Recenione Effetto Thioro, il documentario di Alessandro Penta

Recenione Effetto Thioro, il documentario di Alessandro Penta

BOLOGNA – Sopriamo l’ultimo documentario del regista modenese Penta, vincitore del premio Arci Bologna.

E’ con immenso piacere che in questa occasione vi presento Effetto Thioro, un documentario – vincitore del premio Arci Bologna e destinatario della Menzione Speciale D.E.R. a Visioni DOC – del giovane regista modenese (ma anche un po’ meneghino) Alessandro Penta, che delicatamente stravolge la visione dell’altro (inteso come straniero) e la carica di nuovi e più globali significati.
Thioro è una bambina di 11 mesi di madre italiana e padre senegalese. Vive nella periferia di Milano e sta per affrontare un viaggio importante: con la madre andrà a trovare il padre nel remoto villaggio di Diol Kadd, a est di Dakar (Senegal), dove conoscerà la famiglia paterna, la gente del villaggio e lì verrà battezzata.

Effetto Thioro è una lavoro che, nel vero senso dell’espressione, si racconta da solo. Non c’è una voice off che ci guida all’interno delle immagini e nemmeno interviste che incanalano il discorso portato avanti dalle immagini; la storia, il significato e le sensazioni sono tutte sullo schermo, pronte per essere raccolte, interiorizzate e metabolizzate. Già, perché sono proprio le immagini il vero motore del film. Sono loro a permettere il confronto tra due città, due culture, due stili di vita completamente diversi tra loro. La telecamera, sapientemente, si limita a osservare i paesaggi che cambiano, i rumori che si trasformano, i colori che si ravvivano, le lingue che si mescolano.

EFFETTO THIORO: LE RIPRESE

Le riprese non sono in soggettiva ma è come se lo fossero: noi spettatori possiamo seguire passo dopo passo le interazioni disincantate della piccola Thioro con la gente del villaggio africano e con i suoi parenti senegalesi senza che una particolare chiave di lettura intervenga a disturbare quello che diventa anche il viaggio dello spettatore. Siamo con lei quando piange durante il rito battesimale, quando ride affogando il viso nel piatto per finire le ultime briciole di cous cous, quando s’aggrappa alla barba del nonno appena conosciuto o quando, dopo essersi svegliata, scosta la tendina della sua dimora e scopre una folla di ragazzi che aspettano solamente di vederla.

Anche per la popolazione del villaggio, infatti, è un momento speciale. Thioro è la prima bimba nata da una coppia mista a mettere piede nel villaggio e gli sguardi e le mani sono tutti per lei.
Tutto ciò è il bello del documentario: il fatto che – in un colpo solo e senza accorgercene – ci troviamo a vivere due mondi diversi e ad assumere i loro particolari punti di vista, uno dopo l’altro. Siamo i senegalesi che cercano di interagire con lo straniero italiano e lo straniero italiano che si cala nella realtà del villaggio senegalese. In silenzio, con le orecchie e gli occhi bene aperti e la bocca chiusa.

Abbiamo per forza bisogno di arrivare a una conclusione? Bene: ascoltare, non giudicare.

Marco Leoni
Latest posts by Marco Leoni (see all)