-1621. Da Paolo III Farnese a Paolo V Borghese”, libro fotografico a cura di Adriano Cera: due volumi che sembrano davvero interessanti.

Dopo l’autonomia ottenuta con la riforma del MiBACT nel luglio del 2015, l’11 gennaio 2017 è stato presentato il piano di rilancio delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini e Galleria Corsini. La loro sintesi nel nome Barberini Corsini Gallerie Nazionali è solo una delle tante novità che ci vengono esposte dalla dinamica e convincente direttrice, Flaminia Gennari Santori (in carica da novembre 2015).

Le trasformazioni attuate vengono sintetizzate perfettamente nella nuova identità visiva: un logo che nella sua efficace essenzialità sfrutta una lettura ad incrocio attraverso la diversità del colore dei caratteri: emerge già così lo stretto legame tra le due sedi espositive che si trasformano in unico museo.

La direttrice ha inoltre annunciato che, sebbene ci vorrà più di un anno per completare i lavori di ristrutturazione di alcuni ambienti di Palazzo Barberini, nella seconda metà del 2018 (circa) si aggiungeranno ulteriori 700 mq al già ampio spazio espositivo; la storia del Palazzo è legata ad una diatriba decennale con il Circolo Ufficiali delle Forze Armate che ne occupava ampie aree; grazie alla collaborazione col Ministero della Difesa, sono stati progressivamente restituiti ai Beni Culturali molti ambienti. Ovviamente l’ampliamento degli spazi convertiti a sede espositiva ha determinato e determinerà la necessità di ragionare ulteriormente su modifiche dell’allestimento e del percorso museale.

Barberini

In vista di questo ampliamento sembrerebbe ottimale quanto auspicato in conferenza stampa, ovvero una sorta di abbonamento-card annuale che permetta di entrare nel museo con accessi illimitati (oltre al biglietto cumulativo tra le due sedi, già in atto e spendibile nell’arco di tre giorni dall’acquisto); la visita al solo Palazzo Barberini non è di certo sbrigativa, se condotta in modo non superficiale ed evitando la smaniosa corsa alla ricerca della sola Fornarina o di Caravaggio: l’arco temporale coperto dal nucleo di opere esposte (ridotto, come sempre, rispetto a quelle possedute), è piuttosto ampio. Tant’è che la sola scrupolosa osservazione del soffitto realizzato da Pietro da Cortona nell’omonimo salone richiederebbe più di una manciata di minuti; quindi la possibilità di tornare al museo per approfondire una singola sezione o tematica particolare sarebbe ideale.

Finalmente un nuovo sito, funzionale e intuitivo nel quale, viene promesso, i contenuti saranno costantemente aggiornati; un passo in avanti rispetto ai siti statici a cui eravamo tristemente abituati. Accanto a questo, verrà potenziata anche la comunicazione tramite social network (Facebook, Twitter, Instagram).
Stare al passo con i tempi è necessario e, che piaccia o no, obbligatorio. Un museo che non comunica sfruttando quelli che oggi sono i canali più immediati e, se vogliamo, democratici, è un museo morto che non ha ragione di esistere.

Se l’istituzione non cerca il confronto con i suoi visitatori, verso i quali, teoricamente, dovrebbe assolvere una delle sue principali funzioni, quella didattica, smette di essere tale e si trasforma in semplice contenitore.
Incrementare la comunicazione tramite social non significa banalizzare, rincorrere click e condivisioni o mettere in atto discutibili contest, bensì elaborare una strategia ponderata ed efficace che punti sì alla promozione del museo ma anche alla valorizzazione della collezione; in quest’ottica, l’inserimento di figure professionali ad hoc che operino in tal senso, senza improvvisazioni del caso, è la scelta migliore.

Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini: bastano questi tre nomi per comprendere facilmente la grandiosità che, anche dal punto di vista architettonico, Palazzo Barberini possiede. La scala a pozzo quadrato e quella elicoidale, progettate rispettivamente dal Bernini e Borromini, nonchè le facciate, i giardini, ogni elemento è un documento storico oltre che artistico. Da febbraio le vicende che ruotano intorno al Palazzo verranno ricostruite e divulgate tramite un nuovo allestimento multimediale (a cura di Mariella Nuzzo e Nicolette Mandarano) che offrirà un’introduzione al Museo nell’ottica delle relazioni tra storia familiare e committenze.

Forse sono di parte, avendo varcato quotidianamente per quattro mesi quell’ingresso (‘solo’ uno stage, ahimè) ma forte è la speranza che finalmente Palazzo Barberini possa acquistare il valore e il ruolo che merita all’interno del vasto panorama museale romano, facendosi sempre più spazio alla luce delle grandi potenzialità della sua collezione nonché dell’importante ruolo della famiglia nello scenario politico e artistico della città. Una nuova dignità per una sede museale finora troppo sottovalutata.

Nell’ottica di cambiamento speriamo vengano presi provvedimenti anche per le carenze di personale che costringevano alla chiusura di alcune sale e all’impiego di volontari pensionati nelle operazioni di controllo degli ambienti espositivi.

Non merita sicuramente meno attenzioni la Galleria Corsini: unico esempio di quadreria settecentesca romana ad essere rimasta invariata ed allestita secondo l’inventario del 1771; l’assenza di didascalie accanto alle opere (ma materiale informativo in ogni sala) inizialmente vi farà sentire spaesati ma vi avvicinerà fortemente all’esperienza di “museo” settecentesco. Nel processo di cambiamento, per la Corsini saranno pensati dei supporti digitali all’interno del percorso espositivo.

Le due piccole ma significative mostre che vengono presentate ed inaugurate nella sede di Palazzo Barberini, insieme al piano di rilancio, sono calate perfettamente all’interno del percorso espositivo, scelta insolita ma significativa; la prima “Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione” ruota intorno al “Ritratto di Abbondio Rezzonico“, acquistato da parte dello Stato nel 2016. Il dipinto, opera del più ambito pittore del Settecento romano, Pompeo Batoni (Lucca 1708 – Roma 1787), fu realizzato per il rappresentante della nobile famiglia veneziana e nipote di Clemente XIII, in occasione della celebrazione della carica senatoria raggiunta nel 1765.

L’enorme (3 x 2 m circa) ritratto ufficiale che celebra l’effigiato nella solennità degli eterni fasti romani può, in questa occasione, essere messo in relazione con un gruppo di opere che si soffermano sul genere del ritratto, particolarmente in voga nel Settecento; accanto a questo dipinto, Batoni rivaleggia con Anton Raphael Mengs, suo rivale, nell’effigiare lo zio di Abbondio, Clemente XIII Rezzonico.

La seconda mostra, “Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma” offre la possibilità di mettere a confronto per la prima volta capolavori della collezione MUZA – Muzew Nazzjonali tal-Arti (Heritage Malta) de La Valletta di Malta con celebri opere presenti nella collezione romana. Diciotto dipinti che vogliono portare alla luce gli intensi legami storici ed artistici tra l’Italia e Malta nel Seicento: l’isola venne raggiunta prima da Caravaggio poi da Mattia Preti che determinarono innegabilmente un’apertura verso le novità del Barocco romano.

L’esposizione rappresenta il primo traguardo della collaborazione con importanti istituzioni internazionali che rientrano nel programma di rinnovamento prospettato per le Gallerie Nazionali di Arte Antica.

Uno scenario particolare che rientra in quello più generale dei cambiamenti avanzati dalla cosiddetta riforma Franceschini che ha disseminato non poche perplessità soprattutto in merito alle autonomie speciali conferite solo ad alcuni musei e alla progressiva scomparsa del ruolo delle Soprintendenze, bracci operativi sul territorio; è inoltre recente la notizia (e il dibattito che l’ha seguita) circa la creazione di un “Parco Archeologico del Colosseo”, ma la questione è complessa e meriterebbe un capitolo a parte.

Il Ministro, in occasione della conferenza stampa, ha inoltre annunciato che entro l’attuale legislatura (…) l’ingresso al Pantheon verrà regolamentato da biglietto, alimentando ulteriori discussioni.

Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione.
A cura di Michele di Monte.
Palazzo Barberini, 12 gennaio 2017 – 23 aprile 2017

Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma.
A cura di Sandro Debono e Alessandro Cosma.
Palazzo Barberini, 12 gennaio 2017 – 21 maggio 2017

Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane 13.
Galleria Corsini, via della Lungara 10.

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Giulia Chellini

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