Guido Reni tra i Barberini e i Corsini al palazzo alla Lungara

Guido Reni tra i Barberini e i Corsini al palazzo alla Lungara

ROMA – Le Gallerie Nazionali di Arte Antica in Palazzo Corsini inaugurano la mostra Guido Reni, i Barberini e i Corsini. Storia e fortuna di un capolavoro, a cura di Stefano Pierguidi.

Guido Reni, i Barberini e i Corsini si racchiude in un’unica sala all’interno del percorso espositivo del museo e in un sacello ad essa collegato, inaugurato appositamente per quest’occasione. Un’esposizione piccola ma estremamente funzionale alla scoperta di pochi pezzi intorno ai quali far emergere una narrazione in sé compiuta per far luce sulla rete di contatti, relazioni e scambi tra artisti ed importanti famiglie nel panorama romano e non solo. Un’operazione costruita intelligentemente a cui le Gallerie Nazionali di Arte Antica ci hanno ormai abituato.

Le grandi pale e i mosaici sono esposti nella prima sala mentre i pezzi di dimensioni minori, matericamente preziosi, trovano posto come in uno scrigno nel piccolo ambiente adiacente.

La mostra ruota intorno alla Visione di Sant’Andrea Corsini di Guido Reni, commissionata dalla famiglia Corsini come omaggio per la canonizzazione del santo (1629) durante il pontificato di Urbano VIII Barberini. Rimase nel palazzo alle Quattro Fontane fino a quando raggiunse i Corsini di Firenze per essere poi venduta allo Stato.

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Non mutò sede, invece, la replica di dimensioni maggiori che vediamo in mostra a fianco all’opera del Reni. Essa fu commissionata da Clemente XII (1732) ad Agostino Masucci, per realizzarne una trasposizione in mosaico da collocare nella cappella di famiglia in San Giovanni in Laterano.

Sono proprio gli anni in cui all’interno di S. Pietro è in corso la grande campagna di sostituzione dei dipinti d’altare con le preziose repliche in mosaico per le quali si iniziò ad adottate non più materiali vitrei bensì smaltati onde evitare che le grandi dimensioni delle superfici musive creassero riflessi e rifrazioni luminose all’interno della Basilica.

Impossibile trasportare in mostra il mosaico del Cristofari dal Laterano, ma a Palazzo Corsini possiamo osservare un simile procedimento operativo di dipinto-replica in mosaico: Masucci realizzò il Doppio ritratto di Neri Maria Corsini ancora un volta come supporto per la traduzione musiva del Cristofari. Il pittore cercò di facilitare la traduzione alleggerendo l’increspatura dei panneggi che furono, così come tutto il dipinto, tradotti con maestria dal mosaicista.

Guido Reni

La fortuna del Reni cominciò sin dal Seicento quando si volle assicurare la durabilità delle sue invenzioni tramite la trasposizione in preziosi materiali; nel Settecento ci si affidò allo Studio del Mosaico Vaticano e dell’arazzeria della Fabbrica di San Michele: veri e propri quadri tessuti che stupivano per la perfetta imitazione della pittura.

La scomparsa del grande maestro aveva posto l’esigenza di perpetuare le sue invenzioni tramite mosaicisti e arazzieri che potevano tramandare il suo operato per mezzo della loro sapienza artigianale. In mostra la Sibilla Persica di Mattia Moretti, oggi agli Uffizi ma attestata alla Lungara nel XVIII secolo, il San Pietro piangente e un’Addolorata di invenzione reniana dalla Manifattura del S.Michele.

E’ evidente quanto la mostra offre molteplici livelli di lettura: oltre a far luce sul dipinto che collega simbolicamente le famiglie e le collezioni Barberini e Corsini, le opere attribuite al Reni con soggetto il S. Andrea permettono di notare anche l’evoluzione stilistica del pittore.

Guido Reni

Sicuramente l’operato del Reni si contraddistinse per un forte sperimentalismo tecnico che lo vide operare con svariati supporti, spaziando tra opere ad olio su tela, rame, pietra e persino in seta convinto, erroneamente, dell’immortalità di questo filamento.

In mostra è presente anche l’affresco Putto dormiente da Palazzo Barberini che venne realizzato da Guido Reni nel 1627 per dimostrare di essere ancora capace di lavorare ad affresco: intonacato un pezzo di muro realizzò il putto con una grande spontaneità e venne giudicato di così alta qualità che Francesco Barberini decise di smurarlo e dotarlo di una cornice tuttora conservata. Un ultimo episodio per sottolineare l’ammirazione e la fortuna collezionistica di cui godeva il maestro.

Guido Reni

Credit foto: Alberto Novelli

Un ulteriore approfondimento intorno alla figura di Guido Reni ha avuto sede nella mostra bolognese Bacco e Arianna di Guido Reni. Singolari vicende e nuove proposte, curata da Andrea Emiliani e terminata da un paio di settimane. Vi abbiamo parlato dell’affascinante e complessa storia che ruota intorno al dipinto Bacco e Arianna in questo articolo.

Guido Reni, i Barberini e i Corsini. Storia e fortuna di un capolavoro
Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini (sito)
16 novembre – 17 febbraio 

Giulia Chellini

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