Giorgio Bozzo – Incontro con un grande autore

Giorgio Bozzo – Incontro con un grande autore

Giorgio Umberto Bozzo è un autore che ha lavorato a lungo sia per la radio che per la televisione; tra i vari personaggi da lui prodotti  troviamo:  PlatinetteGennaro Cosmo Parlato, Costantino della Gherardesca,  fra i vari, ci  sono anche il trio delle Sorelle Marinetti che abbiamo visto al Duse. Una breve conversazione con  lui, su quello che si vive nella “Famiglia  Canterina”. 

Ci può sintetizzare su che cosa si baserà questo spettacolo?

Allora, lo spettacolo tende a riportare in vita e soprattutto sul palcoscenico un genere musicale: quello della canzonetta swing o anche detta canzonetta sincopata, che divenne molto di moda fra i giovani, ma poi piacque a tutti gli italiani.

Continuano a piacere, perché anche mia nipote dall’età di 3 anni è una fan sia del Pinguino Innamorato che di Maramao!

S’, sì poi  è vero anche che queste canzoni, di moda sin dagli anni ’30, non è che non si siano più  ascoltate, erano a tal punto piacevoli e divertenti che sono rimaste nell’immaginario collettivo. Però diciamo che il  genere è stato messo un po’ nel dimenticatoio, nell’angolino,

a parte alcune canzoni, particolarmente famose, ed è veramente un peccato! Perché noi riteniamo, intanto che quel periodo ha visto la nascita della canzonetta leggera italiana: prima di allora c’era la Canzone Classica Napoletana, il caffè concerto,  c’erano i grandi tenori che si prestavano, quegli anni lì sono gli anni in cui nascono i primi cantanti leggeri, che oggi sono poi: Vasco Rossi, Laura Pausini, Ligabue e allora  erano Rabagliati, Natalino Otto, Ernesto Buonino, il Trio Lescano stesso; quindi noi cerchiamo  di riportare questa musica, che noi riteniamo bellissima, influenzata dal jazz e da ritmi che sono arrivati dall’America, ma interpretata e composta meravigliosamente da artisti italiani e noi la riportiamo in vita.

Lo facciamo non soltanto come concerto, ma la nostra idea – anche per fare un’operazione teatrale che a noi interessa –  era quella di riportare insieme a questa musica anche un contesto storico, un racconto del costume di quegli anni;  lo facciamo attraverso  degli aneddoti, delle informazioni  che diamo in modo divertente, giocando anche sul fatto di avere dei bravissimi  cantanti/attori;  quindi lo spettacolo è un percorso di  racconto e di canzoni molto divertente e molto leggero,  ma interessante sotto il profilo del racconto storico.

La cosa che mi incuriosisce molto è che sostanzialmente il Trio Lescano era composto da queste  tre sorelle, poi per traversie loro una se ne andrà e al suo posto si inserirà un’altra cantante, estranea alla famiglia; ma erano sempre voci estremamente femminili, come mai si è scelto di far interpretare questi ruoli alle Sorelle Marinetti, a  tre uomini?

E’ tutto molto semplice in realtà! Questa è la differenza che esiste, banalmente, fra la  musica e il  teatro:  la musica è fatta di realtà, di cose estremamente molto concrete e  di talento; però il teatro  è un’altra cosa, il teatro è la capacità   di creare un’illusione, la grande magia del teatro è quella di riuscire a portare qualcosa anche di oggettivamente strano o bizzarro ma di farlo funzionare; noi siamo teatranti, non siamo musicisti tout court, siamo teatranti, quindi la  follia l’intuizione folle di chiedere a tre attori/ cantanti (con i quali io ho già lavorato) è una provocazione – la mia – che alla fine si è rivelata poi, molto carina e funzionante! Per cui io oggi spesso mi sento dire, anche da persone  appassionate di musica e di jazz che questo è “il trio di canto armonizzato femminile” migliore d’Italia!

La vocalità di questi  tre signori   nell’interpretare queste  tre signorine è eccellente; diciamo che questa è una grande soddisfazione che ci siamo tolti: abbiamo fatto il nostro  mestiere tenendo presente che l’abbiamo fatto da teatranti,  cioè da persone che amano rappresentare e creare un’illusione con correttezza, con eleganza. E’ vero che sono tre uomini  vestiti da donne, ma c’è una grande eleganza nel porre queste tipologie femminili e grande rispetto della femminilità, nel ricostruire le tre signorine; io ho chiesto loro di immaginare come potevano essere da giovani, le loro nonne, come potevano comportarsi, quindi c’è stato un lavoro sulla  memoria personale per poter anche rispettare  queste figure femminili.

L’ultima cosa che noi volevamo fare era delle macchiette femminili, sul palcoscenico. (…) la cosa a cui tengo tantissimo è il concetto di “Famiglia Canterina” non so se è chiaro, è che mi preme sottolineare  che le Sorelle non saranno sole sul palcoscenico ma avranno tre meravigliosi musicisti, veramente splendidi ma soprattutto: Francesca Nerozzi e Jacopo Bruno  che sono due attori/cantanti, perché il trio Lescano allora, non cantava da solo ma  con le migliori voci del tempo  quindi tutte quelle canzoni  che nello spettacolo precedente “Risate sotto le bombe”, a noi erano precluse, perché ci mancava un solista.  Finalmente, grazie a Francesca e Jacopo  possiamo interpretarle nella struttura originale. Il nostro piacere è poter approdare a tutto il repertorio che prima non avevamo   toccato. Addirittura c’è una canzone che si intitola: “O oh  Bum”  che ha  7 voci.

Questo è uno spettacolo che per gli arrangiamenti musicali, risulterà strepitoso!

Famiglia Canterina Live

LA FAMIGLIA MARINETTI  NE “LA  FAMIGLIA CANTERINA”

Al Duse è di casa lo swing!

Serata insolita all’insegna  dello swing all’italiana, ieri al Teatro Duse di Bologna, dove un interessantissimo repertorio ottimamente eseguito ha intrattenuto briosamente il pubblico; merito questo di Turbina, Mercuria e Scintilla Marinetti (alias Nicola Olivieri, Andrea Allione e Marco Lugli) ottimamente accompagnati dai musicisti Christian Schmitz direttore e arrangiatore al pianoforte, Adalberto Ferrari al clarinetto e C-melody e Francesco Giorgi al violino; per le parti soliste anche la presenza di due validissimi cantanti: Francesca Nerozzi e Jacopo Bruno.

Se il celebre trio Lescano era stato  l’immagine della canzonetta all’italiana, dagli anni ’30 fino ai ’40, proprio per la stessa ragione, il ricco repertorio ne era stato messo un po’ a lato forse perché troppo esemplificativo di un epoca con cui si fatica tuttora a fare i conti, ma soprattutto perché l’abilità delle tre sorelle magiaro-olandesi non era così replicabile.

Il canto armonizzato, infatti   (in cui le tre Lescano eccellevano) richiede grande capacità di ascolto e  semmai si fosse privi   di orecchio assoluto,  l’unica alternativa rimarrebbe uno studio robusto dello stesso.  Le futuristiche Sorelle Marinetti  devono giocoforza ascriversi alle  due fazioni, ma chi  scrive propende più per la seconda, comprendendo così anche l’uso equilibrato e senza forzature  del falsetto, là necessario, per una interpretazione  “credibile”.

La differenza fra canto e canto armonizzato sta nel fatto che nel primo caso viene cantata una stessa melodia, nel secondo invece  vi è l’armonizzazione di suoni di differente durata e altezza, confluenti e arricchenti la medesima.

Da questa premessa, ha avuto inizio la serata, nessun ornamento in palcoscenico, fatto salvo una grande radio appoggiata sul pianoforte verticale, lì simbolo della popolarità che grazie ad essa, la canzone di quegli anni ebbe. Artisti in abito “d’epoca” pantalone e gilet grigio perla, per i musicisti; tre mise scure e volutamente d’antan  con varianti, ma simili, per le Sorelle; in seta color panna, a  fiori, Francesca Nerozzi; “trucco, parrucco e bijoux” per “tutte”, attentamente scelti;  la tradizionale giacca scura e papillon, invece per Jacopo Bruno.  Sicuramente tutta l’attenzione era catapultata sulle voci, ma anche sulla danza (ebbene sì, si sono anche accennati a vari passi di ballo con coreografie soft ma appropriate, per giunta le Sorelle erano anche sui tacchi!) e sugli “screzi” contenuti delle tre signorine Marinetti, fra  loro.

Se è vero che  l’abito non fa il monaco, in questo caso però, l’abito era ben rappresentativo della moda di allora.

Iniziano i musicisti e dopo un paio di brani, vengono raggiunti dalle Marinetti che attaccano con “T’aspetterò al caffè”,  interveranno poi anche Francesca Nerozzi e Jacopo Bruno, interpretando insieme al trio “La Famiglia Canterina”, seguiranno “C’è un uomo in mezzo al mare”, “Signorine non guardate i marinai”, “Ma le gambe”,”Girotondo dell’amore biondo”, “Nebbia” a suo tempo grande successo di Caterinella Lescano; “Io non credo se non vedo” ma sarà con “O oh bum”, che gli artisti mettono in gioco tutta  la loro abilità, poiché questo testo – come faceva notare Umberto Giorgio Bozzo (vedi intervista MyWhere) – per la prima volta inserito, solo grazie  alle sette belle voci, necessarie per la canzone  stessa,  con Francesca  e Jacopo, e il supporto, anche due dei musicisti.

Ogni canzone è stata preceduta da una nota esplicativa come nel caso del celebre “Pinguino Innamorato”, o “Le mosche silenziose”, dove si fa notare quanto anche il cinema avesse apportato, nuova linfa e ispirazione alla musica, attraverso le “Sinfonie Allegre” (“Silly  Sinphonies”) ovvero i primi cartoni di Walt Disney;  apparsi dal 1929 fino al ’38,  i cui personaggi e nello specifico gli animali, vennero ripresi anche dai testi canori; rimettendo forse anche un po’ d’ordine, fra le leggende che accompagnarono le Lescano. Si è detto e scritto, infatti, come il trio cantasse  testi “cifrati” o comunque metaforici, criticando così il regime.  Nonostante ne avessero preso la tessera, forse anche per stare più tranquille, poiché all’epoca esistevano  e  venivano purtroppo  applicate le leggi razziali;  la loro fama non le avrebbe, da sola, coperte; poiché ebree da parte di madre!  Si era quindi detto che “Maramao” altri non fosse che Costanzo Ciano,   padre di Galeazzo Ciano,  genero del Duce; o che “Pippo non lo sa” si facesse invece beffe di Achille Starace, gerarca e figura di spicco allora, uomo vanesio con un eccessivo debole per le divise.  Probabilmente se ciò, fosse stato – come anche ribadito da Umberto G. Bozzo, le Lescano sarebbero state inviate al confine! Questo a loro era stato ovviamente evitato (poiché il fatto non sussisteva!) ma non, la plateale incursione della Gestapo e conseguente arresto, mentre a Genova, erano impegnate sul palcoscenico; tutto ciò,  per la segnalazione del trio rivale: “Le Capinere”.

La serata è proseguita con altri testi, eseguiti in maniera egregia, gusto e precisione insieme, e   l’inaspettato arrivo di Gabrio Gentilini artista di grandi promesse, che ha interpretato “Mi ami Mamy, a Miamy” un successo degli annni ’30, di Odoardo Spadaro.

Fra un testo e un altro un’ora e quaranta, è passata come un fulmine. La serata si concluderà, con un primo bis di “Appuntamento con la luna” e dopo l’osservazione ironica di Scintilla: “Sono stati zitti, secondo me non erano convinti!”, vedrà ancora, tutti gli artisti insieme, interpretare la canzone omonima  del loro spettacolo: “Ridere sotto le bombe”;   col saluto di   “W il teatro”, si chiude una serata dal sapore niente affatto nostalgico, ma di riscoperta e di rinnovato interesse verso un repertorio musicale nostrano, che è un peccato misconoscere, soprattutto perché, ieri sera,  sapientemente interpretato, alta infatti, è stata, la qualità degli artisti tutti.

Dal calore del pubblico e dai commenti “rubati” nel foyer, dove in tanti si erano messi in fila, per acquistare i c.d. delle strepitose Marinetti, si può con certezza affermare che lo spettacolo abbia fatto centro!

Daniela Ferro

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