Donizetti Opera: L’Ange di Nisida spicca il volo

Donizetti Opera: L’Ange di Nisida spicca il volo

BERGAMO – Quando si pensa all’Opera Lirica si dà per scontato che sia un’arte del lontano passato, un oggetto da museo di cui si sa già tutto, e invece può accadere che proprio dal passato, riemerga un tesoro, com’è successo di recente a Bergamo per la sconosciuta opera di Gaetano Donizetti, L’Ange de Nisida.

Il nostro è il Paese che ha inventato il Melodramma, quella particolarissima forma di spettacolo che nasce dall’unione stravagante tra musica e teatro, in cui le azioni e i sentimenti umani sono espressi, contro ogni ragionevolezza, cantando. I maggiori artefici di quest’arte complessa che tanto successo riscosse e ancora riscuote nel mondo sono quasi tutti italiani. E’ un patrimonio culturale vastissimo che però oggi si mostra solo in un esiguo repertorio fatto di soliti titoli rodati. Per fortuna i moderni Festival della Penisola si sono dati il compito scientifico di ricerca e di riproposta, e negli anni hanno spesso conseguito successi sorprendenti (uno per tutti la riscoperta di quel capolavoro che è l’ormai consolidato Il viaggio a Reims di Gioacchino Rossini).

La quinta edizione del Donizetti Opera di Bergamo, con la direzione artistica di Francesco Micheli, con quella musicale di Riccardo Frizza e con la direzione della ricerca musicologica di Paolo Fabbri, quest’anno ha sfoderato il suo asso nella manica, la perla rara estratta dallo scrigno, la prima assoluta e mondiale della messa in scena de L’Ange de Nisida, mai rappresentata perché il teatro parigino dove avrebbe dovuto debuttare nel 1840 per fallimento chiuse i battenti, e allora Donizetti utilizzò parte della musica dell’Ange per altre sue opere successive, soprattutto per   La Favorite. Oggi assistiamo ad un debutto con ben 180 anni di ritardo. Tra il pubblico dei fortunati spettatori spiccava lo stesso Donizetti (nel suo bel bianco busto scultoreo), anche lui sorpreso e senz’altro contento dello straordinario evento.

Il merito fondamentale di questa sorprendente riscoperta va tutto alla giovane musicologa Candida Mantica che per dieci anni ha scavato come un minatore nelle biblioteche musicali soprattutto francesi, e con pazienza certosina ha ricucito l’intera partitura che si trovava smembrata e sparpagliata, e l’ha ricongiunta al libretto ripristinando così l’ordine della struttura dell’opera. Risultato di tanta faticosa ricerca: un’opera completa e complessa, assolutamente matura nell’ alta ispirazione musicale, nella densità drammaturgica, e nell’affascinante scrittura orchestrale.

Donizetti

Le sorprese continuano, anzi esplodono, nell’allestimento scenico. Nonostante il Teatro Donizetti sia in restauro da più di un anno, il regista, nonché direttore artistico il bergamasco Francesco Micheli ha voluto coraggiosamente usare proprio il cantiere dei lavori in corso come spazio per dispiegare le ali dell’Ange: un cantiere di opere edili e di restauro in parallelo al cantiere di ricerca storica e musicale che ha ritrovato l’opera perduta. Il pubblico occupava i primi tre ordini d palchi e una tribuna appositamente montata sul palcoscenico; l’orchestra era sì in buca ma capovolta con il direttore di spalle al palcoscenico; dal quarto ordine, nella galleria, cantava il coro (bravissimo, diretto da Fabio Tartari).

L’azione si svolge tutta nella platea, vuota di poltrone. Da teatro della più tipica tradizione italiana ecco una grande arena cosparsa di innumerevoli fogli che le fanno da tappeto: sono le pagine sparse della partitura musicale e del libretto che attendono di essere ordinate. La scena (di Angelo Sala) è fatta di luci colorate, e sapienti (di Alessandro Andreoli) e da proiezioni di forte impatto che sul pavimento creano effetti fantastici ed inaspettati come i grandi tarocchi o le carte geografiche con l’antica isola di Nisida. Per la grande scena del matrimonio la costumista Margherita Baldoni deve aver pensato alle miniature cortesi del rinascimento fiammingo, alle carte da gioco, ai libri di fiabe, creando costumi vivaci e smaglianti che cedono però alla drammaticità del finale dimostrando la loro fragile essenza di carta che si straccia.

La giovane compagnia di canto ha dato prova di grande duttilità teatrale esibendosi anche in posizioni scenicamente impervie. Il ventitreenne soprano russo Lidia Fridman, unica donna dell’opera, era l’Angelo del titolo. Con la sua voce brunita e capace di agilità, con la sua compostezza nell’interpretazione del fragile personaggio sofferente e vittima è riuscita a coinvolgere il pubblico. La vera sorpresa è stato il tenore coreano Konu Kim che ha dimostrato di saper cantare molto bene, di avere grande facilità e chiarezza nel verso francese, e di essere molto espressivo nella frase musicale. Molto bene anche il baritono francese Florian Sempey nella sua autorevolezza di Re, e il basso buffo Roberto Lorenzi. Il tutto sapientemente diretto dal maestro Jean-luc Tingaud che ha tenuto a battesimo un’opera degna di entrare nel repertorio a pieno titolo.

Donizetti
La giovane pianista Ginevra Costantini Negri

Segnaliamo anche un’ulteriore gemma di questo Festival Donizettiano, il concerto pianistico Les italiens à Paris tutto dedicato ai compositori italiani del calibro di Rossini e Cherubini, e ovviamente Donizetti, che fecero grande la musica nel XIX secolo a Parigi. Interprete sorprendente la diciottenne Ginevra Costantini Negri, enfant prodige del concertismo italiano, nominata Alfiere della Repubblica dal presidente Mattarella, vincitrice di concorsi internazionali, e segnalata dalla rivista Forbes tra i maggiori talenti musicali italiani under 30. Sinceramente non mi aspettavo una tale delizia nel concerto mattutino alla casa natale di Donizetti a Bergamo Alta. La fresca energia di Ginevra, quelle tinte spiritose che tanto si addicono ai brani rossiniani, fanno risuonare le umili stanze; è così che la musica le fa diventare un luogo del cuore.

 Info sul Festival

L'Ange de Nisida al Donizetti

Silvia Camerini Maj

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