granSAFARI: la forma artistica di Gianni Moretti

granSAFARI: la forma artistica di Gianni Moretti

ITALIA – Un falso identico che contempla lavori differenti, anche se solo linguisticamente, un’ipotesi di arte relazionale che si moltiplica tra analisi più intimiste o maggiormente rivolte al sociale.

La forma artistica di Gianni Moretti contiene la specificità di perseguire lo srotolarsi dell’errore e l’irresistibile inconscia volontà di lavorare sul falso identico ovvero sulla sedimentazione delle forme, sul mettersi in gioco come un equilibrista che esercita senza rete, sull’indagine lenticolare che esplora i materiali e li tocca con una passione e una delicatezza da amante perduto. Un falso identico che contempla lavori differenti, anche se solo linguisticamente, un’ipotesi di arte relazionale che si moltiplica tra analisi più intimiste o maggiormente rivolte al sociale. Arte quindi pronta a denunciare, ma in stato di apparente silenzio, arte che si svela attraverso la lateralità di frammento, carta, indugio, ossessione, raffinatezza, mutazione, poesia. Nei frattali tagliati, nei bordi incisi, nei disegni e nelle installazioni estratti dalle forme codificate, la sequenza che si crea è una sintassi che esplica una traiettoria logica che lega insieme i diversi elementi dell’opera, dal tavolo al plexiglas, dai fogli disposti con disciplina fino al territorio di conoscenza di sé stesso delimitato in uno spazio in stato di allarme (immagine 1) o nella vetrinizzazione (immagine 2) a temperatura calda e fredda di una fine annunciata. Il giovane artista perugino analizza dei paradigmi che, pur muovendosi nel medesimo ambito danno origine a possibilità tracciate nelle quattro dimensioni e accolte sempre sotto un unico segno, impronta e organismo cosciente del senso dell’opera presa nella sua totalità, abbraccio spontaneo tra pubblico e privato, residuale e liminale.

Gianni Moretti in studio, photo Fosca Piccinelli

Cognome: Moretti
Nome: Gianni
Professione: artista
Nato a: Perugia, 07.10.78
Vive e lavora: Milano – Berlino

Gianni Moretti
Gianni Moretti, La seconda stanza, 2012, campanellini, legno, fascette
autobloccanti, piccoli motori vibranti, sensore di movimento,
filo di nylon, 387x350x295 cm

Anche ciò che appare inutile, tragicamente votato alla decomposizione e all’ineluttabilità del destino entropico – un brandello, uno scarto – Gianni Moretti sembra mostrare che può, nella fisicità potente dell’opera d’arte, essere trasformato, riportato ad altra vita, armato di nuova e feconda dignità. La memoria e il processo in costante progressione determinati dalla sua ricerca artistica possono far risorgere e rinascere, divenire testimoni di un riscatto, di un’inaspettata apertura alla vita. Nell’opera c’è il senso del possibile, un’attesa escatologica connaturata nella natura stessa dell’arte che si apre ancora alla possibilità di tradire nel senso etimologico di tradurre e trasportare, e germogliare, e determinare nuove direzioni, disseminare un ordine di mutamento nello stesso ordine delle cose per gestire tra quelle pieghe disubbidienti, incantesimi e piaceri.

Martina Cavallarin
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