Boldini e De Pisis in mostra al Castello Estense di Ferrara

Temporaneo allestimento di opere d’arte provenienti da Palazzo Massari

Boldini e De Pisis in mostra al Castello Estense di Ferrara

La grande arte ferrarese torna alla ribalta a dispetto della scala Mercalli: dopo il terremoto del 2012, che ha reso inagibili i musei di Palazzo Massari, una parte dei capolavori di Boldini e De Pisis hanno trovato una collocazione relativamente temporanea presso il Castello Estense.
Questa importante iniziativa, intitolata “L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis”, è stata promossa dal Comune e dalla Provincia di Ferrara, ed è stata organizzata dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara insieme alla Fondazione Ferrara Arte.
“Alloggiate” nelle sale del piano nobile (Boldini) e nei Camerini di Alfonso I (De Pisis), le opere dei due maestri sono state selezionate in modo da poter ripercorrere le fasi salienti del loro percorso artistico, attraverso una serie di dipinti, disegni e anche altri documenti.
Dopo aver attraversato le prime sale del castello (tenendo gli occhi incollati ai soffitti, per non perdere neanche un cm quadrato dei loro meravigliosi affreschi), si arriva alla sala del Governo, da dove parte il nuovo allestimento. Il percorso inizia con Boldini, che ci viene subito presentato “fisicamente” sia dallo splendido busto in bronzo del Gemito, che da un autoritratto del 1911.
Le premesse di quello che sarà il suo inconfondibile stile si trovano già nelle opere giovanili, come il Ritratto di Lilia Monti (1864-65), nel quale l’impostazione accademica viene stemperata da note realistiche e da una certa vivacità espressiva, rivelando l’influenza della pittura dei Macchiaioli. Il trasferimento a Parigi, con la frenesia della vita mondana diurna e notturna, lo porta a focalizzare i suoi interessi verso lo studio del movimento e del dinamismo, evidente nel bellissimo olio Due cavalli bianchi (1881-6),e ancora di più in Notturno a Montmartre (1883), che , con l’inafferrabile immagine di una carrozza in corsa, sembra quasi precorrere le opere dei futuristi!
Ma è a partire dagli anni ’80 che la pittura di Boldini comincia ad affermarsi ritraendo il mondo dell’alta società parigina, in particolare quello femminile, dove eleganti signore vestite alla moda “prorompono” sulla tela attraverso inquadrature scorciate e rapide pennellate molto sfrangiate. Fuochi d’artificio (1890), Passeggiata al Bois de Boulogne( 1909), La signora in rosa (1916), presenti alla mostra, sono in realtà solo una piccola parte dei numerosi ritratti e aristocratici tranche de vie, che hanno fatto di Boldini il “pittore indiscusso della Bella Epoque”.
Ma non ci sono soltanto belle dame a occupare le tele dei suoi quadri, nelle sale possiamo ammirare diverse nature morte e paesaggi, che pur rappresentando un genere diverso, non sfuggono ugualmente alle raffinate “frustate” di colore dell’artista. Lo stesso atelier diventa un soggetto ispiratore, e lo troviamo più volte riproposto come “location multifunzionale” in base alle esigenze della vita professionale o sociale del pittore. Con la sala delle Carte Geografiche si chiude la parabola boldiniana, attraverso – oltre alcuni oggetti personali – una serie di carteggi , documenti e ritratti a matita, che collegano il Nostro ad altri personaggi famosi del suo tempo (Ritratto di Edgar Degas del 1885-90, Ritratto di Whistler mentre dorme del 1897).
Il raccordo tra Boldini e De Pisis avviene attraverso il testo di una bellissima e toccante lettera-diario di quest’ultimo, che, in un sincero e devoto omaggio al suo amico-maestro, lo ricorda dal suo primo incontro fino alla notizia della sua scomparsa.
Si passa quindi ai Camerini di Alfonso I, che ospitano le opere di de Pisis, raccontando l’iter della sua vita e del suo graduale approccio con la pittura: dai primi rimandi all’antichità classica e alla pittura metafisica di De Chirico, riecheggiata nell’opera Le cipolle di Socrate (1927), si passa all’elaborazione di un linguaggio più lirico e malinconico.
Questo si sviluppa soprattutto negli anni ’30 quando De Pisis, appena trasferitosi a Parigi, dà vita a uno stile dalla pennellata sintetica e veloce con soggetti ispirati alla caducità dell’esistenza, come attesta la grande varietà di nature morte (Gladiolo fulminato del 1930, Natura morta marina del 1932 La lepre del 1933,).
Dagli anni ’40 il sintetismo della sua pittura si accentua, traducendosi in piccoli e veloci tratti di colore (simili a macchie), che lasciano emergere vistosamente il fondo bianco della tela. Questo stile, che ritroviamo in Viale a Parigi (1938), L’Aviatore (1940), Il cortile dello studio di via Rugabella (1943), nel corso degli anni si fa sempre più rarefatto, fino ad arrivare a composizioni estremamente semplificate, dalle tonalità al limite della monocromia.
I toni romantici ispirati dal soggiorno veneziano accompagnano le opere degli ultimi anni, che con il bellissimo e poetico ciclo dedicato alle rose, chiudono questa importante e…”incoraggiante” rassegna.
In attesa, infatti, del restauro delle Gallerie, ci auguriamo di poter rivedere presto anche altri “fiori” delle collezioni di Palazzo Massari.
Grazie, Ferrara!

Foto: gentile concessione Studio ESSECI

Boldini e De Pisis in mostra al Castello Estense a Ferrara

Giuliana D'Urso

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