Emanuele Arciuli, quando la musica è magia da insegnare

Emanuele Arciuli, quando la musica è magia da insegnare

BOLOGNA – Il pianoforte, la musica, la libertà e l’insegnamento. Ecco a voi la nostra chiacchierata col Maestro Arciuli.

Emanuele Arciuli, pianista, ha un repertorio che spazia dal classicismo viennese alla musica contemporanea.

Si è imposto come interprete della musica americana, a cui ha dedicato il libro, Musica per pianoforte negli Stati Uniti e vari cd tra cui Americans e Walk in Beauty.

Collabora con orchestre quali la OSN della Rai, il Maggio Musicale Fiorentino, la Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna, il Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra Verdi di Milano; suona in recital al Teatro alla Scala di Milano, al San Carlo di Napoli, per l’Arena di Verona, gli Amici della Musica di Firenze, l’Unione Musicale di Torino, la IUC di Roma, etc. Ospite di importanti festival, tra cui “A.Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo, Miami Piano Festival, Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Arciuli si esibisce per le maggiori rassegne di musica contemporanea (Wien Moden al Musikverein di Vienna, Berliner Festvochen alla Philarmonie di Berlino, Milano Musica, Biennale di Venezia, Nuova Consonanza di Roma,etc.), oltre che con orchestre di fama internazionale (tra cui la Rotterdam Philharmonic, Den Haag Philharmonic al Concertgebouw di Amsterdam, Saint Paul Chamber e la Filarmonica di San Pietroburgo).

Collabora con direttori di fama (fra gli altri Roberto Abbado, Dennis Russell Davies, Wayne Marshall, Yoel Levi e molti altri). In ambito cameristico suona con Sonia Bergamasco e Andrea Rebaudegno.

Inoltre è docente di pianoforte al Conservatorio Piccinini di Bari e insegna pianoforte contemporaneo all’Accademia di Pinerolo.

Tiene workshop per numerose università degli Stati Uniti, dove è stato invitato in oltre quaranta tournée.

Avendo già rilasciato numerose interviste sulla musica americana, ho preferito rivolgere al Maestro Arciuli alcune domande sulla didattica.

Maestro Arciuli, qual’è il suo pensiero riguardo al conservatorio, quindi al corpo docente ?

Il conservatorio è una istituzione di grande prestigio, cui va la mia gratitudine e il mio apprezzamento: la gran parte dei musicisti italiani impegnati in una attività artistica si è formata lì. Per tale motivo questa istituzione va difesa, il che può significare, però, criticare aspramente lo status quo, che – specie a partire dalla famigerata riforma degli studi musicali – non mi pare favorisca la qualità e il talento. Non amo, inoltre, la deriva burocratica degli ultimi anni,

Laltro aspetto che merita una riflessione è il numero troppo elevato di studenti.

La quantità e qualità non sempre sono compatibili: i conservatori si sono molto – direi troppo – ampliati, nel tempo, e non di rado finiscono con lilludere studenti non così dotati e capaci, esortandoli a intraprendere percorsi artistici che, troppo spesso, si risolvono in un nulla di fatto, con sbocchi professionali inesistenti o inadeguati.

Quanto ai docenti, lanomalia consiste nel fatto che troppo spesso, nei Conservatori, si insegna sulla base di una esperienza artistica inesistente, mentre – specie nella formazione dei maggiori talenti – sarebbe opportuno che fossero affidati a docenti con una reale esperienza artistica.

Come trova i Suoi studenti?

Molti di loro sono bravi e motivati, altri suonano in maniera inconsapevole. La difficoltà principale, al di là del dato tecnico, sta nel capire davvero il sistema complesso di segni di cui si compone un testo musicale. In assenza di questa consapevolezza non si può interpretare, ma solo riprodurre – magari magnificamente – modelli che vengono replicati un po acriticamente.

E torna quindi fuori Il ruolo dei docenti, ovviamente fondamentale, sia per formare che per indirizzare gli studenti; e al sistema culturale. Vogliamo parlarne ancora?

Parlando di sistema culturale, noto soprattutto una scarsa attenzione nei confronti della musica contemporanea, che invece è fondamentale per capire la nostra realtà, senza nulla togliere agli autori classici, sempre attualissimi.

La scarsa curiosità per la nuova musica si rispecchia anche nella programmazione delle stagioni sinfoniche e cameristiche, nelle quali la musica doggi è assente o presente in quantità assai modeste; inoltre, in Italia per lo meno, perdura un atteggiamento di diffidenza e censura nei confronti della musica contemporanea che non afferisca alle avanguardie europee e a una certa ortodossia di scrittura. In pratica, troppo spesso, il pubblico finisce per ignorare proprio la musica che potrebbe trovare vicina alla sua sensibilità e ai suoi gusti. Per fortuna il cinema sta cominciando a cambiare registro, e – per esempio – nelle colonne sonore di Sorrentino e Guadagnino non è difficile imbattersi in composizioni di John Adams, Arvo Part o Steve Reich, per fare qualche sparuto esempio.

La musica contemporanea dovrebbe diventare parte integrante della esperienza di un pubblico anche nuovo e giovane, che magari già frequenta le mostre d’arte, va al cinema, conosce la letteratura contemporanea. .

Anche l’arte visiva è per me importantissima, e penso ci siano forti similitudini tra la musica e le arti figurative, che sarebbe bello si approfondissero anche a scuola.

Ora torniamo agli studenti. Si nota subito uno studente con talento?

Sì. Il talento si vede subito, E’ precoce e indiscutibile. Tuttavia si può rovinare se non viene adeguatamente nutrito, seguito, motivato.

Parlando ora al concertista e non al docente. Qual’è, tra le tantissime che ha vissuto, l’esperienza più particolare che ama ricordare?

Pensando alla mia terra, e al mare, cui sono legato, una esperienza curiosa che ricordo con piacere è stata quella di suonare all’alba sul mare, a Bari, in un concerto che ha avuto un seguito assolutamente impensabile alla vigilia. Ci aspettavamo un centinaio di persone, sono state oltre duemila, con quasi un milione di visualizzazioni su Internet. Un buon punto di partenza per il nascente Bari Piano Festival, che curerò a partire dallestate 2018.

Concludiamo parlando allora della Sua terra. Vivere a Bari, non la limita nelle Sue possibilità di contatti, di movimento o altro?

Oggigiorno puoi vivere ovunque: con internet e la facilità dei collegamenti, non vi sono più problemi. Fondamentale, semmai, può essere il ruolo del proprio management.

Mario Giovanni Ingrassia e Dario Mannino sono, in tal senso, un punto di riferimento non solo professionale ma anche affettivo: posso suonare a Melbourne o nel Grand Canyon, a Ischia o a Milano, ma il loro supporto non mi manca mai.

Photo by Donato Contaldi © 

Nicoletta Gandolfi

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