Cleopatra, la regina d’Egitto a Roma

Cleopatra, la regina d’Egitto a Roma

Cleopatra VII Thea Filopatore, ultima regina dʼEgitto che regnò dal 69 al 30 a.C. segna in modo indelebile la sua epoca. Non particolarmente bella ma seducente, intelligente e risoluta, dotata di intelletto brillante, colta e raffinata, fonda la sua forza sulla sua personalità libera e indipendente. Vera e propria “star” ante litteram, la sua presenza ha un impatto culturale, oltre che politico, che difficilmente si può riscontrare nelle epoche a seguire. Destinata fin da subito a divenire unʼicona, Cleopatra è di certo una delle figure più discusse e rappresentate in ogni forma e modo.

“Anzitutto abbiamo avuto lʼonere e il piacere di realizzare per il pubblico più vasto una grande mostra, dedicata alla più celebre delle regine della storia antica. Si tratta di una esposizione a carattere esclusivamente archeologico, quindi lontana da quanto si è realizzato recentemente altrove, subendo il fascino e il glamour dei set cinematografici di storici kolossal di imperitura memoria che, ahinoi, hanno avuto per lo più il demerito di presentarci una immagine della regina assai diversa dalla realtà” Spiega Giovanni Gentili, curatore della mostra. Cleopatra_Liz_Taylor“Niente da dire, ad esempio, contro la magica Liz Taylor e il passionale Richard Burton, per carità. Ma il ritratto della sovrana – e non solo quello – proiettato sul grande schermo di mezzo mondo nellʼinverno 1963-1964 ne è uscito a dir poco distorto, a iniziare proprio dal celebre “profilo” della regina, noto agli archeologi e agli storici dai coni monetari di Cleopatra – di cui argomenta Samuele Ranucci – dal caratteristico, importante naso leggermente aquilino. Vero è fino ad allora quasi nessuno sospettava che le fattezze dellʼultima sovrana della terra del Nilo coincidessero con quelle di una bella testa marmorea – peraltro priva proprio del naso – raffigurante una giovane sovrana alessandrina, rinvenuta a Roma, presso la Villa dei Quintili, nella seconda metà del XVIII secolo, poi conservata nelle collezioni vaticane. Così grazie al cinema, nell’immaginario popolare, si rafforzò lʼidea di una Cleopatra “faraonica” in molti sensi, come altrettanto “faraonico” si prospettava nel suo insieme lʼEgitto tolemaico scelto a fare da fondale, insieme a una Roma anch’essa per lo più immaginifica, alle alterne e infine amare vicende dei due amanti”.

Non che sia facile ricostruire il vero volto e in particolare la personalità di Cleopatra. La disinformazione e la distorsione della verità operata da Ottaviano e dai suoi alleati detrattori della regina, in specie gli storici di corte, è stata amplissima e stravolgente, causa di una damnatio memoriae dalla durata ormai bimillenaria. Di modo che qualcosa di vero su di lei può emergere solo attentamente vagliando, purgando e anche eliminando tante presunte “notizie” che la storiografia augustea e filo-augustea ci hanno tramandato e magari attingendo a fonti più neutrali, quando apertamente antiaugustee.

Apertura Cleopatra

Il percorso espositivo è suddiviso in nove sezioni: Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto; La terra del Nilo; I sovrani ellenistici; Gli dei e il sacro nell’Egitto tolemaico; Le arti; I protagonisti, le vicende; Cleopatra e Roma. L’Egittomania; Nuovi culti a Roma; Roma conquistata: i nuovi faraoni.

Nella prima sala, ad apertura del percorso, è la magnifica Testa ritratto di regina tolemaica, probabilmente la stessa Cleopatra, datata alla seconda metà del I secolo a.C. e proveniente dai Musei Capitolini di Roma. Dopodiché una sezione altamente suggestiva, dedicata all’affascinante ambiente fluviale del Nilo: rari e finissimi mosaici e antichi brani pittorici ad affresco mostrano una straordinaria popolazione di ambiente acquatico – tra cui ippopotami, coccodrilli, rane, anatre selvatiche e ibis, insieme a fiori di loto, cespugli di papiro e pesci dʼogni genere – descrivendo lʼincredibile fertilità di quel fiume, unica nel suo genere. Diverse opere testimoniano il forte ascendente che il mondo “esotico” delle sponde del Nilo ha nell’immaginario romano, come lʼaffresco da Pompei con Scena nilotica con pigmei cacciatori (55-79 d.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli), dove è raffigurata una impossibile battaglia tra i piccoli pigmei, coccodrilli e ippopotami, tipico soggetto di ispirazione alessandrina assai caro all’arte dell’Urbe.

In mostra anche coloro che fecero grande lʼEgitto, a partire da Alessandro Magno (Testa idealizzata di Alessandro Magno, detta Alessandro Guimet, inizi II sec. a.C., Musée du Louvre), fondatore di Alessandria, la grandiosa e straordinariamente bella città costruita dal condottiero Macedone ed eretta a capitale del nuovo regno dʼEgitto. I volti di alcuni dei suoi successori, i sovrani Tolemaici – detti anche Lagidi dal nome del primo di essi, Tolomeo Lago – che la ressero per 300 anni, fanno corona alla strepitosa icona marmorea del grande fondatore.

Alla città e specialmente alla comunità multiculturale che l’abita e che ne fa il centro più vivo del Mediterraneo di allora è dedicato il passo successivo della mostra. Antichi dei egizi e greci e anche nuove divinità popolano il cielo e lʼoltretomba dellʼEgitto tolemaico, in una infinita varietà di modi e forme di cui la mostra espone opere bellissime: statue, papiri, sarcofagi, maschere, oggetti per il culto, il tutto realizzato in materiali preziosi che lʼambiente del deserto ha preservato alla perfezione. E ciò serve anche per comprendere al meglio lʼunicità della cultura della quale Cleopatra, regina colta come pochissime altre nella storia, è figlia ed ultima esponente.

Segue una sezione che ha per protagonisti i principali personaggi della complessa vicenda che ha luogo allo scadere della Repubblica romana e che descrive gli avvenimenti di quel tempo: Gneo Pompeo e Giulio Cesare, anzitutto, in lotta per il potere a Roma, e poi l’incontro di Cesare con Cleopatra VII, da cui nascerà Tolomeo XV Cesarione; quindi Marco Antonio e Ottaviano, alleati vendicatori dellʼomicidio di Cesare; infine, la nuova coppia Cleopatra e Marco Antonio e i figli di questi, i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e, ultimo, Tolomeo Filadelfio. Vicende straordinarie che hanno ridisegnato la storia e la geografia del Mediterraneo nella seconda metà del I secolo a. C, qui raccontate attraverso capolavori come il Ritratto di Giulio Cesare (30 a.C. ca., Musei Vaticani) e quello di Cleopatra ritrovato a Roma (ca. 45 a.C., Musei Vaticani), oltre che da splendidi cammei, preziose monete e altri rarissimi oggetti.

La mostra indaga poi gli “anni romani” di Cleopatra (dal 46 al 44 a.C.) quando – come testimoniano preziosi e rari documenti archeologici – il costume e la moda dell’Urbe cambiano, sotto lʼinfluenza della regina e della sua corte. Mentre le matrone iniziano ad acconciarsi all’egizia e a indossare monili elaborati sull’immagine del sacro ureo (il serpente simbolo della regalità e dellʼimmortalità dei sovrani), case, ville e giardini si rivestono di pitture, mosaici, sculture e arredi ispirati al “magico” regno: è “egittomania”. Artisti e artigiani alessandrini si trasferiscono a Roma e in altri importanti centri dellʼImpero, per rispondere con maggiore celerità e adeguatezza alle crescenti richieste della classe patrizia locale. Lo dimostrano opere di alta oreficeria, tra cui spicca il Bracciale a corpo di serpente (I. sec. a.C.-I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli), ritrovato tra i beni di una matrona, forse la proprietaria della celebre Casa del Fauno a Pompei; oppure la statua raffigurante la Sfinge (I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale, Napoli) accovacciata con il copricapo simbolo della regalità faraonica, che aveva funzione decorativa per una fontana nel giardino di una domus della città vesuviana, insieme ad affreschi, mosaici, prezioso vasellame da mensa in argento e in alabastro, ritrovati a Roma e nel mondo romano.

Irrompono nel Panteon romano, anche se con resistenze da parte della classe più conservatrice del senato –  culti egizi, a cominciare da quello di Iside, dea patrona della vita ma anche della navigazione così importante per Roma. La ammiriamo ritratta sia nelle vesti tradizionali egizie – quelle indossate da Cleopatra, incarnazione della dea secondo la religione egizia, dal 36 fino alla morte avvenuta nel 30 a.C. -, sia in quelle ellenistico-romane, mentre allatta il dio bambino Horo. Insieme con lei sono Anubi, protettore dei defunti, di cui si espone una bellissima Statua (I sec. a.C. – I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale, Napoli), che raffigura la divinità dalla testa di cane e il corpo di Hermes-Mercurio, prodotto dell’ellenizzazione della divinità egizia, Bes, “gnomo” benefico, Arpocrate ragazzino, raffigurato su piccole steli a carattere magico, e altri ancora.

Armilla  a corpo di serpente - I secolo d.C. - Oro e pasta vitrea verdeDa Pompei, Casa del Fauno - Napoli, Museo Archeologico NazionaleSu concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del TurismoSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
Armilla  a corpo di serpente – I secolo d.C. – Oro e pasta vitrea verde
Da Pompei, Casa del Fauno – Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei

Conquistato l’Egitto nel 30 a.C. e scomparsi di scena perché suicidatisi nello stesso anno M. Antonio e Cleopatra, i nuovi regnanti – anzitutto Cesare Ottaviano, “Augusto” e principe dal 27 a.C.- devono adeguarsi alle millenarie tradizioni della terra del Nilo per essere accolti e riconosciuti come sovrani dalla popolazione. Cleopatra è in qualche modo vendicata: Augusto siede sul trono che fu suo e di suo figlio Cesarione, fatto ammazzare nel frattempo dal vincitore, e ne prosegue il ruolo di dio-faraone. Così lo vediamo, vestito a puntino dellʼabito tradizionale egizio e degli attributi faraonici (il copricapo nemes anzitutto) in un unicum museale, dal Museo Champollion di Figéac: un rilievo dipinto proveniente dal tempio da lui eretto a Kalabsha in Bassa Nubia.

In mostra stanno anche Tiberio, sempre raffigurato come faraone, un misterioso quanto affascinante Ritratto di imperatore romano come faraone del I secolo d.C. proveniente dal Louvre e altri successori di Augusto, come Nerone e probabilmente Domiziano, questʼultimo propugnatore dei culti isiaci a Roma.

Aegypto capta, “LʼEgitto conquistato”, è inciso sul dritto delle monete coniate da Ottaviano intorno al 28-27 a.C., dopo la vittoria su Antonio e Cleopatra. Ma la mostra intende raccontare come in realtà fu anche Roma a subire lʼindiscutibile fascino dellʼEgitto e a rimanerne a sua volta conquistata.

Testa ritratto di Cleopatra, cosiddetta Cleopatra “Nahman”33-30 a.C. circa - MarmoDalla collezione Maurice Nahman (1868-1948), Il CairoCollezione privata
Testa ritratto di Cleopatra, cosiddetta Cleopatra “Nahman”
33-30 a.C. circa – Marmo
Dalla collezione Maurice Nahman (1868-1948), Il Cairo
Collezione privata

Curiosa coincidenza la convivenza nella stessa città e nello stesso periodo della mostra su Augusto, acerrimo nemico di Cleopatra. Sembra che il destino li voglia vicini e nemici per lʼeternità.

Informazioni:
Chiostro del Bramante
Via Arco della Pace, 5 – Roma

12 Ottobre 2013 > 2 Febbraio 2014

Curata da Giovanni Gentili, già curatore della mostra dedicata a Giulio Cesare, con il supporto di un importante comitato scientifico presieduto da Luigi Malnati, la mostra Cleopatra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group insieme a DART Chiostro del Bramante, con la collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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Roberta Filippi
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